Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 7 Giugno, 2023
Nome: 
Maria Stefania Marino

A.C. 1195

Grazie, Presidente. Buonasera, colleghe e colleghi. Negli ultimi giorni, con mio grande stupore, ho sentito e letto roboanti dichiarazioni su un presunto rientro dell'emergenza siccità, di cui si discute da diversi anni, peraltro. La stessa emergenza di cui ci ritroviamo a discutere oggi. Il rientro dell'emergenza - scusate la cacofonia - in questione sarebbe dovuto alle alluvioni di questi giorni, che avrebbero consentito alle nostre dighe di riempirsi e ai nostri terreni di dissetarsi. Quanto siamo superficiali ed insensati in queste dichiarazioni. Potete capirlo da soli. Infatti, è evidente che siccità e alluvioni fuori controllo siano due aspetti di uno stesso fenomeno, di cui molti nelle vostre file non vogliono ammettere neanche l'esistenza. Parliamo di un fenomeno chiarissimo alla scienza e a chiunque abbia un minimo di conoscenza del problema. Un fenomeno con potenzialità distruttive mai viste, che si sta svolgendo sotto i nostri occhi, giorno dopo giorno, e che va chiamato col suo nome: cambiamento climatico.

Ma andiamo per gradi. A febbraio, secondo i dati del CNR, tra il 6 e il 15 per cento degli italiani vivevano in una zona che attraversava una fase di siccità severa o addirittura estrema. Il presidente di ANBI, Francesco Vincenzi, sottolineava che per 3,5 milioni di abitanti l'acqua non poteva più essere considerato un bene scontato. La sofferenza di quasi tutti i corsi d'acqua è evidente. Tutte le infrastrutture evidenziano la loro inadeguatezza. L'acqua immagazzinata viene dispersa da una rete idrica obsoleta e chiaramente inadeguata. Una dispersione di quantità stimata intorno al 42 per cento della poca disponibile. I giornali del Paese hanno aperto le prime pagine con titoli che facevano notare quanto la carenza di acqua fosse imputabile, oltre che alla mancanza di pioggia, all'assoluta inadeguatezza della rete idrica italiana, soprattutto al Sud. Una situazione tragica ed estrema, spesso minimizzata e persino derisa da alcuni, nonostante i continui appelli ed avvertimenti da parte delle associazioni di categoria, degli osservatori e degli enti preposti al controllo delle questioni idriche. Enti governativi e non governativi continuano a dire e a richiamare l'attenzione sulla necessità di un intervento immediato. Nell'assordante silenzio del Governo, CIPRA Italia, CIRF, Federazione nazionale pro natura, Federparchi, Free Rivers Italia, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, WWF Italia e tante altre ancora, arrivano addirittura ad emanare un comunicato congiunto in cui dichiarano testualmente che: “La crisi climatica e la siccità vanno affrontate subito e in maniera realmente efficace. Non servono slogan e soluzioni estemporanee, ma interventi integrati che vadano oltre l'emergenza, mettendo in campo una politica idrica che favorisca l'adattamento ai cambiamenti climatici.”

Solo dopo svariati solleciti, il Governo finalmente interviene con un approccio assolutamente inadeguato, attraverso interventi infrastrutturali di poco conto, la predisposizione di una cabina di regia, la nomina di un commissario straordinario e poche altre norme del tutto eterogenee, per nulla risolutive. Il Governo, Presidente, torno a ribadirlo, interviene oggi con un provvedimento totalmente inadeguato, arriva in ritardo rispetto alla problematica e al contesto. E non vengano a dirci che abbiamo governato noi, perché Lega e Forza Italia sono al Governo da svariati anni. Basti pensare a quello che è successo poche settimane fa, quando - tutti sappiamo - la situazione si capovolgerà. L'Italia si è si è trovata di fronte a un'emergenza che può sembrare opposta, ma che è sostanziale: come dicevo all'inizio, l'altra faccia della stessa medaglia. A questo punto ci siamo ritrovati una regione intera sott'acqua, l'Emilia-Romagna. E perdonatemi la piccola digressione, ma colgo l'occasione per manifestare la mia vicinanza e il mio pieno supporto al territorio e ai cittadini. E fenomeni simili si sono manifestati, anche se con intensità esponenzialmente inferiore, anche in tutto il resto d'Italia.

