Discussione generale
Data: 
Giovedì, 2 Febbraio, 2023
Nome: 
Ouidad Bakkali

A.C. 750-A

Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, membri del Governo, questo decreto lo abbiamo chiamato in più modi, decreto ONG, lo abbiamo chiamato forse più propriamente decreto naufragi. Lo voglio chiamare questa mattina anche decreto sulla manomissione delle parole. In questo decreto-legge la parola assume significati nuovi, se ne logora il senso. E proprio nel suo libro, La nuova manomissione delle parole, Carofiglio ci ricorda che Steiner osserva come le ideologie non producono lingue creative e solo di rado elaborano nuovi termini; molto più spesso saccheggiano e decompongono la lingua della comunità, manipolandola, usandola come arma.

Questo decreto saccheggia e decompone la lingua, manipola le norme, omette quelle di rango superiore, perché, non essendoci strumenti concreti ed espliciti, non corrispondendo gli obiettivi annunciati da questo Governo con il contenuto di questo decreto, che suona cinicamente ironico se si rileggono questi obiettivi dopo avere esaminato il provvedimento, i soggetti e le autorità preposte ad applicare questo decreto, le sue misure sanzionatorie e le sue restrizioni saranno impegnate in un lungo lavoro, confuso, dispersivo, di interpretazione, traduzione, allineamento con la gerarchia delle fonti. E uno dei primi casi di studio e di applicazione di questo decreto-legge è e sarà certamente l'arrivo della Geo Barents il 28 gennaio scorso a La Spezia, 237 persone salvate in tre differenti operazioni, effettuate in ossequio alle norme internazionali sul soccorso in mare. Al terzo salvataggio una bambina di 11 mesi, la madre diciassettenne. Otto ore di colloquio tra il comandante, il capo missione e le Forze dell'ordine, e il via libera, infine. La Geo Barents ha ripreso il mare il 31 gennaio, per ora senza sanzioni, senza fermi amministrativi. Ci si prende il tempo previsto dal decreto, tre mesi.

Questo decreto, signor Presidente, è inapplicabile, è vessatorio, è discriminatorio, e questo ve lo sta dicendo anche in queste ore il Consiglio d'Europa. Voglio ricordare brevemente qui gli obiettivi annunciati dal Governo e dai relatori del provvedimento: assicurare l'incolumità delle persone recuperate in mare, ordine e sicurezza pubblica. Si assicura, quindi, l'incolumità delle persone in mare non salvandole, e, quando salvate, prolungando la loro condizione di sofferenza e fragilità, infliggendo sofferenze aggiuntive a persone e minori in situazioni di vulnerabilità, allungando, senza criterio alcuno, i trasferimenti verso i porti di sbarco. E anche qui la vicenda di La Spezia ci porta a fatti reali da opporre a questa propaganda cinica.

Dopo quasi quattro giorni di navigazione aggiuntiva per le persone salvate dalla Geo Barents, i minori sbarcati a La Spezia vengono assegnati a una struttura di Foggia, a quattro giorni di navigazione dal luogo del salvataggio, 800 chilometri dal porto di sbarco. Il Ministro vuole alleggerire le strutture di accoglienza del Sud, e quindi fa sbarcare al Nord, ma rimanda al Sud i pullman. Cosa state facendo? Non riusciamo a comprendere, francamente. Si vogliono garantire ordine e sicurezza pubblica. Come? Inviando le navi umanitarie in porti di sbarco a giorni di navigazione, incuranti delle condizioni climatiche e delle condizioni di chi sta a bordo, in particolare quelle persone, quei minori che spesso sono in viaggio da mesi.

E sia chiaro, lo dico da deputata che viene da una città estratta a sorte come porto di sbarco, Ravenna, città che, tra l'altro, ha dato asilo e accoglienza ad un illustre rifugiato politico, Dante Alighieri. Centotredici persone sbarcate il 31 dicembre. Un'intera comunità mobilitata, un'accoglienza umana dignitosa, il primario della pediatria sulla banchina ad attendere i più piccoli. Per questa città, come per molte delle città, l'accoglienza è un tratto identitario e culturale; l'accoglienza non è cifra negoziabile. Ma la richiesta dei territori è chiara: capire quali siano i criteri delle assegnazioni; se vi sarà una sede di concerto sul piano complessivo di gestione degli sbarchi in città che non hanno hub di prima accoglienza ma che spesso sono comuni, quegli stessi comuni che hanno virtuosamente costruito e gestito il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati e che oggi sul sistema SAI vi chiedono più risorse e una migliore programmazione.

