A.C. 1067-A
Grazie, Presidente. Illustre Presidente e cari colleghi, per la prima volta nella storia della Repubblica, il Governo ha deciso di mettere la fiducia su un provvedimento vuoto, su un'opera che non esiste e che - sottolineo - non esiste nemmeno sulla carta. Che non esista è evidente e lo dicono, anzitutto, le norme presenti, che basta leggere. L'articolo 1 riguarda l'assetto societario della Stretto di Messina Spa, ne disciplina l'attività all'estero e definisce la composizione degli organi di amministrazione e controllo della medesima società. L'articolo 2 ridefinisce il rapporto di concessione fra il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e la Stretto di Messina Spa in considerazione delle modifiche, appena citate, apportate alla governance della società. L'articolo 3 dispone che l'opera venga inserita nell'Allegato infrastrutture al DEF, senza, però, specificare costi e, soprattutto, le risorse (su questo argomento torneremo in seguito). L'articolo 3-bis, inserito durante l'esame in sede referente, reca disposizioni volte a disciplinare le procedure espropriative relative alle opere di realizzazione del ponte, prevedendo, in particolare, un apposito spazio Internet per la dematerializzazione dei documenti e delle comunicazioni. L'articolo 4 introduce disposizioni finali e di coordinamento al fine di consentire, in tempi rapidi, l'attivazione della società e la ridefinizione dei rapporti contrattuali stipulati. Poi c'è l'articolo 5, relativo all'entrata in vigore del provvedimento. Presidente, non ci sono altri articoli. C'è, però, una norma non scritta, che è forse l'unica reale motivazione di questo frettoloso decreto, cioè la cambiale di oltre 325 milioni di euro causata dalla liquidazione della società costituita dall'ultimo Governo Berlusconi per realizzare il ponte. Si tratta di spese, per dipendenti, gare e appalti vari, che rischiano di arrivare a un miliardo di euro per il contenzioso con l'ex Impregilo, la società che, oltre 10 anni fa, aveva vinto il bando per realizzare l'opera. Questo decreto, di fatto, risuscita solo questa società.
Se volessimo esercitare il dono della sintesi, potremmo finire qui la nostra dichiarazione di voto, ma sarebbe troppo riduttivo, perché un collegamento sicuro, efficace e stabile tra la Sicilia e l'Italia non merita questo approccio qualunquistico, approssimativo e, francamente, imbarazzante, perché il PD non obietta sull'opportunità di aprire una riflessione seria e approfondita su un collegamento efficiente, stabile, veloce e sicuro tra la Sicilia e la Calabria. L'avevamo fatto. Avevamo fatto uno studio, con gli allora Ministri De Micheli e Giovannini, con la commissione Catalano, che aveva iniziato uno studio serio anche per valutare e comparare l'opera di cui oggi discutiamo. Ma siamo perplessi soprattutto per le modalità strumentali e populiste, per non dire frettolose e controproducenti, con cui è stato fatto questo decreto.
Se leggiamo le agenzie degli ultimi mesi, vediamo che il Ministro Salvini ha passato il tempo, non solo ad approvare e decidere nomine di Stato o ad emanare editti RAI e, soprattutto, ad inaugurare cantieri comunque e ovunque in tutta Italia, l'ultimo proprio ieri, a Firenze - c'ero anch'io - per l'avvio del sottopasso dei treni ad alta velocità. Chiaramente, i cantieri inaugurati sono stati finanziati da altri Governi e, magari, il Ministro, vista l'abitudine di rivendicare meriti altrui, non era forse a conoscenza che per realizzare un'opera, occorre prima di tutto stimarla dal punto di vista economico e, poi, reperire le risorse. Infatti, nel caso di Firenze non solo siamo riusciti a destinare risorse, ma soprattutto abbiamo concertato con il territorio quell'opera così importante per la stessa Firenze. Nelle ultime settimane il costo del ponte - faccio un esempio a differenza di quello di Firenze - sarebbe lievitato da 13,5 miliardi addirittura a 14,5 senza considerare le opere accessorie. Che le cifre ballino è normale, ma non sappiamo neppure di che infrastruttura si tratti realmente, perché, ad oggi, nessuno ce l'ha spiegato. Ammettiamo, usando il pressappochismo, che per questo Governo i costi girino intorno ai 14 miliardi, euro più euro meno. Purtroppo, però, anche in questo caso, nessuna risorsa è stata reperita e individuata ed è lo stesso Governo a certificarlo nel DEF. Infatti, dichiara che ad oggi non esistono le coperture finanziarie e lo mette nero su bianco sul DEF. Non è solo una questione di rimandare l'opera al prossimo anno: le risorse non ci sono per tutta la legislatura. E lo spiegate bene. Qualcuno dice che è ovvio che manchi la copertura per il ponte sullo Stretto e che sarà reperita nella legge di bilancio, ma avete fatto così per una serie di opere e questo libro dei sogni non porterà a nulla, perché per fare un'opera del genere ci vogliono tante, tante, tante risorse. Peccato, infatti, che questo tecnicismo finanziario sia già stato utilizzato spesso per recenti conferenze stampa e altre dichiarazioni. Credo che in questo caso il Ministro Salvini sia chiamato poi a osservare le promesse che ha fatto. Vedremo se nella legge di bilancio si concretizzerà tutto questo e, soprattutto, cercheremo di capire, in base a questo libro dei sogni che più volte il centrodestra dichiara, se ci sarà tutto, compresi quota 100, i 1.000 euro sulle pensioni; i 10.000 euro sugli sgravi fiscali per figlio, alla flat tax per tutti e, logicamente, pensiamo anche alle grandi opere, compresa quella del ponte sullo Stretto. Infatti, con questo decreto non è in gioco, come dice qualcuno, soltanto la credibilità del Ministro Salvini, ma soprattutto dello stesso Governo a realizzare quanto promesso in campagna elettorale.