Quanto appena detto causa evidente ilarità nel Presidente Meloni, che, ridacchiando in conferenza stampa, dichiara che colui che fino a quel momento era stato il commissario deputato alla gestione della problematica legata alla siccità, avrebbe adesso dovuto occuparsi anche dell'alluvione emiliano-romagnola e di tutta la morte e la devastazione che ha causato. Un evento, Presidente, che ha causato disagi ed enormi problemi economici e sociali, morti e feriti che ci hanno straziato il cuore in questi giorni, nonché le enormi difficoltà che conseguono alla necessità di una ripresa il più veloce possibile. Questa situazione porta con sé enormi rischi in fatto di malattie infettive, che non sto qui a dirvi, ma chiaramente tutto fa parte di quel contesto che riguarda il problema della siccità.

Dopo aver contestualizzato la problematica e prima di analizzare il decreto in esame, comunque, vorrei soffermarmi su alcune affermazioni dei colleghi di maggioranza, giusto perché, per il suo tramite, Presidente, sarei curiosa di chiedere loro se abbiano cambiato idea o se, invece, si ostinino a negare l'evidenza, tentando di ingannare i cittadini che dovrebbero rappresentare, a detta loro, per effetto del tanto decantato mandato popolare plebiscitario che avrebbero ricevuto. Qualcuno, infatti, accennava e commentava con sarcasmo una nevicata a Ragusa, alludendo all'inesistenza del cambiamento climatico, quasi a voler far intendere che si trattasse di un'invenzione, anche se non si capisce bene chi esattamente avrebbe interesse ad inventare un'emergenza del genere e per quale assurdo motivo dovrebbe farlo, a meno che non si voglia cadere in strampalate teorie del complotto, che abbiamo spesso sentito circolare in quest'Aula. E comunque, non in questo contesto, sempre lo stesso collega, in merito all'alluvione emiliano-romagnola, ci tiene a sottolineare che non sarebbe vero che questi fenomeni non si siano mai visti e che la retorica del cambiamento climatico può essere smentita. Sia chiaro, non è che il collega in questione abbia portato delle fonti scientifiche autorevoli a supporto di questa smentita. Parliamo, infatti, di teorie campate in aria, che, se pure spesso citate raramente, vengono supportate da dati e affermazioni scientificamente orientati. Ma la cosa grave è che i colleghi di maggioranza non si sono limitati alle dichiarazioni di negoziazione appena riassunte - e, vi assicuro, riassunte di moltissimo perché potrei citarne centinaia - ma hanno remato attivamente contro ogni singola proposta dei partiti europei che avesse l'obiettivo di contrastare il cambiamento climatico, come lo European Green Deal e gli accordi di Parigi; anche qui sto omettendo moltissime citazioni sui provvedimenti simili, soltanto per evitare di dilungarmi troppo.

Tornando al merito del decreto in esame e stendendo un velo pietoso, come spesso l'opposizione è costretta a fare su tutte le gaffe del Governo, va detto che registriamo con favore il fatto che finalmente si sia deciso di intervenire sul problema. Speravamo, però, che l'intervento fosse quantomeno proporzionato alla gravità della situazione. Innanzitutto, come troppo spesso sta accadendo, per affrontare un problema - che lo stesso Presidente Meloni definisce un problema strutturale - si è scelta ancora una volta la strada dell'accentramento dei poteri, con il conseguente commissariamento di tutto il commissariabile e cabine di regia di vario genere, per poi non interessare neanche il Parlamento.

