A.C. 1114-A
Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, sarebbe troppo semplice usare il tempo a mia disposizione per ricordare i continui soprusi che questo Governo sta commettendo ai danni del Parlamento e del Paese. Allo stesso modo non mi soffermerò sui tanti aspetti del provvedimento che lasciano enorme perplessità e insoddisfazione. Come ha detto bene qualcuno prima di me, questo decreto è l'ennesimo spot elettorale, uno slogan dal futuro molto breve. Avete chiamato decreto Pubblica Amministrazione un provvedimento che si occupa molto poco dei problemi strutturali delle nostre amministrazioni pubbliche, dalla carenza di organico alla precarietà, ai rinnovi contrattuali.
Di tutto questo non troviamo nessuna traccia. In questo intervento, invece, voglio concentrarmi su un solo aspetto, forse quello più controverso e che, non a caso, ha dominato il dibattito pubblico negli ultimi giorni, l'eliminazione del controllo concomitante della Corte dei conti. Proviamo a ripercorrere i fatti, iniziando anzitutto dal capire bene di cosa stiamo parlando, perché il timore è che non tutti coloro che hanno preso questa decisione abbiano compreso appieno il significato e le conseguenze di questa scelta.
La funzione di controllo concomitante della Corte dei conti è stata istituita con una legge del 2009, che stabilisce che la Corte può effettuare controlli su gestioni pubbliche statali in corso di svolgimento. Nel corso dei controlli, qualora accerti gravi irregolarità gestionali o gravi deviazioni da obiettivi, procedure o tempi di attuazione stabiliti da norme nazionali o comunitarie o da direttive del Governo, la Corte dei conti ha il compito di individuarne le cause e confrontarsi con l'amministrazione interessata, segnalando, ovviamente, le omissioni e gli errori. Questa legge è rimasta di fatto inattuata per più di 10 anni, ovvero fino a quando il secondo Governo Conte ha riesumato il controllo concomitante proprio in vista del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che, pur non essendo ancora realtà, vedeva proprio in quei mesi la sua genesi. Perché fu fatto questo? La ragione è piuttosto semplice e sicuramente condivisibile: eravamo in una fase in cui si prospettava per l'Italia l'avvio di un grande piano di investimenti pubblici, il più grande che la storia recente ricordi, e avevamo la necessità, che non è affatto tramontata, di garantire ai cittadini italiani e a chi stava per emettere debito comune, l'Europa, un sistema di controlli capace di accertare per tempo truffe, sperperi e altre forme di irregolarità gestionali gravi.
È con questo spirito che nasce il controllo concomitante, è dando alla Corte dei conti il compito di verificare la correttezza della gestione di miliardi e miliardi di euro che ci mettiamo al riparo dai tanti rischi che incombono, non ultimo quello dell'agguato delle organizzazioni criminali. Su tutta questa faccenda, spiace dirlo, si è fatta tanta, troppa consapevole e strumentale confusione, a partire dal Ministro Fitto, che più volte è intervenuto nella mischia con il chiaro intento di buttare la palla in angolo. Lo abbiamo sentito dire in diverse occasioni che la verifica del raggiungimento degli obiettivi per l'Italia è compito della Commissione UE, non della Corte dei conti. Una funzione fondamentale, intendiamoci, visto che da questa dipende l'erogazione delle rate dei fondi PNRR, ma il Ministro non sembra tenere conto di un fatto piuttosto rilevante. La Corte dei conti non ha mai rivendicato questi controlli, semplicemente perché il suo ruolo è completamente diverso, ossia quello di verificare in corso d'opera, ai sensi delle leggi che ne regolano le funzioni, che l'attuazione del Piano avvenga senza problemi ed ostacoli. Perché il controllo concomitante, esattamente come ha detto il presidente Carlino in audizione, ha la finalità specifica di accelerare gli interventi di sostegno e il rilancio dell'economia nazionale.
Ha una funzione propulsiva, in esito alla quale l'amministrazione può porre in essere percorsi autocorrettivi; non di freno, dunque, ma di accelerazione al Piano. E a nulla serve fare furbescamente il pari con lo scudo erariale per spiegarci che si tratta di norme prorogate, perché non è così, è tutto il contrario. Il controllo concomitante fu riattivato dopo 10 anni proprio per compensare la limitazione della responsabilità per colpa grave introdotta con quel decreto. Voi prorogate lo scudo ed eliminate il controllo. In poche parole, smantellate il sistema di controlli che avevamo concordato con l'Unione europea e che noi stessi ci eravamo dati.
