A.C. 1114-A
Grazie, Presidente. Discutiamo un provvedimento che, quando è stato avviato, aveva un approccio molto importante, pomposo vorrei dire, solo che, come talvolta vi capita, iniziate bene, ma finite male. Devo dire la verità che le altre volte iniziate pure male e concludete peggio. Questa volta, su un tema importante, sfidante, alla fine finite con una montagna che partorisce un topolino, perché questo decreto affronta un tema importante e strategico, quale è, in un momento particolare peraltro, il rafforzamento della capacità amministrativa della PA, ma lo fa in maniera totalmente inadeguata, parziale, prevalentemente verso chi è stato in grado di sussurrare all'orecchio del potente. Infatti, in questo decreto c'è un potenziale piano di assunzioni. Noi avevamo proposto persino già dalla campagna elettorale un piano straordinario, ma il piano presente in questo decreto è totalmente insufficiente a colmare la necessità di ricambio della pubblica amministrazione, se il fine è quello di disegnare un futuro diverso per il nostro Paese attraverso il PNRR. Non c'è il disegno di dare gambe alle nuove funzioni, ai progetti e alle trasformazioni che il Piano nazionale di Recovery prevede. Non c'è un disegno di rafforzamento delle pubbliche amministrazioni, al fine di dare energia a tutti quei progetti che ci possono permettere di realizzare un Paese più innovativo, sostenibile e capace di offrire ai nostri giovani le opportunità che spesso ormai tristemente cercano all'estero. Non è sufficiente, ad iniziare dai numeri, perché ci sono 300.000 persone che andranno in pensione da qui al 2026, 700.000 entro il 2030, cioè domani, e ciò soltanto nella pubblica amministrazione considerando la sanità, senza mettere dentro la scuola, l'università, la ricerca e altri settori specifici che pure fanno parte e sono energia della nostra pubblica amministrazione. E poi nelle scelte, perché le assunzioni di cui si parla nel decreto riguardano prevalentemente le Forze di polizia, certo assunzioni necessarie, anzi persino insufficienti, ma purtroppo non riguardano neanche tutte le Forze di polizia, come dimostra quanto avviene nel comparto, dove i Vigili del fuoco segnalano carenze evidenti. Per di più, le assunzioni riguardano i vertici e non la base. Certo, è importante avere dei vertici all'altezza nella pubblica amministrazione, ma al contempo voi sapete che servirebbe una massiccia immissione di nuove energie, unite alla stabilizzazione di quelle figure che già nella pubblica amministrazione svolgono funzioni delicatissime. Penso, ad esempio, agli uffici per il processo, alle prefetture, all'Agenzia per la coesione, penso - l'ho richiamato ieri in un ordine del giorno - al personale dei parchi, bloccato, stabilizzato, eppure al centro anch'esso del PNRR, ma inadeguato a svolgere le funzioni che gli sono state affidate, il cui lavoro prezioso ci consegna un territorio gestito, bellezza, biodiversità ma anche sviluppo, perché è possibile non mettere in competizione ambiente e sviluppo, è molto possibile e, in questo Paese in particolare, è necessario. Con senso di responsabilità ci siamo adoperati per migliorare il provvedimento attraverso proposte ed emendamenti. Il rammarico è di esserci riusciti solo in pochi casi per la vostra sordità. Cito tra le altre - molte sono state già citate - la questione lavoro per gli italiani all'estero, gli emendamenti per integrare le limitatissime risorse destinate dalla legge di bilancio ai contratti degli impiegati che lavorano presso i consolati, alla loro stabilizzazione, al loro ringiovanimento, volte a inserire in tempi rapidi personale adeguato e competente nella rete consolare. È stato ricordato l'emendamento che proroga di ulteriori 5 anni i contributi straordinari per le fusioni dei comuni o quello che prevede la possibilità di prorogare da 24 a 36 mesi la durata dell'incarico temporaneo dei vicesegretari comunali, rivolto ai piccolissimi comuni, quelle piccolissime comunità di cui spesso riempite i vostri discorsi. Voglio ricordare anche - perché è giusto riconoscerlo, soprattutto per chi pensa e chi annuncia che c'è da proteggere una presunta razza italiana - l'emendamento simbolico, ma di grande valore, che prevede che nei documenti della pubblica amministrazione non vi sia più la parola “razza”, ma “nazionalità”. Siamo anche riusciti a evitare uno dei due blitz voluti dal Governo. Su uno, non ci siamo riusciti; lo avete voluto fare a tutti i costi, quello dell'annullamento dei controlli in itinere della Corte dei conti sullo stato d'attuazione del PNRR. Lo dico perché lo state annunciando come uno strumento, un fastidio nell'esecuzione del PNRR. Si trattava semplicemente di avere dati ed elementi, che consentissero di vedere in itinere, di far vedere alla pubblica opinione e soprattutto non solo ai legislatori, qual era lo stato di funzionamento e di realizzazione del PNRR. In particolare - ed è la causa che ha fatto esplodere il tema - si tratta di un controllo fatto sul 2023, perché mica l'avete voluto fare a novembre quando vi siete insediati, ma adesso, quando a maggio è stato segnalato che, dopo 5 cinque mesi, di 32 miliardi che devono essere spesi nel 2023 solo 1,3 sono stati spesi. A dire che non era un tema di rallentamento, quanto un tema di lesa maestà. Grazie a Dio abbiamo bloccato ciò che nottetempo prevedeva una sorta di riforma della difesa, effettuata per emendamento, di notte, di nascosto, per fare anche lì nomine indiscriminate e cambiamenti mai discussi e condivisi. Purtroppo, non bastano i nostri contributi per compensare un provvedimento che nasce e cresce male. Il decreto nasce con l'intendimento di rafforzare la pubblica amministrazione, ma poi diventa altra cosa, come spesso avviene per i decreti del vostro Governo, che in Parlamento assumono costantemente un carattere omnibus, con l'introduzione di elementi e norme che poco c'entrano con l'oggetto della decretazione, all'inseguimento del tema di giornata, dell'ultima emergenza, dell'ultima conferenza stampa da fare, che spesso non è neanche mai utile e mai un'emergenza.
