A.C. 664
Grazie, Presidente. Intervengo sulla parte di questo decreto relativa alle materie della difesa, essendo già intervenuto il collega Stumpo sulle questioni relative alla Calabria.
Il decreto affronta due temi principali in materia di difesa. Innanzitutto, vi è la proroga di 12 mesi per l'esercizio di deleghe relative all'applicazione della legge n. 46 del 2022 sulle associazioni professionali di carattere sindacale tra i militari, un provvedimento particolarmente importante. Come sappiamo, la Corte costituzionale aveva precedentemente escluso la possibilità che nei corpi militari si potessero costituire associazioni professionali a carattere sindacale; successivamente, la Corte ha modificato il suo orientamento, riconoscendo, invece, questo diritto e, soprattutto, la legittimità delle associazioni professionali a carattere sindacale tra i militari. È una novità importante, che ha un precedente - come tutti sappiamo - nei sindacati dei corpi di Polizia, e che rappresenta una innovazione a tutela delle condizioni e di ogni aspetto della vita di un militare.
La proroga si rende necessaria perché vi è, intanto, la necessità di un coordinamento normativo tra l'applicazione di questa innovazione legislativa e altri riferimenti normativi che riguardano la rappresentanza militare e il suo funzionamento. In particolare, si tratta di stabilire un coordinamento con i codici militari, abrogare la precedente norma sulla rappresentatività e, contemporaneamente, è necessario un certo tempo, che consenta di risolvere un problema, allo stato, non risolto e, cioè, la rappresentatività effettiva delle associazioni a carattere sindacale che si sono costituite o si costituiranno, tema che allo stato attuale non è ancora soddisfatto. E, naturalmente, è necessario anche normare una serie di limitazioni all'attività di carattere sindacale quando un militare sia in teatri di operazione, quindi con vincoli che escludono certe possibilità e certe prerogative.
La seconda proroga, che viene proposta nel decreto, fino al 31 dicembre 2022, quindi poche settimane in realtà, riguarda la partecipazione militare alle attività della NATO e, in particolare, la partecipazione alla forma a elevata prontezza di intervento, la Very High Readiness Joint Task Force, che fu costituita nel 2014 e presieduta a rotazione da ogni Paese e dall'Italia nel 2018, che è stata costituita come una forza di rapido intervento, attivabile entro 48 ore per interventi di emergenza e in situazioni militari critiche. La nostra partecipazione a questa task force comprende, come è già stato ricordato, 1.350 militari, 77 mezzi terrestri, 2 mezzi navali e 5 mezzi aerei. In particolare, questo dispositivo è dislocato sul fianco est dello spazio NATO e, in particolare, questa dislocazione è funzionale, in questo tempo, alla critica situazione che si è prodotta nell'Europa dell'Est con il conflitto tra Russia e Ucraina. La task force dispone di 5 basi: 1 base in Romania, 1 in Polonia e 3 basi nei Paesi baltici.
A fianco al nostro impegno in questa task force, ricordo che sono stati assunti in questi mesi altri provvedimenti coerenti con questo impegno. Penso alla nostra partecipazione al potenziamento della sorveglianza dello spazio aereo NATO, alla sorveglianza navale dello spazio NATO e a una presenza in Lettonia. Inoltre, sulla base di decisioni che sono state assunte più recentemente, 1.000 militari e 380 mezzi sono dislocati in Bulgaria e in Ungheria, che sono due Paesi, come sappiamo, di prossimità al teatro di guerra nell'Ucraina. Tutto questo in funzione di deterrenza, non in funzione di partecipazione al conflitto russo-ucraino, che il Segretario generale della NATO, Stoltenberg, ha ancora ribadito nei giorni scorsi. Si tratta di una presenza di deterrenza, in funzione di evitare che il conflitto possa ulteriormente allargarsi, e si spera che una presenza di deterrenza possa anche facilitare una sospensione delle operazioni militari in Ucraina da parte russa e, ovviamente, corrispondentemente, da parte ucraina, per poter, attraverso una tregua, avviare la ricerca di una soluzione politica.
