A.C. 1195
Illustre Presidente, cari colleghi e care colleghe, il problema della siccità è una priorità per il nostro Paese. Secondo l'Osservatorio ANBI, l'Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, tra il 1991 ed il 2020, la media della pioggia annualmente caduta sull'Italia ha sfiorato i 255 miliardi di metri cubi, è stata cioè il 18 per cento in meno rispetto alla soglia indicata nel 1970. L'anno scorso i danni provocati dalla mancanza di acqua nelle campagne furono stimati in 6 miliardi di euro. Molti comuni, la scorsa estate, dovettero ricorrere all'approvvigionamento esterno con le autobotti e, per quest'anno, le previsioni sono ancora peggiori. Nonostante ciò, ci troviamo di fronte ad un provvedimento secondo noi vuoto, inutile e per alcuni aspetti dannoso. Le associazioni ambientaliste, tutte e indistintamente, hanno criticato il testo, rimarcando come il decreto sia basato esclusivamente su interventi infrastrutturali, sull'estensione dell'approccio commissariale e su un'ulteriore artificializzazione del reticolo idrico già prossimo al collasso.
Condividiamo pienamente questo giudizio. Per affrontare la crisi idrica, il Governo ricorre, ancora una volta, a commissari, a deroghe a norme di tutela ambientale e a una nuova ondata di cemento sul territorio. Una strategia nazionale integrata, in un'ottica di bacini idrografici e la promozione di nuove pratiche e misure volte a ridurre la domanda di acqua e ad evitare gli sprechi: questa è la scelta che noi dobbiamo seguire. Occorre agire sugli ostacoli alla rimozione delle perdite idriche e adottare, per ogni bacino idrografico, piani di bilancio idrico, con misure di gestione della siccità che devono essere inserite nella pianificazione territoriale e tenute in considerazione per il rinnovo delle concessioni idriche, in modo da superare definitivamente l'attuale approccio emergenziale. Mancano, quindi, visione e programmazione, perché la siccità - come vorrebbero farci credere alcuni esponenti della destra - non è un fenomeno passeggero o un capriccio ideologico degli ambientalisti, ma è una problematica ricorrente anche e soprattutto nei nostri territori.
La scienza del clima ci mostra da tempo che l'Italia, inserita nel contesto di un hotspot climatico come il Mediterraneo, risente, più di altre zone del mondo, dei recenti cambiamenti climatici di origine antropica e dei loro effetti, non solo sul territorio e sugli ecosistemi, ma anche sull'uomo e sulla società relativamente al suo benessere, alla sua sicurezza, alla sua salute e alle sue attività produttive. Sappiamo, quindi, che il cambiamento climatico esiste e che il nostro Paese deve imparare a limitarlo e a gestirlo attraverso programmi e soluzioni adeguate. Il Partito Democratico, nel corso della discussione parlamentare del provvedimento, ha avanzato proposte specifiche in questa direzione. Mi riferisco, ad esempio, in primo luogo, ad un maggior coordinamento tra gli interventi della cabina di regia e le altre iniziative già intraprese per contrastare gli effetti della scarsità idrica e agli interventi e alle opere relative alle infrastrutture idriche, già approvate e finanziate dalle politiche di investimento nazionali ed europee, come in particolare il PNRR.
Come spiega una relazione del 2022 della Corte dei conti, quella stessa Corte che avete silenziato due giorni fa, il PNRR mette in campo quasi 4 miliardi di euro per investimenti per migliorare il cosiddetto servizio idrico nazionale, ossia l'insieme dei servizi pubblici per la gestione e la distribuzione dell'acqua sul suolo nazionale. Due miliardi di euro circa sono destinati a interventi per l'approvvigionamento di acqua e poco meno di un miliardo sarà investito negli acquedotti, mentre un altro miliardo circa è destinato a misure per le fognature e la depurazione delle acque.
Ora che la Corte dei conti non potrà più relazionare sugli appuntamenti e sugli interventi che ci saranno nei prossimi anni, starà a voi aggiornarci sullo stato di avanzamento di questi progetti, ma starà a noi vigilare sul vostro operato, perché noi crediamo che questo del PNRR sia un appuntamento che non deve fallire e noi saremo pronti anche a intervenire con le azioni parlamentari che in questo caso ci sono permesse.
