Illustrazione di una questione pregiudiziale
Data: 
Martedì, 8 Aprile, 2025
Nome: 
Rachele Scarpa

A.C. 2329

Grazie, Presidente. Necessità e urgenza: sembra ormai un rito vuoto quello di richiamare a questi due criteri, che dovrebbero, almeno in teoria, guidare un Governo nella decretazione d'urgenza. Eppure, eccoci qua. Visto che siamo in sede di discussione di pregiudiziale, visto che comunque, checché se ne voglia dire, siamo nel Parlamento italiano e questo è il lavoro che dobbiamo fare, io mi sono chiesta, nel preparare questo intervento, quali fossero la necessità e l'urgenza di questo provvedimento, che trasforma, con un cambiamento unilaterale del Protocollo Italia-Albania, la finalità di quei centri, che dovevano essere per persone soccorse in acque internazionali, richiedenti asilo, oggetto di procedure accelerate di frontiera, e invece oggi diventano improvvisamente CPR.

Quali potrebbero essere la necessità e l'urgenza? Svuotare i CPR? Forse, ma in realtà no, perché, se solo qualcuno dei colleghi di destra li avesse mai conosciuti e li avesse mai visitati, avrebbe scoperto che i CPR in Italia, in ogni caso, pieni non sono. O forse, gestire i flussi, governare l'immigrazione e favorire l'immigrazione regolare? No, stiamo parlando di un impatto, al momento, di circa 40 persone su 160.000 all'anno che arrivano in Italia e su molte di più, straniere, presenti regolarmente o meno sul nostro territorio. E in generale, anche alla meglio, anche se tutti i posti che ora non sono destinati o destinabili a CPR venissero trasformati in posti CPR, qualsiasi cosa si possa fare, oltre i 3.000 potenziali, come numero, non si impatta. Mi sembra un po' misero. Non mi sembra né necessario, né urgente.

È forse il famoso effetto deterrenza, che tanto Giorgia Meloni ha utilizzato anche come giustificazione politica di questa mossa? Già non lo era prima, perché abbiamo scoperto, ascoltando le persone dei tre tentativi precedenti, che non c'è alcun effetto deterrenza e che non avevano idea del fatto che esistessero i centri in Albania. Ma questa volta ancora meno. Non c'è un effetto deterrenza, perché stiamo programmando di portare e di trattenere in Albania delle persone che sono già presenti in Italia.

E oltre alla necessità e all'urgenza, che dovrebbero essere dei requisiti fondamentali, qui manca anche il senso logico e logistico, quello proprio pratico e materiale delle cose che devono essere sensate per essere fatte. Non è chiaro ancora - e lo scopriremo, temo, nei prossimi giorni - quali siano le modalità ipotizzate dal Governo per effettuare dei rimpatri dall'Albania. Io penso che non ci siano, in questo momento, compatibili con il diritto internazionale, queste modalità. Quindi, ciò che si sta proponendo è di prendere delle persone che già sono in Italia, che già sono in dei CPR, portarle nei CPR in Albania, farle marcire lì un po' di tempo, fare qualche foto, gridare vittoria, riportarle in Italia e poi, forse, rimpatriarle. Tutto a spese dei contribuenti italiani, che ringraziano il Governo Meloni per aver consentito loro di pagare per la loro vergognosa operazione di propaganda in Albania. Quindi, manca la necessità, manca l'urgenza, manca il senso. Mi chiedo con quale coraggio il Ministro Piantedosi abbia potuto dire che non ci saranno costi aggiuntivi, se questo è il quadro.

E c'è anche un'altra assurdità, un'altra mancanza di senso, che mi stava sfuggendo e che è una parte delle bugie che risiedono nel modo in cui si vuole raccontare. Questa è la nuova mossa: l'assurdità di cercare di raccontare alla cittadinanza italiana che tutto quel centro che è già stato costruito e per cui è stato speso un miliardo di euro possa essere convertito in CPR. Vorrei ricordare a chi ci ascolta che l'impianto Albania è molto grande, ci sono due centri, uno a Shengjin e uno a Gjadër. Quello a Shengjin, sul porto di quella piccola cittadina albanese, non è attrezzato per essere un CPR, difficilmente lo potrà essere a stretto giro e, quindi, rimarrà inutilizzato. Così come i 300 e oltre posti per i richiedenti asilo e così come la parte carceraria. Quindi stiamo andando a riciclare, comunque, un pezzettino molto piccolo di un costoso e grosso impianto da un miliardo di euro.

