Discussione sulle linee generali
Data: 
Venerdì, 3 Agosto, 2018
Nome: 
Ivan Scalfarotto

A.C. 1004

Presidente, parliamo di un piccolo, piccolissimo decreto-legge, composto di due soli articoli, la cui lettura è anche abbastanza semplice: se il foglio che ho in mano cadesse, fosse nelle mani di un nostro concittadino lo leggerebbe anche molto in fretta. Non è uno di quei provvedimenti legislativi complicati, di cui non si riesce a capire granché: in fondo c'è scritto che l'Italia si impegna per cause nobili - quella di contrastare l'immigrazione illegale, di contrastare il traffico di esseri umani, e per l'attività di soccorso in mare, nobili attività - a cedere a titolo gratuito al Governo della Libia 12 navi, si spiega quali sono le navi; sono poi allocate delle somme per ripristinare l'efficienza di questi mezzi navali e per poterli trasferire. Questo è l'articolo 1.

L'articolo 2 dice: ci sono altri soldini, altri soldi… Non sono soldini, sono soldi! Del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministero dell'economia e delle finanze che serviranno a manutenere queste navi.

Arriva in Aula, qui alla Camera, il giorno 3 agosto, nel pieno della canicola (credo che questa sia la settimana più calda dell'anno), e quindi dovrebbe essere sostanzialmente un provvedimento di routine: c'è una buona idea, un Paese amico al di là del mare, che è in difficoltà, ha bisogno di una mano, e noi, Paese con grandi rapporti storici, relazioni che non possono essere sempre ricordate con orgoglio, ma insomma, con relazioni estremamente radicate con la Libia, cosa facciamo? Prendiamo dei mezzi che abbiamo a disposizione e li diamo ai nostri amici libici, affinché possano svolgere queste attività molto importanti di salvare persone in mare e di combattere il traffico di esseri umani.

Bellissimo! Peccato che la cosa non sia così semplice: è sempre nei dettagli che il diavolo mette la coda. E infatti, signor Presidente, in quest'Aula è risuonato molto il tema del testo e del contesto in cui si inserisce questo provvedimento. Secondo me ci sarebbe da citare una terza chiave di lettura, che è quella del sottotesto. Perché è evidente che questo provvedimento che arriva alla nostra attenzione, questo decreto-legge, quindi provvedimento emesso con caratteristiche di necessità e di urgenza, ci arriva in un momento nel quale il dibattito su ciò che accade al largo delle coste libiche è probabilmente uno degli elementi principali del dibattito pubblico italiano, ed è un dibattito che presenta profili che io definisco inquietanti, in un certo senso.

Voglio fare una citazione non lontanissima, non distantissima, del gennaio 2017, quindi non proprio di questi giorni, ma di qualche mese fa, che però è una sorta di interpretazione autentica, perché è una frase di colui che poi a giugno 2018 sarebbe diventato Viceoresidente del Consiglio e Ministro dell'interno, Matteo Salvini. Il quale il 12 gennaio 2017, durante un'intervista radiofonica, ci dà in un certo senso il suo programma in tema di immigrazione, e in particolare di gestione dei salvataggi in mare e in tema di gestione dei migranti raccolti in mare. Cosa dice il futuro Ministro dell'interno e Vicepresidente del Consiglio? Dice: bisogna salvare chiunque in mezzo al mare, ma poi riportarli indietro. E aggiunge, non contento, dico io: bisogna scaricarli sulle spiagge con una bella pacca sulle spalle, un sacchetto di noccioline e un gelato.

E allora, come dire, signor Presidente: nel momento in cui l'alfiere delle politiche di sicurezza nel Paese, e anche di gestione dei flussi migratori, si presenta con una citazione che io ho scelto da un florilegio di possibili citazioni… Chiunque volesse fare l'esercizio su un qualsiasi motore di ricerca di mettere le parole “Salvini”, “frasi”, “migranti” potrebbe trovare veramente - devo dire anche con una certa creatività, il Ministro dell'interno riesce a trovarne sempre di nuove - tutte citazioni e frasi che indicano evidentemente che l'idea del Ministro dell'interno non è particolarmente focalizzata sulle finalità che così bene il linguaggio tecnico-giuridico descrive all'interno del nostro decreto-legge.

Qual è allora il tema? Il tema è che noi ci troviamo a esaminare questo decreto-legge non soltanto nella nuda crudezza del dato letterale, ma anche di quello che è l'impatto e la percezione che questo decreto-legge andranno a produrre sui nostri concittadini. È il destino di noi parlamentari: parliamo nel chiuso di quest'Aula, nella quale passiamo talvolta anche moltissime ore, ma è evidente che quando siamo qui stiamo lavorando per il Paese fuori e il Paese ci osserva. E nonostante sia il 3 agosto, nonostante sia appunto la settimana più calda dell'anno, questo provvedimento così semplice, così snello sta naturalmente creando molti interrogativi e molte questioni, proprio perché si sa che c'è un sottotesto che dice che in fondo la linea politica in tema di salvataggi e di migranti sì può brevemente riassumere in una bella pacca sulle spalle, un sacchetto di noccioline e un gelato. Allora io da parlamentare - lo dico prima ancora che da componente del gruppo del Partito Democratico, lo dico da persona, lo dico da persona che prima di tutto la sera quando va a dormire deve fare due chiacchiere con la sua coscienza - ho bisogno di sapere che queste 12 navi non serviranno a trasportare noccioline, gelati e pacche sulle spalle. Questo è semplicemente il punto, nella sua crudezza e nella sua brutalità.