Un'altra proposta riguarda una serie di interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere la riduzione delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione, con l'adozione quindi di iniziative volte a evitare gli sprechi, sia dal punto di vista delle dispersioni, sia in relazione all'uso della risorsa idrica per implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura e a fini industriali, attraverso le modifiche normative necessarie. In Italia, infatti, sprechiamo 104.000 litri di acqua al secondo; basta fare un rapido calcolo per scoprire che si tratta di ben 9 miliardi di litri al giorno; lo spreco di acqua potabile è pari al 42 per cento dell'acqua che scorre lungo 500.000 chilometri di reti di acquedotti.
Un'ulteriore proposta riguarda l'istituzione di un Fondo straordinario per le misure urgenti sulla rete fluviale: si tratta di un Fondo che ha come obiettivo la realizzazione di interventi per restituire spazio ai fiumi, per ampliare le casse di espansione e per ridurre la canalizzazione, ripristinando le connessioni tra gli alvei e le pianure inondabili, anche rimuovendo e modificando parte degli sbarramenti esistenti, per favorire interventi finalizzati alla ricarica degli acquiferi nel sottosuolo nei periodi di surplus idrico.
Queste sono proposte strutturali che hanno una visione e non si limitano ad interventi emergenziali. Niente di tutto questo è stato fatto ed è già ampiamente sufficiente per giustificare il nostro “no” al provvedimento. Ma ci sono, purtroppo, altre due ragioni che aggravano la situazione: questo decreto oltre a essere, come ho detto, vuoto e inutile, è tardivo e non venite a ripeterci la solita litania: “Perché non lo avete fatto quando eravate voi al Governo?”. Farei notare che i partiti che hanno fatto parte dell'attuale maggioranza e i loro autorevoli esponenti hanno governato per anni nell'ultimo decennio - Forza Italia con il Governo Letta 1, Renzi 1 e Draghi e la Lega con i Governi Conte 1 e Draghi - addirittura per due anni e mezzo negli ultimi quattro anni. Infatti, esattamente un anno fa, proprio il governatore Draghi, intervenendo con piani di emergenza regionali sulla siccità, aveva stanziato risorse ed era pronto a varare un apposito decreto con le misure di contrasto alla scarsità d'acqua e di adeguamento alle infrastrutture idriche. Lo stesso Salvini, proprio nel giugno dello scorso anno, lanciava il suo grido di dolore e affermava: “L'emergenza per le famiglie è rinnovare lo sconto benzina e quello di luce e gas, e poi un decreto Siccità perché ci sono agricoltori che non ce la fanno più. Lo chiedo formalmente al Governo Draghi. Queste misure non servono alla Lega, ma agli italiani. Spero che il Governo non perda altri giorni”.
Lui certamente non ha perso tempo e, infatti, dopo pochi giorni, ha fatto cadere il Governo, penalizzando gli italiani ancora una volta.
Questa sì, è stata veramente una misura che è servita alla Lega. Senza che le elezioni anticipate ci fossero, la Lega sarebbe stata ridimensionata e oggi forse si sarebbe parlato di un'altra storia.
Ma non finisce qui. La stessa Premier Meloni, dai banchi dell'opposizione, accusava smaniosa il Governo Draghi di aver agito in ritardo e di avere addirittura ignorato un documento scientifico dell'Unione europea, pubblicato a marzo 2022, sull'emergenza della crisi idrica.
Infatti, in questo caso, anche lei dichiara: non hanno prestato ascolto, non solo agli allarmi provenienti da diverse parti, ma anche ad uno studio dello scorso marzo della Commissione europea, riguardante addirittura la pianura padana. Questo lo affermava direttamente Giorgia Meloni. Proprio lei, che ha un capogruppo al Senato negazionista e per il quale il cambiamento climatico non è un dogma. Proprio lei, che, in questi mesi, al Governo, ha fatto propaganda contro tutti i documenti dell'UE sul clima, dalle auto green alle case green. Da giugno 2022, per colpa della destra, siamo passati al giugno 2023 e abbiamo perso un intero anno, senza aver fatto niente e soprattutto senza alcuna misura strutturale.
