Grazie, Presidente, nell'avviare questo discorso voglio innanzitutto rilevare che il Ministro Toninelli non ha ritenuto, fino a questo momento, di partecipare alla discussione generale (Applausidei deputati del gruppo Partito Democratico). su una delle vicende più gravi e delicate che il nostro Paese sta vivendo. Non solo, con tutto il rispetto per i sottosegretari, uno all'editoria e l'altro ai rapporti con il Parlamento, magari ci saremmo aspettati qualcuno in riferimento alle infrastrutture che, però, per il momento, è comparso diciamo con scarsissimo successo.
Sono trascorsi settanta giorni da quel drammatico 14 di agosto che nessuno dimenticherà mai, settanta giorni di dolore, di disperazione, di drammi umani, di vite e sogni spezzati e da quel giorno nulla di concreto è accaduto, tutto sembra essersi fermato, la città ha assistito, inerme e spettrale, a un cinico giro di parole, allo stillicidio di dichiarazioni demagogiche e all'irresponsabilità.
La vicenda del ponte Morandi e anche di Genova, più in generale, è l'emblema del dilettantismo di questo Governo, incapace di affrontare e individuare traiettorie di soluzioni possibili per i problemi reali; un Governo semplicemente incapace di governare; una gaffe dietro l'altra, un proclama dietro l'altro, fogli sventolati in piazza dal Primo ministro fantasma che sono rimasti lettera morta. Possiamo certamente affermare che la tragedia di Genova è stato il primo banco di prova, vero, di questo Governo. Vedete, forse paradossalmente, è molto più semplice gestire la complessità per una manovra economica, perché i margini di poter affidarsi alla propaganda elettorale in questo caso sono più ampi, ma quando ci si trova a dover affrontare una questione così concreta e cogente, che ha a che fare con le prospettive di sopravvivenza di una città, di uno dei porti centrali del sistema del Mediterraneo, non ci sono margini per la propaganda, per la politica e per le dirette Facebook (Applausi dei deputati del Partito Democratico). E così qui c'è stato il disvelamento della vostra incapacità. Fare scelte, indicare soluzioni, dare certezze sui tempi e sulle procedure, ecco, tutto questo, dopo settanta giorni da quel 14 agosto, ancora non c'è e così il Ministro Toninelli – oggi assente, lo ripeto –, a cui avete affidato un compito così difficile come la ricostruzione della speranza in un territorio ferito, è diventato il simbolo del vostro dilettantismo arrogante e inconcludente, incapace e grottesco.
E ciò emerge ancor di più se consideriamo che ci sarebbe stato bisogno di una discussione all'altezza. In questo momento, a livello globale, si sta giocando una sfida durissima sulle reti immateriali e infrastrutturali, la circolazione delle idee e delle merci rappresentano una battaglia vera e propria, nel pianeta. Potremmo oggi affrontare il ruolo della Cina, la reazione degli Stati Uniti, il tema della politica dei dazi, il tema dell'avvio della cosiddetta Via della seta, il governo della logistica. Ecco a cosa serve una seria politica infrastrutturale in Italia. Stare o non stare nel futuro, questo è il dilemma e per affrontare la complessità di questi temi occorre un ruolo forte dell'Europa, che non balbetti, che costituisca un disegno unitario, in cui l'Italia giochi uno schema chiave, oggi precluso dalla miope politica europea di questo Governo.
E voi vi chiederete cosa c'entra tutto ciò con il ponte Morandi; provo a spiegarlo e provo a farlo con grande pazienza anche ai fautori della decrescita felice che stanno seduti in quest'Aula. Genova è stata la città delle grandi scoperte, la prima banca d'affari della storia, non si può immaginare il futuro di Genova se non si conosce la sua storia. La sua stessa nascita è dovuta alla scelta di edificare il primo nucleo su una piccola collina alle spalle di un'insenatura naturale, e nei moli progressivamente strappati al mare è cresciuto, nei secoli, quello scalo che ha reso forte la Repubblica, capace di mantenere la sua indipendenza fino alla fine del Settecento. Questo rapporto vitale tra città vecchia e porto storico è rimasto inalterato per molti secoli, anzi per quasi un millennio.
