A.C. 1297 e abbinata
Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, che spero voglia ascoltare il mio intervento, se non lo disturbo, com'è noto questa proposta di legge nasce da un fatto di cronaca, l'imbrattamento di uno degli ingressi del Senato da parte di tre giovani di Ultima Generazione. A questo episodio ne sono poi seguiti altri: due mesi dopo, a Milano, in piazza Duomo, ai danni del monumento a Vittorio Emanuele II, a novembre a Catania e ancora l'8 dicembre a Venezia, contro la facciata della basilica di San Marco. Signor Presidente, il Partito Democratico è unanimemente concorde nel condannare le modalità di queste proteste.
Per quanto giusta nel merito, una rivendicazione che colpisce un bene pubblico collettivo non può che perdere immediatamente ogni credibilità e sostegno. Credo, insomma, e penso di parlare a nome di tutto il mio gruppo, che quella utilizzata sia la forma più sbagliata di far valere le proprie ragioni, anche, come in questo caso, se si tratta di ragioni sacrosante. Sbagliata perché evidentemente alla base c'è la convinzione che, per far sentire la propria voce, sia indispensabile mettere in atto azioni eclatanti e dannose.
Sbagliata perché fondamentalmente controproducente, utile più ad attirare antipatie che i necessari consensi per chiedere e ottenere un impegno più profondo in materia ambientale. Sbagliata perché confonde la lotta per una giusta causa con le modalità della violenza, per giunta ai danni di un patrimonio culturale che appartiene a tutti e a cui tutti nel nostro Paese sentono di appartenere. Vi è da dire, però, senza per questo giustificare questi episodi, che nessuno al Governo ha minimamente pensato di entrare nel merito di queste rivendicazioni.
Anzi, questo provvedimento ci conferma quello che oramai riteniamo un dato di fatto, ossia che c'è una parte della classe dirigente, quella che oggi è alla guida del Paese, che si rifiuta di ascoltare le giovani generazioni; che si rifiuta di ascoltare le loro preoccupazioni, le loro esigenze, le loro ansie; che si rifiuta persino di riconoscere credibilità e autorevolezza a una battaglia, quella contro i cambiamenti climatici, che non è solo delle ragazze e dei ragazzi, ma che ci riguarda tutti.
Una classe dirigente che di fronte a certe reazioni, per quanto scomposte e riprovevoli, dimostra di saper reagire in una maniera soltanto: con la repressione. D'altronde si tratta di una strada che il Governo Meloni conosce bene e che infatti aveva già sperimentato a pochi giorni dal suo insediamento. Come sulla vicenda dei rave party, infatti, anche in questo caso si strumentalizza un fatto di cronaca per posizionarsi, per mostrarsi intransigenti, per punire e sanzionare con esemplare severità. È un peccato, però, non riuscire a riscontrare la stessa intransigenza quando sono i membri del Governo a porre in essere fatti - poi la magistratura accerterà se si tratti di reati - anche molto più gravi di questo. E la dice lunga anche il parere negativo del Ministro sull'emendamento proposto che aggravava la sanzione quando fosse stata posta in essere da autorevoli rappresentanti del Governo e delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Ed è un grande dispiacere - mi dispiace che il Governo sia disattento rispetto al mio intervento - quando, di fronte alle conseguenze di due guerre ai confini dell'Europa, davanti a un'inflazione che fagocita stipendi e pensioni, non vi vediamo reagire con la stessa risolutezza. Allora delle due l'una: o dobbiamo arrenderci al fatto che sapete essere abili e forti solo con i deboli oppure è il caso che il Governo riveda a fondo la sua lista di priorità, se davvero pensate che fare una legge inutile come questa sia più urgente che, per esempio, istituire un salario minimo legale, perché è meglio un Paese con i rave e qualche monumento imbrattato che un'Italia in cui la povertà cresce e la fiducia nel futuro sprofonda.
