Discussione generale
Data: 
Martedì, 28 Gennaio, 2025
Nome: 
Nicola Carè

A.C. 2206

Grazie, Presidente. Gentili colleghi, oggi siamo qui per riaffermare con forza e determinazione il nostro sostegno all'Ucraina e al suo diritto inalienabile di resistere a un'aggressione brutale. Quello di difendere le proprie città, le proprie famiglie e le proprie infrastrutture è un diritto sacrosanto. Non possiamo dimenticare che la guerra, con la sua scia di morte e distruzione, non è solo un fatto lontano da noi, ma una ferita aperta che riguarda tutta l'Europa, tutto il mondo. Il contesto geopolitico attuale ci impone di riflettere profondamente e l'ordine mondiale costruito con fatica dopo la Seconda guerra mondiale è oggi sotto attacco da parte di potenze che non rispettano più le regole del diritto internazionale.

La retorica di alcuni leader mondiali, che sembrano giustificare l'espansione territoriale e il dominio attraverso la forza, deve allarmare tutti noi. Non possiamo rimanere silenziosi di fronte a questa deriva. In questo contesto dobbiamo riaffermare la nostra solidarietà e il nostro impegno nei confronti dell'Ucraina. Non possiamo permettere che il Paese venga cancellato dalla mappa geografica, né possiamo accettare che la sua voce venga messa a tacere. Gli aiuti umanitari che abbiamo inviato finora sono stati volti a garantire che l'Ucraina possa arrivare al tavolo dei negoziati in una posizione di forza. È fondamentale che la comunità internazionale si unisca per sostenere gli sforzi di pace e per garantire che il diritto alla vita e alla dignità di ogni cittadino ucraino venga rispettato.

Dobbiamo essere chiari: il negoziato che ci aspetta non sarà semplice, sarà un processo lungo e difficile, in cui tutti noi dovremo pagare un prezzo. Ecco perché è essenziale che l'Europa non rimanga spettatrice, ma si assuma un ruolo di primo piano. Dobbiamo investire in una diplomazia attiva e in una politica estera comune che metta al centro la ricerca della pace. Solo così possiamo sperare di risolvere questa crisi in modo giusto e duraturo.

La pace non deve essere confusa con una semplice tregua. Non possiamo accettare una soluzione temporanea che congelerebbe il conflitto e ci costringerebbe a pagare il prezzo delle conseguenze in futuro. Dobbiamo lavorare per una pace autentica che riconosca i diritti dell'Ucraina e garantisca la sua integrità territoriale.

È tempo di costruire una nuova architettura di sicurezza in Europa, che tenga conto delle sfide attuali e future. In questo senso, l'Europa deve coltivare la propria autonomia strategica con la creazione di una difesa europea, un esercito europeo che, ormai, non è solo un'ispirazione, ma una necessità. Dobbiamo avere la capacità di proteggere i nostri valori e i nostri interessi senza dovere o doverci affidare esclusivamente a potenze straniere, esterne. È il momento di agire, di mettere in campo una visione condivisa e di far sentire la nostra voce in modo forte e chiaro.

Mentre ci impegniamo a sostenere l'Ucraina, non possiamo dimenticare che anche noi, come Italia, dobbiamo fare la nostra parte non solo sul fronte militare, ma anche su quello diplomatico. È nostro dovere promuovere iniziative che possano portare a una soluzione pacifica del conflitto. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a chi, nel nostro Paese, cerca di giustificare la guerra o minimizzare la sofferenza degli ucraini.

In questo frangente, la nostra voce deve essere chiara, unita. Dobbiamo lavorare a stretto contatto con i nostri alleati, coinvolgendo le istituzioni internazionali come le Nazioni Unite e l'Unione europea per garantire che il diritto internazionale venga rispettato e sostenere l'Ucraina in ogni modo possibile. La leadership europea deve essere incisiva e non possiamo permetterci di lasciare il nostro destino nelle mani degli altri.

Inoltre, è cruciale che i nostri sforzi siano accompagnati da una strategia economica e sociale rivolta alla ricostruzione dell'Ucraina. Gli investimenti in infrastrutture, nel settore energetico e nella società civile, non solo aiuteranno a risollevare il Paese, ma rafforzeranno anche la nostra alleanza e la stabilità dell'intero continente.

Il nostro compito, come membri della comunità internazionale, è quello di garantire che l'Ucraina non venga lasciata sola nel suo percorso di ripresa.

Vorrei anche sottolineare l'importanza di mantenere viva la memoria delle atrocità commesse durante questo conflitto.

Dobbiamo assicurarci che le vittime dell'aggressione russa non vengano dimenticate e che le loro storie vengano raccontate. Le lezioni apprese da questo conflitto devono servire a prevenire futuri atti di violenza e a rafforzare la nostra determinazione a difendere i diritti umani ovunque. Infine, voglio ribadire che il nostro impegno non è solo per l'Ucraina ma per una visione più ampia di giustizia e di pace in Europa. La nostra storia ci insegna che la pace non viene mai data per scontata ed è sempre il risultato di scelte difficili e di compromessi dolorosi. Siamo qui per ricordare che la vera pace si basa sul rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani.

In conclusione, Presidente, l'Europa dev'essere un faro di speranza e di giustizia. Dobbiamo lavorare insieme, uniti, per costruire un futuro in cui ogni popolo possa vivere libero dalla paura e dalla violenza. Sostenere l'Ucraina significa, in definitiva, sostenere i valori fondamentali che uniscono tutti noi.