Complessivamente, con questo impegno alla task force e gli altri impegni che ho ricordato, la NATO ha dislocato circa 40 mila militari nel teatro dell'Europa orientale, costituendo, accanto a 4 gruppi tattici già esistenti e dislocati nei Paesi baltici e in Polonia, altri 4 gruppi tattici in Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia, che sono tutti Paesi prospicienti al teatro.
Il decreto aggiorna anche una serie di norme del Codice penale militare di pace, in particolare: la non punibilità dei militari che usino la forza secondo le regole di ingaggio durante le missioni; la punibilità, invece, evidentemente, qualora l'uso della forza configuri violazione dei diritti umani o atti di particolare gravità, fino al genocidio; la punibilità dei reati commessi da stranieri in danno della nostra presenza su teatri bellici.
Il decreto, poi, aggiorna anche le modalità di acquisizione di servizi per le missioni internazionali di pace e autorizza in particolare, questo è particolarmente importante, l'avvio delle procedure di affidamento già nell'anno precedente a quello in cui si darà vita alla missione. Questo, evidentemente, è essenziale per garantire una tempestività di acquisizione di tutti i servizi necessari all'espletamento della missione, mentre la normativa di oggi, legando il tempo dell'acquisizione dei mezzi al tempo della missione, fa sì che spesso l'acquisizione sia, come dire, non tempestiva, e quindi questo aggiornamento è significativo ed importante. Sempre in questa parte del decreto si estendono anche i servizi acquisibili, cioè i servizi relativi agli equipaggiamenti, ai sistemi d'arma, alle molte modalità di sistemi di comunicazione, comprese le comunicazioni digitali, agli apparati di cyber sicurezza, agli apparati informatici e via di questo passo.
Il decreto regola anche l'acquisizione di materiali non di armamento e di opere e servizi al fine di una successiva cessione. Voi sapete che ne abbiamo ratificati molti, in quest'Aula, in questi anni. Il nostro Ministero della Difesa ha sottoscritto e sottoscrive frequentemente accordi, con altri Paesi, di cessione di materiali militari, o di equipaggiamenti, o di altra natura, funzionali alle attività di difesa e di sicurezza. L'articolo del decreto che oggi noi esaminiamo regola e norma anche questa parte, in ragione tale, appunto, da garantire che l'acquisizione di materiali per futura cessione non riguardi armamenti che possono essere regolati da tutt'altra normativa - in particolare è già regolata dalla legge n. 185 del 1990 approvata in Italia e in vigore da molti anni su tutto il tema del commercio di armi - e regola la possibilità di cedere strumenti non d'armamento e servizi ad altri Paese.
Infine, il decreto ha due norme che regolano il mantenimento, il trattenimento in servizio dei maestri delle bande musicali della Polizia e della Guardia di finanza.
In conclusione, noi non abbiamo ragione di opposizione agli articoli del decreto che riguardano la materia della difesa e, se il decreto fosse stato presentato soltanto con articoli attinenti a questa materia, non avremmo avuto difficoltà a votare a favore. Ma il decreto, come è già stato spiegato in modo chiaro dal collega Stumpo e da altri colleghi, contiene materie attinenti al sistema sanitario calabrese e all'Aifa, che noi non condividiamo, in particolare gli aspetti relativi alla riforma dell'Aifa. Ci pare un errore - e lo diciamo al sottosegretario, che è qui presente a nome del Governo - che si presentino decreti con materie del tutto estranee tra di loro e del tutto ultronee. Riteniamo che questo sia un errore e, quindi, invitiamo il Governo a non rinnovare questa prassi, che mette insieme mele e carote, obiettivamente con materie che non hanno alcuna forma di attinenza. Pertanto annuncio che su questo decreto ci sarà il voto di astensione, per questa ragione, da parte del nostro gruppo.