Discussione generale
Data: 
Venerdì, 2 Agosto, 2024
Nome: 
Roberto Morassut

A.C. 1997

Grazie, Presidente. Cercherò di avvicinarmi al giudizio e alla valutazione di questo provvedimento senza alcun condizionamento di spirito di fazione, perché il tema della prevenzione e della ricostruzione nelle sventure e nelle tragedie, legate alle calamità naturali, non si può prestare alla propaganda né da parte del Governo né da parte delle opposizioni. Tutti ci abbiamo fatto i conti quando abbiamo avuto in mano le leve del Governo o degli enti locali e tutti abbiamo misurato e misuriamo, costantemente, l'enorme complessità dei problemi e la difficoltà delle risposte, l'efficacia delle soluzioni che a volte, purtroppo, si rivelano inadeguate rispetto alla dimensione delle calamità. Del resto questo approccio non fazioso, non di parte e non pregiudiziale è stato l'approccio dei nostri gruppi parlamentari, in particolare al Senato, dove più profondamente si è sviluppata la discussione sul decreto, nel tentativo fatto dal nostro gruppo parlamentare al Senato di portare un contributo concreto e fattivo, per migliorare un decreto così “abborracciato”. Va detto che questo è un decreto sì urgente, naturalmente uno dei pochi decreti urgenti che possiamo annoverare, in questa lunga stagione che continuerà con provvedimenti urgenti approvati con la fiducia; uno dei pochi provvedimenti urgenti che, però, arriva in ritardo.

Tutte le nostre proposte, però, sono state respinte e rispedite al mittente secondo uno stile - qui c'è un giudizio politico che riguarda lo stile del Governo e della maggioranza, che va al di là del provvedimento sul quale poi naturalmente verrò rapidamente - che è sempre più caratterizzante di questo Governo e di questa maggioranza uno stile che, però, tradisce un'enorme debolezza e insicurezza perché, di fronte alle proposte chiare di un'opposizione e alla necessità di confrontarsi sul merito, possono sempre affiorare divisioni e articolazioni all'interno di questa maggioranza, articolazioni che, sempre meno, la maggioranza è in grado di sostenere.

Però, pur nella misura e nella obiettività di approccio, non si può fare a meno di giudicare questo decreto “abborracciato” ed un po' improvvisato e questo dispiace, perché il tema delle calamità naturali è un tema sempre urgente e ai primi posti delle attività di un Governo e delle sue priorità.

Purtroppo siamo il Paese che siamo: certi fenomeni, certi problemi non solo vanno previsti in tempo, ma si sa che sono resi più gravi anche dalla situazione del cambiamento climatico in atto. È un provvedimento in ritardo ed è anche confuso nella sua struttura. Come sappiamo è anche un provvedimento talmente in ritardo che siamo quasi al limite della scadenza dei tempi previsti per la sua conversione in legge. Perché questo accade? Perché è un provvedimento confuso, nel senso che mette insieme misure di emergenza per quanto riguarda le calamità naturali di un anno fa - le alluvioni in Toscana, nelle Marche e nell'Emilia-Romagna -, ma anche interventi sulla situazione dei Campi Flegrei in Campania.

Quindi è un provvedimento per un verso, di urgenza e di intervento sulla ricostruzione, per altro, un intervento, un decreto che si occupa di una questione strutturale, quella dei Campi Flegrei, che, accanto a elementi di urgenza, ha bisogno di un'idea e di una visione di intervento complessiva, che non si limiti a un decreto anno per anno, ma che abbia una sua organicità e che sia in grado di affrontare, insieme agli enti locali, la particolare situazione dei Campi Flegrei e di una parte del territorio campano, che sarà sempre e continuamente sottoposta a situazioni critiche. È un provvedimento insufficiente per la qualità delle procedure, perché esclude, sostanzialmente, gli enti locali da un ruolo attivo e da un protagonismo attivo; invece gli enti locali, i comuni e le regioni sono i principali attori e protagonisti di un'azione di ricostruzione e questo lo dimostrano i fatti, la storia, l'efficacia delle risposte e, soprattutto, per la quantità delle risorse.

Vede, signor Presidente, l'Italia, come tutti sappiamo, è un Paese fragile ed una terra difficile, questo per la sua storia geologica e naturale: noi siamo una lunga lingua di terra collocata su una doppia frattura tettonica, geologica; da un lato una più recente, che è quella tra la zolla africana e la zolla europea, lungo la costa adriatica; ma, nello stesso tempo, siamo anche l'eredità di un'antica ricomposizione di zolle tettoniche, la chiusura, in tempi ancestrali, di quello che era l'oceano Tetide, che si è chiuso e ha concluso il Mediterraneo, anche lungo la striscia adriatica. Quello che noi chiamiamo cratere vulcanico della zona tra le Marche, il Lazio, l'Abruzzo e parte della Toscana è esattamente la chiusura di questa antica situazione geologica, che ancora brontola nel profondo, che ancora si muove e che ancora testimonia la sua antica presenza, determinando una situazione di grave crisi ed esposizione sismica di quelle terre.