Manca il senso, manca la necessità, manca l'urgenza. L'unico senso che trovo, l'unica necessità e l'unica urgenza sono quelle di mettere una toppa su questo gigantesco spreco da un miliardo di euro, di giustificare questa spesa e di dare anche solo una vaga impressione ai contribuenti italiani che i loro soldi stiano venendo utilizzati per qualcosa di sensato. È l'urgenza di continuare a procedere alla cieca, dopo due anni che è stata istituita l'emergenza nazionale sul tema delle migrazioni, mai esauritasi nonostante i numerosi e numerosissimi provvedimenti che questo Governo ha avuto l'esigenza, ogni volta con grande urgenza, di fare sul tema immigrazione. Allora, o stiamo certificando, ancora una volta, l'ennesimo fallimento, oppure non si spiega. Non è stato, evidentemente, risolto niente. Nulla risolverà questa operazione, se non quella di rovinare ulteriormente la vita alle persone che la subiranno. Ma, se non funziona, poco importa, giusto? C'è sempre la guerra con la magistratura, che si può tirare in ballo e che è sempre un buon e un piacevole argomento di discussione per questa maggioranza.

Vi siete chiesti cosa farvene di questi centri vuoti, dove razzolano i cani, poveretti, e dove il personale di Polizia vede sprecata la sua professionalità e si gira i pollici, uno spreco così grande che neanche l'Adriatico riesce a nasconderlo, e vi siete detti: bene, facciamo un CPR.

Un CPR che procediamo a fare e quanto di più brutto, sbagliato e distorto il sistema di gestione dell'immigrazione fa in questo momento nel nostro Paese, noi quello lo prendiamo e lo replichiamo in copia patinata in Albania.

I CPR in Italia sono strutture che esistono da oltre 25 anni e che in 25 anni hanno favorito il rimpatrio di meno della metà delle persone che hanno, nel frattempo, torturato sostanzialmente. Non mi sembra un modello efficace; non mi sembra un modello esportabile.

Per questo oggi voglio lanciare una sfida ai colleghi di destra: venite con me una volta, venite a visitare i CPR italiani; uscite di lì, dicendomi: sì, questo è il modello che io voglio portare in tutto il mondo. Vorrei proprio vedervi. Venite a vedere quegli uomini e quelle donne in gabbia a pagare, non perché hanno commesso un reato, ma per una condizione di irregolarità che in Italia è praticamente impossibile sanare. Forse questo è il problema. Venite a vederli mentre vengono sedati, perché questo è: sedazione collettiva, tramite un acquisto e un utilizzo smodato degli psicofarmaci. Venite a vederli mentre si tagliano e mentre si ammazzano a vent'anni, perché quel posto toglie loro il senso del loro tempo e la loro dignità di persone. Venite, uscite di là e poi abbiate il coraggio di dire all'Italia che questo è ciò che volete fare.

I CPR purtroppo non sono - visto che poi parliamo anche di compatibilità con la Costituzione, voglio stare nel merito - solo peggiorativi dal punto di vista proprio sostanziale ed esistenziale rispetto alle carceri italiane, che noi chiamiamo emergenza, ma lo sono anche da un punto di vista giuridico. Perché i diritti fondamentali di un trattenuto, a differenza di quelli di un detenuto che sono stabiliti dall'ordinamento penitenziario, sono normati da una normativa secondaria. Questo ha delle conseguenze molto concrete su come le modalità di trattenimento vengano gestite e su quanto siano anche suscettibili e sottoponibili ai profitti milionari degli enti gestori a cui privatamente è appaltata la gestione di quei centri. La conseguenza, insomma, è che si apre alle storture. Non sarebbe la prima né l'ultima volta - visto che poi mancano anche delle previsioni di sorta rispetto alle garanzie secondarie - che l'Italia si macchia di trattamento inumano nei confronti di persone vulnerabili che nei CPR purtroppo è la norma. Insomma, io vorrei che, se pensate che il prezzo che dobbiamo pagare per fingere di gestire l'immigrazione sia quello di sacrificare completamente lo stato di diritto, aveste almeno l'onestà intellettuale di dirlo. Almeno il vostro amico Donald Trump è stato capace di farlo. Ma non vorrei in realtà questo. Vorrei che ci impegnassimo tutti nel fare qualcosa, come politica, di migliore per i nostri cittadini italiani, migliore di prenderli in giro, fingendo di gestire qualcosa e semplicemente torturando 40 disgraziati, pensando alle vere emergenze del Paese: i dazi, le bollette, le liste d'attesa, l'istruzione pubblica e tutto ciò che in questo momento è oggetto di distrazione.