A.C. 1341-A
Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, dopo poco più di un anno di questo Governo abbiamo visto quello che questo Governo è capace di dare al Paese, dal decreto rave, al decreto Caivano, al decreto sul lavoro al disegno di legge sulla carne coltivata. Tanti provvedimenti evocativi, tanti decreti con poca sostanza e tanta propaganda, che ben poco hanno fatto per i cittadini, per le famiglie, per gli studenti, per i lavoratori, per le imprese e per le associazioni. La legge di bilancio, che nelle prossime settimane discuteremo in Parlamento, rappresenta di fatto l'ennesima fotografia di quanto ho appena detto, nel migliore dei casi, rappresenta il nulla e spesso rappresenta alcuni danni.
Il provvedimento che, invece, andiamo a discutere oggi, il disegno di legge sul made in Italy - lo dico con un po' di amarezza –, è l'ennesima bandierina vuota, che non dà un vero aiuto al Paese in uno dei settori dove, effettivamente, l'idea era invece buona. Un testo dal titolo altisonante che purtroppo rappresenta un'occasione sprecata, perché la pochezza di questo testo e anche la pochezza delle risorse che si vanno a impiegare, di fatto, non consente veramente di incidere in questo settore. Di fatto, è il solito provvedimento slogan, un bel nome, un bell'obiettivo, ma poca, troppo poca, sostanza. Un pacchetto di un milione qua, un milione là, in tutta una serie di micro settori, senza una visione organica e di sistema. D'altronde in questi mesi avete dimostrato come Governo di fare essenzialmente due cose. Sfornare un decreto a settimana, rincorrendo la cronaca, e la seconda creare dei titoli molto belli da usare per la propaganda. Eccoci qui. Questo disegno di legge ha un bel titolo, se vogliamo importante, la valorizzazione e la promozione e la tutela del nostro made in Italy, un tema di importanza capitale per il nostro Paese, una legge che dovrebbe avere una visione strategica, che dovrebbe rappresentare una quota fondamentale del futuro delle nostre imprese, del nostro export, arriverei a dire del nostro posto nel mondo. Un tema che riguarda il presente e il futuro di migliaia di imprese, di milioni di nostri concittadini, in Italia ma anche all'estero, un provvedimento atteso da moltissimi con speranza per migliorare il proprio lavoro, per innovare, per conquistare pezzi di mercato.
A rispondere a tutto ciò arriviamo in Aula con un testo di 59 articoli, che spero vi renderete conto, sono un po' una goccia in mezzo al mare, nel mare della promozione e della valorizzazione dell'eccellenza di un grande Paese, come l'Italia. E dire che le premesse per svolgere un lavoro dignitoso c'erano tutte. Per una volta, si era scelto lo strumento del disegno di legge, ci si è dati del tempo per svolgere decine e decine di audizioni, si sono ascoltati pezzi importanti delle eccellenze italiane, delle filiere produttive, della cultura della creatività italiana, della meccanica, del manifatturiero, dell'automotive, del turismo, della transizione al digitale verde.
C'era e c'è la disponibilità dell'opposizione a svolgere un lavoro costruttivo per il bene dell'Italia, bene di cui tanto parlate ma a volte, come abbiamo capito, vi interessa solo se c'è una telecamera.
Le premesse c'erano tutte, però - fatecelo dire - lo svolgimento è stato deludente. Pensiamo veramente di andare alla guerra dell'export mondiale con questi mezzi? Sapete quali sono le risorse che gli altri Paesi stanno investendo per valorizzare e tutelare i loro prodotti e la propria cultura? Pensiamo all'idea, appunto, del cosiddetto Fondo sovrano, che andate a istituire con questa legge, pari a 700 milioni per il 2023 e a 300 milioni per il 2024 (tra l'altro, vi do una notizia: il 2023 è finito). Mi piacerebbe sapere come il Ministro Urso poi voglia spendere questi soldi, questi 700 milioni, da qui a fine anno. Quindi, abbiamo compreso che la pochezza di uno strumento del genere l'avete capita anche voi. Infatti, poi avete cambiato nome da Fondo sovrano a Fondo nazionale, però, al di là del nome, la sostanza non cambia, perché non è sufficiente questa dotazione ad affrontare lo scopo per cui il Fondo è stato creato. Sapete l'impatto e la portata che hanno i Fondi sovrani delle altre Nazioni? Do alcuni numeri: l'Irlanda 15 miliardi, Malta 17 miliardi, Spagna 15 miliardi, Grecia 7 miliardi e questo solo per nominare alcune delle Nazioni più piccole, quindi senza andare a prendere i paragoni con Paesi che sono al di fuori della nostra portata.
