Data: 
Lunedì, 26 Maggio, 2014
Nome: 
Fabrizia Giuliani

A.C. 831-A ed abbinati

Discussione sulle linee generali

Signor Presidente, colleghi, nel giorno in cui giustamente tutta l'attenzione del mondo politico, dei media ma anche dei cittadini è concentrata sul voto europeo, la nostra discussione non è, credo, in alcun modo fuori tema. Infatti, la norma che andiamo a discutere e che dalla discussione in Commissione finalmente arriva in Aula riguarda quel complesso capitolo di riforme che noi chiamiamo, in maniera sintetica, le riforme che riguardano la vita civile, i diritti civili rispetto ai quali il nostro Paese misura ancora, rispetto al resto d'Europa, una distanza grande.
  Credo che su questo abbiano ragione i colleghi che mi hanno preceduto: su questo specifico capitolo – parlo appunto del divorzio, dello scioglimento del vincolo matrimoniale –, come su altri capitoli, il nostro Paese, anche se oggi misura questo gap, questa distanza, ha alle spalle una storia molto importante. Ciò perché nella stagione in cui è stato possibile, si è consentito finalmente lo scioglimento del vincolo matrimoniale nel nostro Paese, in cui sono state promosse anche altre norme importanti che hanno segnato quella stagione di riforme, ebbene il nostro Paese ha conquistato in poco tempo ed ha fatto, dovendo affrontare anche tante resistenze di ordine culturale e politico, passi importanti.
  Non parliamo, naturalmente, soltanto dello scioglimento del vincolo matrimoniale, parlo anche della riforma del diritto di famiglia e dell'interruzione volontaria di gravidanza. Allora, io penso che queste cose siano molto più che diritti; quando andiamo a parlare di queste cose non parliamo di diritti, parliamo, anche, di quel capitolo di materie che molto a lungo ha allontanato il sentire comune dei cittadini dallo svolgimento dell'attività politica. Sono riforme che hanno consentito – lo ricordava prima la collega Moretti, e mi associo senz'altro alle riflessioni che ha fatto – al cammino della cittadinanza femminile di avanzare, di abbattere quel muro tra sfera pubblica e privata che impediva ai due generi di partecipare in eguale misura all'attività politica, alla vita pubblica, non solo all'attività politica e, nelle aree più arretrate del nostre Paese, hanno consentito di rompere un vero e proprio muro di segregazione. Non è preistoria, parliamo di questioni che attengono, anche, soltanto a quarant'anni fa, ma io credo che queste tappe vadano oggi tenute ferme nel momento in cui riusciamo a compiere finalmente questo capitolo.
  Di cosa discutiamo oggi ? Discutiamo di un testo che rende finalmente più veloci le procedure legali e riduce i contenziosi. Non vado a ricapitolare ciò che, appunto, hanno ricordato prima di me i colleghi, sottolineo però un altro dato che vorrei enfatizzare e sottolineare e cioè come, finalmente, in armonia con la storia delle riforme migliori di questo Paese, questo sia potuto avvenire, si sia verificato perché vi hanno concorso tutte le forze politiche, perché è stato uno sforzo trasversale, esattamente come furono trasversali quelle conquiste di riforme che poco prima abbiamo evocato.
  Ora, è stato importante riuscire a sciogliere il vincolo coniugale evitando quell'iter lungo e costoso che comincia dal tribunale con l'ottenimento della separazione e, poi, dopo tre anni, una volta definitiva la sentenza, si passa per il secondo grado di giudizio e comincia un'altra lunga attesa prima che la sentenza di divorzio passi in giudicato; vediamo ora che cosa accade nel resto d'Europa.
  Nel resto d'Europa, fatta eccezione per l'Irlanda del Nord, Malta e la Polonia, e in molti Paesi extraeuropei il divorzio si ottiene con tempistiche relativamente brevi, costi contenuti e procedure snelle. In Francia non è richiesto nessun periodo di separazione per il divorzio consensuale, mentre in caso di contenzioso il tempo massimo è di due anni; in Germania un anno di separazione per le consensuali, che passano a tre in caso di giudiziali, mentre in Gran Bretagna due o cinque anni di separazione, ma, se si dichiara che il comportamento dell'altro coniuge rende insostenibile continuare nella relazione, il giudice può dichiarare immediatamente il divorzio e cessare quello stato di conflittualità che è stato indicato, a gran voce, come l'elemento più dannoso e più nocivo per la vita familiare. L'elemento, appunto, che desta più sorpresa è che l'Italia, ritardataria rispetto all'iter che abbiamo appena ricordato, era all'avanguardia nel periodo delle riforme che abbiamo appena evocato.
