Discussione generale
Data: 
Martedì, 18 Aprile, 2023
Nome: 
Silvia Roggiani

A.C. 1089

Presidente, Ministro Fitto, colleghe, colleghi, è bene innanzitutto ricordare che oggi stiamo discutendo della più grande opportunità che l'Italia solo qualche anno fa mai si sarebbe immaginata di poter avere: 191 miliardi e mezzo, a cui vanno aggiunti 13 miliardi di REACT-EU e 30,6 miliardi del Fondo nazionale complementare. Fondi messi in campo dall'Europa per una ripresa giusta e inclusiva, un'opportunità storica per l'Italia di oggi e per le generazioni di domani, un'opportunità che salda investimenti e riforme.

Il PNRR è lo strumento principe con cui stiamo investendo sul nostro futuro, con cui dovremmo investire sul nostro futuro. Nel PNRR ci sono le grandi infrastrutture per la transizione digitale e ambientale. PNRR significa, però, soprattutto cambiamenti veri nella vita delle persone. Persone a cui abbiamo la possibilità di dare un futuro diverso. Pensiamo, ad esempio, ai percorsi di vita indipendente per le persone con disabilità, agli asili per garantire servizi a quelle famiglie di cui tanto riempite di parole, troppe volte vuote, i vostri interventi. PNRR significa progetti di housing sociale e alloggi accessibili in un momento in cui avete cancellato perfino il Fondo affitti e morosità incolpevole. PNRR significa case di comunità per una sanità pubblica davvero territoriale e in Lombardia lo sappiamo bene cosa ha significato non averla. PNRR significa scuole più innovative e inclusive. PNRR vuol dire anche crescita: potenzialmente più di 10 punti di PIL totali. A pagina 12 della sezione terza del DEF, che avete appena approvato, si legge: in base alle ipotesi adottate, nel 2026, anno finale del Piano, per effetto delle spese ivi previste il PIL risulterebbe più alto del 3,4 per cento rispetto allo scenario base che non considera tali spese. Di qui al 2026, quindi, stiamo parlando di circa 70 miliardi di crescita. PNRR vuol dire investimenti che produrranno, secondo una stima di Banca d'Italia, una domanda aggiuntiva di 375 mila occupati, di cui il 79 per cento nel privato.

Eppure, nonostante tutto questo, abbiamo purtroppo assistito a dichiarazioni di intenti da parte sua, Ministro, di revisione e di riscrittura del Piano; dichiarazioni di intenti perché non ci è dato conoscerne i contorni, le specifiche, né le proposte concrete. Lei, Ministro, ha dichiarato di voler spostare alcuni progetti sulla politica di coesione, ma senza presentare in dettaglio in Parlamento né cosa, né come, né quando. Per non parlare del capogruppo della Lega che, pur smentito poi dal Governo, ha persino dichiarato che era meglio non spendere i fondi, piuttosto che impiegarli male e che forse dovevamo valutare di rinunciarne ad una parte.

L'Italia oggi, Ministro, è in ritardo. Non solo la Corte dei conti ha rilevato che il complesso delle risorse per i nuovi progetti del PNRR porta ad evidenziare come oltre la metà delle misure interessate dai flussi mostri ritardi o sia ancora in una fase sostanzialmente iniziale dei progetti, ma accade anche che, nonostante le richieste della Commissione europea, ribadite anche dal commissario Paolo Gentiloni e dal suo capo di gabinetto in una lettera al Corriere della Sera di qualche giorno fa, il Governo non presenterà il nuovo PNRR con il capitolo di REPowerEU entro la fine di aprile. In quest'Aula la Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Matilde Siracusano, rispondendo ad un nostro question time, ha detto che sul REPowerEU è ancora in corso l'attività istruttoria e che per questo non è possibile, allo stato attuale, fornire elementi di dettaglio.

Ci ha anche detto che il 30 aprile non era una scadenza perentoria. No, certo, il 30 aprile non è una scadenza perentoria, ma il Governo ci vuole spiegare come potrà in un mese poi impiegare tutte le risorse residue (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Perché, ricordiamolo, una volta presentate le modifiche, la Commissione avrà bisogno di almeno due mesi per dare una valutazione, dopodiché il Consiglio avrà un altro mese per approvarle. E quindi, nel caso in cui l'Italia inviasse il suo Piano a fine agosto, come ci avete annunciato sui giornali, si arriverebbe a fine novembre e, a quel punto, il Governo avrebbe soltanto un mese per impiegare queste risorse.