Io credo che noi abbiamo non soltanto il diritto, ma anche il dovere, lo dicevo all'inizio, di lavorare con la Libia e di stabilire con la Libia rapporti profondi. Rapporti, badate bene, che io rivendico: il lavoro che è stato fatto dal Governo Gentiloni in particolare, il Memorandum, il lavoro del Ministro Minniti, è stato un lavoro che mi piace definire in un certo senso olistico, cioè si è cercato di guardare al problema nella sua durezza, la sua difficoltà… Perché è evidente, prima ne parlava il mio collega Fassino, noi stiamo parlando di un evento epocale, che è destinato a cambiare la faccia del mondo; e guardate, qualsiasi Parlamento nazionale che si illudesse di poter incidere su questo fenomeno epocale sarebbe velleitario e anche piuttosto miope. Però noi dobbiamo fare quello che possiamo e quello che dobbiamo. E allora, stabilire un rapporto con la Libia di aiuto, un rapporto con la Libia di supporto alla stabilizzazione di una situazione estremamente complessa, provare a fornire strumenti, a fornire formazione, a fornire mezzi per esempio per il controllo delle frontiere meridionali della Libia (un problema evidentemente molto complicato, data la natura desertica dei luoghi), è quello che dobbiamo fare: questo va bene. Il tema è che però questa intenzione va vista con chiarezza in qualsiasi atto, in qualsiasi atto giuridico, atto legislativo che noi qui formiamo o in qualsiasi atto di negoziato internazionale con la Libia. Dev'essere evidente all'opinione pubblica che quello che facciamo non è semplicemente disfarci di un problema e rimandarlo a qualcuno che è in condizioni ancora peggiori delle nostre per risolverlo. Quello che dev'essere chiaro è che non ci stiamo disfacendo di un problema, persone che sono come noi… Perché io non so se poi alla fine noi ci confrontiamo mai con l'individualità, perché guardate, io lo sguardo di Josephine, o Josepha, quella che qualche lurida coscienza ha poi postato con le unghie laccate… La chiamo lurida coscienza perché, come ho detto, alla fine della giornata bisogna fare i conti, e penso che anche questa gente dovrà fare quei conti.

Allora, quando io penso a quelle persone, penso che siano persone come me, con la differenza che io ho avuto la grande fortuna di nascere dalla parte giusta del mare; ma mi chiedo che cosa avrei fatto io lì, e questo viene prima di tutto.

Poi, so benissimo di avere delle responsabilità istituzionali e dovermi porre un problema per una comunità e che i problemi non sono così semplici come fa il Ministro Di Maio che dice: “Ci sono i rider. Ma sì, assumiamoli tutti a tempo indeterminato”. Quindi, non sarò io a dire: “Ci sono i migranti, accogliamoli tutti in Italia”, come se fosse così facile. Non ho le bacchette magiche del Ministro Di Maio e, quindi, mi rendo conto che le questioni sono complesse e hanno delle ramificazioni difficili. Però, noi dobbiamo fare in modo sempre che quello che facciamo sia chiaramente rivolto a un aiuto alla Libia che non sia soltanto lo scaricarsi di un problema, che sia il problema dei migranti, in senso generale, o dei singoli migranti, le persone prese individualmente. È questo quello che io vorrei vedere dentro questo provvedimento di legge. Aggiungo un'altra cosa. Nel sottotesto c'è anche una situazione complicata che è quella del razzismo montante in Italia, perché non sarà lo stato di famiglia di uno che tira un uovo a farmi giudicare se c'è un problema oppure no. Il problema c'è lo stesso ed è un problema grave.  Perché ricordo Luca Traini, a Macerata nel mese di febbraio, che è andato sparacchiando per una tranquilla città su cui oggi vi segnalo un importante reportage: “La città che ancora vive nella paura” ci dicono i giornali. A partire da lì vi voglio segnalare il lavoro di un bravo giornalista, che si chiama Luigi Mastrodonato, che si è preso la briga, su una mappa di Google, di andare a mettere tutti gli attacchi razzisti che ci sono stati dal 1° giugno. Sono trenta e io vi ricordo, naturalmente, i due morti, Soumayla Sacko all'inizio di giugno, e anche il recentissimo pestaggio di Aprilia, certamente non commessi da figli o da parenti di uomini politici e dei consiglieri comunali.