Questo decreto - e mi avvio a concludere -, oltre ad essere inutile e tardivo, è stato anche umiliato dal Parlamento: non solo al Senato, dove la maggioranza ha ritirato molti emendamenti pur di far votare gli identici presentati dall'opposizione, evidenziando, quindi, una censura incomprensibile e controproducente alla discussione parlamentare, ma anche alla Camera, il cui atteggiamento è stato addirittura peggiore. La votazione di quasi 160 proposte emendative è stata confusa, si è svolta in Commissione velocemente. La decretazione d'urgenza non può, in ogni caso, esautorare il Parlamento.
Signori deputati, dobbiamo capire che questo è un problema e lo dico soprattutto ai colleghi della destra, affinché abbiano, almeno su questo, un moto d'orgoglio. Noi dobbiamo discutere e dobbiamo far sì che questo Parlamento possa arrivare a discutere sui vari emendamenti. Infatti, la maggioranza sembra ormai solida. Lo capisco, siete tanti, anche nei numeri, e non capisco francamente, non comprendiamo questa evidente e continua sottomissione nei confronti del vostro Governo. Non lo capiamo.
Ecco perché pensiamo che questo decreto sia sbagliato nel metodo e nel merito, nei contenuti e nella forma. E credo che sia, inoltre, l'ennesima retromarcia di una Premier che ha perso ogni briciolo di coerenza rispetto a quando sedeva nei banchi dell'opposizione.
Per questi motivi, annuncio il voto contrario da parte del Partito Democratico sulla fiducia e su questo decreto.
Illustre Presidente, cari colleghi e care colleghe, il problema della siccità è una priorità per il nostro Paese. Secondo l'Osservatorio ANBI, l'Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, tra il 1991 ed il 2020, la media della pioggia annualmente caduta sull'Italia ha sfiorato i 255 miliardi di metri cubi, è stata cioè il 18 per cento in meno rispetto alla soglia indicata nel 1970. L'anno scorso i danni provocati dalla mancanza di acqua nelle campagne furono stimati in 6 miliardi di euro. Molti comuni, la scorsa estate, dovettero ricorrere all'approvvigionamento esterno con le autobotti e, per quest'anno, le previsioni sono ancora peggiori. Nonostante ciò, ci troviamo di fronte ad un provvedimento secondo noi vuoto, inutile e per alcuni aspetti dannoso. Le associazioni ambientaliste, tutte e indistintamente, hanno criticato il testo, rimarcando come il decreto sia basato esclusivamente su interventi infrastrutturali, sull'estensione dell'approccio commissariale e su un'ulteriore artificializzazione del reticolo idrico già prossimo al collasso.
Condividiamo pienamente questo giudizio. Per affrontare la crisi idrica, il Governo ricorre, ancora una volta, a commissari, a deroghe a norme di tutela ambientale e a una nuova ondata di cemento sul territorio. Una strategia nazionale integrata, in un'ottica di bacini idrografici e la promozione di nuove pratiche e misure volte a ridurre la domanda di acqua e ad evitare gli sprechi: questa è la scelta che noi dobbiamo seguire. Occorre agire sugli ostacoli alla rimozione delle perdite idriche e adottare, per ogni bacino idrografico, piani di bilancio idrico, con misure di gestione della siccità che devono essere inserite nella pianificazione territoriale e tenute in considerazione per il rinnovo delle concessioni idriche, in modo da superare definitivamente l'attuale approccio emergenziale. Mancano, quindi, visione e programmazione, perché la siccità - come vorrebbero farci credere alcuni esponenti della destra - non è un fenomeno passeggero o un capriccio ideologico degli ambientalisti, ma è una problematica ricorrente anche e soprattutto nei nostri territori.
La scienza del clima ci mostra da tempo che l'Italia, inserita nel contesto di un hotspot climatico come il Mediterraneo, risente, più di altre zone del mondo, dei recenti cambiamenti climatici di origine antropica e dei loro effetti, non solo sul territorio e sugli ecosistemi, ma anche sull'uomo e sulla società relativamente al suo benessere, alla sua sicurezza, alla sua salute e alle sue attività produttive. Sappiamo, quindi, che il cambiamento climatico esiste e che il nostro Paese deve imparare a limitarlo e a gestirlo attraverso programmi e soluzioni adeguate. Il Partito Democratico, nel corso della discussione parlamentare del provvedimento, ha avanzato proposte specifiche in questa direzione. Mi riferisco, ad esempio, in primo luogo, ad un maggior coordinamento tra gli interventi della cabina di regia e le altre iniziative già intraprese per contrastare gli effetti della scarsità idrica e agli interventi e alle opere relative alle infrastrutture idriche, già approvate e finanziate dalle politiche di investimento nazionali ed europee, come in particolare il PNRR.