Tra l'altro, la cosa forse un po' più importante è che questi 700 milioni non sono neanche nuovi stanziamenti ma sono presi da altri Fondi e, quindi, diventa un po' una partita di giro, un gioco delle tre carte. Si prendono dal Fondo patrimonio destinato gestito dalla Cassa depositi e prestiti e dal Fondo Venture Capital e si mettono in questo nuovo Fondo. Due Fondi che funzionavano, che avevano già una macchina che era in moto e adesso verranno a ritrovarsi con risorse fortemente ridotte e, in cambio, ci troviamo questo Fondo che deve partire da zero e non ha uno scopo ben preciso, perché lo scopo non viene delineato in questo disegno di legge ma viene rimandato, poi, a un decreto del Ministero.
Allora, la nostra solita operazione di facciata è questa, l'operazione di facciata a cui ormai questo Governo ci ha abituato è questa. Pensiamo al DDL Carne coltivata, un'altra operazione di facciata che poi tanto sappiamo non supererà il vaglio dell'Europa, che, però, avete voluto far digerire forzatamente a questo Parlamento. Sembra, insomma, che in questo disegno di legge questo Fondo nazionale sia stato creato per dare in mano al Ministro Urso un giocattolino con il quale fare un po' di propaganda con alcune associazioni di settore, per garantirvi un bacino elettorale e un Fondo a uso e consumo di un Ministro e di un partito invece di un Fondo utile al Paese, come poteva essere nelle intenzioni originarie di questo disegno di legge, perché altrimenti non si spiegherebbe perché questa operazione, cioè perché togliamo risorse a Fondi che già esistono per finanziare questo Fondo che, di fatto, non sarà dotato di una dotazione che potrebbe essere veramente incisiva (700 milioni da spendere forse nei prossimi 27 giorni; non so di cosa stiamo parlando).
Però, non siete in grado di mettere a terra i progetti del PNRR con i soldi dell'Europa, che il Partito Democratico ha contribuito a farvi arrivare. Siete lì a cancellare i progetti, oggi a invocare modifiche, non siete neanche in grado di spendere i soldi per gli asili nido e ora volete avviare l'ennesima operazione di facciata. Il dubbio che ci viene è che queste risorse verranno sottratte a progetti utili per il Paese e che non sarete neanche in grado di spenderle, se non poi ritrovarvi a spenderle in piccoli progetti affrettati.
Forse si doveva, invece, fare l'operazione di riordino dei fondi già esistenti e cercare di concentrare tutti i fondi in un'azione mirata a una strategia del sistema Paese. Questa sarebbe stata la vera azione politica. Magari non ci saremmo trovati d'accordo, però avrebbe avuto un senso e una strategia. Negli ultimi anni abbiamo già varato il Fondo nazionale innovazione, il Fondo coinvestimento, un Fondo di rilancio e un Fondo patrimonio destinato, che si sono aggiunti ai vari veicoli in cui opera la Cassa depositi e prestiti. Dare, cioè, una serie di priorità di investimento - e questo si poteva fare - con un piano per il nostro Paese per indicare i settori nei quali vogliamo investire ed esportare. Invece, avete tolto risorse per creare questo Fondo nazionale per fare cosa? Qual è lo scopo di questo Fondo che di fatto avrà un impatto rasente allo zero sul nostro export, in un disegno di legge che farà anche dei danni notevoli ad alcuni settori come, ad esempio, al settore scolastico, con la creazione del liceo del made in Italy?