Nell'Ottocento i collegamenti ebbero un grande impulso grazie alle ferrovie costruite dai Savoia: Cavour intuì che Genova sarebbe potuta divenire lo scalo del Regno, e che La Spezia lo sarebbe stata per quanto riguarda la Marina Militare. Ecco la differenza tra gli statisti di allora e gli improvvisatori di oggi, tra chi ha creduto nel futuro e chi oggi non ci crede più.
Il rapporto tra porto e i collegamenti con i mercati è dunque certamente un tema antico, antico e difficile: il territorio cosiddetto costrittivo può essere a rischio di non farci connettere l'intero Paese. Lo dico perché Genova oggi - lo saprete sicuramente, ma è bene ricordarlo - è il principale porto italiano, è tra i più importanti del Mediterraneo, è connesso con 400 destinazioni internazionali, un porto tra i primi riferimenti dell'Africa. Genova è capitale del crocerismo, della conoscenza tecnologica, legale, marittima, assicurativa, della ricerca, delle certificazioni internazionali; Genova è snodo cruciale dello shipping. Questa città non può essere umiliata e sacrificata da chi pensa che le infrastrutture siano il male, da chi vuole farne un modello di arretratezza, di assenza di speranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi abbiamo la necessità di far sì che questa storia meriti rispetto.
Lo scalo genovese opera su tutti i settori merceologici; nel 2017 ha movimentato 2,6 milioni di tiu. Nei secoli tutti i Governi hanno capito il nesso tra le potenziale logistiche di Genova e il mondo: questo è il primo Governo che non lo ha capito. Voi siete stati in questi giorni i nemici della città. Con le vostre menzogne, i ricorsi dei vostri comitati, avete fatto in modo che a Genova in passato, contrariamente a quello che è avvenuto a Milano, a Torino, a Firenze, a Bologna, ci sia ancora la ferrovia di Cavour citato, anziché l'alta velocità che noi avevamo avviato con il valico: avete bloccato il futuro! Una città internazionale, messa in ginocchio dalla caduta di un ponte: rifare presto e bene quell'opera è un dovere. Ma avete perso 50 giorni, dicevo, per un decreto-legge e altrettanti per la nomina di un commissario, a cui è andato ovviamente l'augurio di buon lavoro da parte di tutto il gruppo del Partito Democratico; e poi 70 per prendere decisioni basilari, che ancora non ci sono.
Definire gli emendamenti su valico e gronda non pertinenti è stata una vigliaccata. Farlo mentre infilavate dentro il decreto-legge per Genova il condono tombale di Ischia, è una vergogna epica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vergognatevi! Avete ingannato gli italiani, raccontato della vostra superiorità morale; e il primo atto che avete compiuto, onorevole Terzoni, che tanto va fiera dell'atto, è la più grande sanatoria sugli abusi.
Avete raccontato bugie su tutto. La prima bugia: avevate sostenuto fosse intenzione vostra revocare nel decreto-legge la concessione di Autostrade per l'Italia; ma nel decreto-legge che avete scritto non c'è alcuna revoca, perché sapete perfettamente che questo avrebbe esposto il nostro Paese a ricorsi gravosi. Poi avete detto e avete giurato attraverso il vostro Vicepresidente Di Maio che avreste impedito ad Autostrade per l'Italia di toccare anche solo una pietra di quel ponte; ma poi abbiamo scoperto che avete infilato di nascosto la possibilità per quelli che voi considerate i nemici del popolo, pubblici, di demolire il ponte e anche di progettare quello nuovo. Avevate promesso di aiutare gli sfollati e le imprese della zona rossa ma anche di quella adiacente, cioè quella cosiddetta arancione, ma non avete messo le risorse necessarie a garantire un aiuto vero. Avevate promesso di sostenere la portualità genovese attraverso i finanziamenti: una vera zona economica speciale, progetti di rilancio; ma abbiamo visto che i soldi investiti sono pochi spiccioli.
