Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 7 Febbraio, 2024
Nome: 
Fabio Porta

A.C. 1666

Signor Presidente, signor Sottosegretario, colleghi, preparando questo intervento ricordavo che quasi due anni fa, era il 30 marzo del 2022, intervenivo a Palazzo Madama, al Senato, proprio sul primo decreto del Governo Draghi sull'Ucraina e, oggi, purtroppo, a due anni di distanza, il rumore dei missili - è di stanotte, come è stato ricordato da alcuni colleghi, l'ultimo bollettino di guerra: almeno 4 morti, a seguito di un'ondata di ordigni abbattutasi sulla capitale ucraina; sembra siano stati almeno 64, tra missili e droni, gli ordigni che hanno colpito Kiev -, ancora oggi, quel rumore occupa il pensiero di chi spera nell'avvio di un processo di pace in Ucraina, per far vincere le ragioni della vita e del buonsenso rispetto a quelle delle armi. Nel frattempo, il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, mette al centro dell'agenda del suo viaggio a Washington di questi giorni la questione Ucraina, in un momento di grande incertezza per gli Stati Uniti sul futuro del sostegno di questo Paese a Kiev.

Avremmo voluto vedere un'Unione europea che, all'unisono, così come fece all'inizio di questa guerra, nel periodo che evocavo iniziando questo intervento, assumesse un'iniziativa più forte, più unitaria, per portare la pace in quell'area a noi vicina e cara, ma un'azione così sinergica, purtroppo, non la vediamo da mesi, un'iniziativa diplomatica forte che vada nella direzione di una soluzione giusta e pacifica.

Invece, in questi giorni, in queste ore, piovono ancora bombe sulla capitale dell'Ucraina, con morti e feriti.

Ecco, signor Presidente, oggi, purtroppo, sono ancora validi gli argomenti di due anni fa a sostegno dell'Ucraina contro l'aggressore russo e lo ribadiamo con convinzione, senza rinunciare, però, a spingere il Governo a cercare con tutte le forze strategie adeguate per arrivare a quella pace giusta che restituisca all'aggredito i territori occupati dall'aggressore. Lo abbiamo già affermato poco più di un mese fa, nella risoluzione connessa alla proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative ucraine e oggi, cari colleghi, ribadiamo - credo che dovremmo farlo tutti insieme, tutto il Parlamento - la necessità di un ruolo più incisivo dell'Italia e dell'Unione europea sul piano diplomatico, in un contesto atlantico e multilaterale, per arrivare a porre le basi di una pace giusta, duratura, capace di generare sicurezza in tutta l'area.

Signor Presidente, oggi la democrazia globale è in crisi a causa di vari conflitti sullo scenario internazionale e quello dell'Ucraina è fondamentale per il futuro delle nostre democrazie, perché è in gioco il diritto di un Paese ad esistere. Allora, la nostra risposta obbedisce ad un altro diritto che si affaccia sulla scena globale, cioè il diritto emergenziale per il quale siamo chiamati a continuare a non rimanere impassibili di fronte all'aggressione russa verso l'Ucraina, aiutando quest'ultima a difendersi, come abbiamo fatto sin dall'inizio e come dobbiamo continuare a fare, in maniera unitaria e a livello europeo, sul piano politico, militare ed economico, per fare in modo che l'Ucraina possa trovarsi prossimamente - lo speriamo - a un tavolo di trattative ma in condizioni paritarie per negoziare una pace giusta. Il Partito Democratico, in questi due anni, ha mantenuto una linea coerente sul sostegno al popolo ucraino, fin dal primo giorno, quando, lo ricordiamo, nell'incertezza, nello stupore, rispetto a quell'attacco che speravamo o pensavamo non sarebbe mai avvenuto, ci siamo trovati invece ad affrontare un'aggressione brutale di una potenza nucleare come la Russia, nel cuore dell'Europa. Molti di noi immaginavano che Putin sarebbe entrato a Kiev con estrema facilità, viste anche le premesse non migliori del contesto internazionale: il ritiro affrettato dall'Afghanistan, il ritiro dalla Siria, l'isolamento dei curdi, un disimpegno americano che era iniziato con Trump. Invece, come europei abbiamo dato, almeno in quel primo momento, una prova di unità. Lo abbiamo fatto con il Governo Draghi, dando un'immagine di serietà e di credibilità che, come sapete, in politica estera, vale più di mille promesse e di mille parole.