L'unica risposta che ci viene in mente perché siete voluti andare avanti è che sia stato solo per fare propaganda e per aggiungere l'ennesima bandierina da sventolare dopo il decreto Rave, il decreto contro le ONG, il decreto Caivano, il decreto sul lavoro, il decreto Bollette, il DDL Carne coltivata. Sono tutti i provvedimenti con titoli evocativi che non sono altro che scatole vuote che fanno a volte addirittura l'opposto di quello che promettono, come il decreto per il rilancio del Mezzogiorno, che non rilancia proprio nulla, o il decreto Bollette, che non ha veri aiuti per le bollette, cioè tutta una serie di provvedimenti propaganda in cui si inserisce alla fine anche questo provvedimento sul made in Italy, che, di fatto, ha un bellissimo titolo, poi c'è una bella idea, bella anche per come era iniziata in Commissione, ma tutto finisce lì.
Quindi, tanta propaganda e ci sembra di essere anche un po' tornati indietro nel tempo, quando la propaganda partiva dalle scuole e dalla società. Allora, in questo disegno di legge di fatto si vanno a istituire tutta una serie di meccanismi che cercano di costruire questa macchina di propaganda in virtù di questo concetto del made in Italy, che di fatto si rivela una grande operazione di propaganda. Ci sono l'istituzione della Giornata del made in Italy, che sarà celebrata solo in Italia e non servirà come un'opportunità di vetrina all'estero, l'esposizione del made in Italy, che non è chiaro cosa esporrà, e, infine, le scuole con il liceo del made in Italy, per creare tutta una società che sia pronta a marciare dietro uno slogan vuoto che non contribuisce al nostro export, che invece era la cosa veramente importante che doveva fare questo disegno di legge.
Quindi, pare - e spero veramente di sbagliare - che l'ambizione del Governo non sia quella di difendere, tutelare e valorizzare il made in Italy ma quella di creare un piccolo fondo che ogni Ministro ha in ordine sparso, cioè un orticello da coltivare. La nostra paura è, quindi, che si vada ogni volta per micro-settori e per micro-interessi e alla fine, di fatto, micro-risultati, nella speranza di zappettare e innaffiare questo piccolo orticello per ipotetici dividendi elettorali. Lo dico sperando di sbagliarmi, perché se è quella la via, cioè creare un piccolo Fondo di gestione per ogni Ministero, forse saremmo davanti a una miopia abbastanza imperdonabile.
Come dicevo, insieme al Fondo nazionale avete creato tutta una serie di misure per sostenere di fatto una propaganda. La prima è la Giornata del made in Italy. Come dice il disegno di legge, sarà istituita per celebrare “la creatività e l'eccellenza italiana presso le istituzioni pubbliche, le istituzioni scolastiche del primo e del secondo ciclo di istruzione e i luoghi di produzione e di riconoscerne il ruolo sociale, il contributo allo sviluppo economico e culturale della Nazione e del suo patrimonio identitario” e sarà promossa da Stato, regioni, province, città metropolitane e comuni. Io dico: a che serve una giornata del genere organizzata in questo modo? A dirci da soli quanto siamo belli e quanto è bello il made in Italy!
Nei lavori di Commissione noi vi avevamo chiesto di espandere la celebrazione coinvolgendo le nostre rappresentanze diplomatiche e consolari all'estero, coinvolgendo l'ICE e la nostra preziosa rete delle camere di commercio all'estero, coinvolgendo, attraverso le rappresentanze diplomatiche, così anche i 6 milioni di italiani nel mondo, i nostri veri ambasciatori del made in Italy. Invece, voi avete deciso di celebrarla solo in Italia, il tutto, ovviamente, a costo zero, visto che prevedete l'invarianza di bilancio per questa celebrazione. Sarà, di fatto, una celebrazione vuota, che assume solo una funzione di propaganda.
Se non usiamo il nostro potenziale all'estero non capiremo mai veramente quali possano essere le potenzialità del made in Italy nel mondo. In Commissione avevamo proposto tante opportunità per coinvolgere il sistema estero, però alla fine queste opportunità non sono atterrate nel disegno di legge che ora è in Aula.
