A.C. 2751-A
Presidente, signora Ministra, con un'accelerazione improvvisa e forse imprevista, la Commissione Cultura si è trovata ad esaminare e a portare all'attenzione dell'Assemblea in questi giorni ben tre i provvedimenti, tutti espressione di quel terzo livello di istruzione e formazione che, da anni, regola il sistema culturale del nostro Paese: uno è stato approvato la scorsa settimana ed è il testo unificato che si occupa del pre-ruolo universitario; uno è in discussione oggi e propone le lauree abilitanti; un altro è nel calendario per la prossima settimana e regola il sistema di istruzione e formazione degli istituti tecnici superiori (ITS). L'insieme di questi provvedimenti dà una manifestazione tangibile di quel lavoro di modernizzazione del Paese che si sta svolgendo nel solco delle riforme richieste dal Recovery Plan.
Il disegno di legge che trattiamo oggi è motivo di semplificazione e di rafforzamento ordinamentale, perché facilita le modalità di accesso all'esercizio di alcune professioni regolamentate e assicura un più veloce inserimento nel mercato del lavoro. Questo è uno dei casi, Presidente, in cui, pur nella tragedia che è stata per il nostro Paese l'insorgere della pandemia, questa si è trasformata in un'opportunità. Grazie al decreto-legge n. 18 del 2020, il cui articolo 102 ha introdotto il valore abilitante per la laurea magistrale in medicina e chirurgia, per far fronte alla carenza di medici da poter utilizzare nella crisi pandemica, noi oggi affrontiamo il medesimo tema su scala più larga. Molte cose sono state dette a proposito delle lauree abilitanti nella discussione generale, ieri in quest'Aula, dai colleghi dei diversi gruppi parlamentari, che hanno portato elementi di riflessione largamente condivisibili. Sono lauree abilitanti e l'ordinamento prevede che vi siano una parte teorica, il sapere (circa un terzo dell'impegno orario), e una parte, il saper fare, vale a dire il tirocinio (circa due terzi dell'impegno orario), essenziali per l'acquisizione delle competenze. È un'esperienza del tutto positiva grazie al metodo formativo, che unisce una solida parte teorica alla possibilità di svolgere attività professionalizzante pratica direttamente sul luogo di lavoro. Non dovrebbe dunque meravigliare che altri corsi di laurea di area medico-sanitaria, puntualmente indicati nell'articolo 1 del decreto-legge, prendano la stessa strada. Sarebbe però ingenuo non tener conto delle difficoltà che in questo percorso devono affrontare e che provengono, a volte, da parte del sistema universitario stesso o, a volte, da parte degli ordini e degli albi professionali specifici; dobbiamo saperlo ed essere vigili.
La proposta di legge introduce la possibilità anche per altri ordini professionali di rendere i corsi di laurea abilitanti in un secondo momento su propria decisione. La decisione, infatti, è stata quella di prevedere nell'articolo 4 una norma aperta, creata per evitare la creazione di un elenco, rimandando alla richiesta degli ordini o a un decreto rettorale di rendere abilitante il percorso, senza necessità di un'ulteriore norma da emanare in futuro. L'approvazione di questa riforma rappresenta un doveroso passo avanti importante anche grazie al fatto che viene inserito un meccanismo premiale che, di fatto, obbliga tutti gli atenei a rispettare la normativa. Il testo che stiamo per approvare riconosce un ruolo essenziale agli ordini professionali, che devono proporre l'adozione della laurea abilitante o approvarla quando a proporla sia l'università stessa e devono farsi garanti del corretto svolgimento del percorso di tirocinio previsto dal corso di laurea e verificarlo nell'esame finale.
Oggi gli ordini professionali, Presidente, ricoprono di fatto un ruolo di controllo e di gestione di alcuni settori chiave dell'economia della conoscenza nella vita del nostro Paese, sotto la vigilanza del Ministero della Giustizia. Parliamo di oltre 2 milioni di persone iscritte ad uno dei circa trenta ordini professionali attualmente esistenti in Italia. Gli ordini hanno radici antiche; da anni il dibattito è continuo tra chi intende preservarli e rinforzarli e chi li considera un freno alla libera concorrenza tipica dell'economia del mercato. Questo testo riconosce agli ordini professionali l'importanza e il ruolo che hanno svolto e continuano a svolgere per garantire la qualità delle prestazioni professionali, per curare il continuo aggiornamento degli iscritti, sottoscrivere un codice deontologico, tutelare la professione, salvaguardando il cittadino dall'eventuale loro esercizio illegittimo.
Lo ricordiamo perché il provvedimento che oggi discutiamo considera l'adesione degli ordini elemento imprescindibile per arrivare a una laurea abilitante. Alcune complessità su questo tema si erano presentate, sono state risolte solo in parte e quindi devo esprimere una nota di rammarico per alcune criticità che non abbiamo potuto correggere e che cercheremo di affrontare in futuro. Sappiamo di essere in ritardo rispetto all'alta formazione prevista negli altri Paesi europei; sappiamo che solo investendo nella formazione superiore investiremo davvero nel futuro e solo questo ci consentirà di non perdere in competitività. Ecco perché la Commissione cultura della Camera in questo periodo affronta questo provvedimento come un tema squisitamente politico, peraltro in conformità allo spirito dei costituenti, che ci hanno lasciato, con gli articoli 33 e 34 della Costituzione, laddove parlano di esame di Stato obbligatorio per l'esercizio di alcune professioni, anche un tema per cui assicurano il diritto di raggiungere il più alto grado degli studi per i capaci e i meritevoli.
L'intento di questa legge è di rendere più duttile il nostro sistema normativo, di adattarlo all'evoluzione socioeconomica. Lo spaccato della crisi pandemica rivela che la tecnologia può sopprimere posti di lavoro in modo strutturale: è una preoccupazione seria. Il Partito Democratico non vuole aspettare che il futuro ci riservi sorprese amare: intende precorrerlo e preparare il Paese a reagire e a sfruttare le opportunità che si presentano. Una valorizzazione intelligente e dinamica, mai corporativa delle professioni, è dunque necessaria. L'investimento sulla formazione è strategico perché anche qui sia mirato, efficiente ed efficace. Ecco perché il Partito Democratico vota convintamente a favore di questo disegno di legge, nella consapevolezza che l'investimento sulle nuove generazioni passa davvero da provvedimenti di questa portata.