È vero che oggi la situazione sul terreno, a due anni di distanza, è più complicata, c'è una fase di stallo, la controffensiva non ha funzionato come volevano i generali e lo stato maggiore ucraino e anche le sanzioni probabilmente non hanno funzionato fino in fondo, con l'eccezione di sanzioni individuali nei confronti di Mosca e della Russia. Tutto questo, tuttavia, non può essere una scusante, non può essere un elemento che fa venir meno il nostro chiaro sostegno, senza “se” e senza “ma”, lo ripetiamo, a fianco del popolo ucraino che è stato brutalmente aggredito. Di fronte all'aggressione, come sancito dalle convenzioni internazionali e, in particolare, dall'articolo 51, più volte richiamato, della Carta delle Nazioni Unite, l'aggredito ha il diritto-dovere di difendersi, esigendo in tutte le sedi e lottando in tutti i modi per il rispetto della sovranità nazionale che mai, dico mai, può essere oggetto di invasioni o aggressioni arbitrarie. Ecco, in questo senso, secondo questi princìpi, il decreto oggetto della discussione di oggi proroga l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti a favore dell'Ucraina. Un'autorizzazione - lo ripetiamo, non casualmente, in quest'Aula - concessa nei termini e nelle modalità stabilite dalla normativa richiamata e previo atto di indirizzo delle Camere. Una richiesta che è stata più volte sottolineata dal nostro gruppo parlamentare. Nell'atto votato da questo Parlamento il 10 gennaio 2024, la Camera, in seguito alle comunicazioni del Ministro della Difesa, ha approvato chiare risoluzioni in merito, compresa quella presentata dal nostro gruppo parlamentare, a firma della nostra capogruppo Chiara Braga, nella quale il Partito Democratico ha chiesto, in particolare, al Governo di impegnarsi a sostenere il ruolo dell'Italia in un rinnovato e più incisivo impegno diplomatico e politico dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati NATO in un quadro multilaterale, anche con l'auspicio di poter ospitare una futura conferenza di pace proprio qui a Roma, per mettere in campo tutte le iniziative utili al perseguimento di una pace giusta e sicura. Abbiamo anche chiesto di continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessaria, al fine di assicurare quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite.

Solidarietà e assistenza attiva, quindi, e sostegno all'autodifesa: ecco quello che noi chiediamo. Voglio dire anche ai colleghi che si sono espressi in maniera differente in quest'Aula che non si tratta affatto di bellicismo, un termine, credo, usato a sproposito, mancando anche di rispetto a coloro che, come me e come la comunità del partito e del gruppo parlamentare che rappresento, si riconoscono pienamente nell'articolo 11 della Costituzione che ripudia la guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali. Credo che nessuno di noi pensi che la guerra sia il mezzo per risolvere questa controversia ma, con altrettanta coerenza e convinzione, nessuno di noi crede che l'Ucraina non debba esercitare il suo diritto a difendersi e che la comunità internazionale, Europa in primis, non possa aiutare con tutti i mezzi possibili l'eroica resistenza del popolo ucraino. Il sostegno militare e umanitario - non dimentichiamoci l'accoglienza ai tantissimi profughi ucraini nel nostro Paese - deve quindi camminare di pari passo con la ricerca della pace. Le due cose non sono affatto in contraddizione tra di loro, anzi. Serve un'iniziativa diplomatica degna di questo nome, serve che il Governo italiano faccia quello che, come ha candidamente ammesso il nostro Ministro della Difesa, finora non ha mai fatto, cioè determinare l'Europa a farsi carico di un'iniziativa politica, anche per rendere chiaro che quanto sta accadendo oggi, nello stesso Medioriente e nel Mar Rosso, non ci può e non ci deve distogliere dal nostro sostegno all'Ucraina.

Cosa aspettiamo, allora? Aspettiamo le elezioni europee? Aspettiamo le elezioni americane? Sarebbe sbagliato perché, a prescindere dagli equilibri a Strasburgo e dalla posizione degli Stati Uniti, questa guerra è alle porte di casa nostra ed è una guerra contro un Paese candidato all'ingresso nell'Unione europea. Una forte iniziativa politica è necessaria prima che le varie tensioni che hanno trovato la stura dopo l'aggressione all'Ucraina si saldino reciprocamente, dando vita a quella che, amaramente, Papa Francesco ha chiamato la Terza guerra mondiale a pezzi. Già oggi, dal Mar Rosso, passando per l'Africa e arrivando fino all'Indopacifico, si vedono sullo sfondo gli stessi attori, le stesse alleanze, le stesse strategie e finalità, che diventano sempre più convergenti e a tutti noi segnalano un ritardo, un limite, una mancanza dell'Europa.