Avevate detto che avreste aiutato i lavoratori che hanno perso il loro lavoro a causa delle conseguenze del crollo, ma avete respinto il nostro emendamento che estendeva la cassa in deroga a 24 mesi e quello che avrebbe aiutato la compagnia lavoratori portuali davvero. La Lega ha preso i voti sostenendo la necessità di realizzare opere infrastrutturali come il Terzo valico e la Gronda; ma poi ha ceduto al diktat dei 5 Stelle, lasciando al loro destino sia la città che i lavoratori, che ieri sono scesi in piazza e ai quali oggi potremo dedicare il vostro hashtag “prima le poltrone che gli italiani” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Vi abbiamo sentito parlare di ambiente per anni, ma poi con una vera spregiudicatezza politica avete condonato un'isola meravigliosa e avete tentato di non sottoporre gli appalti relativi al ponte, persino quelli per la rimozione dei detriti, alle norme antimafia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ci avete provato, e noi ve lo abbiamo impedito; e con noi tutti i soggetti che si sono espressi nell'ambito delle audizioni in Commissioni e tutte le autorità.
Insomma, in sostanza questo è un decreto-legge che affronta alcune questioni, ma che per altri aspetti è un decreto-legge mostro, perché dentro c'è di tutto, ci sono i provvedimenti sugli pneumatici, quelli sui fanghi, i condoni. È un decreto-legge vuoto, perché le misure fiscali sono rinviate sia per quanto riguarda il porto che l'autotrasporto al decreto-legge fiscale; e noi, attraverso i nostri emendamenti, abbiamo sicuramente cercato di aggiustare il tiro. Certo, non tutti gli emendamenti sono stati recepiti, lo sappiamo perfettamente: devo dire che avete anche tentato di accaparrarvi alcune idee che noi abbiamo presentato; ma noi daremo battaglia dentro quest'Aula fino all'ultimo secondo perché ogni spazio di discussione sia teso a recuperare centralità nel ruolo delle vicende di Genova e del resto d'Italia, che ha subìto contraccolpi.
Sapete perfettamente di aver esposto la ricostruzione del ponte ad un rischio molto, molto alto di ricorsi a causa di procedure sbagliate inserite nell'articolo 1, che potrebbero ingenerarli. Per noi è chiaro il giudizio politico su chi aveva la responsabilità di manutenere l'opera, ASPI; ma crediamo, nel rispetto della separazione dei ruoli, che il giudizio dal punto di vista dei tribunali lo debba dare la magistratura, e siamo anche per ringraziare in questa sede per il lavoro che sta facendo la magistratura per accertare la verità.
Il vostro è un disegno più grave; ed è un altro ancora rispetto a quello che dichiarate: voi state provando a svuotare l'anima della città di Genova, per voi è la cavia dell'esperimento ideologico della creazione di una città vuota, di carta, in preda agli egoismi, al cinismo dei ricorsi, del “non nel mio giardino”, delle balle sulla decrescita felice, per i ricchi. Ma l'esperimento fallirà, perché non c'è nulla di più vero della ricerca da parte degli uomini della loro dignità ed emancipazione, non c'è nulla di più vero della storia di scambi, cultura, mare, fabbriche, operai, e l'orgoglio di quella storia; e non c'è nulla di più squallido di un vecchio ricco comico, che dalla collina di Sant'Ilario prende in giro il popolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quel popolo che ieri a Genova è scesa in piazza per dirvi che li avete traditi, vi hanno voltato le spalle come avete fatto voi, e vi hanno detto che a loro il reddito di cittadinanza non interessa: vogliono la dignità e il lavoro.
La verità è che noi abbiamo sbloccato l'opera del Terzo valico e realizzato moltissimi lotti, che poi sono continuati con le amministrazioni successive. Noi abbiamo lavorato per far assumere quegli operai; voi li state facendo licenziare.
