A.C. 2805
Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, questo testo, che oggi andiamo ad approvare, è frutto di un lavoro unitario fatto al Senato (prima firmataria Valeria Valente, presidente della Commissione di inchiesta sul femminicidio). È un lavoro importante e per questo abbiamo voluto approvarlo senza modifiche. È un testo importante, perché interviene su due aspetti su cui siamo indietro: da un lato, la definizione di che cos'è violenza, che cosa intendiamo per questo fenomeno; dall'altro, la dignità da dare alle statistiche di genere, su cui questo Paese ha ancora passi avanti da fare.
Di cosa parliamo quando parliamo di violenza di genere? In parte lo sappiamo perché la Convenzione di Istanbul - anche quella è stata ratificata, in modo unitario, da questo Parlamento nel 2013 - ci dice che è una violazione dei diritti umani, una forma di discriminazione contro le donne, manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi. Quindi, sottolinea la Convenzione, ha una natura strutturale la violenza nella nostra società. Di questo dato strutturale noi conosciamo pochissimo, cioè solo ciò che emerge, e troppo spesso ci accontentiamo di gridare all'emergenza e non di guardare, invece, alle radici. Sappiamo davvero ben poco.
Nel 2007 la Ministra Barbara Pollastrini commissionò la prima indagine dell'Istat - era il Governo de L'Ulivo - sulla violenza, per andare oltre i dati offerti solo dalle denunce, che, come sappiamo, sono solo una piccola parte, purtroppo, di questo fenomeno, o dalle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza.
Ebbene, si scoprì - e fu uno shock - che 6.743.000 donne, tra i 16 e i 70 anni, avevano subito una qualche forma di violenza nella loro vita. Fu uno shock scoprire quanto è diffusa la violenza. Proprio per questo la Convenzione ci chiede di mettere in campo politiche integrate e globali, per affrontarla da più aspetti. Anche nel dibattito generale su questa legge, abbiamo parlato di quanto siano importanti le quattro “P”. Abbiamo fatto molto dal punto di vista penale, abbiamo cambiato, insieme, le norme. Con questa legge ci diamo uno strumento importante per conoscerla, introduciamo innovazioni, come l'obbligo per gli uffici e per gli enti di fornire dati disaggregati per uomini e donne, l'obbligo per la sanità di fornire i dati sulle violenze che arrivano nei pronto soccorso, costringiamo - e dico costringiamo, perché spesso per gli uffici è così difficile fare un lavoro integrato - a un sistema integrato Interno e Giustizia, nella rilevazione dei dati dei reati, anche per capire quella relazione così delicata che ci può essere fra autore e vittima, anche in reati che non immediatamente risultano violenza di genere, e questo è molto importante, come è importante che questo testo rafforzi il lavoro fatto dall'Istat con i centri antiviolenza. Da domani, il Piano antiviolenza avrà uno strumento in più, anticipiamo anche una norma che sarebbe necessario avere a livello europeo, sulle statistiche di genere sulla violenza e facciamo come Paese, complessivamente - e abbiamo constatato quanto questo sia importante quando abbiamo discusso di PNRR, di disoccupazione delle donne e di come intervenire su questo aspetto -, un passo in avanti sulle statistiche di genere, che devono avere pari dignità rispetto alle statistiche economiche; i dati danno forma e misura alla realtà, è molto importante capire la natura e il modo in cui sono prodotti e pensati, per questo chiediamo di indagare su quei dati; passiamo dal racconto basato sulla percezione alla misura della realtà; i dati, solo i dati ci hanno mostrato quanto sia vero quello che era uno slogan delle donne, ossia che il violento ha le chiavi di casa, che la violenza, purtroppo, è spesso messa in atto da uomini di cui le donne si fidano, con cui vivono, l'abbiamo visto anche nel lockdown. Conoscere per contrastare, per combattere gli stereotipi nella cultura, stereotipi che spesso colpiscono anche le donne che hanno coraggio, che si fanno forza e che denunciano, che trovano un muro, che vengono giudicate troppo spesso, loro - e non chi ha agito violenza - e che vengono giudicate anche dalla stampa troppo spesso, loro (e non chi ha agito violenza).
Io penso che noi, qui, dobbiamo sapere che attorno alla violenza dobbiamo sempre più mettere al centro del discorso chi la compie, l'uomo, l'autore e chiedere un grande cambiamento culturale; il genere non riguarda le donne, non c'è un grande insieme neutro e, poi, un sottoinsieme genere fatto dalle donne, il genere riguarda uomini e donne, il genere riguarda tutti e la violenza è una ferita nella nostra convivenza, vi è bisogno di una rivolta culturale e le ragazze e i ragazzi questo l'hanno capito, se penso a quello che sta succedendo nelle nostre scuole, ad esempio, a quello che sta succedendo in questi giorni a Siena, ma anche a quanto avvenuto a Castrolibero; i ragazzi e le ragazze la trovano ormai intollerabile, è intollerabile convivere con la violenza, e questo convincimento è una grande risorsa, lo ha ricordato il Presidente Mattarella, il giorno del suo insediamento, declinando la parola dignità; dignità è impedire la violenza sulle donne, profonda, inaccettabile piaga, che deve essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell'educazione e dell'esempio.
Il Partito Democratico voterà a favore di questo testo, perché oggi facciamo un passo in più per prevenire e contrastare questa piaga.