Con grande disarmo dobbiamo dire che non c'è niente in questo disegno di legge che ci aiuta a considerare i 6 milioni di italiani all'estero come una risorsa, insieme all'ICE, alle camere di commercio all'estero. agli enti gestori e promotori dell'lingua italiana, anche questa, sì, uno strumento per far apprezzare l'Italia e veicolare il made in Italy. In particolare, le camere di commercio all'estero sarebbero potute essere il vero veicolo ideale per aiutarci con la promozione del made in Italy all'estero. Siete invece andati a indebolire quel sistema, a creare paradossi, spacciando per cose nuove misure che già esistevano, come il bollino per i ristoranti nel mondo che già esisteva grazie alle camere di commercio. Invece di rafforzare un programma già avviato, ne istituite uno nuovo che deve partire e buttate il lavoro già fatto. È solo propaganda e, appena si va a grattare un po' la patina, si scopre che per tante cose in questo provvedimento di nuovo non c'è niente, se non il fatto che fate spesso un'operazione di rebranding di cose già esistenti.
L'altra grande macchina di propaganda che andate a creare con questa legge è il liceo del made in Italy. Anche qui, intervenite sulla scuola senza prima aver ascoltato le reali esigenze, con l'istituzione di un percorso liceale dedicato al made in Italy anticipata dalla Presidente del Consiglio in campagna elettorale e poi in occasione del Vinitaly di quest'anno. Si tratta di un liceo che, nelle parole della Presidente del Consiglio, è pensato per unire la nostra cultura e la nostra identità. Da una lettura generale, però, quello che viene messo in atto sembra solo un grande spot identitario, per nulla utile a sostenere e a incoraggiare lo sviluppo e il sostegno di un settore importante e qualificato come il made in Italy. Andiamo per gradi, perché questo è un tema importante. Al momento esistono, nel nostro sistema di istruzione, istituti superiori in cui le specialità agroalimentari, la moda, l'arredamento e il design sono materie di insegnamento. Questi istituti non sono già interessati a promuovere il made in Italy? Penso al RIM, al corso di relazioni internazionali per il marketing all'interno degli istituti tecnici, pensato proprio per approfondire gli aspetti relativi alla gestione delle relazioni commerciali internazionali riguardanti differenti realtà geopolitiche e settoriali e per assicurare le competenze necessarie a livello culturale, linguistico e tecnico. Perché, allora, dover costituire addirittura un liceo in più? Perché, invece, come avevamo sostenuto nei nostri emendamenti al disegno di legge, non pensare di rafforzare le competenze che già oggi vengono insegnate negli istituti tecnici proprio sul made in Italy, magari dando loro più risorse e cercando di connetterli più strettamente col settore del made in Italy? C'è, forse, da parte del Governo un pregiudizio per cui se messo all'interno di un istituto tecnico il made in Italy ha meno valore di quanto ne avrebbe se affrontato all'interno di un liceo? Sembrerebbe di voler riproporre, contrariamente a quanto il Ministro Valditara dichiara ad ogni occasione, la differenziazione tra un'istruzione di serie A, quella liceale, e una di serie B. quella tecnica.
C'è anche un altro tema che merita una parola a parte, cioè il liceo delle scienze umane a indirizzo economico sociale, il LES. Era un percorso di studi che svolgeva egregiamente il suo ruolo di liceo, includendo, tra le sue finalità, quella di guidare lo studente ad approfondire le conoscenze, le abilità e a maturare le competenze necessarie per cogliere la complessità e la specificità dei processi formativi, offrendo la padronanza dei linguaggi, delle metodologie e delle tecniche di indagine reale. Il liceo con opzione economico sociale negli ultimi tredici anni ha formato decine e decine di studenti, offrendo loro competenze particolarmente avanzate negli studi afferenti alle scienze economiche, giuridiche e sociali. Concepito come il liceo della contemporaneità, il LES ha introdotto discipline e buone pratiche di carattere socio antropologico importanti e significative, soprattutto grazie all'apporto delle scienze sociali in classe che hanno offerto, in questi anni, strumenti cognitivi ed educativi utili per formare cittadini consapevoli dell'interdipendenza tra i fenomeni sociali, economici, ambientali e culturali della società contemporanea. Finalità dell'istruzione liceale sono la formazione e l'affinamento del pensiero critico e creativo, da cui possono generarsi nuovi modelli di sviluppo per il futuro. Questi scopi vanno ben oltre l'acquisizione di conoscenze e competenze connesse genericamente alla valorizzazione del made in Italy, per affrontare la quale già esistono, come ricordato, i curricula degli istituti tecnici e professionali che questa legge avrebbe potuto rafforzare con adeguate risorse per i diversi settori industriali.
