Dichiarazione di voto di fiducia
Data: 
Giovedì, 25 Gennaio, 2024
Nome: 
Vinicio Peluffo

A.C. 1606-A

Grazie, Presidente, rappresentante del Governo e colleghi deputati. Il Governo ha chiesto, in quest'Aula, la fiducia sull'ennesimo decreto-legge - siete ormai arrivati a 53 dall'inizio della legislatura -, battendo ogni record, in negativo, un metodo di legiferare che preclude l'esame e l'approfondimento ordinario da parte del Parlamento. Anche questo decreto, come gli altri, veleggia verso una conversione che vede solo un ramo del Parlamento abilitato a discuterne, peraltro solo in Commissione, visto che la fiducia impedisce qualsiasi confronto approfondito in Aula. State imponendo, a suon di decreti, fiducie e restringimenti delle competenze parlamentari, una sorta di monocameralismo di fatto, che non ha alcun riscontro nella nostra Carta costituzionale. Se questo è l'obiettivo, però non sono ammessi sotterfugi e furbizie: abbiate il coraggio di aprire una discussione seria sulle riforme costituzionali, togliendo dal tavolo un premierato sgangherato e proponendo una riforma davvero utile come il superamento del bicameralismo paritario – sì, ma con poteri e attribuzioni chiari -, con un sistema bilanciato, attraverso una modifica organica della Costituzione. Nella fase di conversione di questo decreto avete superato il limite, producendo uno strappo nella parte conclusiva dell'iter nelle Commissioni in sede referente.

Dopo una discussione condotta in maniera ordinata grazie all'atteggiamento delle opposizioni, che hanno aderito alla scelta di segnalare un numero molto limitato di emendamenti, facendo interventi di merito senza alcun atteggiamento ostruzionistico, nell'ultimo giorno di esame, all'ultimo momento, è stato presentato un emendamento che prevede poteri commissariali sulla gestione del ciclo dei rifiuti al presidente della regione Sicilia. Una misura che non c'entra nulla con il decreto, già fin troppo decreto omnibus.

Avevamo chiesto una discussione ordinata su una materia così delicata che consentisse all'opposizione di presentare subemendamenti e di discuterli. Non è stato possibile per la decisione dei presidenti delle Commissioni VIII e X, asserragliati dalla maggioranza, spinti a tagliare la discussione e a procedere al voto degli emendamenti dopo che ne erano stati discussi soltanto due, negando anche la convocazione dell'ufficio di presidenza. Un colpo di mano indecente che abbiamo sottoposto anche alla sua attenzione, Presidente.

Ma rimane una domanda sul perché di questa ennesima forzatura: è solo un mix di incapacità di gestire le procedure parlamentari e di arroganza o il blitz notturno serviva a nascondere l'imbarazzo di infilare una procedura così opaca su un tema così delicato? Un blitz notturno, di cui vi vergognate alla luce del sole, che con il decreto in conversione non c'entra nulla, un decreto già di per sé eterogeneo, con la giustapposizione di provvedimenti che non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro. Con il colpo di mano perpetrato nottetempo avete completamente snaturato il senso e l'urgenza del decreto stesso, avete disatteso nella maniera più sguaiata possibile il richiamo del Presidente Mattarella ad evitare decreti omnibus, avete tradito le aspettative che c'erano su un provvedimento di respiro in materia di energia, annunciato da mesi dal Ministro Pichetto Fratin.

Il decreto doveva servire per potenziare e semplificare le procedure amministrative per nuove installazioni di energia rinnovabile. Allora, guardiamo i numeri. Nel 2023, la produzione netta totale di energia elettrica è avvenuta per il 43,8 per cento grazie alle fonti green: idroelettrico, eolico, solare, biomasse e geotermico. Bene, peccato che, come ha ricordato uno degli auditi, Tabarelli, il presidente di Nomisma Energia, il primato del 2023 è legato al trend di riduzione strutturale delle nostre industrie e all'efficienza energetica e sarà molto difficile centrare il target del 60 per cento di rinnovabili al 2030. Ricordo che, sempre nel 2023, Germania e Spagna hanno superato il 50 per cento. Siamo lontani dalla velocità di crociera necessaria per tenere il passo, serve una visione più di sistema che comprenda accumuli, reti, innovazione, rilancio degli investimenti idroelettrici. Le installazioni di rinnovabili hanno viaggiato a rilento a causa della fine degli incentivi, per la burocrazia e la scarsa reattività dei decisori. L'attesa per l'intervento del Governo era su questo, sugli investimenti sulle rinnovabili, e così era stato presentato.