Come spiega una relazione del 2022 della Corte dei conti, quella stessa Corte che avete silenziato due giorni fa, il PNRR mette in campo quasi 4 miliardi di euro per investimenti per migliorare il cosiddetto servizio idrico nazionale, ossia l'insieme dei servizi pubblici per la gestione e la distribuzione dell'acqua sul suolo nazionale. Due miliardi di euro circa sono destinati a interventi per l'approvvigionamento di acqua e poco meno di un miliardo sarà investito negli acquedotti, mentre un altro miliardo circa è destinato a misure per le fognature e la depurazione delle acque.
Ora che la Corte dei conti non potrà più relazionare sugli appuntamenti e sugli interventi che ci saranno nei prossimi anni, starà a voi aggiornarci sullo stato di avanzamento di questi progetti, ma starà a noi vigilare sul vostro operato, perché noi crediamo che questo del PNRR sia un appuntamento che non deve fallire e noi saremo pronti anche a intervenire con le azioni parlamentari che in questo caso ci sono permesse.
Un'altra proposta riguarda una serie di interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere la riduzione delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione, con l'adozione quindi di iniziative volte a evitare gli sprechi, sia dal punto di vista delle dispersioni, sia in relazione all'uso della risorsa idrica per implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura e a fini industriali, attraverso le modifiche normative necessarie. In Italia, infatti, sprechiamo 104.000 litri di acqua al secondo; basta fare un rapido calcolo per scoprire che si tratta di ben 9 miliardi di litri al giorno; lo spreco di acqua potabile è pari al 42 per cento dell'acqua che scorre lungo 500.000 chilometri di reti di acquedotti.
Un'ulteriore proposta riguarda l'istituzione di un Fondo straordinario per le misure urgenti sulla rete fluviale: si tratta di un Fondo che ha come obiettivo la realizzazione di interventi per restituire spazio ai fiumi, per ampliare le casse di espansione e per ridurre la canalizzazione, ripristinando le connessioni tra gli alvei e le pianure inondabili, anche rimuovendo e modificando parte degli sbarramenti esistenti, per favorire interventi finalizzati alla ricarica degli acquiferi nel sottosuolo nei periodi di surplus idrico.
Queste sono proposte strutturali che hanno una visione e non si limitano ad interventi emergenziali. Niente di tutto questo è stato fatto ed è già ampiamente sufficiente per giustificare il nostro “no” al provvedimento. Ma ci sono, purtroppo, altre due ragioni che aggravano la situazione: questo decreto oltre a essere, come ho detto, vuoto e inutile, è tardivo e non venite a ripeterci la solita litania: “Perché non lo avete fatto quando eravate voi al Governo?”. Farei notare che i partiti che hanno fatto parte dell'attuale maggioranza e i loro autorevoli esponenti hanno governato per anni nell'ultimo decennio - Forza Italia con il Governo Letta 1, Renzi 1 e Draghi e la Lega con i Governi Conte 1 e Draghi - addirittura per due anni e mezzo negli ultimi quattro anni. Infatti, esattamente un anno fa, proprio il governatore Draghi, intervenendo con piani di emergenza regionali sulla siccità, aveva stanziato risorse ed era pronto a varare un apposito decreto con le misure di contrasto alla scarsità d'acqua e di adeguamento alle infrastrutture idriche. Lo stesso Salvini, proprio nel giugno dello scorso anno, lanciava il suo grido di dolore e affermava: “L'emergenza per le famiglie è rinnovare lo sconto benzina e quello di luce e gas, e poi un decreto Siccità perché ci sono agricoltori che non ce la fanno più. Lo chiedo formalmente al Governo Draghi. Queste misure non servono alla Lega, ma agli italiani. Spero che il Governo non perda altri giorni”.
Lui certamente non ha perso tempo e, infatti, dopo pochi giorni, ha fatto cadere il Governo, penalizzando gli italiani ancora una volta.
