A.C. 3354-ASignor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, nell'ambito della conversione in legge del decreto oggi in discussione per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con l'emendamento promosso dal PD abbiamo voluto inserire la realizzazione di un sistema digitale semplificato per l'erogazione e la gestione di programmi di welfare che prevedano bonus per l'acquisto di beni e servizi. È un ulteriore passo in avanti per amministrazione e cittadini. Infatti, la missione digitalizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha proprio l'obiettivo, alla componente 1, di digitalizzare i maggiori processi della pubblica amministrazione, proprio in riferimento ai rapporti con il cittadino, per garantire servizi sempre più accessibili.
A tal fine, il nuovo articolo 28-bis dispone la digitalizzazione del processo di riconoscimento ed erogazione dei benefici economici pubblici, in coerenza con quanto richiesto anche dalle Camere sulla riforma delle imposte, che indica l'opportunità di istituire un meccanismo volontario di erogazione diretta delle agevolazioni del pagamento con strumenti tracciabili. Nell'articolo si dispone che l'attribuzione dei benefici economici sia fornita da un'amministrazione pubblica a favore di persone fisiche o giuridiche residenti nel territorio dello Stato e destinata ad acquisti da effettuarsi presso POS fisici o virtuali attraverso il tramite di una piattaforma tecnologica digitale. La piattaforma è affidata alla società pubblica pagoPA, che ha già progettato e gestito l'infrastruttura di base su cui poggerà il sistema con il meccanismo già conosciuto con il programma cashback o con il bonus vacanze. Si tratta del Centro Stella dei pagamenti elettronici integrato con l'App IO, che ne è l'interfaccia mobile. Quindi, stiamo parlando di un asset tecnologico dello Stato che può essere valorizzato per nuovi e ulteriori programmi di interesse collettivo, garantendo, per un verso, l'immediata erogazione per i cittadini alle imprese e, dall'altra, la tracciabilità e, dunque, la possibilità di verifica immediata rispetto alle frodi.
In questi anni abbiamo visto il proliferare di canali, modalità e strumenti per riconoscere i bonus, con una complessità gravosa per l'amministrazione, dispersiva per le persone e spesso anche inefficiente (ricordiamo i ritardi, diciamo, nell'erogazione dei bonus). Ogni volta un comune o un'amministrazione si sono ritrovati costretti a costruire un meccanismo specifico di erogazione e ogni volta le persone si sono trovate a districarsi tra le diverse modalità per accedere a un diritto. Ecco, l'obiettivo di questo articolo è mettere a disposizione delle amministrazioni, appunto, la possibilità di utilizzare una piattaforma che permetta in modo semplice di attivare, erogare e accedere a programmi di welfare. Le PA potranno scegliere di ricorrere a tale piattaforma e i cittadini potranno beneficiare dei bonus in modo facile, in tutto ciò pagando con strumenti elettronici e vedendosi rimborsato immediatamente l'equivalente del beneficio a cui hanno diritto.
Dunque, la tecnologia digitale, di cui tanto parliamo, è utile quando aiuta a migliorare la vita delle persone. Per questo apprezziamo il sostegno che il Governo e il Ministro Colao hanno voluto dare a questa nostra proposta, proprio in coerenza con l'impostazione chiesta anche dalle Camere quando sostanzialmente è stato approvato il Piano italiano di ripresa e resilienza. Devo dire che questa importante iniziativa si lega anche alla realizzazione, annunciata ieri, della piattaforma digitale nazionale dei dati, che attuerà una piena interoperabilità tra tutte le banche dati, a partire dall'Agenzia delle entrate, dall'INPS e dall'anagrafe della popolazione. Da una parte, gli enti si scambieranno i dati senza richiederli; dall'altra, il cittadino non dovrà fornire nuovamente le informazioni che la PA già possiede. Quindi, non ci sarà più, dal 2022, il fatto che ogni cittadino dovrà conservare scartoffie ma avrà proprio il cassetto digitale, che farà da interfaccia tra i cittadini e la pubblica amministrazione. D'altra parte, se come viene detto da più parti sono i dati il nuovo petrolio di questo millennio, sono i dati, senza dubbio allora, le fondamenta su cui andare a costruire una nuova pubblica amministrazione. Ma il digitale non è un pezzo: è un ecosistema fatto di informazioni, tecnologie innovative, come l'intelligenza artificiale, la connettività e le competenze. Dunque, per erogare i servizi sarà necessario che le pubbliche amministrazioni accedano anche ai dati in possesso di altre amministrazioni. La parola chiave, in questo caso, è “interoperabilità”, appunto, e la piattaforma nazionale dei dati renderà strutturale questa interoperabilità.
Abbiamo detto che il digitale non è, dunque, un insieme di tecnologie più o meno innovative, ma un ecosistema e, io direi, una piattaforma complessivamente abilitante per lo sviluppo economico e sociale del Paese. D'altra parte, non è un caso che il 27 per cento delle risorse sono dedicate alla transizione digitale.
