A.C. 2551
Grazie, Presidente. Prima di iniziare il mio intervento, mi scuserà ma, per suo tramite, volevo ricordare al collega Ottaviani che forse ha avuto un mancamento di memoria. Al Governo, quando venivano fatte le misure che ha citato, c'era pure lui e c'era pure la Lega e in quelli che vi hanno preceduto c'eravate sempre voi. Mi ricordavano i miei colleghi che il Sottosegretario Freni, il carissimo Sottosegretario Freni, che tutti stimiamo perché è uno dei pochi sempre presenti, era Sottosegretario pure in quelli che vi avevano preceduto. Finito questo appunto sulla memoria che pare essere scomparsa, inizio l'intervento anticipando che ovviamente il voto del Partito Democratico sulla fiducia sarà un voto negativo.
Ma anche rispetto a questo, vorrei dire, per il suo tramite, ai colleghi Pella e Ottaviani che a noi piacerebbe poter discutere nel merito dei singoli provvedimenti, che voi mettete in un ennesimo decreto omnibus, siamo al 40 per cento di decreti omnibus, dove dentro c'è di tutto e di più. Ci piacerebbe poterci esprimere solo sulla garanzia per la prima casa per i giovani, solo sul TPL, ma non possiamo e sapete perché? Perché voi siete arrivati a quota 100, non delle pensioni ma delle fiducie che avete messo. Quindi per noi non c'è possibilità tra sì e no: o è sì o è no.
Non c'è possibilità con questo Governo di poter discutere davvero nel merito e questa cosa francamente toglie spazio a noi ma anche a voi, toglie spazio alla democrazia e dovreste dirlo, dovreste unirvi a noi nel dire questa cosa. Questo ennesimo decreto omnibus, che ha un titolo altisonante, il decreto Economia, in realtà contiene delle cose che hanno detto in precedenza alcuni colleghi, quindi la garanzia per la prima casa, il TPL, le start-up, l'internazionalizzazione, il terzo settore, però poi contiene anche cose incredibili che nulla c'entrano: l'accantonamento per le prestazioni dermatologiche, la candidatura della cucina italiana a patrimonio dell'UNESCO, il sostegno al teatro di Vogogna, e potremmo continuare così. Misure sostanziali per l'andamento della nostra economia, direi.
Tra l'altro, questo è l'ennesimo decreto che è partito un po' azzoppato: non aveva nemmeno il relatore al Senato e poi siamo arrivati qui, con la fiducia. Beh, guardate, noi ci saremmo aspettati assolutamente altro da un decreto che, appunto, intanto avete definito di carattere urgente, e che poi ha questo titolo altisonante (“decreto economia”), ci saremmo aspettati, ad esempio, che, seppur con grande ritardo, aveste voluto finalmente proporci una strategia rispetto ai dazi di Trump. La Spagna, subito dopo l'annuncio, aveva un piano. Un piano fatto di una mobilitazione di oltre 14 miliardi per le imprese e per la protezione dell'occupazione. Invece dei dazi, che avrebbero effettivamente giustificato questa volta, per una volta, l'urgenza, non si parla neanche in questo decreto urgentissimo.
Tra l'altro, la questione dei dazi vi era stata già sottolineata più e più volte anche nelle audizioni sul DFP, ma niente. Stiamo parlando di oltre 100.000 posti di lavoro a rischio, stiamo parlando dello 0,3 per cento del PIL in meno, stiamo parlando di 8 miliardi e mezzo di esportazioni che non avremo più. Invece no, invece assolutamente no, peraltro in un'Italia dove la produzione cala da due anni consecutivi. Sui dazi Giorgia Meloni prima si è posta da pontiera, l'amica di Trump che avrebbe risolto tutti i problemi, e poi ieri in Aula abbiamo assistito - e qui, Presidente, mi rivolgo, sempre tramite lei, al collega Barabotti, che vedo essere rimasto in Aula - al capro espiatorio.
Dopo che Giorgia Meloni ha detto che si sarebbe occupata direttamente, per il rapporto stretto con Trump, dei dazi, adesso la colpa è di Ursula von der Leyen. È di Ursula von der Leyen, come se la destra al Governo non c'entrasse niente con questa Commissione europea. Allora io vorrei, per suo tramite, ricordare ai colleghi anche qui, perché forse la memoria è corta, che hanno un Vicepresidente di questa Commissione europea, che si chiama Raffaele Fitto. È stato anche in quest'Aula per il primo anno e mezzo di Governo, adesso è là.
Magari, una telefonatina? Magari provare a chiedergli di intervenire, se non vi va bene quello che Ursula von der Leyen sta facendo? Assolutamente no. E poi vi vorrei anche ricordare che bisogna scegliere: o si è sovranisti o si è europeisti. Abbiate il coraggio di prendere una strada e andare avanti su quella strada, non un giorno di qui e un giorno di lì, con quattro posizioni diverse all'interno della vostra maggioranza.
C'è un'Italia - io penso, Presidente - che chiede di essere vista, che avrebbe voluto essere vista anche in questo provvedimento: l'Italia delle imprese che sono preoccupate per i dazi.