La città del vostro fondatore ieri alla manifestazione dei lavoratori, come dicevo, vi ha girato le spalle: come a dirvi che voi non siete interlocutori della loro crisi e delle loro sofferenze. Andatevi a sentire cos'hanno urlato alla vostra capogruppo grillina in regione. E alla Lega cosiddetta bifronte voglio ricordare che partecipare a convegni per sostenere le grandi opere a Roma e lavorare con i grillini per bloccarle a Genova non reggerà all'ambiguità politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Vogliamo subito il finanziamento dal sesto lotto e la fine della farsa dell'attesa per l'analisi costi-benefici, che è come l'araba fenice, non si sa che cosa sia. E se per caso aveste in mente - lo dico con anticipo - uno scambio tra il terzo valico e la Gronda, perché a volte lo leggiamo sui giornali, sappiate che a Genova e in Liguria noi non ci staremo, noi vogliamo tutte le opere che ci spettano e che ci siamo pagati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! La verità è che ci sarebbe ancora molto da lavorare su questo decreto, per cercare di sanare il pasticcio dall'articolo 1 come abbiamo proposto noi, con finanziamenti veri per la realizzazione del ponte e procedure giuridiche serie. E bisognerebbe lavorare ancora, come diceva l'onorevole Braga, sul tema delle famiglie, delle imprese, dei locatari, per cui bisognerebbe ancora fare moltissimo; c'è scritto nei nostri emendamenti come farlo, per i collegamenti ferroviari, per il trasporto pubblico locale, per la metropolitana. Si potrebbe fare qualcosa in più sul tema degli investimenti in campo portuale, per esempio con la previsione del progetto della nuova diga, progetto avviato dal Ministro Delrio e che potrebbe essere finanziato ora; e per la Compagnia Unica, che più di altri ha risentito la riduzione del lavoro e che rischia la propria prospettiva.
Ci sono poi cose incomprensibili, io non le capisco. Per esempio, perché non utilizzate quest'occasione per sbloccare i 75 milioni che sono in banca dell'autorità sistema portuale di Genova e Savona e sono bloccati dentro l'accordo di programma Ilva? Perché Di Maio non si occupa di questo, anziché delle manine, come Sherlock Holmes (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Le cerca ovunque, è ossessionato. Allora, evidentemente c'è da fare. Il Ministro Toninelli, da quando si è insediato, non ha riunito mai la Conferenza dei presidenti delle autorità di sistema portuale, non ha dato alcun indirizzo per quanto riguarda il tema dei porti, eppure ci sarebbe bisogno di continuare quel processo avviato da noi, dal nostro ex Ministro Delrio, di semplificazione e di prospettiva della visione. Avete bloccato perfino lo sportello unico doganale, questo significa far perdere tempo e anche risorse a realtà che stanno cercando di far crescere il nostro sistema economico.
Come vedete, la critica ma anche la proposta, l'idea che voi stiate sbagliando ma anche l'indicazione di un'azione di responsabilità da parte nostra. Questa sarà una discussione difficile anche in Aula. Avremmo potuto inchiodarvi sulle sconcerie che avete inserito nel decreto, ma a guidarci era e sarà, anche in questa discussione, l'amore per Genova e quel desiderio di aiutare il territorio, al di sopra di ogni convenienza politica. Noi tifiamo per Genova e per l'Italia. Il primo atto fatto dal Partito Democratico, lo voglio ricordare qui, è stato chiedere l'audizione della Chiesa genovese. Il Cardinal Bagnasco, i cappellani del lavoro, don Molinari, don Moretti hanno più volte richiamato alla necessità di aiutare il territorio in questo momento di difficoltà, non posso non ricordare il loro straordinario e generoso impegno. Li ho visti difendere i lavoratori che rischiavano il loro posto, le aziende; li ho visti cercare di stimolarci al tema della modernizzazione della città, e hanno interpretato al meglio la funzione sociale della Chiesa. La vicenda di Genova dimostra più di ogni altra che per governare occorre competenza, umiltà, rigore, fatica, Siate umili, migliorate questo decreto in quest'Aula, raccogliete i suggerimenti e le proposte costruite attraverso il dialogo con la città, fate squadra, uscita dal tunnel della propaganda.
Ho sentito qualcuno che spesso dice di mettere la foto del nostro Governo sul comodino: voi mettetevi la foto degli operai di ieri, che hanno voltato le spalle al MoVimento 5 Stelle e alla Lega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E ricordatevi che Braudel diceva che Genova è un corpo fragile ma anche il sismografo del mondo; io penso che sia anche il sismografo della politica.