Questa sì, è stata veramente una misura che è servita alla Lega. Senza che le elezioni anticipate ci fossero, la Lega sarebbe stata ridimensionata e oggi forse si sarebbe parlato di un'altra storia.
Ma non finisce qui. La stessa Premier Meloni, dai banchi dell'opposizione, accusava smaniosa il Governo Draghi di aver agito in ritardo e di avere addirittura ignorato un documento scientifico dell'Unione europea, pubblicato a marzo 2022, sull'emergenza della crisi idrica.
Infatti, in questo caso, anche lei dichiara: non hanno prestato ascolto, non solo agli allarmi provenienti da diverse parti, ma anche ad uno studio dello scorso marzo della Commissione europea, riguardante addirittura la pianura padana. Questo lo affermava direttamente Giorgia Meloni. Proprio lei, che ha un capogruppo al Senato negazionista e per il quale il cambiamento climatico non è un dogma. Proprio lei, che, in questi mesi, al Governo, ha fatto propaganda contro tutti i documenti dell'UE sul clima, dalle auto green alle case green. Da giugno 2022, per colpa della destra, siamo passati al giugno 2023 e abbiamo perso un intero anno, senza aver fatto niente e soprattutto senza alcuna misura strutturale.
Questo decreto - e mi avvio a concludere -, oltre ad essere inutile e tardivo, è stato anche umiliato dal Parlamento: non solo al Senato, dove la maggioranza ha ritirato molti emendamenti pur di far votare gli identici presentati dall'opposizione, evidenziando, quindi, una censura incomprensibile e controproducente alla discussione parlamentare, ma anche alla Camera, il cui atteggiamento è stato addirittura peggiore. La votazione di quasi 160 proposte emendative è stata confusa, si è svolta in Commissione velocemente. La decretazione d'urgenza non può, in ogni caso, esautorare il Parlamento.
Signori deputati, dobbiamo capire che questo è un problema e lo dico soprattutto ai colleghi della destra, affinché abbiano, almeno su questo, un moto d'orgoglio. Noi dobbiamo discutere e dobbiamo far sì che questo Parlamento possa arrivare a discutere sui vari emendamenti. Infatti, la maggioranza sembra ormai solida. Lo capisco, siete tanti, anche nei numeri, e non capisco francamente, non comprendiamo questa evidente e continua sottomissione nei confronti del vostro Governo. Non lo capiamo.
Ecco perché pensiamo che questo decreto sia sbagliato nel metodo e nel merito, nei contenuti e nella forma. E credo che sia, inoltre, l'ennesima retromarcia di una Premier che ha perso ogni briciolo di coerenza rispetto a quando sedeva nei banchi dell'opposizione.
Per questi motivi, annuncio il voto contrario da parte del Partito Democratico sulla fiducia e su questo decreto.
Illustre Presidente, cari colleghi e care colleghe, il problema della siccità è una priorità per il nostro Paese. Secondo l'Osservatorio ANBI, l'Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, tra il 1991 ed il 2020, la media della pioggia annualmente caduta sull'Italia ha sfiorato i 255 miliardi di metri cubi, è stata cioè il 18 per cento in meno rispetto alla soglia indicata nel 1970. L'anno scorso i danni provocati dalla mancanza di acqua nelle campagne furono stimati in 6 miliardi di euro. Molti comuni, la scorsa estate, dovettero ricorrere all'approvvigionamento esterno con le autobotti e, per quest'anno, le previsioni sono ancora peggiori. Nonostante ciò, ci troviamo di fronte ad un provvedimento secondo noi vuoto, inutile e per alcuni aspetti dannoso. Le associazioni ambientaliste, tutte e indistintamente, hanno criticato il testo, rimarcando come il decreto sia basato esclusivamente su interventi infrastrutturali, sull'estensione dell'approccio commissariale e su un'ulteriore artificializzazione del reticolo idrico già prossimo al collasso.
