Dichiarazione di voto
Data: 
Lunedì, 5 Agosto, 2024
Nome: 
Ouidad Bakkali

A.C. 1997

Grazie, Presidente. Non ci aspettavamo molto di più, era chiaro nelle vostre dichiarazioni, nelle dichiarazioni di questi mesi - ormai, più di un anno -, nei ritardi, nelle polemiche quotidiane contro i territori colpiti e chi li amministra, che di concrete ricostruzioni non ne avremmo viste, che, come oramai è evidente dalla misurazione dell'efficacia della vostra azione di governo, oltre la propaganda, non si riesce davvero ad andare.

E guardate, credo che molti di noi - romagnoli, toscani, marchigiani, chi abita i Campi Flegrei - abbiano sperato fino all'ultimo che, dopo 17 vittime, le 8 in Romagna, le 8 in Toscana, le 13 nelle Marche, le decine di migliaia di sfollati, i 10 miliardi di danni stimati in Emilia Romagna, i 3 della Toscana, la strutturalità del fenomeno del bradisismo dei Campi Flegrei, nonché vista la straordinaria prova di resistenza e di forza delle popolazioni e dei nostri sistemi produttivi, la postura istituzionale di questo Governo sarebbe stata all'altezza del grido d'aiuto che arrivava da questi territori. Ci saremmo aspettati un richiamo allo spirito di unità nazionale, di intenti, una volontà fattuale di cooperazione tra i diversi livelli istituzionali, perché risorse finanziarie, umane, strategie e provvedimenti procedessero all'unisono, nell'esclusivo interesse pubblico e di chi ha perso tutto. Invece no, signora Presidente.

Il Governo è in stato confusionale. Questo provvedimento è pasticciato, è un mix nonsense di tanti provvedimenti: si mettono insieme le ricostruzioni e i grandi eventi; avete fatto confluire due provvedimenti sui Campi Flegrei, la confusione accompagnata dal tradimento delle promesse fatte nell'ora più buia che hanno vissuto queste popolazioni. Abbiamo assistito al calcolo politico ed elettorale elevato a politica pubblica, bagarre istituzionali puntualmente provocate dagli esponenti di primo piano delle forze di Governo di questa maggioranza. Ma la propaganda non costruisce, non ricostruisce. Gli attacchi scomposti agli enti locali e ai sindaci che hanno gestito le emergenze non stanno risarcendo nessuno. Le notizie false manipolate sulle risorse non ne stanno facendo giungere altre, laddove ce n'è bisogno; a zero ancora le risorse per la ricostruzione della Toscana; poi, di nuovo, le fake news sulle risorse non spese.

Farebbe sorridere se non stessimo qui a parlare di territori devastati e se non fosse che Vice Ministri che si occupano di infrastrutture, opere pubbliche, o personalità candidate a presiedere una regione, dimostrano di non conoscere l'iter delle opere pubbliche o la differenza tra lavori progettati, appaltati, assegnati e come questi vengano computati dentro ai bilanci dei comuni o alle rendicontazioni, perché la polemica costruita ad arte contro De Pascale, contro il ravennate, sta davvero in poco posto. Le cifre di cui si parla riguardano le opere definite di ripristino, che sono già state integralmente spese; le altre, che si dice che siano state spese solo per l'1,5 per cento del totale, in realtà sono, in 6 mesi, già state integralmente progettate da una singola macchina comunale - 30 miliardi - e tra agosto e settembre usciranno le gare.

Ma siamo noi, sono le popolazioni che a voi devono porre domande sulle cifre e sulle risorse che mancano. Gli 1,2 miliardi promessi dall'elicottero dalla Presidente Meloni dal Fondo PNRR dove sono finiti? Dopo le sicure falcate della Presidente con gli stivali nel fango e i giri in elicottero, ancora non abbiamo notizie di come saranno disponibili e se lo saranno ancora queste risorse in futuro e le cifre che vanno date oggi, signora Presidente, sono tutt'altre e credo non possano che aumentare il senso di delusione e di frustrazione delle popolazioni che hanno perso tutto, o quasi.

Avevate promesso il 100 per cento degli indennizzi; non ricordo a quale collega rivolgermi, ma gli assicuro che il 100 per cento degli indennizzi del sisma del 2012 sono arrivati alle popolazioni. Non è vero che non esiste il 100 per cento dei rimborsi e se non fosse esistito la Presidente Meloni lo ha promesso, però oggi si presentano in seconda lettura alla Camera con un massimale di 6.000 euro a famiglia in un evento calamitoso che ha come principale danno proprio il bene mobile. Tutto qui? Davvero la dignità, la resistenza delle famiglie e la volontà di rialzarsi dopo quanto è successo vale, per voi, un misero indennizzo di 6.000 euro? Non troviamo ragione credibile perché il massimale non accolga la richiesta di 30.000 euro che vi abbiamo suggerito. I fondi ci sono, come abbiamo detto prima; ci sono 1,9 miliardi, composti da 1,2 miliardi dell'apposito Fondo e i 700 milioni del credito d'imposta su cui avete impiegato un anno prima di inserirli dentro ai provvedimenti. Ad oggi, sulla ricostruzione privata sono stati spesi 14 milioni di euro a fronte, appunto, di quasi 2 miliardi disponibili.