Il sogno di questo nuovo percorso formativo nasce come un vero e proprio pastrocchio. Ebbene, su questo abbiamo assistito prima alla decisione del Governo, nella stesura iniziale, di sopprimere il liceo economico e sociale e di farlo confluire nel made in Italy e, poi, un parziale ma non soddisfacente ripensamento, Ci sono voluti gli appelli della Rete LES e della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome e lo stesso parere della Commissione cultura della Camera per costringere il Governo a un parziale ripensamento e prevedere che, a decorrere dall'anno scolastico 2024-2025 possano essere attivati percorsi liceali del made in Italy a partire dalle classi prime e, contestualmente, che l'opzione economico sociale presente all'interno del percorso del liceo delle scienze umane confluisse nei percorsi liceali del made in Italy, ferma restando, per le classi successive alla prima, la prosecuzione e l'inserimento dell'opzione economico sociale. Vi rendete conto del caos che andate a generare nelle scuole? Come se fosse facile avviare percorsi nelle nostre scuole che già mancano di risorse, perché il tutto, poi, dovrebbe avvenire a costo zero. Quindi, in un mondo sempre più specializzato, voi farete uscire dalla scuola studenti che potranno dire: mi sono diplomato in made in Italy. Vogliamo farci ridere dietro dal mondo? Che indirizzo può essere, quali vere competenze può dare un liceo del genere? I datori di lavoro vogliono competenze non slogan da un indirizzo scolastico. A voi, invece, come nel caso della giornata del made in Italy, interessa solo la buona novella del made in Italy, così la diciamo a noi stessi, senza una vera promozione dell'Italia nel mondo, senza sostanza e senza risorse perché anche questo liceo viene istituito a costo zero.
In questo provvedimento, dopo il finto fondo sovrano e la macchina di propaganda arriva, infatti, la pioggerella - qui un po' di soldi ci sono - dei micro finanziamenti. Voi cercate di fare apparire come nuove misure già esistenti, come, ad esempio, il fondo da un milione per la protezione dell'industria alimentare italiana, quando già esiste il Fondo per il sostegno delle eccellenze della gastronomia e dell'agroalimentare italiano, il Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali. Per l'imprenditoria femminile, invece di rifinanziare il fondo a sostegno di tale imprenditoria, istituito nel 2021, andate a creare un mini fondo di 15 milioni che poco potrà fare in concreto.
Insomma, tanti piccoli provvedimenti come, ad esempio, per il tessile solo 15 milioni per ricerca e produzione di fibre naturali, mentre il distretto tessile pratese è stato colpito da una tragica alluvione. Invarianza di risorse e pochezza dei contributi, queste sì, regnano sovrane in questo disegno di legge e, come si suol dire, volete fare le nozze con i fichi secchi. Questo disegno di legge in sostanza - mi avvio alla conclusione - è alla fine il manifesto della vostra incapacità di fare scelte, di saper individuare le priorità e portarle avanti, di avere una visione, di produrre qualcosa di utile per il sistema Paese. Questo provvedimento - lo dico con un po' di dispiacere e una delusione reale - è solo l'ennesimo titolo, buono forse per alzare un po' di polvere per coprire disastri ancora peggiori. Certamente, non serve a promuovere e a valorizzare il made in Italy nel mondo come questo Paese merita e come pensiamo sia una cosa di cui continuiamo ad avere un disperato bisogno.