Tornando al merito del provvedimento, va rimarcato come in questo decreto, il cui obiettivo annunciato è quello di superare il gap infrastrutturale decennale del Sud, si sia significativamente ignorato il confronto in questo caso con gli enti locali. Questo confronto non è stato assolutamente voluto. Il protagonismo territoriale, indispensabile in questi casi, è stato infatti colpevolmente dimenticato, prima nel testo del decreto licenziato dal Consiglio dei ministri e, poi, respinto nonostante gli emendamenti presentati dall'opposizione e in particolare dal Partito Democratico. Sono stati infatti bocciati dalla maggioranza due emendamenti presentati dal PD, che prevedevano un dibattito pubblico sull'opera e la partecipazione a titolo gratuito dei sindaci di Villa San Giovanni e di Messina nel CdA della società che realizzava l'infrastruttura. È evidente ancora oggi che per la maggioranza l'opera sia soltanto uno spot e, quindi, non si voglia la partecipazione delle comunità locali e degli enti territoriali, che potrebbero facilmente e rapidamente confermare e svelare il bluff.
Ma non finisce qui. Il decreto, pur essendo vuoto di progetti e di risorse, è comunque ricco di errori procedurali, che potrebbero aprire addirittura contenziosi con l'Europa per colpa anche delle modifiche apportate dalla stessa maggioranza in fase di discussione in Commissione. La modalità con cui il Governo ci ha portato all'approvazione del decreto sul ponte dello Stretto rischia infatti di creare un enorme pasticcio. Potremmo infatti andare incontro a rischi di contenzioso e alla bocciatura da parte della Corte di giustizia europea. L'aggiornamento della progettazione e del cronoprogramma realizzativo potrebbe infatti sfiorare quel 50 per cento dei costi, oltre il quale scatta l'obbligo di una nuova gara. Questo perché il decreto prevede l'avvio di una fase contrattuale e, nello specifico, la chiusura del contenzioso con il contraente generale del 2006 prima che siano noti elementi fondamentali per l'aggiornamento della progettazione e del cronoprogramma realizzativo. Il Governo e i relatori, peraltro, non hanno fornito nessun chiarimento in ordine alle ragioni che li hanno spinti a proporre l'emendamento di adeguamento prezzi, utilizzando il parametro della media delle variazioni percentuali del valore dei primi 4 progetti infrastrutturali banditi da RFI e ANAS nell'anno 2022. Non si capisce perché proprio quei primi 4 e non i primi 3 o i primi 6, una scelta assolutamente discrezionale, slegata dai precetti della logica della trasparenza. In questo decreto mancano, quindi, anche concertazione con i territori e trasparenza amministrativa. Il fatto straordinario è che, in questo scenario sconcertante, la società che realizzerà il ponte ha annunciato che il 9 maggio, tra un anno, verrà posta la prima pietra. Segniamoci questa data sul calendario, il 9 maggio 2024, sperando che non ci sia solamente la prima, ma che ne segua anche una seconda o una terza o, comunque, si porti in fondo anche una dichiarazione, perché credo che questo non accadrà. C'è addirittura una data in termini di cantieri, il 2030, ma il Ministro dice il 2032 per essere sicuri.
Per questi motivi - mi avvio a concludere - voteremo contro questo decreto, perché il dibattito sul miglioramento delle infrastrutture del Sud ed in particolare su un collegamento tra Sicilia e il continente è necessario, ma non può essere affrontato in questi termini, senza definire cosa e con quali risorse realizzarlo, senza concertarlo con gli enti territoriali, senza una tempistica certa dei lavori e degli investimenti. Votando “sì” a questo decreto, inganneremmo ancora una volta i cittadini, che si aspettano riforme efficaci e soprattutto risolti i problemi concreti. Quando abbandonerete questa demagogia e farete proposte serie, coinvolgendo pienamente le comunità territoriali, saremo pronti a discutere con voi delle infrastrutture necessarie alla crescita del Paese e soprattutto di quelle del Sud. Oggi no, non sarebbe serio. I vostri spot elettorali non ci interessano e, per questo, annuncio il voto contrario del Partito Democratico al decreto.