Ma, nello stesso tempo, siamo una terra bellissima e fragile per lo stesso motivo: siamo una terra diversificata. Abbiamo tanti climi e, non a caso, tanti popoli, alla fine della loro era del nomadismo, hanno guardato all'Italia come il luogo dove attestarsi e fare una vita stabile; vennero qui, perché c'era sole, mare e una diversità di climi e di situazioni dove insediarsi. Ma questa bellezza è anche una fragilità continua: in Italia, lungo la penisola italica, il 90 per cento delle popolazioni sono considerate, secondo gli studi dell'ISPRA, che vengono aggiornati anno per anno, popolazioni a rischio e il 19 per cento sono popolazioni a grave rischio.

Quindi, il tema delle misure di contrasto alla fragilità del Paese e al rischio idrogeologico è uno dei temi prioritari che un Governo dovrebbe avere non soltanto nella programmazione delle risorse, ma soprattutto nella creazione di sistemi organici, che possano stabilmente, senza decreti e senza misure provvisorie, improvvisate, misure cerotto, volta per volta, affrontare o tentare di tenere il fronte di questa situazione.

Ora, in questo decreto intanto voi avete voluto mettere in campo una logica, che è la stessa che ci fu un anno fa, quando si determinarono le alluvioni in Emilia-Romagna, ove si decise di deresponsabilizzare le regioni, perché, in un'ottica partigiana (nel senso di parte), in un'ottica faziosa, si pensò che dare le risorse in mano ai comuni e alle regioni, che non erano governate dalla stessa maggioranza centrale del Governo, dallo stesso colore politico del Governo, potesse risultare un problema politico. Quindi, si decise di determinare una situazione nella quale c'era un commissario, che poi avrebbe collaborato con le regioni. Intanto, la cabina di regia, che è lo strumento che, in altre esperienze, per esempio i precedenti disastri sismici nel cratere o altre situazioni di alluvione, è stato lo strumento necessario per creare una situazione di squadra e di collaborazione, anche tra posizioni diverse degli amministratori, non è stata quasi mai convocata. Si è tutto svolto attraverso una centralizzazione dell'azione del Commissario e questo è stato un primo problema e continua ad essere un primo problema.

Ricordo che nel 2023, nel mese di maggio, vi furono 15 miliardi di danni tra la Toscana e l'Emilia-Romagna, la gente, i popoli, le popolazioni di queste due regioni si sono rimboccate le maniche, hanno lavorato secondo un grande spirito di civiltà e di sacrificio e hanno cominciato a ricostruire per loro conto. Adesso, dopo le promesse della Presidente del Consiglio, che andò lì nei primi giorni e disse che sarebbero state erogate le risorse del 100 per cento per la ricostruzione, le risorse sono arrivate con il contagocce. Sono arrivate con il contagocce. Rispetto a quei 15 miliardi, forse siamo adesso ad un decimo delle erogazioni per gli interventi privati e forse poco più per quanto riguarda gli interventi di ricostruzione delle opere pubbliche. Ora arrivano 6.000 euro di risarcimento, di ristoro, per i beni mobili e poco più per quello che riguarda le possibili ricostruzioni di edifici che non possono essere ricostruiti negli stessi sedimi di prima. Basta farsi un conto: 6.000 euro di risarcimento per i beni mobili, soprattutto se divisi in questo modo, 3.200 per i beni mobili che riguardano la cucina e 700 per ogni vano, con l'impossibilità di superare il tetto dei 6.000 euro, ma basta andare sul mercato per capire di che dimensioni stiamo parlando se consideriamo 3.200 per una cucina e 700 euro per ogni vano, dopo un anno e dopo le promesse che sono state fatte.

Anche per la ricostruzione integrale degli edifici, che sono stati eventualmente distrutti da queste piene alluvionali e da questi fenomeni calamitosi, praticamente si mettono in campo 560 milioni e parliamo di una platea di 35.000 percettori di risorse per i ristori. Per quanto riguarda, invece, la ricostruzione, noi abbiamo 560 milioni, messi a disposizione del Governo, che, poco più poco meno, corrispondono ad un contributo che non supera i 30.000/40.000 euro. Voi ve la immaginate la possibilità di acquistare un terreno, che è già edificabile e quindi messo in una condizione di sicurezza, solo per il terreno. La disponibilità di queste risorse è evidentemente molto scarsa, ma quanto ancora manca di risorse disponibili per la ricostruzione delle case, delle officine, dei magazzini, delle strutture artigianali, che sono state travolte dalle piene?