Condividiamo pienamente questo giudizio. Per affrontare la crisi idrica, il Governo ricorre, ancora una volta, a commissari, a deroghe a norme di tutela ambientale e a una nuova ondata di cemento sul territorio. Una strategia nazionale integrata, in un'ottica di bacini idrografici e la promozione di nuove pratiche e misure volte a ridurre la domanda di acqua e ad evitare gli sprechi: questa è la scelta che noi dobbiamo seguire. Occorre agire sugli ostacoli alla rimozione delle perdite idriche e adottare, per ogni bacino idrografico, piani di bilancio idrico, con misure di gestione della siccità che devono essere inserite nella pianificazione territoriale e tenute in considerazione per il rinnovo delle concessioni idriche, in modo da superare definitivamente l'attuale approccio emergenziale. Mancano, quindi, visione e programmazione, perché la siccità - come vorrebbero farci credere alcuni esponenti della destra - non è un fenomeno passeggero o un capriccio ideologico degli ambientalisti, ma è una problematica ricorrente anche e soprattutto nei nostri territori.
La scienza del clima ci mostra da tempo che l'Italia, inserita nel contesto di un hotspot climatico come il Mediterraneo, risente, più di altre zone del mondo, dei recenti cambiamenti climatici di origine antropica e dei loro effetti, non solo sul territorio e sugli ecosistemi, ma anche sull'uomo e sulla società relativamente al suo benessere, alla sua sicurezza, alla sua salute e alle sue attività produttive. Sappiamo, quindi, che il cambiamento climatico esiste e che il nostro Paese deve imparare a limitarlo e a gestirlo attraverso programmi e soluzioni adeguate. Il Partito Democratico, nel corso della discussione parlamentare del provvedimento, ha avanzato proposte specifiche in questa direzione. Mi riferisco, ad esempio, in primo luogo, ad un maggior coordinamento tra gli interventi della cabina di regia e le altre iniziative già intraprese per contrastare gli effetti della scarsità idrica e agli interventi e alle opere relative alle infrastrutture idriche, già approvate e finanziate dalle politiche di investimento nazionali ed europee, come in particolare il PNRR.
Come spiega una relazione del 2022 della Corte dei conti, quella stessa Corte che avete silenziato due giorni fa, il PNRR mette in campo quasi 4 miliardi di euro per investimenti per migliorare il cosiddetto servizio idrico nazionale, ossia l'insieme dei servizi pubblici per la gestione e la distribuzione dell'acqua sul suolo nazionale. Due miliardi di euro circa sono destinati a interventi per l'approvvigionamento di acqua e poco meno di un miliardo sarà investito negli acquedotti, mentre un altro miliardo circa è destinato a misure per le fognature e la depurazione delle acque.
Ora che la Corte dei conti non potrà più relazionare sugli appuntamenti e sugli interventi che ci saranno nei prossimi anni, starà a voi aggiornarci sullo stato di avanzamento di questi progetti, ma starà a noi vigilare sul vostro operato, perché noi crediamo che questo del PNRR sia un appuntamento che non deve fallire e noi saremo pronti anche a intervenire con le azioni parlamentari che in questo caso ci sono permesse.
Un'altra proposta riguarda una serie di interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere la riduzione delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione, con l'adozione quindi di iniziative volte a evitare gli sprechi, sia dal punto di vista delle dispersioni, sia in relazione all'uso della risorsa idrica per implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura e a fini industriali, attraverso le modifiche normative necessarie. In Italia, infatti, sprechiamo 104.000 litri di acqua al secondo; basta fare un rapido calcolo per scoprire che si tratta di ben 9 miliardi di litri al giorno; lo spreco di acqua potabile è pari al 42 per cento dell'acqua che scorre lungo 500.000 chilometri di reti di acquedotti.
Un'ulteriore proposta riguarda l'istituzione di un Fondo straordinario per le misure urgenti sulla rete fluviale: si tratta di un Fondo che ha come obiettivo la realizzazione di interventi per restituire spazio ai fiumi, per ampliare le casse di espansione e per ridurre la canalizzazione, ripristinando le connessioni tra gli alvei e le pianure inondabili, anche rimuovendo e modificando parte degli sbarramenti esistenti, per favorire interventi finalizzati alla ricarica degli acquiferi nel sottosuolo nei periodi di surplus idrico.