E allora si pone anche un tema di credibilità del nostro Paese, perché, se è vero quanto è vero che l'Europa delega agli Stati membri di adottare autonomamente tutte le opportune misure per tutelare gli interessi finanziari dell'Unione europea per la prevenzione, l'individuazione e la rettifica delle frodi, dei casi di corruzione e dei conflitti di interessi, è ancor più vero che gli Stati devono assicurare un sistema di controllo interno efficace ed efficiente. E allora quale presidio migliore della Corte dei conti, organo costituzionale autonomo e indipendente; quale strumento migliore del controllo concomitante, che non travalica mai le prerogative dell'Esecutivo o delle amministrazioni, ma le accompagna, le affianca con raccomandazioni e avvisi finalizzati a stimolare un percorso autocorrettivo per evitare carenze e ritardi che possano compromettere gli interventi.
Un esercizio che abbiamo visto e apprezzato proprio di recente nei casi delle anomalie sui progetti degli asili nido e sulle infrastrutture idriche. Poi al Ministro Fitto andrebbe ricordato che non c'è alcuna sovrapposizione tra controlli europei e controlli nazionali, perché, come ribadito più volte da Bruxelles, i controlli svolti da loro non sostituiscono in alcun modo quelli fatti all'interno dei singoli Stati, e come potrebbero d'altronde. Signor Presidente, tutta la questione assume tinte ancora più bizzarre se solo si pensa che furono proprio membri dell'attuale maggioranza a chiedere, non più di 2 anni fa, iniziative che andavano esattamente nella direzione opposta a quella che ci troviamo oggi a commentare.
Una proposta di legge, depositata in Senato nel 2021 e firmata, tra gli altri, dal Sottosegretario Fazzolari e da alcuni esponenti della Lega, chiedeva proprio il rafforzamento del controllo concomitante della Corte dei conti; un rafforzamento su ogni piano, programma o progetto, comunque denominato, previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma non solo, perché all'epoca vi spingevate addirittura oltre, chiedendo alla Corte dei conti di nominare un commissario ad acta per sostituire i dirigenti responsabili dei problemi di attuazione nei casi gravi di ritardi e violazioni.
Allora cerchiamo di intenderci, qual è il tema vero qui? Il tema è che i controlli danno fastidio a chi li subisce, soprattutto se chi li subisce è in difficoltà, se non sa che pesci prendere, né sa più come giustificarsi davanti agli italiani, perché sono mesi che ascoltiamo le vostre scuse: lasciateci lavorare, sono passati solo 2 mesi. E poi sono passati solo 3 mesi, poi ne sono passati solo 6, non so fino a quando arriveremo, forse fino alla fine della legislatura, semmai riuscirete a governare fino alla fine della legislatura. Fino alle accuse al Governo precedente, per poi mettere in piedi un rischiosissimo piano di riforma della governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Oggi la colpa è della Corte dei conti, e la Corte dei Conti paga pegno, ma la realtà è un'altra. La realtà è che questo Governo, dopo nemmeno 8 mesi dalle elezioni, è già all'angolo, ingabbiato dalla sua stessa incapacità. E allora è opportuno porsi un problema di metodo e uno di merito. Su quello di metodo viaggiamo uniti al Presidente Mattarella. Non si può continuare con i decreti-legge senza che ce ne siano i presupposti.
Non si può, a fronte di una maggioranza che voi ci ricordate essere granitica, continuare a colpi di fiducia, 4 al mese se tutto va bene e, addirittura, con una media di 2 a settimana, come in questa settimana del resto. Non si può continuare a sottoporre il Parlamento a queste umiliazioni, facendo i blitz notturni per riformare la difesa o mortificare il lavoro di altre istituzioni dello Stato. Siete andati ben oltre ogni regola di correttezza e collaborazione istituzionale. Pur di giustificare le vostre bugie e la vostra assoluta incompetenza, state portando il Paese allo sbando, creando i presupposti per un tremendo fallimento. È un fallimento - voglio precisarlo - che non riguarda solo voi, perché, se voi siete i responsabili materiali di questa débâcle, a pagarne davvero le spese saranno i cittadini, saranno le imprese, sarà la nostra economia, sarà lo Stato italiano e anche quella Nazione, di cui tanto spesso vi dite strenui difensori. Per tali ragioni dichiaro il voto contrario, fortemente contrario, del Partito Democratico.