Quindi, l'insufficienza di questo decreto è evidente già nella misura della quantità delle risorse messe in campo. Ma perché è stato fatto questo? Perché si dice “non ci sono risorse”, “non ci sono i soldi”, “abbiamo poche risorse disponibili”, “ci sono pochi spiccioli”. Qui però c'è da farsi una domanda più di fondo: come è stato fatto il bilancio dal Governo nello scorso anno e come sarà fatto - vedremo – con la legge di bilancio con il prossimo autunno? Qui c'è il punto di fondo, che condiziona tutta la politica di questo Governo e che sta mettendo in crisi tutto il sistema Italia.

È stata destinata una somma stratosferica, gigantesca, come 8 miliardi, che poi probabilmente diventeranno 13, per il ponte sullo Stretto di Messina. Questa è l'enorme palla al piede, l'enorme peso che condiziona tutta la politica del Governo. Tredici miliardi per un'opera, che non è un'opera in sicurezza, che non ha un progetto esecutivo, che destina molte risorse per uno stipendificio, perché lì ogni dirigente, ognuno che siede in quel consiglio di amministrazione, prenderà 250.000 euro, cioè molto oltre i tetti stabiliti dall'ordinamento. Tredici miliardi per un'opera che non si sa se si farà e quando si farà e, nel frattempo, non abbiamo le risorse disponibili per le calamità naturali, che ci sono state, ma - non per fare la Cassandra, per carità, ma si sa ormai l'andamento delle cose - anche per quelle che purtroppo è prevedibile verranno, con questo clima. Aspettiamoci che, tra agosto e settembre, ci saranno nuovi fenomeni, nuove situazioni critiche, nuove situazioni difficili, perché lo sappiamo, quando c'è un clima in questo modo, cosa può succedere sul finire dell'estate e all'inizio dell'autunno. Ci si verrà a dire “non abbiamo i soldi”, ci sarà un nuovo decreto cerotto, si raggranellerà qualcosa in giro per le pieghe del bilancio. Nel frattempo, però, abbiamo messo 13 miliardi sul ponte sullo Stretto, per un'opera assurda, un'opera che condiziona tutto il bilancio dello Stato, per esempio condiziona gli investimenti sulle infrastrutture, in primo luogo sulle ferrovie, ma non entro in questo merito perché non è l'argomento di questo dibattito.

Avete escluso i comuni dalle decisioni, attraverso una cabina di regia che non funziona, e avete cercato di centralizzare tutte le procedure. Oddio è vero che le regioni spendono poco e male per il dissesto idrogeologico, per la prevenzione e anche per la ricostruzione, perché sono le regioni, per quanto riguarda il dissesto idrogeologico, i principali enti che assumono le responsabilità e le risorse della programmazione del bilancio, in particolare anche dal PNRR e poi dirò sul PNRR e sulle scelte che sono state fatte dal Ministro Fitto nell'ambito dell'utilizzo delle risorse del PNRR per il dissesto idrogeologico. È vero che le regioni spendono poco e male, ma andiamo a vedere le classifiche di queste regioni, perché la Toscana e l'Emilia Romagna sono invece le regioni che spendono meglio e di più per quanto riguarda le risorse disponibili per il dissesto idrogeologico. Sul tetto di quella classifica negativa, tra le regioni più inadempienti, che spendono peggio e di meno delle risorse disponibili e le tengono nei cassetti, o per incapacità degli amministratori o per assenza di tecnici e di risorse umane, sono le regioni storicamente governate dal centrodestra.

Mettete insieme l'emergenza con quella situazione specifica dei Campi Flegrei, che invece avrebbe bisogno di una visione specifica e di un intervento stabile, e utilizzate le competenze di ANAS e di RFI per gli interventi sui contenimenti dei versanti franosi, ritenendo che, per le caratteristiche di queste aziende, che spesso operano su infrastrutture di mezza collina o di fondovalle, lì dentro vi siano le competenze e vi sia l'ingegneria adatta per intervenire su questo importante aspetto, che invece ha una sua specificità e ha bisogno di una visione e di un intervento organico. Non avete tenuto in nessun conto, non avete un'idea dell'intervento sul sistema di protezione civile e di prevenzione dal fenomeno del dissesto idrogeologico, intervenite in maniera randomica, a spot: adesso ci serve RFI, proviamo con RFI, che ha un po' di ingegneri, e gli facciamo fare gli interventi sul contenimento dei versanti franosi. Questo non è un modo di agire. C'è bisogno di costruire un sistema e il sistema, nel corso del tempo, con i Governi di centrosinistra, è stato a poco a poco individuato e costruito, ma ora ha bisogno di una sua cornice definitiva. È stato costruito, per esempio, con la costituzione del ReNDiS, che era un sistema che serviva a redigere le priorità degli interventi sul dissesto idrogeologico.

