A.C. 2521
Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, intervenire oggi per questo disegno di legge sulle disposizioni in materia di sicurezza delle attività subacquee è importante anche per la data in cui si svolge oggi la nostra discussione generale: domani sarà la Giornata nazionale dello spazio ed è una giornata che celebra il ricordo e il lancio del primo satellite artificiale italiano, il San Marco 1, avvenuto il 16 dicembre 1964. L'Italia ha avuto, anche nella corsa allo spazio, un ruolo molto importante, soprattutto nel passato: terzo Paese, dopo Unione Sovietica e Stati Uniti, a mandare in orbita un proprio satellite artificiale. Ricordare questa data, ricordare la nostra storia è molto importante, perché noi siamo chiamati a colmare un ritardo che non è un fatto acquisito, è un fatto che si è accumulato negli ultimi anni nello svolgere un ruolo da protagonisti - quali siamo, possiamo e dobbiamo essere - in due domini fondamentali per le comunicazioni e non solo, per l'economia e non solo, per la sicurezza e non solo del nostro presente e del nostro futuro: la dimensione spaziale e la dimensione sottomarina.
Da questo punto di vista è chiaro che da parte del Partito Democratico - lo abbiamo visto nei lavori al Senato e nei lavori qui in Commissione - c'è una grandissima attenzione nei confronti dell'importanza di questi temi. Anche il fatto che oggi, in Aula, siamo qui a intervenire in questa discussione generale testimonia quanto, per noi, sia fondamentale affrontare questo tema e farlo in maniera non rinviabile, perché non stiamo parlando solo della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori che operano in condizioni estreme, ma parliamo, al tempo stesso, della protezione delle nostre infrastrutture strategiche e della sicurezza energetica, ambientale e digitale del Paese, di scelte che vanno prese, che vanno decise e che vanno portate avanti. Però, con la stessa franchezza con cui denotiamo l'importanza che aveva portato anche a un voto di astensione da noi dato nelle Aule del Senato, rinnoviamo anche il nostro rammarico per non avere colto l'occasione del secondo passaggio parlamentare. Noi avevamo presentato degli emendamenti al Senato, che non sono stati approvati; abbiamo ripresentato questi emendamenti alla Camera e la scelta di andare a concludere senza un'attenzione nei confronti dei nostri emendamenti mantiene alcuni limiti evidenti che avevamo già segnalato e che siamo chiamati a ribadire.
Sicuramente è utile e importante avere istituito una nuova Agenzia per la sicurezza delle attività subacquee, però è chiaro che rimangono le perplessità per quelle che erano le questioni che avevamo segnalato: la necessità di un adeguato radicamento tecnico, di un raccordo stabile e strutturato con chi deve garantire la sicurezza del mare e dei fondali. Noi avevamo chiesto che l'Agenzia fosse pensata come un vero luogo di sintesi tra competenze: autorità marittime, Capitanerie di porto, mondo della ricerca, università e operatori altamente specializzati; avevamo chiesto di evitare il rischio di sovrapposizioni e di rallentamenti operativi, ma queste richieste sono rimaste senza risposta. Questo è un punto politico, e non solo tecnico, perché quando si interviene su un'attività che riguarda gasdotti, cavi sottomarini, rilievi geosismici, manutenzione di infrastrutture critiche, emergenze ambientali e ricerca scientifica, la sicurezza non la può costruire una sola struttura, ma si costruisce con l'autorevolezza che nasce dall'integrazione delle competenze di tutte le strutture che sono chiamate a intervenire.
Vi è poi una questione politica più ampia - che in parte è stata toccata anche dall'intervento della relatrice e su cui sono sicuro che il Governo e gli altri rappresentanti interverranno -, che è una parte di questa discussione, anche se non è e non può essere oggetto solo dell'attività di quest'Aula, ma dell'azione che poi, come Paese e come Governo dobbiamo portare avanti: è il fatto che, per quanto riguarda la dimensione internazionale del dominio subacqueo, le attività di cui stiamo parlando non si fermano certo ai confini nazionali. Le infrastrutture che attraversano i fondali sono transnazionali per definizione e per questa ragione noi dobbiamo capire come sollecitare, anche a livello internazionale, un'azione più forte e più puntuale per ottenere quegli interventi, a livello internazionale, che possano consentire di andare in una direzione di maggiore sicurezza anche per quanto riguarda la dimensione europea e mediterranea. Vi è una riflessione su standard comuni, su condivisione delle informazioni, su protezione coordinata delle infrastrutture critiche sottomarine.
