A.C. 1195
Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, ancora una volta in questa Camera siamo chiamati a discutere e a decidere misure che intervengono su fatti emergenziali. Oggi sul decreto Siccità, tema che un anno fa e ancora nel febbraio di quest'anno abbiamo posto al centro del dibattito di quest'Aula, e poi discuteremo il decreto del 23 maggio scorso sull'alluvione che ha colpito l'Emilia-Romagna due volte, dopo il 1° maggio, ma anche le Marche e la Toscana, provocando un disastro dalle proporzioni mai viste. Non torno sui numeri che hanno segnato quel territorio, a cui vogliamo però, ancora una volta, stringerci idealmente per dire loro che non li lasceremo soli e per ringraziare tutti.
Lo dico in romagnolo, anche se sono un emiliano: grazie burdel, ai sindaci, agli amministratori, al sistema nazionale di Protezione Civile, alle Forze dell'ordine, ai Vigili del fuoco, alle migliaia di residenti e volontari che hanno affrontato e stanno affrontando l'emergenza, per tutto il lavoro che hanno fatto cantando Romagna mia, per la dignità e la determinazione con le quali si sono rimboccati le maniche per ripartire. Quelle stesse istituzioni le avete ascoltate ancora martedì a Palazzo Chigi, a cui avete garantito i ristori a famiglie e imprese al 100 per cento.
Quelle istituzioni avrebbero bisogno di scelte e risposte rapide, che tengano insieme l'emergenza con il futuro della ricostruzione. Serve innanzitutto la nomina di un commissario straordinario in grado di legare a doppio filo la filiera istituzionale, dallo Stato alle regioni, fino ai comuni e ai portatori di interessi del territorio, come lo fu 11 anni fa per rispondere ai danni causati da un devastante terremoto. Una nomina che per noi e per diversi esponenti anche della vostra maggioranza non può non essere quella del presidente Stefano Bonaccini ma sulla quale si continua a perdere tempo - ve lo ha detto anche il presidente di Confindustria - perché la maggioranza sembra più impegnata a litigare, prigioniera com'è di irresponsabili calcoli politici ed elettorali. Questo decreto è l'ennesimo che tenta, senza riuscirci, di dare risposte immediate a problematiche che non si evidenziano solo ora e che meriterebbero ben altre norme e strategie, che nemmeno questa volta, irresponsabilmente, per volontà del Governo e del centrodestra, si vogliono tuttavia assumere. Non si può discutere di scarsità idrica, di adeguamento e potenziamento delle infrastrutture idriche, senza avere la forza e il coraggio di collocare il tema dentro uno schema di lavoro, che affronti la questione generale della transizione ecologica. La destra preferisce, invece, subire scelte con decretazioni d'urgenza, piuttosto che prendere decisioni, perché le ha sempre avversate, in Italia e in Europa, fin dai tempi degli accordi di Parigi del 2015 sulla progressiva riduzione delle emissioni dannose in atmosfera. E già, perché la crisi idrica è figlia dei cambiamenti introdotti al clima del pianeta da un modello di sviluppo, che voi, nel mondo, in Europa e qui da noi, continuate a promuovere senza remore, stupendovi ogni volta delle conseguenze. la dissipazione delle risorse naturali, il consumo di suolo, l'inquinamento da combustibili fossili, le alluvioni, il dissesto idrogeologico. È singolare come vi siete comportati fino a qua, come gli struzzi, mettendo la testa sotto terra, per non vedere ciò che stava capitando e, peggio, negando le cause ogni volta che succedeva qualcosa, solo per difendere i grandi interessi della crescita a tutti i costi. Ho detto che servirebbe anche il coraggio, perché siamo in un momento di svolta, che non può più essere eluso. Prendere una strada diversa è una necessità, un dovere civico e morale verso quelle generazioni a cui dovremmo lasciare un pianeta diverso da quello che oggi vive una condizione di crisi pericolosa. Ce lo chiedono i giovani, tutti i giorni, quando rivendicano il desiderio di riappropriarsi del loro futuro. A quei giovani non possiamo voltare le spalle egoisticamente o, peggio, denunciarli per i loro comportamenti, come se il loro futuro non ci riguardasse. Il rispetto del creato - per dirla con Papa Francesco - non è solo una necessità, ma la frontiera dello sviluppo sostenibile. L'eccellenza italiana ha nella sostenibilità l'obiettivo da perseguire. Molte imprese ne hanno fatto un punto di forza e i dati lo testimoniano. La crisi è anche un'opportunità per disegnare un futuro diverso. Se oggi avessimo più energia da fonti rinnovabili, saremmo più indipendenti, pagheremmo bollette meno care, avremmo imprese più competitive nel mondo e avremmo anche migliaia di posti di lavoro in più, legati alla transizione ecologica in tutti i settori. Voi invece cosa fate? Vi tappate gli occhi e le orecchie facendo del male al nostro Paese. La crisi idrica ha provocato inevitabili danni anche agli ecosistemi. La risalita del cuneo salino ha raggiunto il record dei 40 chilometri nel delta del Po, causando fenomeni di salinizzazione dei terreni e delle falde. Ecco perché, accanto a questo decreto, occorrerebbe affiancare ben altre misure strutturali, sulla mobilità sostenibile, sulla difesa e manutenzione del territorio, sull'azzeramento del consumo di suolo e sulla previsione di norme per la rigenerazione urbana, sulla riconquista del terreno per le attività agricole, su un piano nazionale per il risparmio energetico e il rafforzamento delle fonti rinnovabili, su una legge quadro sul clima, sull'economia circolare, su una riforma fiscale verde, anche attraverso la progressiva riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi. Ma tutto questo non lo proporrete e non lo farete, perché in voi continua a covare quel negazionismo dei cambiamenti climatici, che sa di propaganda e parla alla pancia di interi settori, con i quali avete cambiali elettorali da pagare. Ve lo diciamo ancora più chiaramente: questo decreto è lacunoso, sbagliato e non all'altezza delle necessità; dà risposte parziali, di cui non si sentiva il bisogno e che rischiano di complicare, anziché sostenere, le azioni da mettere in campo. Come aggravante, avete negato al Parlamento la possibilità di discutere e confrontarsi, un brutto film già visto anche in altre occasioni. Il Parlamento, grazie a voi, non è più il luogo del confronto e della ricerca di sintesi più alte, ma il luogo dove si ricevono diktat dal Governo e si vota come soldatini ubbidienti. In questo decreto tutto appare condizionato dalla figura quasi mitologica del commissario e da una visione verticistica. La necessità di accelerare le opere è condivisa, figuriamoci, ma davvero si pensa che possa avvenire attraverso l'azione di un commissario e di una cabina di regia, senza i comuni e gli enti territoriali, con un'architettura così barocca? Ci sono evidenti sovrapposizioni di competenze, incroci inutili tra ordinario e straordinario, per di più sapendo che la stragrande maggioranza dei compiti e degli interventi sarà svolta comunque dalle autorità di bacino.