Credo che con queste premesse, come del resto ci ha avvisato anche il commissario Gentiloni, l'Italia rischia di perdere il 30 per cento dei fondi: fondi per cui non ci sarà un'altra possibilità per l'Italia. Ce lo ha ribadito il commissario Gentiloni negli ultimi mesi, ha detto che revisioni del Piano sono possibili, purché si tratti di revisioni mirate e motivate da circostanze oggettive, non di modifiche all'ingrosso, è una citazione. Di questa possibilità tra l'altro - voglio ricordare anche questo - si è già avvalsa una serie di Paesi, tra cui recentemente Germania, Finlandia e Lussemburgo. Quindi, si poteva farlo, se si fosse voluto.

L'Italia è in ritardo anche nell'attuazione delle riforme che sono parte fondamentale del Piano, che questo Governo sta rallentando, anziché accelerare. Ne ricordo due, quella della giustizia e quella della competitività, balneari in cima. Siamo in ritardo e rischiamo di esserlo ancora di più nel 2026 sugli obiettivi del PNRR, tra cui quelli di far crescere l'occupazione femminile di 3,7 punti e quella giovanile di 3,2 punti percentuali. Questo Governo non ha dato risposte rispetto alle linee guida dell'articolo 47 del decreto-legge n. 77 del 2021, e su questo nessuno vi dice di non fare deroghe in alcuni settori, ma non possiamo non citare i recenti dati Anac che ci raccontano che il 70 per cento degli affidamenti prevede una deroga totale alle assunzioni del 30 per cento di giovani e donne.

E anche se ci fermiamo a guardare solo gli affidamenti sopra il milione di euro, le deroghe totali sono il 25 per cento. L'Italia, Ministro, è ancora sotto la media europea per l'occupazione femminile, e, se vogliamo occuparci davvero del tema della denatalità, anche da qui dobbiamo partire, non con deroghe, ma con obiettivi sfidanti.

Voglio toccare un ultimo punto: secondo la Corte dei conti le città negli ultimi anni sono state le realizzatrici di quasi la metà degli investimenti pubblici italiani e saranno chiamate ad assumere un ruolo primario nell'attuazione del Piano, lo stanno già facendo.

I comuni, che negli ultimi 5 anni hanno realizzato mediamente 10 miliardi annui di investimento, ora dovrebbero progettare e realizzare, secondo le stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio, interventi per 70 miliardi di euro entro il 2026, ovviamente con un particolare focus sulle missioni legate alla mobilità sostenibile, alla rigenerazione urbana, alla qualità dell'abitare, alla cultura, al trasporto pubblico di massa e alla tutela del territorio. Ministro, ascoltate i nostri enti locali, ascoltate i sindaci, ascoltate i territori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Siete impegnati a fare la riforma della legge elettorale che li riguarda, ma non date ascolto e risposte, anzi, sono stati usati come capro espiatorio per il mancato raggiungimento di alcuni obiettivi del PNRR. Pochi giorni fa il presidente dell'ANCI, Antonio Decaro, le ha scritto, ha scritto a lei, al Ministro Giorgetti, al Ragioniere Generale dello Stato. Non avete accolto moltissimi dei nostri emendamenti, ascoltate loro. Mettete mano alla piattaforma ReGiS, rispettate i tempi per i pagamenti ai soggetti attuatori, a partire dagli anticipi, sosteneteli nell'aumento dei costi che devono affrontare.

Ministro, colleghe, colleghi, il PNRR è un'occasione unica e irripetibile per costruire quell'Italia di domani che abbiamo messo nero su bianco nei nostri documenti; un'occasione unica e irripetibile per intere generazioni; un'occasione unica e irripetibile per cambiare la vita di tante persone, per dare loro opportunità e futuro. Abbiamo visto i dati del DEF e le premesse della prossima legge di bilancio. Non ci sono altre strade e non basteranno i vostri provvedimenti bandiera che non affrontano le difficoltà vere di famiglie e imprese, che se la prendono con chi fa più fatica e con chi ha meno.

 

Con che coraggio direte che mancano i soldi, dopo avere sprecato l'occasione del PNRR? L'Europa ha fatto un grande passo con Next Generation EU. Quell'Europa contro cui tanto avete puntato il dito è quella da cui viene la più grande opportunità per il nostro Paese. Non sprecatela, siamo ancora in tempo.