Sempre nelle audizioni, l'ENEA ci ha ricordato cosa accade intorno a noi, richiamando come il quadro della catena del valore dell'industria fotovoltaica in Europa e le mutate condizioni economiche e politiche, con gli ovvi riflessi sulle politiche energetiche, sui rischi di approvvigionamento, hanno condotto molti Governi, in Europa a riscoprire la politica industriale come un'area di azione privilegiata per raggiungere gli obiettivi ambientali e sociali prefissati. Molti Governi in Europa, dice l'ENEA, non questo.

Questo decreto sarebbe stato l'occasione per fare una pragmatica e lungimirante scelta di politica industriale e l'avete mancata, questo è il dato politico. E dovete ringraziare le opposizioni se avete evitato una totale figuraccia perché, nella versione originaria del decreto, era prevista, all'articolo 4, una tassa sui nuovi impianti rinnovabili. Davvero una bella pensata, per incentivare, una bella tassa di 10 euro per chilowatt per i primi 3 anni. Avete dovuto fare marcia indietro per il muro delle opposizioni e degli operatori. E fanno tenerezza le dichiarazioni della Lega che dicono “grazie a noi è stata tolta”. No, per colpa anche vostra era stata messa e, poi, siete stati costretti a fare dietrofront, punto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Avete sfondato il muro del ridicolo e il Ministro Pichetto Fratin è sempre più il figlio della gallina nera, come dicevano le nonne negli anni Settanta dalle mie parti, è sempre più solo e indebolito. Manca nel decreto l'ambizione sugli obiettivi di contrasto ai cambiamenti climatici. Il decreto, infatti, non è coerente con le conclusioni raggiunte dalla COP28, avete anche bocciato il nostro emendamento che rifinanziava integralmente il Fondo italiano per il clima, oggetto di tagli fatti nell'ultima legge di bilancio. Manca anche l'attenzione alle micro, piccole e medie imprese, che devono anch'esse poter vivere la transizione energetica come un'opportunità di sviluppo e di crescita, manca l'attenzione nei confronti delle famiglie, abbandonate nel passaggio dal servizio di maggior tutela al mercato libero senza un'informazione corretta e diffusa, la campagna che sarebbe dovuta partire a luglio non c'è ancora e non ha stanziamenti sufficienti. Con questo decreto disciplinate male il servizio di vulnerabilità e abbandonate i lavoratori dei contact center del servizio di maggior tutela, con l'abolizione della clausola sociale, senza nessuno strumento che tuteli la continuità occupazionale nell'affidamento del servizio a tutele graduali. Peggio di così non potevate fare.

All'articolo 11, Presidente, un altro pasticcio. Su un tema delicato come l'individuazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi vi prendete l'azzardo di introdurre il meccanismo delle autocandidature dei comuni e soggetti le cui aree sono state ritenute non idonee fino ad oggi per motivi scientifici. In Commissione, l'onorevole Foti ha rivendicato che, finalmente, dopo tanti anni, viene scelto il deposito delle scorie nucleari. No, il procedimento che avete introdotto vanifica tutto il lavoro svolto fino ad ora e a lunga inevitabilmente il tempo per l'individuazione del deposito.

A proposito di inutili dichiarazioni trionfalistiche, non può sfuggire quanto avvenuto in materia di concessioni idroelettriche, con i colleghi di maggioranza che hanno annunciato e presentato emendamenti, poi ritirati, e il Governo che non ha detto nulla. Con altri colleghi dell'opposizione, su questo, abbiamo presentato emendamenti per una discussione di merito, alla luce del sole, a cui vi siete sottratti ma, in ogni caso, dovete passare da qui, dalle Commissioni, dall'Aula, e qui vi aspettiamo.

Sugli aiuti per i territori colpiti dalle alluvioni il testo del decreto è imbarazzante. Sono ancora sospese per aria le promesse della maggioranza e del Governo ed è mancato il confronto nel merito, avete bocciato tutti i nostri emendamenti.

Presidente, concludo. Il Governo ha chiesto la fiducia in quest'Aula, non l'avrà certo dal gruppo del Partito Democratico. La distanza siderale non è più solo tra le promesse e le politiche effettive di questo Governo, non avete la credibilità per dare un colpo d'ala con scelte che permettano a questo Paese di evitare la recessione. Avete esaurito gli slogan, le vostre promesse sono vuote, la realtà vi presenta il conto. La fiducia che chiedete qui non la troverete nel Paese.