Le città vogliono conoscere quali sono i criteri che orientano l'assegnazione del porto di sbarco per rendere minimamente programmabili e gestibili in ordinarietà gli interventi di competenza dei comuni, specie in presenza di minori non accompagnati. Quel Fondo per i comuni che è stato approvato, il solo emendamento in Commissione su più di 200, è l'ulteriore ammissione che i territori non hanno mezzi sufficienti per affrontare la vostra disorganizzazione. Sono impoveriti dalla crisi in corso e dalla legge di bilancio, nella quale li avete completamente ignorati.

E dopo gli obiettivi il titolo, che nulla ha a che fare con il contenuto: disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori. L'unico modo in cui questo provvedimento interviene sul flusso migratorio è facendo morire più persone, con un calcolo ben chiaro che le audizioni hanno confermato e quantificato: il 75 per cento delle persone tra quelle salvate in media dalle navi ONG rischia di non trovare più aiuto con i meccanismi introdotti per ostacolare e rallentare i salvataggi multipli, perché voi le cose non le dite direttamente ma le nascondete nella manomissione delle parole, tra cui bambine e bambini che oggi le navi delle organizzazioni umanitarie traggono in salvo per dovere, per missione, per compensare l'assenza delle istituzioni europee nel Mediterraneo centrale. Nel 2022 i dati del Ministero dell'Interno sono chiari: si sono registrati oltre 100.000 sbarchi e di questi i salvataggi effettuati dalle navi umanitarie non governative sono stati circa 14.000, il 14 per cento. Ostacolare le navi umanitarie e rallentarne le attività, con gli espedienti sottintesi in questa norma che sanziona chi effettua salvataggi multipli, potenzialmente si può tradurre in 10.400 morti, 10.400 vite umane che con questo decreto si decide con consapevolezza di non salvare.

Non sono disposizioni urgenti, perché se vi è qualcosa di sistematico, di strutturale e di continuativo non sono le ricerche delle ONG ma sono proprio i flussi dei migranti e questi non si muovono in ragione di nessun pull factor, signor Presidente. Le condizioni climatiche sono l'unico elemento che gli studi rilevano come rilevante sulle partenze. Nessun pull factor, quindi, nessuno studio di Frontex a suffragare questa credenza e le tante fake news alla base della strategia di criminalizzazione delle navi umanitarie. L'unico studio che esiste e che smentisce con evidenza i dati e le vostre teorie è quello pubblicato dall'European University Institute, condotto da Cusumano e Villa nel 2021: la media dei migranti partiti ogni giorno è di 125 quando ci sono le ONG presenti in area SAR e di 135 quando non ci sono.

Esistono solo push factor, signor Presidente, ovvero le ragioni che spingono a partire e a lasciare la propria terra, la propria famiglia e la propria lingua. Solo push factor portano intere famiglie con bambini ad affrontare questi viaggi. Esistono solo push factor quando si sopravvive a quanto si subisce nelle carceri libiche e sono la povertà, le violenze, i conflitti, le persecuzioni e gli sconvolgimenti ambientali.

Poi, si entra nel cuore di questo decreto, composto da soli 3 articoli ma che concentra tutta la sua forza discriminatoria e vessatoria nel capoverso 2-bis dell'articolo 1, comma 1, in quelle 6 lettere che magistralmente compiono quell'opera di saccheggio dei significati comuni di tante parole e del diritto.

La lettera b) prescrive - oppure no; questo punto in Commissione non l'abbiamo capito dal Sottosegretario Molteni - al comandante una tempestiva informativa da rendere alle persone soccorse e alla raccolta dei dati rilevanti. Cosa sono i dati rilevanti? In Commissione questo non lo abbiamo capito: nessuna risposta e questo metterà in difficoltà i comandanti, che poi rischiano la sanzione. Quali figure raccoglieranno questi dati, quali sono i dati da raccogliere e perché costringere le persone a bordo, spesso in condizioni psicofisiche estreme, ad affrontare questo ulteriore passaggio burocratico prima di ricevere assistenza sanitaria, accoglienza, riposo e tregua? Il comandante, come dice Amnesty International nelle audizioni, dovrebbe concentrarsi sul trasferimento delle persone soccorse in un luogo sicuro il prima possibile, come indicano le linee guida IMO. Qualunque operazione di screening o valutazione dello status delle persone soccorse che vada oltre quanto necessario per offrire assistenza a persone in pericolo non dovrebbe mai ostacolare l'assistenza o ritardare inutilmente lo sbarco delle persone dalle navi di soccorso.