Ecco, noi chiediamo, rivendichiamo e auspichiamo che sempre di più sia anche in una sede internazionale che si lavori per questo rafforzamento e, chiaramente, questo è un tema intimamente connesso alla discussione in questione che stiamo affrontando oggi perché è chiaro che, poi, tutto ciò che avviene nell'ambito dei nostri confini è intimamente collegato anche con ciò che avviene fuori dai nostri confini, ed è chiaro che dobbiamo trovare, in un momento complesso e difficile, gli strumenti più adeguati per tutelarla. C'è, poi, il tema della sicurezza delle persone, le persone che lavorano sott'acqua in ambienti ostili, con rischi reali e quotidiani. Noi abbiamo fatto delle proposte e le rafforziamo, per garantire, al massimo, la loro sicurezza che non può certo essere limitata a una valutazione formale, o esclusivamente sanitaria, dei criteri chiari sull'idoneità operativa, sulla formazione continua, sulle competenze professionali, sulle procedure in emergenza.
Avevamo presentato una serie di proposte di buonsenso, basata sull'ascolto di chi opera nel settore; anche da questo punto di vista, purtroppo, dobbiamo sottolineare che le nostre proposte emendatove migliorative, che cercavano di completare un testo, che comunque va nella direzione di normare un tema che noi riteniamo utile e fondamentale, non sono state accolte, e di questo, purtroppo, dobbiamo rappresentare in Aula il nostro disappunto e comunicare che, comunque, ripresenteremo in l'Aula gli emendamenti, e continueremo a cercare di portare avanti le istanze che abbiamo rappresentato, prima al Senato, e poi alla Camera.
Infine, io volevo segnalare, tra tutti questi emendamenti, quello che con più forza era stato anche citato, testualmente, nella dichiarazione di voto del senatore Irto, al Senato. Noi, tra questi, avevamo, ad esempio, posto la questione della nomina del direttore dell'Agenzia che verrà nominato dal Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro della Difesa, sentito il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. “Un'impostazione verticistica”, cito testualmente, “che non prevede un confronto stabile con il mondo della ricerca e delle università, con le capitanerie di porto, con le realtà professionali, che da anni garantiscono la sicurezza dei fondali e degli operatori”. Non possiamo ignorare questo aspetto, anche alla luce di alcune valutazioni che abbiamo letto sull'attualità, un lavoro giornalistico dell'inchiesta del quotidiano il Domani, che è riuscito - diciamo - a ricostruire, dagli atti parlamentari, il fatto che questo nuovo direttore andrà a percepire uno stipendio di 360.000 euro l'anno, ben superiore a quello che fino a poco tempo fa era il tetto. Ecco, da questo punto di vista - diciamo - abbiamo, recentemente visto, come importanti figure, chiamate a importanti responsabilità, si siano battute per ottenere uno stipendio analogo, e non so quando questa notizia arriverà al già onorevole Brunetta, quale sarà la sua reazione.
Tuttavia, dal punto di vista, invece, della discussione che dobbiamo affrontare oggi, la preoccupazione principale, che noi abbiamo, è che la preoccupazione del Governo sia stata quella di prevedere questa figura, sia stata sicuramente quella di prevedere una procedura molto verticistica per nominarla, ma da tante preoccupazioni, che abbiamo visto, non c'è stata altrettanta attenzione, altrettanta preoccupazione, su tutto quello che serve per garantire il funzionamento di questa struttura. Ecco, noi crediamo che dobbiamo essere in grado di mettere in campo una struttura che si colleghi alle scelte internazionali che si faranno, e che dobbiamo sollecitare, con più forza, come Governo, e che abbia tutti gli elementi per funzionare e integrarsi, e non sovrapporsi a quelli che sono gli altri soggetti che già stanno operando. Da questo punto di vista, quindi, la questione non è solo legata a chi dirigerà questa Agenzia, ma come questa Agenzia funzionerà e come garantirà una migliore direzione per il Paese. Ecco, sotto questo punto di vista sollecitiamo il Governo a una maggiore attenzione.
Abbiamo capito che - diciamo - gli aspetti di vertice sono particolarmente importanti per voi, ma, per noi, è importante anche l'azione complessiva che dovrà portare avanti questa Agenzia.
Quindi, chiediamo veramente che questa istituzione venga messa nelle condizioni di funzionare, di coordinarsi, di essere riconosciuta per competenza e autorevolezza; per questo, in conclusione di questo intervento, nella speranza, ecco - diciamo - che l'accoglimento dei nostri emendamenti in Aula possa, poi, portare a una modifica del nostro posizionamento, perché noi speriamo, veramente, di poter svolgere una funzione costruttiva e, in questa chiave, ci siamo astenuti al Senato, quella di cercare di contribuire a una legge su un tema importante, che condividiamo, ma nella quale abbiamo cercato di portare le preoccupazioni di tanti soggetti che hanno rappresentato la necessità di fare di più. Noi ribadiamo che continueremo in questa azione nelle prossime ore e ci auguriamo che la sicurezza delle attività subacquee venga affrontata con una visione all'altezza della sfida e con una soluzione che possa, nella sua completezza, garantire quello che serve al nostro Paese e quello che serve oltre i confini del nostro Paese, per rafforzare un'azione assolutamente indispensabile.