Dichiarazione di voto di fiducia
Data: 
Mercoledì, 19 Aprile, 2023
Nome: 
Piero De Luca

A.C. 1089

Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame, Presidente, ha un carattere apparentemente tecnico, ma racchiude in sé un profondo significato simbolico.

Viviamo una fase storica complessa, a causa di una pandemia drammatica, di una guerra che, purtroppo, è scoppiata alle porte dell'Europa, di un'emergenza energetica e di una crisi delle materie prime che hanno toccato le nostre comunità.

Il nostro Paese avrebbe potuto pagare un prezzo altissimo. Se siamo riusciti a reggere, in questi anni, è per una ragione molto semplice: l'Italia non era sola o isolata, l'Italia era ed è pienamente e saldamente ancorata in Europa. E questo nonostante i tentativi, in questi anni, della destra e dei sovranisti di isolarci o di indebolire l'Europa, quell'Unione, quell'Europa che ha saputo mostrare il suo volto migliore proprio in risposta alle ultime crisi, adottando strumenti inediti e inimmaginabili fino a pochi anni fa.

Tra queste misure, quella sicuramente più rivoluzionaria è il Next Generation EU. Lo ricordiamo ancora una volta, grazie all'impegno, in particolare, del Partito Democratico, e lo rivendichiamo con forza, durante la pandemia, è stato approvato il più grande Piano di sostegno pubblico europeo mai realizzato nella storia dell'Unione! E lo rivendichiamo con forza, voltando pagina rispetto alle politiche di austerity degli anni passati.

Per la prima volta nella storia, sono stati emessi 750 miliardi di euro e di eurobond. Il nostro Paese è il primo beneficiario di un programma finanziario europeo. Per la prima volta nella storia, l'Italia non sarà più contributore, ma percettore netto di risorse comunitarie. E, soprattutto, per la prima volta nella storia, lo ricordiamo a tutti ancora una volta in quest'Aula, è stata prevista la condizionalità dello Stato di diritto per i fondi europei, è stato detto “no” a risorse europee per chi viola diritti, valori e libertà fondamentali che costituiscono l'essenza stessa dell'integrazione europea: una regola di cui siamo orgogliosi, per la prima volta affermata a livello continentale!

Tutto questo, però, non è arrivato per caso. Si è verificato perché abbiamo avuto Governi - Governo Conte prima e Governo Draghi poi - che si sono impegnati con serietà e credibilità, a Roma e a Bruxelles. È successo, perché abbiamo avuto Ministri, come Gualtieri e Amendola, che hanno lavorato con competenza a stretto contatto con i partner e le istituzioni europee. È accaduto, soprattutto, perché a Bruxelles avevamo un Commissario come Paolo Gentiloni, che va ringraziato per il lavoro che sta svolgendo ancora in queste ore e non va attaccato, come ascoltiamo e vediamo fare da membri di maggioranza, in modo assolutamente inusitato e sbagliato! Soprattutto, si è concretizzato, lo ricordiamo bene, perché abbiamo avuto, come Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, la cui memoria ricordiamo con commozione, che ha dato un impulso decisivo, da un punto di vista anzitutto politico e ideale, alla costruzione di una nuova Europa della solidarietà.

Ecco, questo è il PNRR, questo è il Next Generation EU; non è solo uno strumento economico, è il simbolo politico di un nuovo modello di integrazione europea, che dobbiamo difendere e portare avanti insieme nei prossimi anni. Il nostro Paese deve fare, però, la propria parte, non ci sono più scuse da addossare a cinici burocrati di Bruxelles. Per questo, eserciteremo, come opposizione, ogni giorno, un'azione seria di vigilanza e controllo. Siamo e saremo guardiani inflessibili del PNRR. Lo faremo con la massima attenzione, considerando i vostri comportamenti negli anni passati e in questi mesi.