  Vorrei sottolineare ancora le novità salienti rispetto al testo licenziato dalla Commissione e che oggi presentiamo in Aula: la riduzione del tempo della separazione da tre anni a 12 mesi in caso di contenzioso; in caso di separazione consensuale, lo sappiamo, i tempi si riducono ulteriormente a sei mesi e il decorrere del tempo non parte dal momento del deposito degli atti, ma dalla notifica. In ultimo, ai fini della riduzione del termine, non si tiene conto della presenza o meno di figli minori, cosa che io considero rilevantissima.
  Su questo, infatti, vorrei fare ancora un'ultima considerazione. Aver ridotto i tempi in caso di separazione consensuale e aver cancellato la clausola sui figli minori, lo ritengo davvero molto importante, soprattutto in seguito alla legge sulla filiazione che prevede, infatti, che i figli siano uguali in tutte le situazioni e a tutti gli effetti. Siamo riusciti, così, infatti, ad eliminare la discriminante tra figli nati all'interno o non all'interno del matrimonio, e allora è importante non reiterare la discriminazione nemmeno all'interno del provvedimento sul divorzio breve perché questa introduzione avrebbe non solo potuto rendere la norma anticostituzionale, ma soprattutto avrebbe potuto introdurre un altro elemento, un vulnus, rispetto al dialogo tra quanto cerca di fare la politica quando esercita riforme e quanto viene compreso. Così, come abbiamo spiegato poc'anzi e come è evidente all'alba di quello che farà il nuovo Parlamento europeo, l'Italia riuscirà finalmente a mettersi al passo con l'Europa o almeno a ridurre la distanza.Io credo che la norma che oggi è in discussione, così come le unioni civili per le coppie omosessuali, vada in questo senso. Mi auguro, poi, che si possa giungere in tempi brevi, come già accade in Francia, Svezia o in Portogallo e come a più riprese ha sottolineato anche il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, alla rescissione del vincolo matrimoniale senza passare dal tribunale ma con un accordo stragiudiziale, qualora la decisione sia consensuale e in assenza di figli minori. Ciò risponderebbe a due esigenze: da un lato alleggerirebbe il carico del lavoro degli uffici giudiziari e dall'altro renderebbe meno oneroso a livello economico e meno pesante a livello emotivo la decisione di mettere fine ad una relazione.
  Avviandomi a concludere, penso che sia davvero giusto quanto prima sottolineato dalla collega Moretti e anche dall'altro collega relatore: non si tratta in nessun modo di un contenzioso, di un conflitto tra chi sostiene il matrimonio, chi sostiene la famiglia e chi è contrario alla famiglia, si tratta di prendere atto dei mutamenti che attraversano la nostra società, della capacità che ha la politica di accompagnare gli sforzi migliori che vengono compiuti anche dentro la vita privata, di ridurre situazione di conflittualità che rappresentano il vero danno per i minori; si tratta di vedere le cose per come sono e non per come vorremmo che fossero, di non guardare a stereotipi o a cose ideali ma alla vita per come è.
  Mi permetto di sottolineare in chiusura le parole del Pontefice, Papa Francesco, quando esorta sempre anche chi ha responsabilità istituzionali come noi a dire e a vedere la verità. Ecco, vedere i mutamenti per quello che sono, riconoscere i mutamenti che attraversano la società per quello che sono, incoraggiare le forme più coraggiose di radicamento dell'affettività e delle relazioni di cura per i minori credo possano essere l'esempio migliore che la politica, trovando accordo appunto al proprio interno, possa dare.