Signora Presidente, le popolazioni dell'Emilia-Romagna continuano a mandare segnali molto chiari su come giudicano, ad oggi, dopo più di un anno, la gestione di questo Governo sull'alluvione. Non ci siamo fatti intimidire da chi ha ricattato, in campagna elettorale, le nostre comunità, dicendoci che coloro i quali erano diretti o etero-diretti dal PD non avrebbero visto nemmeno quei 6.000 euro. Continueremo a criticarlo, questo Governo, a chiedere quanto voi, quanto questo Governo ha promesso alle popolazioni colpite.

Un altro segnale è stato molto forte, signora Presidente, e credo che sia particolarmente importante per chi, come questo Governo, ci ricorda a ogni piè sospinto che è un Governo espressione della volontà popolare. Le popolazioni alluvionate vi hanno bocciato senza appello alle ultime amministrative e hanno bocciato il vostro cinismo politico. Alle ultime amministrative i romagnoli hanno riconfermato tutti i sindaci e le sindache su cui avete cercato di scaricare le colpe. Alcuni sono stati rieletti con il 70 per cento dei consensi, per non parlare del presidente della regione, che avete accusato di essere in fuga - parlo, ovviamente, di Stefano Bonaccini -, che gli elettori del Nord-Est hanno premiato con quasi 400.000 preferenze, chiedendogli di proseguire il suo impegno istituzionale vicino alla scadenza in Emilia e di proseguire il suo lavoro in Europa. Vi hanno risposto i cittadini e le cittadine di questi territori su cosa ne pensano dei vostri 6.000 euro.

In questo decreto, non all'altezza dei problemi epocali che deve affrontare, nella contingenza di eventi particolari, come quelli che hanno colpito l'Emilia, la Toscana, le Marche e i Campi Flegrei, non si intravede alcun futuro verso quella che è stata la peggiore e più drammatica testimonianza diretta delle conseguenze del cambiamento climatico e, nonostante ci sia stato chi ha provato a ridurre i 4,5 miliardi di metri cubi d'acqua - per carità, un tema giustissimo - alla sola manutenzione dell'alveo dei fiumi, questo provvedimento non traccia alcun orizzonte.

Nella discussione in Senato i nostri colleghi sono stati più volte rimandati alle grandi visioni sul futuro del Piano nazionale energia e clima, documento che, senza alcun confronto col Parlamento, fa un po' di propaganda nucleare, vanificando il lavoro fatto negli ultimi anni a favore delle energie rinnovabili e dell'efficientamento energetico, senza sapere, poi, quale sarà l'impatto dell'autonomia differenziata sulle politiche energetiche nazionali, ma - permettetemi - anche qui le persone vi stanno dando un chiaro segnale, perché mezzo milione sono le persone che hanno già firmato il referendum per l'autonomia differenziata. Quindi, nel PNIEC state riponendo tutte le speranze su clima ed energia, rimandando la fissione nucleare al 2035 e la fusione nucleare al 2050.

In quell'anno, nel 2050, mio figlio, che oggi ha 4 anni, ne avrà quasi 30 e non dobbiamo chiederci oggi se avrà vissuto calamità estreme come quelle di cui stiamo parlando. Dovremo chiederci, piuttosto, quando le vivranno questi bambini di oggi, oppure, addirittura, quante ne vivranno. Noi, in quel momento, dovremo avere risposte chiare su alcune questioni che qui mancano: cosa abbiamo fatto nel mentre? Abbiamo lavorato sul dissesto idrogeologico? Abbiamo rigenerato le montagne e le aree collinari? Abbiamo concluso le opere speciali, le opere strategiche e l'infrastrutturazione idraulica delle nostre città? Abbiamo riorganizzato a dovere la Protezione civile? Ci siamo dotati di uno dispositivo strutturale che operi su questi fenomeni? Questo decreto risponde chiaramente “no” a queste domande.

È per questo che il Partito Democratico voterà contro la conversione in legge di questo decreto, perché sono state tradite le promesse, perché sono confuse e pasticciate le risposte, perché è proprio verso quei bambini e quelle bambine di questo Paese, dell'Italia del 2050, che le vostre risposte, contenute oggi in questo decreto, non sono all'altezza.