Noi vogliamo arrivare ad essere tra le nazioni che siano entro il 2026 nel gruppo di testa in Europa tra le nazioni innovative sul digitale. Per questo abbiamo bisogno di raggiungere 5 risultati: diffondere l'identità digitale, colmare il gap delle competenze digitali, portare le PA italiane tutte a utilizzare i servizi in cloud, raggiungere almeno l'80 per cento dei servizi pubblici erogati online, raggiungere il 100 per cento delle famiglie con reti a banda ultralarga. Se il digitale è la soluzione, dunque, in grado di accorciare le distanze tra enti e individui, bisogna agire da un lato sull'infrastruttura digitale, snellendo le procedure secondo il principio, quello che dicevamo prima, del cassetto digitale, il principio once only, secondo cui le pubbliche amministrazioni devono evitare di chiedere ai cittadini più volte la stessa cosa, e rafforzando le difese di cybersecurity, dall'altro estendere i servizi ai cittadini.
L'Italia sta recuperando il ritardo, ma deve accelerare ancora, molto rapidamente. Nell'edizione 2021 dell'indice di digitalizzazione dell'economia, l'Italia oggi si colloca, nel 2021, al ventesimo posto tra i 27 Stati membri; lo scorso anno eravamo venticinquesimi. Abbiamo compiuto dei progressi, soprattutto in termini di copertura delle reti ultraveloci, ma siamo in ritardo in termini di capitale umano. Abbiamo migliorato la percentuale degli utenti online che utilizzano i servizi di amministrazione online, ma soprattutto, per quel che riguarda le piccole e medie imprese, hanno raggiunto un livello base di intensità digitale che è addirittura al di sopra della media europea, merito, anche qui, dell'uso del sistema della fatturazione elettronica. Ma soprattutto c'è stato un forte incremento delle piattaforme abilitanti per i servizi pubblici, se pensiamo che lo SPID ha raggiunto i 20 milioni in aprile, con un aumento del 400 per cento rispetto al 2019, e le amministrazioni pubbliche che utilizzano lo SPID hanno toccato quota 7.420.
L'App IO, lanciata ad aprile 2020 come accesso unico ai servizi pubblici digitali, ha fatto registrare solo un anno dopo oltre 11 milioni di download. E poi c'è un progetto che sembrava il fallimento della pubblica amministrazione digitale, il progetto dell'Anagrafe unica dei cittadini. Bene, questo progetto, che era praticamente fallito, è stato preso in carica più di cinque anni fa dall'allora commissario Diego Piacentini e da allora è diventato il più grande progetto di successo. Abbiamo finalmente un'unica banca dati di tutti i dati anagrafici della popolazione e dei comuni italiani, si è finalmente superata la logica delle singole anagrafi comunali; ed è proprio da qui che parte la possibilità, sostanzialmente, dell'interoperabilità. Ci sono le idee, ci sono i progetti, ci sono competenze, però gli investimenti, anche cospicui, in questo settore digitale potrebbero non bastare se non sono guidati da politiche corrette e coerenti che mirino ad identificare gli obiettivi, a misurare le performance, ad assicurare la continuità operativa, ad implementare i correttivi e a generare - è questo il punto più importante - alti livelli di competenze digitali in cittadini ed imprese.
Le indagini svolte in ambito OSCE portano a constatare che i Paesi che intendono emergere nella diffusione e nell'uso delle tecnologie digitali devono avere degli obiettivi di policy, soprattutto promuovere la capacità di abbracciare la trasformazione digitale come motore principale della performance economica, anche rivedendo i modelli di business; mirare soprattutto a diventare forti esportatori di servizi ICT nel mondo. Questa trasformazione è tra gli elementi trainanti dello sforzo che caratterizza tutti i Paesi leader nel digitale. Se l'obiettivo prioritario, d'altra parte, di Next Generation EU è dare una prospettiva di futuro soprattutto ai nostri giovani, le competenze digitali saranno fondamentali per aumentare la resilienza collettiva della nostra società. Solo dei cittadini dotati di autonomia e capacità digitale e una forza lavoro con elevate competenze potranno plasmare il proprio destino ed essere decisi e sicuri dei propri mezzi, anche andando nella direzione di una forte convergenza e competenza tra donne e uomini. Voglio concludere questo intervento e sottolineare il valore delle scelte che stiamo facendo con le parole di Ursula von der Leyen durante il discorso sullo stato dell'Unione del 2020. Eravamo in pieno lockdown per la pandemia e disse: immaginate per un attimo come sarebbe stata la nostra vita durante questa pandemia se non avessimo avuto il digitale. Abbiamo visto nell'arco di poche settimane svolgersi un processo di innovazione e trasformazione, con i giovani che studiavano online, lo smart working, le fabbriche che hanno continuato a funzionare, ma abbiamo raggiunto i limiti di ciò che possiamo fare in modo analogico. Lo abbiamo capito ancora di più con la pandemia, ma la grande accelerazione è soltanto agli inizi.