A quella del Po, la più colpita dagli eccezionali fenomeni meteorologici, nella legge di bilancio, avete pure tolto i fondi di parte ordinaria, necessari per applicare e aggiornare la direttiva Alluvioni, così come previsto dalla legislazione europea. Non c'è nemmeno traccia della governance, del sistema che governa l'uso della risorsa idrica. Invece di semplificare attraverso l'istituzione dei commissari, non si fa altro che aumentare l'entropia del sistema, creando sovrastrutture che inevitabilmente andranno in conflitto: commissario, ministeri, autorità di distretto, regioni, comuni, consorzi di bonifica, agenzie varie. Questa era l'occasione per semplificare il sistema e, invece, l'avete ulteriormente complicato. Il paradosso evidente è che il commissario che avete previsto dovrebbe affrontare il tema della gestione della risorsa idrica e del contrasto ai cambiamenti climatici in un solo anno e mezzo e con una struttura così pesante, che non farà nemmeno in tempo ad attivare. La verità è che avete confezionato una scatola vuota che non prevede nessuna pianificazione e programmazione in termini di gestione e governo della risorsa acqua, negando il coinvolgimento degli utilizzatori stessi della risorsa, a partire dalle imprese agricole. È evidente che si tratta di conciliare interessi diversi, ma è dovere della politica e delle istituzioni favorire il confronto, trovare soluzioni e sintesi, che non valgano solo per l'oggi ma per i prossimi decenni. Abbiamo cercato di segnalare in ogni modo le nostre proposte, come ha fatto molto bene ieri anche il collega Simiani, e continueremo a ripetervele nonostante la vostra colpevole sordità. Serve adottare il piano di adattamento climatico, che deve essere il quadro all'interno del quale è necessario definire il piano nazionale di interventi per la sicurezza del settore idrico, applicando le pianificazioni in capo alle autorità di distretto e dando pronta e piena attuazione alle misure di semplificazione e accelerazione per il contrasto al dissesto idrogeologico introdotte nel 2022. Il dato vero è che la maggioranza brancola nel buio, perché non c'è un'idea complessiva su come affrontare la questione strategica della transizione ecologica e questo decreto non offre nemmeno qualche spiraglio di luce.
In conclusione, signor Presidente, per suo tramite, visto che finora la maggioranza ci ha abituato solo a brutti film con i suoi comportamenti e azioni, voglio invitare i colleghi della maggioranza e del Governo ad andare a vedere il bel film di Paolo Virzì, che porta lo stesso nome di questo decreto: “Siccità”. Per chi non lo ha ancora visto, il film racconta la vicenda di una Roma dove da tre anni non piove e, come le piante, anche gli uomini e le donne si sono inariditi. Un tempo, quello raccontato da Virzì, dove imperano il cinismo dei mezzi di informazione, il dialogo inesistente tra genitori e figli, l'accaparrarsi delle risorse pubbliche dei soliti furbi, la falsità dei rapporti basati sui social e l'impoverimento irreversibile della classe media. Come hanno già commentato altri, Virzì è tra i pochissimi che oggi sanno raccontarci la realtà dell'Italia, che ha subito la lunga guerra dell'ideologia individualista, uscita alla fine vincitrice sull'epoca dei grandi ideali. L'antidoto a quel nuovo virus, nel film, è fare bene il proprio dovere, avendo sempre uno sguardo aperto sul “noi”. Ecco, signor Presidente, per suo tramite, voglio dire ai colleghi di maggioranza e al Governo: provateci anche voi, provate a fare bene il vostro dovere, invece di attardarvi a imporre scelte che nulla hanno a che fare con le esigenze del nostro tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Noi continueremo a fare il nostro dovere, di forza di opposizione seria e responsabile, che voterà contro a questo decreto e continuerà ad incalzarvi per tentare di svegliarvi dal torpore del potere che ormai si è impadronito di voi. Il Paese ha bisogno di altro e anche voi lo sapete, ma continuate a girarvi dall'altra parte.