Queste sono proposte strutturali che hanno una visione e non si limitano ad interventi emergenziali. Niente di tutto questo è stato fatto ed è già ampiamente sufficiente per giustificare il nostro “no” al provvedimento. Ma ci sono, purtroppo, altre due ragioni che aggravano la situazione: questo decreto oltre a essere, come ho detto, vuoto e inutile, è tardivo e non venite a ripeterci la solita litania: “Perché non lo avete fatto quando eravate voi al Governo?”. Farei notare che i partiti che hanno fatto parte dell'attuale maggioranza e i loro autorevoli esponenti hanno governato per anni nell'ultimo decennio - Forza Italia con il Governo Letta 1, Renzi 1 e Draghi e la Lega con i Governi Conte 1 e Draghi - addirittura per due anni e mezzo negli ultimi quattro anni. Infatti, esattamente un anno fa, proprio il governatore Draghi, intervenendo con piani di emergenza regionali sulla siccità, aveva stanziato risorse ed era pronto a varare un apposito decreto con le misure di contrasto alla scarsità d'acqua e di adeguamento alle infrastrutture idriche. Lo stesso Salvini, proprio nel giugno dello scorso anno, lanciava il suo grido di dolore e affermava: “L'emergenza per le famiglie è rinnovare lo sconto benzina e quello di luce e gas, e poi un decreto Siccità perché ci sono agricoltori che non ce la fanno più. Lo chiedo formalmente al Governo Draghi. Queste misure non servono alla Lega, ma agli italiani. Spero che il Governo non perda altri giorni”.
Lui certamente non ha perso tempo e, infatti, dopo pochi giorni, ha fatto cadere il Governo, penalizzando gli italiani ancora una volta.
Questa sì, è stata veramente una misura che è servita alla Lega. Senza che le elezioni anticipate ci fossero, la Lega sarebbe stata ridimensionata e oggi forse si sarebbe parlato di un'altra storia.
Ma non finisce qui. La stessa Premier Meloni, dai banchi dell'opposizione, accusava smaniosa il Governo Draghi di aver agito in ritardo e di avere addirittura ignorato un documento scientifico dell'Unione europea, pubblicato a marzo 2022, sull'emergenza della crisi idrica.
Infatti, in questo caso, anche lei dichiara: non hanno prestato ascolto, non solo agli allarmi provenienti da diverse parti, ma anche ad uno studio dello scorso marzo della Commissione europea, riguardante addirittura la pianura padana. Questo lo affermava direttamente Giorgia Meloni. Proprio lei, che ha un capogruppo al Senato negazionista e per il quale il cambiamento climatico non è un dogma. Proprio lei, che, in questi mesi, al Governo, ha fatto propaganda contro tutti i documenti dell'UE sul clima, dalle auto green alle case green. Da giugno 2022, per colpa della destra, siamo passati al giugno 2023 e abbiamo perso un intero anno, senza aver fatto niente e soprattutto senza alcuna misura strutturale.
Questo decreto - e mi avvio a concludere -, oltre ad essere inutile e tardivo, è stato anche umiliato dal Parlamento: non solo al Senato, dove la maggioranza ha ritirato molti emendamenti pur di far votare gli identici presentati dall'opposizione, evidenziando, quindi, una censura incomprensibile e controproducente alla discussione parlamentare, ma anche alla Camera, il cui atteggiamento è stato addirittura peggiore. La votazione di quasi 160 proposte emendative è stata confusa, si è svolta in Commissione velocemente. La decretazione d'urgenza non può, in ogni caso, esautorare il Parlamento.
Signori deputati, dobbiamo capire che questo è un problema e lo dico soprattutto ai colleghi della destra, affinché abbiano, almeno su questo, un moto d'orgoglio. Noi dobbiamo discutere e dobbiamo far sì che questo Parlamento possa arrivare a discutere sui vari emendamenti. Infatti, la maggioranza sembra ormai solida. Lo capisco, siete tanti, anche nei numeri, e non capisco francamente, non comprendiamo questa evidente e continua sottomissione nei confronti del vostro Governo. Non lo capiamo.
Ecco perché pensiamo che questo decreto sia sbagliato nel metodo e nel merito, nei contenuti e nella forma. E credo che sia, inoltre, l'ennesima retromarcia di una Premier che ha perso ogni briciolo di coerenza rispetto a quando sedeva nei banchi dell'opposizione.
Per questi motivi, annuncio il voto contrario da parte del Partito Democratico sulla fiducia e su questo decreto.