I capoversi c) e d) operano anch'essi una manipolazione, questa volta sulla dimensione del tempo e della sua misura. Scrivete che nell'immediatezza dell'evento va richiesto il porto di sbarco, immediatamente per poi vedersi assegnato un porto a giorni di navigazione. Ma ancora più odioso è il termine della lettera d) del capoverso 2-bis, quel “senza ritardo” che la sola traduzione in parole dirette rende chiara: senza attardarvi nel recuperare altre vite umane. Salvare vite umane è un ritardo per voi, un'attività nella quale si perde tempo prezioso. Tardi si arriva al vostro unico appuntamento, il porto più lontano. Lontano da dove? Dalle aree del Mediterraneo centrale, nelle quali operano e suppliscono alla mancanza di una missione istituzionale europea come quella che fu Mare Nostrum.

Si istituzionalizza l'omissione di soccorso: questo hanno detto le ONG audite in Commissione e questo ripetiamo in quest'Aula oggi. L'Italia, la Nazione che si esalta con la retorica patriottica ma che poi umiliate mostrando un volto che non è proprio della grande cultura italiana, della storia di un Paese immerso nel Mare nostrum o mare bianco di mezzo, come viene chiamato nella lingua araba dalla sponda Sud del Mediterraneo; un'Italia capace di mostrare il volto umano e solidale delle istituzioni repubblicane e la grandezza di uno Stato che non specula politicamente sulla pelle delle persone e che non approva un decreto che scientemente ha l'unico effetto di far morire più persone; un grande Stato che cerca alleanze e soluzioni in Europa sul tema delle migrazioni e dell'asilo, che agevola i percorsi migratori regolari e che davvero contrasta la tratta degli esseri umani, perché vi do una notizia: il contrasto al business degli scafisti e questo decreto non collimano. Quando gli scafisti vengono pagati, che queste persone arrivino sulle coste europee a loro non interessa più nulla: le persone che perdono la vita annegate hanno già saldato il debito con gli scafisti. Un grande Stato impone alla Libia regole chiare sui diritti umani, prima di qualsiasi accordo o cessione di nuove motovedette; un grande Stato promuove politiche di co-sviluppo.

Vede, Presidente, Primo Levi, in Se questo è un uomo, parla ad un certo punto di sommersi e salvati per descrivere i livelli di disumanità toccati in uno dei periodi più bui della storia dell'essere umano e queste parole, queste categorie che suonano drammatiche, i sommersi e i salvati, oggi risuonano urgenti per risvegliare le coscienze dormienti e ridare volto a chi viene continuamente disumanizzato e vive condizioni di oppressione e di privazione della dignità. Primo Levi scriveva questo: “I sommersi (…); loro, la massa anonima, continuamente rinnovata e sempre identica, dei non-uomini che marciano e faticano in silenzio, spenta in loro la scintilla divina, già troppo vuoti per soffrire veramente”. Poi, continua: “Essi popolano la mia memoria della loro presenza senza volto, e se potessi racchiudere in una immagine tutto il male del nostro tempo, sceglierei questa immagine, che mi è familiare: un uomo scarno, dalla fronte china e dalle spalle curve”. Voi, con questo decreto, li volete tutti sommersi gli uomini e le donne che attraversano il Mediterraneo: i bambini e le bambine li lasciate senza salvezza.

Questo decreto non assicura l'incolumità delle persone salvate in mare, non agisce sui flussi, non impoverisce le speculazioni dei trafficanti e degli scafisti; al contrario, rallenta i soccorsi, riduce la presenza in mare del soggetto che aiuta la Guardia costiera e la Guardia di finanza, integrando il loro lavoro di ricerca e soccorso in mare, mette in difficoltà i territori e i comuni italiani. Se potessi racchiudere in un'immagine tutto il male del nostro tempo, sceglierei quest'immagine che mi è familiare: un uomo scarno, la fronte china, le spalle curve; se potessi racchiudere in un'immagine il male del nostro tempo sceglierei questo decreto.