Peraltro, continuate a eludere il richiamo del Presidente della Repubblica, che chiede di limitare la prassi della decretazione d'urgenza, ormai consuetudine di questo Governo, e chiede anche di evitare la tendenza ad inserire nei decreti, in sede di conversione, emendamenti in gran numero e in modo per niente pertinente al tema originario che sorregge la procedura di necessità e urgenza. Su questo decreto siamo a 260 commi. Il richiamo del Presidente della Repubblica è avvenuto - lo abbiamo letto dalla stampa - in un incontro con i Presidenti di Camera e Senato e non posso non nascondere la meraviglia che il Presidente della Camera non abbia ancora dato seguito a quel richiamo così importante e solenne, lasciando che la maggioranza continui in maniera indisturbata in questa abitudine, che non è finalizzata a rispondere ad emergenze, ma a sistemare piccoli e grandi interessi e a pagare cambiali sottoscritte in campagna elettorale. Peraltro, non è un richiamo nuovo quello del Presidente; ormai è già la seconda volta, perché lo aveva fatto già una prima volta, quando aveva promulgato la legge di conversione del decreto n. 198. Ve lo ricordate? È quello dove si affrontava anche la questione dei balneari. Nel richiamare il tema della costituzionalità in materia di concessioni demaniali, cioè sulla proroga delle concessioni balneari, anche incompatibili con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali definitive, aveva richiamato l'inserimento nel corso del dibattito parlamentare di 205 commi aggiuntivi, rispetto ai già non pochi 149 originari, per un totale così di 350. Sono parole troppo importanti per essere ignorate da chi ha numeri così maggioritari in Parlamento, eppure continua ad agire a colpi di fiducia. Non solo: mi chiedo perché. Forse, perché, non si ha probabilmente fiducia della propria maggioranza, scusando il bisticcio di parole, ma perché c'è anche un'idea di limitazione dell'agibilità democratica del Parlamento.
Infatti, il Parlamento è il luogo al quale la Costituzione affida il compito, non solo, di approvare le leggi, ma anche di confrontarsi e discutere; è il luogo della possibilità di cambiare idea; è il luogo della possibilità di riconoscere, uno nell'altro, la possibilità di migliorare la propria funzione, il proprio esito. Io mi permetto di segnalare questo, perché avverto la necessità che vi sia una riflessione di maggioranza e opposizione per restituire alla Camera e al Parlamento un ruolo e delle funzioni che oggi sono negati, anche per rincorrere tempistiche che sono, in qualche modo, inadeguate a svolgere una funzione legislativa adeguata, perché questa è una modalità di procedere che indebolisce la democrazia, lede i rapporti istituzionali, ma fa di più, lede soprattutto la fiducia dei cittadini nei confronti della politica, della partecipazione, perché quando si elimina una cosa come il controllo in itinere dei processi, guardate, poi lo farà la pubblica opinione, ma una cosa è che lo faccia la pubblica opinione con le proprie funzioni, con le proprie capacità, un'altra cosa è che lo possa fare un organo dello Stato che ha una funzione autorevole per fare questo. Ciò incide enormemente - ed è su questo che concludo, Presidente - sulla capacità di rianimare la democrazia e sulla volontà di rianimare la democrazia, piuttosto che di negarla. Noi dobbiamo lavorare tutti insieme per questo, Presidente, e lo si fa, aiutando la trasparenza delle nostre istituzioni, la trasparenza dell'azione del Governo, la trasparenza che aiuta i cittadini a rendersi conto di quello che avviene in queste stanze, in questo luogo. Questo decreto è insufficiente ed è insufficiente sia nel merito sia per quello che, in qualche modo, indica come strada di lavoro per questo Paese ed è per questo che noi convintamente e duramente facciamo opposizione e diciamo “no” a questo decreto.