Tornando ai contenuti del provvedimento, dobbiamo constatare che gli stessi clamorosi pastrocchi fatti con il decreto sui rave si ritrovano in questo disegno di legge. All'epoca avete applicato ai ragazzi che ballano, illegalmente senz'altro, sanzioni e disposizioni che si applicano ai mafiosi. Qui, invece, fate un danno, se vogliamo, anche peggiore, e visto che siete appassionati di cronaca vi spieghiamo attraverso la cronaca il perché. Articolo di la Repubblica del 21 novembre 2023, a cui ho fatto cenno in un mio precedente intervento: “Blitz al Senato di Ultima Generazione, attivisti a processo: danni alla facciata per 40.000 euro”.
Oggi nel procedimento che vede imputati a Roma tre ragazzi accusati di danneggiamento aggravato - sono le parole del quotidiano - sono state depositate le fatture che indicano le spese sostenute dallo Stato. Perché prima dell'approvazione definitiva di questa legge, chiedo, i responsabili di quel gesto sono già stati sottoposti a processo con l'accusa di danneggiamento aggravato? La risposta è molto semplice: c'è una legge che tutela i beni culturali e paesaggistici. Ebbene sì, lo dico al Governo e alla maggioranza, la legge esiste e prevede multe e anche la reclusione: è la legge n. 22 del 2022 e porta la firma di Dario Franceschini e Andrea Orlando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non si limita a un intervento mediatico, sempre per il principio secondo cui lo strumento della legge non dovrebbe essere utilizzato a meri fini propagandistici, ma rappresenta una risposta organica e all'avanguardia, a garanzia del nostro patrimonio culturale e paesaggistico, e per punire chi lo distrugge, lo disperde, lo deteriora, lo deturpa, lo imbratta o ne fa uso illecito. Questo dovrebbe richiamare forse qualche comportamento assurto agli onori della cronaca qualche giorno fa. Insomma, abbiamo davanti l'ennesimo caso di populismo, come ha detto bene qualcuno nella discussione che ha accompagnato questo disegno di legge, in particolare, di populismo penale. Quello dell'affrettarsi a integrare il codice penale di nuove fattispecie di reato e aggravare pene e sanzioni sembra un'esigenza di cui proprio la maggioranza e questo Governo non riescono a fare a meno. Solo che questa volta, mi perdoni Presidente, avete preso un bel grosso granchio, che rischia di creare caos e incertezza, perché come abbiamo segnalato durante i lavori in Commissione si pone un tema di violazione del principio del ne bis in idem. In questo sono assolutamente in disaccordo con quanto detto dalla collega Calderone nel suo intervento. Ogni volta che la sanzione amministrativa opera in funzione afflittiva, parallelamente a quella penale, come voi avete voluto, questo rischio c'è ed è impossibile nasconderlo. Qui nasce quella confusione che per un bizzarro caso di eterogenesi dei fini potrebbe compromettere l'individuazione del giudice competente e precludere poi l'applicazione della sanzione penale, ottenendo un risultato esattamente opposto a quello che voi vi prefiggete. Insomma, se l'intento era quello di rafforzare l'apparato sanzionatorio per questo genere di reati, peraltro in modo gravemente sproporzionato, l'effetto che si otterrà rischia di essere esattamente l'opposto. Se non conoscessimo la ragione per cui avete il vizio di ritoccare così ossessivamente il codice penale, saremmo ben lieti di informarvi che esistono anche altri modi per trattare certi fenomeni, modi che passano per la prevenzione, per la rieducazione, per l'incentivazione di comportamenti correttivi e forme di giustizia riparativa, e non per forza il pugno duro.
Chiudo Presidente, dicendo che il Partito Democratico voterà contro questo provvedimento perché, come ho detto, è inutile, è ripetitivo e nella sua ripetitività è dannoso e nella sua dannosità è controproducente. A questi motivi se ne aggiunge uno molto più semplice: che non potrà mai vederci votare conformemente a questa maggioranza. Questo disegno di legge è l'esempio lampante dell'ipocrisia di questo Governo, un Governo brutalmente giustizialista in certi giorni, quando è possibile mostrare i muscoli senza conseguenze, come succede conto dei giovani che imbrattano la facciata del Senato. Ed è un Governo immotivatamente garantista e scandalosamente taciturno in altri giorni, quando ad esempio il sottosegretario alla Cultura, che per ironia della sorte esercita la delega alla sicurezza del nostro patrimonio culturale, è indagato per riciclaggio di beni culturali. Fate pace con le vostre coscienze.