A.C. 664
Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, membri del Governo, oggi il nostro gruppo avrebbe votato facilmente, perché il decreto proroga la partecipazione italiana alle missioni NATO, permette al sistema sanitario calabrese di continuare a migliorare le sue performance ed era prevista una proroga per gli organismi di Aifa affinché continuassero ad esercitare la propria funzione. Avremmo votato a favore, se non ci fossero state le forzature inopportune e sguaiate che la maggioranza ha prodotto in questi giorni.
Vede, Presidente, il tema non sono le modifiche in sé, tant'è vero che nella parte che riguarda la sanità calabrese ne sono state fatte alcune positive, che ci convincono, come aver dato stabilità e certezza di dati per chiudere il bilancio, e quindi aver dato la possibilità alla sanità calabrese di assumere personale; altre ci convincono meno, come i tempi che comporteranno la nomina di nuovi commissari per soli 4 mesi.
Ma non è questo che condizionerà il nostro voto finale. Il decreto Calabria è un decreto utile e non cambieremo il giudizio su questo, anche a differenza della maggioranza. Ricordo che chi oggi presiede il Governo, un grande pezzo di quelli che presiedono il Governo, nella passata legislatura su questo decreto avevano votato contro e oggi lo portano avanti in totale continuità. Lo dico in senso generale, non soltanto su questa vicenda.
In quest'Aula e anche rispetto al Paese bisogna sempre ricordarsi che, quando si governa, bisogna avere lo stesso atteggiamento di quando si è all'opposizione. E noi, a differenza della maggioranza, continueremo a farlo. Per questo avremmo votato a favore del decreto. Peccato che, nottetempo, la maggioranza ha deciso di forzare la mano per reinserire in un atto di decretazione d'urgenza ciò che urgenza non è.
Ora, mi chiedo, colleghe e colleghi, e lo domando alla Presidenza: ma qualcuno qui dentro, senza sorridere di se stesso, può davvero spiegare come sia stato possibile introdurre, in un decreto che di fatto tratta di proroghe, la riforma dell'Agenzia italiana del farmaco? Stiamo parlando non di una quisquiglia, ma dell'Agenzia che ha il ruolo delicato di garantire il diritto alla cura con farmaci di qualità ed economicamente sostenibili. Si è deciso di stravolgerla, senza che un esponente del Governo venisse a spiegarci la ratio e il funzionamento, senza un coinvolgimento delle regioni e, soprattutto, senza dare al Parlamento la possibilità di discuterne a fondo. Un colpo di mano, tra l'altro, assolutamente inutile, perché, se volevate discutere serenamente della riforma dell'Aifa, ci avreste trovato disponibili. Avremmo voluto - noi e, probabilmente, tutti gli attori che ruotano intorno all'Agenzia, un volume di 34 miliardi di spesa sanitaria, e quindi medici, associazioni dei pazienti e regioni - discutere e approfondire il futuro dell'Aifa. Avremmo voluto farlo perché, colleghi e colleghe, vi ricordo che questo è il ruolo del Parlamento.
Peraltro, Aifa è un organismo in cui non è rappresentato solo il Governo, ma sono rappresentate anche le regioni, che nessuno ha sentito, né coinvolto. Tramite la Presidenza vorrei domandare ai colleghi onorevoli della Lega: ma dove sono i pareri dei vostri presidenti delle regioni? Non eravate, voi, un partito così attento alle istanze dei territori? Con emendamenti che non c'entravano nulla avete profondamente modificato l'assetto dell'Aifa, a partire dalla cancellazione della figura del direttore generale.
Scusate ma, anche a questo riguardo, quale sarebbe l'urgenza che impone di riunire in un'unica carica la figura del presidente e del direttore generale? Non è che volete assoggettare Aifa alla politica? Infatti Aifa - ricordo a tutti noi - nacque nel 2003, dopo lo scandalo di “farmacopoli”, uno scandalo pesante di modalità irregolari di approvvigionamento dei farmaci, e nacque con l'idea di dare al nuovo ente una forte indipendenza scientifica, ovviamente con la vicinanza politica e istituzionale. La legge che 18 anni fa istituì l'Aifa si basava su due funzioni fondamentali: l'autonomia tecnico-scientifica, assicurata dal direttore generale nominato dal Ministro della Salute, e il raccordo con le regioni, garantito dal presidente indicato dalla Conferenza Stato-regioni. L'abolizione del direttore generale, è evidente, rischia di indebolire di fatto il carattere dell'autonomia tecnico-scientifica dell'Agenzia, perché affida al presidente le due funzioni che in precedenza erano separate. Concentrare tutto il potere nelle mani di quest'ultimo sposterà il baricentro a favore della politica, più condizionabile e meno attenta alle evidenze scientifiche in materia sanitaria.
Ora, colleghi e colleghe, domando alla Presidenza: non so se il colpo di mano che avete fatto sia per trascurare le valutazioni scientifiche. Però, lasciatemi pensare che è fatto da chi più volte ha appoggiato i no-Vax, sostenuto tesi antiscientifiche, organizzato manifestazioni senza mascherina in piena pandemia e messo in dubbio l'efficacia dei vaccini. Perdonateci se un po' di paura ce la mette. E ci spaventa perché l'Aifa si confronta quotidianamente con la pressione esercitata da grandi multinazionali e aziende farmaceutiche.