Ricordiamo che se fosse stato per voi, purtroppo, è stato menzionato, il Piano non sarebbe neppure esistito. Al Parlamento europeo, purtroppo, non avete mai votato a favore degli eurobond e del Recovery Fund e, qui, in quest'Aula, era il luglio del 2020, avete addirittura votato contro il mandato al Governo a negoziare in Europa il Next Generation EU e la creazione di un Recovery Plan. Dai vostri primi passi, purtroppo, questo approccio riemerge con evidenza. Avvertiamo quasi un certo fastidio, un peso nell'onere di dover portare avanti questo Piano, in un clima di pericoloso antieuropeismo di ritorno che registriamo con grande preoccupazione. E i risultati, purtroppo, si vedono, sono sotto gli occhi di tutti. Ci sono tre parole per descrivere il modo in cui state gestendo questo Piano: confusione, caos e approssimazione.

Questo è quello che state mettendo in campo ormai da troppi mesi ed è inutile, dovete smetterla di fare scaricabarile sui precedenti Governi! Questo ritornello non regge più! Ora, tocca a voi, avete il dovere di assumervi le vostre responsabilità ora che siete al Governo!

Avete fatto fatica a chiudere gli ultimi 55 obiettivi del 2022 e i ritardi nell'erogazione della terza rata da 19 miliardi di euro lo dimostrano. Non state dicendo nulla rispetto agli obiettivi dell'attuale semestre - sono 26 - per l'ulteriore rata da 16 miliardi e, soprattutto, cosa ancora più grave, ascoltiamo, a giorni alterni, annunci di esponenti di maggioranza che dichiarano di voler rinunciare a parte delle risorse che abbiamo ottenuto con tanta fatica.

Allora, ve lo diciamo con chiarezza: se avete intenzione di perdere e di bruciare fondi decisivi per il Paese, sappiate che ci opporremo con forza e non ve lo consentiremo! Siamo contrari! Siamo contrari a mandare in fumo miliardi di euro destinati all'ambiente, al digitale, agli investimenti nel sociale, per i giovani, le donne, nelle scuole, al lavoro, in sanità! Non vi consentiremo di bruciare il futuro dell'Italia e degli italiani!

Il PNRR è patrimonio dell'intero Paese - lo ricordiamo ancora una volta -, non è nella disponibilità di un singolo Governo o di una singola forza politica e voi avete il dovere, anzitutto, di attuarlo, questo Piano, non di insabbiarlo e bloccarlo.

Guardate, ne stiamo ascoltando tante in queste ore, come, da ultimo, la volontà di rinunciare addirittura ai progetti delle case di comunità. Perdonateci, siamo su una linea completamente opposta. In Italia bisogna rafforzare la sanità pubblica e le cure territoriali, non smantellare o indebolire la rete sanitaria nazionale! Andatele a raccontare ai cittadini nei quartieri queste vostre intenzioni!

Per questo chiediamo, allora, al Governo, di fare chiarezza una volta per tutte; chiediamo una grande operazione di verità e trasparenza. Siamo preoccupati. In questa prospettiva, vi invitiamo anzitutto a fermarvi e a riflettere bene, a tornare indietro rispetto ad alcune scelte operate per quanto riguarda la governance. Accentrare a Palazzo Chigi il coordinamento non solo politico, ma anche tecnico e operativo del Piano, insieme alla gestione di tutti i fondi di coesione, con la soppressione dell'Agenzia, è un errore gravissimo. La volontà di controllo spasmodico delle risorse crea un imbuto che provocherà un forte rallentamento, se non un blocco totale nell'utilizzo di tutte queste risorse.

Allo stesso modo, guardate, unire la spesa del PNRR, come state immaginando di fare, a quella dei fondi di coesione non è un errore, ma un vero e proprio orrore politico e lo è per ragioni tecniche evidenti: i fondi di coesione sono destinati, come sa bene il Ministro Fitto, per l'80 per cento al Sud, mentre il Piano lo è per il 40 per cento. Come si conciliano queste differenze tra loro? I fondi di coesione hanno una programmazione che arriva al 2027 e un termine di rendicontazione ancora successivo. Le risorse del Piano devono essere utilizzate entro il 2026.