Penso, ad esempio, alla farmaceutica, alla metalmeccanica, all'agroalimentare, alla moda. Emblematico è invece quello che avete fatto in questo provvedimento, cioè la proroga della sugar tax (l'attenzione sempre ai soliti noti e quindi alle multinazionali). E, sempre per suo tramite, volevo dire al collega Ottaviani che sì, siamo al ventesimo condono, e, a proposito di soliti noti, sì, la vostra attenzione è sempre e solo anche agli evasori. Ve lo dico in un'Italia in cui il nove per cento delle lavoratrici e dei lavoratori full time è povero, in un'Italia in cui oltre sei milioni di persone non arrivano a mille euro al mese, in un'Italia dove 4,5 milioni di persone rinunciano a curarsi.
E in questa Italia voi cosa avete ben pensato di fare oggi? Cosa ha ben pensato oggi di fare il Governo Meloni? Di impugnare la legge toscana sul salario minimo. Ora, io mi chiedo: ma vi dovete veramente accanire su chi fa più fatica? Davvero non vi vergognate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) a continuare ad accanirvi su chi guadagna meno di 9 euro all'ora? Perché, se mettiamo qualche diritto a qualcuno, a chi lo togliamo? Questa cosa è francamente e assolutamente inaccettabile.
E sempre in questa giornata, Salvini si appresta a salutare la delibera del CIPESS per l'ennesimo spreco, il ponte sullo Stretto che tanto gli è caro. Ponte sullo Stretto per finanziare il quale state togliendo i soldi ad altre opere, e lo sapete benissimo. Avete anche bocciato, al Senato, un ordine del giorno per la digital tax, un altro posto dove avreste potuto recuperare delle risorse per poter aiutare non i soliti noti, ma chi fa più fatica. Invece no, avete deciso che, come sempre, i privilegi non si toccano. Guai a toccare i privilegi e guai a toccare le rendite: questo è il filo rosso di tutti i vostri provvedimenti.
Guardate, siamo ormai ai primi giorni di agosto. Questo Parlamento sta per chiudere, ma vi ricordo che non tutte le persone vivranno questo mese come lo vivremo noi, che siamo obiettivamente dei privilegiati. E non lo dico assolutamente con alcun fare di antipolitica, ma lo dico perché ci sono otto milioni e passa (8,4 milioni) di italiani che non andranno in ferie. Non ci andranno per motivi economici, non ci andranno perché non hanno possibilità di andarci. E a questi 8,4 milioni di italiane e di italiani voi con questo decreto non avete dato alcuna risposta.
Avreste potuto, invece, perché l'urgenza di questo decreto avrebbe potuto essere giustificata da questo: dal garantire alle persone che oggi lavorano e non riescono ad avere una vita dignitosa, di concentrarsi sul far ripartire la nostra economia e sul lavoro dignitoso. Approfitto degli ultimi minuti per due temi e per rispondere ad alcune cose che ho sentito. Il primo: certo, grazie ad alcuni emendamenti dell'opposizione al Senato si è, ad esempio, deciso di sostenere con 20 milioni il terzo settore.
Terzo settore che spessissimo svolge dei ruoli che il nostro Governo, il nostro Stato ma anche i nostri comuni non sono in grado di fare. Ma con una mano date e con l'altra togliete, perché c'è una cosa, che riproporrò anche con un ordine del giorno che avete già bocciato, che è il cinque per mille… È stato tempo di dichiarazioni dei redditi: le italiane e gli italiani - moltissimi - hanno deciso di dare il loro cinque per mille per enti di ricerca o enti del terzo settore, eppure voi avete messo un tetto al cinque per mille. Quindi ci sono quasi 80 milioni (ne avete stanziati 20 per il terzo settore) scelti dagli italiani, che vorrebbero destinarli al terzo settore e agli enti di ricerca, che non verranno redistribuiti. E allora perché non siete partiti da lì, invece di dare con una mano e togliere con quell'altra?
E poi voglio usare gli ultimi minuti per rispondere ai colleghi. Per il suo tramite, intanto alla collega Semenzato, che non vedo più in Aula, che diceva al collega Grimaldi che Milano-Cortina è il suo mostro sotto il letto. Io vengo da Milano e non c'è alcun mostro sotto il letto. Anzi, il mostro sotto il letto, qui in mezzo a quest'Aula è il fatto che voi vogliate far vivere la Fondazione Milano-Cortina per altri 7 anni dopo le Olimpiadi. Ma per fare cosa, ma per fare cosa? E ve lo dice una che si è battuta per avere le Olimpiadi Milano-Cortina. È indecente.
E poi il collega Pella, che francamente ha fatto un intervento incomprensibile e a tratti davvero vergognoso. Il collega Pella che in quest'Aula, da presidente in pectore, facente funzioni, dell'ANCI, dichiarava prima della manovra di bilancio: “non taglieremo mai più un euro agli enti locali”. Sennonché poi, nell'ultima manovra di bilancio, meno 3 miliardi e mezzo di investimenti agli enti locali. Ora, ma davvero davvero ci volete venire a spiegare che saremmo noi a non avere la faccia di andare davanti ai nostri sindaci e ai nostri presidenti di provincia perché voi avete messo i soldi agli enti locali, quando i soldi, 350 milioni per le manutenzioni delle strade, li aveva tolti Salvini? Gli avete restituito un maltolto, che gli avevate tolto. Quindi, mi spiace, ma su questa cosa non ci sto. Dite la verità. Noi voteremo “no” perché questo è un decreto indegno.