In primis, per esempio, gli attori principali non sono stati tenuti in considerazione, perché quando si parla di cabina di regia si interessano gli enti locali, per partecipare al tavolo e alla regia, il presidente dell'ANCI e il presidente delle province italiane, oltre alle autorità di bacino distrettuali e ai consorzi di bonifica e di irrigazione, che sono gli enti preposti a gestire l'emergenza della siccità.

Non dirò, poi, che al Senato il collega Fina aveva presentato degli emendamenti, di cui tantissimi volti anche a dare un giusto indirizzo al decreto in esame. Sono stati tutti stralciati, in modo veramente - dico io - quasi barbarico, senza essere neppure valutati ed esaminati nel merito del loro contenuto. Ma anche ai colleghi di maggioranza è stato chiesto di ritirare i loro emendamenti e il risultato è quello di silenziare completamente persino il dibattito interno alle vostre file, cosa che, peraltro, siete abituati a fare con la continua posizione della questione di fiducia praticamente su tutti i provvedimenti che votiamo in quest'Aula, mentre tutti gli emendamenti delle forze di opposizione vengono distrattamente respinti, probabilmente, come dicevo, senza nemmeno essere letti.

Ma anche il contenuto del decreto è assolutamente carente. Il decreto interviene principalmente sulla questione delle infrastrutture e ha un approccio assolutamente emergenziale. Noi abbiamo presentato un emendamento con cui cerchiamo anche di aumentare le risorse per i progetti di grandi infrastrutture previsti per risolvere la problematica dell'emergenza idrica. Greenpeace, tra l'altro, fa sapere che serve una programmazione dei consumi a monte per capire quali sono i settori che richiedono più acqua e dove conviene intervenire, cosa che chiaramente non solo non è stata fatta dal Governo ma non è neanche prevista nel decreto in questione.

Ancora, si è parlato molto a lungo di desalinizzazione, che può essere utile nei limiti in cui venga, però, utilizzata come approccio transitorio. Si tratta di un processo lungo e molto costoso, oltre che estremamente energivoro. Il Governo infatti, come accade praticamente dal primo giorno di insediamento, si rifiuta di trovare soluzioni strutturali, compatibili ed ecosostenibili, oltre che socialmente sostenibili rispetto alle problematiche complesse e non diversamente risolvibili. Ho perso il conto di quante volte mi sono ritrovata a parlare di questo genere di soluzione nei settori che riguardano le competenze della mia Commissione, la Commissione agricoltura. Dunque, interventi, ordini del giorno ed emendamenti tutti incentrati sull'opportunità di prevedere piani strutturali che incentivassero il ricorso alle agroenergie e all'irrigazione goccia a goccia, con l'obiettivo fondamentale di limitare gli effetti del cambiamento climatico ed evitare lo spreco di acqua, ma tutti gli apporti sono stati immotivatamente rigettati.

Ancora si pretende di riuscire a comprendere tutti i problemi infrastrutturali della rete idrica in 30 giorni, con tanto di posizione di priorità di finanziamento degli stessi. In buona sostanza, in 30 giorni non solo andrebbero individuate tutte le problematiche attinenti alla rete idrica, ma andrebbero anche approfondite le priorità delle opere da mettere subito in campo. Un lavoro complesso e che va affrontato in questi termini non può che essere carente e poco incisivo.

Insomma, i motivi per cui noi del Partito Democratico voteremo contro sono questi, ma occorre anche dire che il decreto va potenziato con risorse economiche per una migliore progettazione delle infrastrutture idriche di rilevante entità e in linea con la mobilità sostenibile, e questo il Governo non l'ha per nulla previsto in questo decreto. Quindi, non che alle file della maggioranza o, peggio, al Governo importi qualcosa del nostro parere. Però, voglio dire che, nonostante tutti i tentativi con cui hanno tentato di silenziarci, il Governo deve sempre sentire le minoranze, perché negli emendamenti che noi abbiamo proposto c'erano le giuste misure che, chiaramente, avrebbero potuto portare in Aula un decreto che avrebbe dato più risposte a tutti i settori colpiti dalla siccità.