Cosa vuol dire, allora, mettere tutto insieme? Ve lo diciamo noi: vuol dire fare un doppio danno al Paese, vuol dire rinunciare, da un lato, alle risorse del Piano e perdere, dall'altro, i progetti da finanziare con i fondi di coesione, quei fondi rivolti soprattutto al Sud. Su questo punto vorremmo essere chiari. Temiamo che forse proprio questo sia uno dei vostri obiettivi: togliere risorse destinate allo sviluppo del Mezzogiorno, per dirottarle in altre aree del Paese. Allora, sappiate che, se intendete continuare a penalizzare il Sud, come avete fatto in legge di bilancio e come state facendo con la proposta di autonomia differenziata di carattere secessionista, noi faremo le barricate e non ve lo consentiremo, non vi consentiremo di danneggiare e penalizzare irreparabilmente il Mezzogiorno.

Certo, se ci sono invece aggiustamenti mirati da fare per le nuove contingenze economiche, noi siamo pronti a verificarli, ma dovete condividerli col Parlamento. Vi chiediamo da mesi un confronto e un dialogo trasparente e costruttivo. Finora abbiamo ricevuto però solo un silenzio assordante, accompagnato da veline sui giornali da cui apprendere le vostre intenzioni, ogni giorno diverse. Questo modo di procedere è offensivo per il Parlamento e per tutti i cittadini. È giunto il tempo di chiarire all'Italia, non solo al Parlamento, ma all'Italia quali sono i progetti che pensate di cancellare, a quali interventi volete rinunciare, quali sono gli investimenti che intendete modificare. È lecito discuterne insieme, è possibile informare le famiglie, le imprese e le comunità interessate, le associazioni di categoria, gli amministratori locali, quelli che, semmai, avevano già fatto affidamento su quei progetti. Gli enti locali, in particolare, vanno supportati, non vanno lasciati allo sbando in una situazione di incertezza come state facendo voi da mesi a questa parte.

Allo stesso modo, vi abbiamo posto questa domanda qualche giorno fa: possiamo sapere, di grazia, quali interventi state preparando per i 2,7 miliardi del programma REPowerEU? È possibile che non si sappia ancora nulla su chi sta lavorando e per cosa? Sono inaccettabili questa confusione e questa assoluta mancanza di chiarezza.

Il termine che la Commissione aveva indicato agli Stati per presentare quei progetti, lo ricordiamo ancora una volta, perché è stata fatta un po' di confusione, era il 30 aprile. Che vi piaccia oppure no, siete in ritardo, punto. Da questo punto di vista, e la cosa è abbastanza evidente, non ci sono scuse. Il 31 agosto era la data indicata per modificare i piani, in particolare qualora fossero avanzate nuove richieste di prestiti. Ma se i prestiti li abbiamo già chiesti praticamente tutti e voi addirittura dite di voler rinunciare a parte di quelli ottenuti, ci spiegate di quale termine parlate in queste ore? Allora, non vi chiediamo certo di essere i primi della classe, lo ha ricordato, per carità, la Premier Meloni, non vorremmo assegnarvi una simile responsabilità. Evitate, però, di farci diventare gli ultimi della classe in Europa, anche perché inviare in ritardo i piani - è evidente - vuol dire ritardare la verifica di questi piani e ritardarne la loro attuazione.

Allora, chiudo, signor Presidente. Vi ribadiamo l'invito costruttivo a farvi aiutare. L'Italia non può permettersi di fallire questa occasione, sarebbe un danno di portata storica inimmaginabile. Noi tifiamo per l'Italia e abbiamo a cuore il futuro del Paese. Da parte vostra, però, abbiamo ricevuto finora solo propaganda, confusione e approssimazione. Per questo dichiaro il voto contrario del nostro gruppo al provvedimento in esame e vi rivolgiamo un monito: fermatevi, cambiate rotta, prima che sia troppo tardi! Dalla piena ed efficace attuazione del Piano dipende il futuro dell'Italia e dell'intera Europa. È in gioco il nostro destino, non dimenticatelo mai.