Vi è, infine, un altro tema. L'Italia quest'anno ha la Presidenza del G7 e in questo consesso credo che abbiamo il dovere di prendere un'iniziativa concreta in direzione di una pace giusta. Dobbiamo costruire le condizioni per discutere di architettura della sicurezza europea. Sarebbe anche interessante sapere cosa pensa in proposito il nostro Governo, visto che la Russia ha fatto saltare tutti i trattati precedenti di non proliferazione delle armi.

Dovremmo capire se c'è un piano italiano dentro il G7 per capire come riaprire un confronto sull'architettura di sicurezza europea e come costruirlo. Il Partito Democratico, nel suo DNA, ha il tema della costruzione europea. Più volte, abbiamo chiesto a un Governo che si è autoproclamato sovranista cosa pensa in proposito. Noi pensiamo che tutte le partite, anche questa, si vincano e che anche gli interessi nazionali si vincano passando dall'Europa. E guardate, noi non ce lo auguriamo, ma se il prossimo anno Donald Trump dovesse vincere le elezioni negli Stati Uniti, si aprirebbe una partita nuova, perché con il noto disimpegno di Trump, dai forum multilaterali e dalla diplomazia multilaterale, sarebbe ancora più difficile cucire in un momento di fragili divisioni come questo. E allora ci vorrà qualcuno che tiene insieme le fila della diplomazia internazionale. E vorremmo sapere, anche in prospettiva del G7, cosa pensa di fare e quali iniziative pensa di mettere in campo il nostro Governo, perché, se Trump ci dovesse lasciare da soli con questa responsabilità, cosa potrebbe fare un'Europa rispetto a una sfida sempre più aggressiva da parte di Putin, che potrebbe anche riguardare gli equilibri nella politica estera europea?

E mi rivolgo, infine, anche a tutta l'Assemblea, rispetto al tema della guerra. Sappiamo tutti, l'ho detto, che l'Italia ripudia la guerra e vogliamo tutti ribadire la nostra coerenza con questo principio. Nessuno di noi pensa neanche lontanamente che l'uso delle armi possa servire come risoluzione dei contenziosi che esistono in questo pianeta. A questo principio, però, ci atteniamo anche votando questo disegno di legge, perché non stiamo alimentando un conflitto con il nostro imperialismo. Al contrario, stiamo aiutando un popolo a difendere il suo territorio, perché questo popolo è stato invaso dai russi. E ho la sensazione, cari colleghi, che nel furore della polemica politica non ci si ricordi sempre una realtà semplice, e cioè che non c'è una guerra tra Ucraina e Russia, ma un'invasione della Russia del territorio dell'Ucraina.

Noi potremmo anche aderire a un pacifismo unilaterale, ma allora dobbiamo essere chiari e sapere che questo eventuale rifiuto a dare le armi agli ucraini per difendersi, significherebbe lasciare via libera a Putin con tutto quello che è stato, a dispregio del diritto internazionale e dei princìpi elementari.

Concludo, ricordando che, un mese fa, la segretaria del nostro partito, Elly Schlein, intervenendo proprio sul voto alla risoluzione sull'Ucraina, confermava con queste parole la determinazione e la coerenza della posizione del nostro partito, del nostro gruppo parlamentare, ribadendo che il Partito Democratico ha votato compattamente la sua risoluzione, in cui c'era tutto quello che ci doveva essere. Abbiamo sostenuto il prosieguo di ogni forma di assistenza al popolo ucraino, necessario alla sua difesa da un'invasione criminale che subisce da due anni a questa parte, ma abbiamo aggiunto, nella stessa risoluzione, una cosa per noi estremamente importante, cioè la richiesta, la necessità di uno sforzo diplomatico dell'Unione europea per riuscire a creare le basi che portino alla cessazione di questo conflitto e a una pace giusta e sicura innanzitutto per l'Ucraina.

Signor Presidente e cari colleghi, aiutiamo allora l'Ucraina, guardando al mondo e a noi stessi per riaffermare il valore della democrazia, che non è un'illustre sconosciuta, ma è quella grande forma di convivenza che è nata proprio dal pensiero politico europeo.

Allora, questo provvedimento - e concludo davvero - è un atto che si inserisce in questo solco, si inserisce nella nostra sincera ricerca di pace e sicurezza, è un contributo alla storia, avendo davanti, con il cuore e la mente, la prospettiva della pace.