Ricordo una cosa che credo sarà chiara a tutti noi: durante la pandemia, per esempio, l'Agenzia ha svolto una funzione complicata, perché, da un lato, c'era la mancanza di terapie, che richiedeva anche di accelerare al massimo la sperimentazione su nuovi farmaci e vaccini, e alcuni paletti sono dovuti cadere, ma, dall'altro lato, l'Aifa ha vigilato affinché non si ricorresse a farmaci inefficaci o insicuri, approfittando dell'emergenza. Traduco: ha vigilato affinché non si speculasse su una tragedia, facendo arricchire qualcuno e mettendo in pericolo la vita delle persone. E lo ha fatto - lo dico, tramite la Presidenza, alla maggioranza - anche quando parti della maggioranza attuale spalleggiavano l'uso di sostanze poi rivelatesi inefficaci. Ricordo un Ministro di questo Governo che diceva: se avessi il COVID, mi curerei con l'idrossiclorochina. Era questa l'urgenza? Vi chiedo. Era indebolire l'autonomia dell'Aifa? E per quale motivo? Magari per renderla più flessibile di fronte alle pressioni del mercato e rendere meno rigidi i vincoli relativi alla sicurezza dei farmaci? Sappiate, da subito, che non lo permetteremo.
Anche la valutazione dei farmaci affidata solo ai 10 membri indebolisce l'Agenzia. Il tema non era riunire in una Commissione, lo potevamo anche discutere e comprendere. Onorevoli colleghi, vi do una notizia: l'Aifa oggi ha problemi di eccesso di lavoro, proprio perché le pratiche si accumulano una sull'altra, e nessuno nega che l'Aifa abbia bisogno di una riforma. Ma la cosa che, confesso, dispiace di più, è che, anziché battersi per una sanità pubblica più efficiente e sostenuta con maggiori finanziamenti, avete prodigato tutte le vostre forze per indebolire una parte del nostro sistema sanitario. Lo dico perché mi spiace che sia uscito dall'Aula, ma durante la discussione generale su questo decreto, ancora una volta, il Sottosegretario Gemmato, salito agli onori delle cronache per le sue geniali, antiscientifiche parole sui vaccini, rimproverava all'opposizione di dire fake news sui finanziamenti del fabbisogno sanitario nazionale.
Il Ministro della Salute, dal canto suo, ha più volte parlato - cito letterale - di un'inversione di tendenza rispetto ai mancati finanziamenti degli ultimi anni. Ora, vede, io capisco il tentativo - da Ministero della Propaganda – per cui, a forza di dire una cosa falsa, si prova a farla passare per vera, ma non è vero. Avete scelto di definanziare la sanità pubblica e ve ne dovete assumere la responsabilità. Dal 2020 al 2022 le risorse destinate alla sanità sono sempre state sopra il 7 per cento del PIL, nel 2023 scenderanno al 6,7 per cento, nel 2024 al 6,3 per cento e nel 2025 addirittura al 6,1 per cento, ossia un valore inferiore rispetto al periodo pre-pandemia. Però, il Sottosegretario ci ha detto, nella discussione generale che, citando il PIL, facciamo una furbizia. Non ho capito, è semplicemente matematica. Ma, allora, le cito i dati assoluti. Con il Ministro Speranza alla guida del Dicastero della Salute la spesa sanitaria dal 2019 al 2022 è passata da 115 miliardi a 134; con questo Governo la spesa sanitaria passerà dai 134 miliardi nel prossimo anno ai 132 nel 2025.Noi, in tre anni, l'abbiamo aumentata di circa 20 miliardi, questo Governo, in tre anni, non solo aumenterà nulla di nulla, ma toglie soldi alla sanità pubblica. Sottosegretario, lo dico tramite la Presidenza, non sono fake news, non è la retorica della sinistra brutta e cattiva; sono i numeri della Ragioneria Generale dello Stato, e i numeri dicono che avete definanziato la sanità pubblica, mentre, al contempo, avete compiuto una stortura legislativa che ha indebolito un pezzo del nostro sistema sanitario nazionale.
Con la riforma dell'Aifa si è esautorato il Parlamento dalle sue funzioni, non solo ora, ma persino sull'iter di nomina del futuro presidente, perché avverrà con decreto ministeriale in cui saranno stabilite le modalità.
Arrivo a concludere: la cosa paradossale è che questa urgenza non migliorerà il funzionamento dell'Agenzia, anzi, nelle more dell'emanazione del nuovo decreto che dovrà fare il Governo e nelle more della costituzione del nuovo organismo, si bloccherà il suo funzionamento. Eppure dall'inizio della legislatura, signora Presidente, i colleghi della maggioranza, a ogni critica e sollecitazione, ci hanno chiesto tempo, pazienza, perché avrebbero effettuato le riforme in maniera pensata, strutturata, alla luce del sole. Il risultato è lo stravolgimento di nascosto e senza dibattito di una delle Agenzie vitali più importanti del Paese. Volete riformare l'Aifa? Volete fare le riforme? Evitate scorciatoie e confrontatevi con noi e con il Paese, senza colpi di mano e forzature. Venite in quest'Aula e presentateci i vostri progetti. Troverete un'opposizione disponibile a discutere. Se pensate, invece, di passare una legislatura a mettere riforme in decreti d'urgenza, con colpi di mano e passando sopra alla discussione parlamentare, ci troverete qui a difendere non solo e non tanto il ruolo del Parlamento, ma la buona politica, che tanto avete declamato in campagna elettorale e che avete tradito in un nanosecondo.
Per questi motivi, Presidente, ci asterremo sul provvedimento e speriamo di cuore che forzature di questo tipo non si ripetano più.