È stato fatto attraverso l'introduzione di un nuovo sistema, che implementava il ReNDiS, con il primo decreto di attuazione del PNRR, che trasferiva molte competenze alle regioni, rimanendo la cabina di regia nazionale, ma trasferiva in collaborazione molte competenze alle regioni e soprattutto puntava su un fortissimo rafforzamento tecnico di risorse umane specifiche per le regioni, per le province e per i comuni per poter fare gli interventi di prevenzione e di ricostruzione sul luogo, attraverso una capacità tecnica specifica sul luogo, perché i luoghi vanno conosciuti, non si può agire soltanto centralmente.

Questo sistema ha bisogno di una sua implementazione finale. C'è bisogno cioè di costruire - e questa è la proposta che noi abbiamo avanzato nei mesi scorsi e che avanzeremo anche formalmente con una proposta di legge in Parlamento - una sorta di agenzia nazionale sulle calamità naturali che lavori in collaborazione con le autorità di bacino, che sono quegli enti che sono preposti alla pianificazione delle opere contro il dissesto idrogeologico, cioè frane, alluvioni, sismi, e che costruiscono con il loro lavoro la regia e le carte fondamentali per capire come sono fatti i territori e quali sono le aree di crisi e, nello stesso tempo, con le regioni con una forte cabina di regia centrale. Serve, per semplificare, una sorta di ANAS specifica per gli interventi contro le calamità naturali che metta insieme tutte queste competenze e, soprattutto, valorizzi esperienze, competenze e professionalità, che oggi sono molto scarse, in questo Paese che ha questo fronte aperto continuo. I geologi e l'Ordine dei geologi da tempo chiedono di poter avere un rafforzamento dei ruoli all'interno delle amministrazioni pubbliche; gli ingegneri idraulici, allo stesso tempo, chiedono di essere utilizzati, attraverso l'Ordine, in maniera più estesa e più organica dallo Stato e dagli enti locali, non ingegneri strutturisti, non ingegneri per le infrastrutture, presi e tirati per le orecchie a fare mestieri che non sanno fare o che sanno fare soltanto parzialmente.

Questa visione improvvisata è uno dei punti critici di questo Governo, uno dei punti veramente più inquietanti, perché vuol dire che alle prossime occasioni, nelle prossime circostanze che vi possono essere, noi andremo deboli di fronte alla profondità, alla gravità dei drammi che si possono verificare e andremo lentamente sulla ricostruzione dei territori colpiti dalle calamità naturali e delle risposte che si possono dare efficacemente alle popolazioni. Quindi, il nostro giudizio su questo decreto è un giudizio critico, non pregiudizialmente, ma un giudizio critico di fatto: un po'perché le nostre proposte, che in parte sono quelle che ho esposto, sono state respinte al Senato, un po'perché è un decreto che arriva all'ultimo momento, siamo sul filo di lana. Se passerà ancora una settimana questo decreto rischia di non essere approvato, perché dentro è stato ficcato un altro provvedimento, quello sui Campi Flegrei, che è stato poi accantonato e i cui contenuti sono stati riversati dentro questo decreto. Così, è un modo di agire veramente a dir poco confusionario. Confusionario anche dovuto al fatto che le risorse sono pochissime, perché sono state fatte scelte prioritarie nel corso dell'anno passato, come quella dello Stretto di Messina, che hanno condizionato tutta la politica del Governo e che stanno pesando su tutta la politica finanziaria, su tutta la politica degli investimenti nel nostro Paese.

Questa, invece, è una grande priorità. È una grande priorità che non si può affrontare in modo improvvisato, ma che ha bisogno di una visione e di una organica soluzione dei problemi. È una visione che non può che arrivare dalle soluzioni che nel corso degli ultimi dieci anni, soprattutto, anzi, esclusivamente grazie ai governi di centrosinistra, sono state progressivamente individuate e che ora vanno compattate in un edificio, in una in un'azione, in un soggetto che le metta insieme e che possa agire ordinariamente e anche straordinariamente.

Ho concluso e colgo l'occasione, però, per dire un'ultima cosa: per fare intanto le nostre congratulazioni al dottor Fabrizio Curcio che in questi anni ha diretto la Protezione civile con grande efficacia. Dispiace che le sue competenze siano risultate non gradite a questo Governo, che evidentemente giudica non per i parametri di merito. Però, nonostante questo, proprio senza pregiudizialità, senza preconcetti, faccio i miei auguri, i nostri auguri, al dottor Ciciliano che assumerà questo difficile compito, sperando che possa portarlo avanti con efficacia e con saggezza.