Allora, se questa è la situazione del nostro Paese, noi dobbiamo stare molto attenti e non considerare questo un provvedimento di routine che arriva qui il 3 agosto, nella settimana più calda dell'anno, perché così non è. Come ho detto, capiamo le buone intenzioni. Le capisco bene e capisco anche molto bene, come ho detto, che il lavoro che va fatto è un lavoro di cooperazione. Il mio collega Fassino parlava prima del rapporto con l'Africa. Io vi segnalo un libro molto bello che in Italia non è stato letto moltissimo anche se stava per entrare nella cinquina dello Strega, ma che è uno dei primi libri venduti in Germania e si chiama Sangue Giusto. Questo libro parla di quello che noi italiani abbiamo fatto in Africa durante le guerre coloniali. Va molto bene in Germania perché forse in Germania hanno fatto i conti con la loro storia completamente. Noi, invece, qui parliamo dell'Amba Aradam senza sapere che cosa successe all'Amba Aradam. Quindi, vi invito a leggere questo libro.

E, allora, se questa è la situazione io penso che noi dobbiamo fare tutti gli sforzi, in quest'Aula, per fare in modo che si veda, con chiarezza, che quello che stiamo facendo è aiutare un Paese amico in difficoltà a risolvere un problema e a mettere in atto azioni efficaci per risolvere e per portare a termine obiettivi che sono nobili, come quelli che descrive questo decreto-legge. Dovremo fare un lavoro importante di modifica di questo testo, non sostanziale perché, come ho detto, è un testo snello. Però, possono essere fatte delle cose intelligenti come, per esempio, dire che, se noi daremo queste navi alla Libia, coloro i quali saranno su quelle navi dovranno comprendere i diritti umani cosa sono, dovranno comprendere che le persone che trasportano non sono carne ma sono persone. Dovremo chiedere al Governo libico, che riconosciamo naturalmente, di aderire alle convenzioni di Ginevra e alle convenzioni sui rifugiati. Sono cose che io penso siano fattibili e che vanno dimostrate a un'opinione pubblica che è esacerbata, preoccupata, tesa e assorbita completamente da questo tema, sebbene questo non sia il problema dell'Italia ma c'è qualcuno che ha interesse a mostrare che questo sia il problema dell'Italia. E, allora, noi quando parliamo di questo problema dobbiamo trattarlo come fosse il problema dell'Italia, anche se non lo è, e lavorarci con tutta la diligenza che il presunto problema dell'Italia richiede e, quindi, occorre fare delle cose che rendano possibile a quest'Aula… perché sui diritti umani siamo tutti insieme. Io non voglio immaginare, anzi escludo assolutamente - e lo diceva la collega del MoVimento 5 Stelle, la collega Emiliozzi credo - che non tutti condividiamo finalità umanitarie. Allora dimostriamolo, dimostriamolo facendo interventi - e lo dico, in particolare, al MoVimento 5 Stelle - che ci consentano di dire ai nostri concittadini: “Abbiamo fatto un buon lavoro. Stiamo dando queste navi non perché abbiamo un problema di noccioline. Stiamo dando queste navi al Governo libico perché intendiamo fermare il traffico di esseri umani e compiere salvataggi in mare”. Lo hanno detto moltissimi colleghi: lo ha detto il collega Fornaro e il collega Magi. Noi sappiamo bene e non possiamo fingere di non sapere che i dati degli osservatori internazionali e le notizie che giungono dalla Libia sono estremamente preoccupanti, anzi sono tragiche, drammatiche. Dunque, non possiamo trattare questo decreto-legge come fosse, appunto, un decreto-legge di routine, perché nessuno ci crede che lo sia.

Allora, io davvero faccio un appello accorato a tutti e il Governo sa bene che il Partito Democratico nell'altro ramo del Parlamento è stato estremamente costruttivo. Abbiamo detto che in questa legislatura il nostro partito farà un'opposizione di qualità, perché abbiamo toccato con mano cosa significa avere un'opposizione non di qualità, un'opposizione… non trovo aggettivi. Diciamo che faremo un'opposizione diversa da quella della scorsa legislatura, un'opposizione civile. Quindi, vogliamo lavorare per migliorare i provvedimenti e, quindi, la cooperazione, signor Presidente - parlo a lei per il sottosegretario Molteni, al quale mi lega stima nonostante la localizzazioni differente in Aula - sarà leale e costruttiva, come lo è stata nell'altro ramo del Parlamento. Ma proprio perché siamo consapevoli della nostra lealtà e del nostro atteggiamento costruttivo, posso dire che sarà senza sconti, nel senso che non sarà possibile ammorbidirla in nessun modo ma solo raggiungendo l'obiettivo che ci siamo dati. Per questo auguro a quest'Aula buon lavoro. Ripeto: è un piccolo decreto-legge di due articoli, facile da leggere per chiunque, ma gravido e pesante come se questo decreto-legge fosse fatto di 10.000 pagine. sarà un grande lavoro in poche ore, ma sarà un grande lavoro. Facciamolo bene