A.C. 1322
Grazie, signor Presidente. Colleghe, colleghi, prima di addentrarmi nell'esame dei contenuti del provvedimento, vorrei richiamare per qualche momento l'attenzione su un tema che è squisitamente di metodo. Il Ministro Crosetto ha detto ieri che il Parlamento lavora lentamente e poco; in realtà, il Parlamento lavora male, perché il Governo lo ha espropriato della sua funzione principale, riducendolo e riducendo, peraltro, la maggioranza parlamentare al ruolo di mero spettatore di dinamiche legislative confuse, barocche e, molto spesso, sterili. Si continua a legiferare sullo scibile umano, utilizzando in maniera immotivata la decretazione d'urgenza. Ne è ulteriore riprova questo decreto-legge, che va addirittura a soppiantare lo strumento naturale con cui evitare o sanare le infrazioni comunitarie, cioè la legge europea, che, come è noto, è una delle poche prerogative della XIV Commissione, legge che, ovviamente, ancora non si vede all'orizzonte. Ancora una volta, quindi, questo Governo esautora il Parlamento, appropriandosi senza giustificazioni delle sue funzioni. Pensandoci bene, un motivo per questa continua attività di supplenza delle prerogative parlamentari c'è: la sempre più feroce bulimia legislativa del Governo Meloni che, con tutta evidenza, non si fida nemmeno della sua maggioranza.
Ma veniamo al decreto, signor Presidente. Stupisce, nella lettura del testo, la semplicità, direi quasi la leggerezza, con cui si sferra un ulteriore colpo alla comunità di Taranto. Con un emendamento del Governo non condiviso con nessuno dei parlamentari di maggioranza suppongo e senza alcuna possibilità di modifica, si è voluto nuovamente incidere su norme che voi stessi, che il Governo stesso ha approvato meno di 5 mesi fa. Mi riferisco, ovviamente, al già citato articolo 9-bis, infilato quasi di nascosto e che porta la firma di un Ministro dell'Esecutivo che, ormai è chiaro, ha ambizioni più grandi delle deleghe che gli sono state assegnate. Il Ministro Fitto, infatti, è un vero e proprio Presidente del Consiglio ombra che, di settimana in settimana, assomma poteri e nuovi fondi, spesso in sfregio ai suoi poveri colleghi di Governo. A questo giro, è toccato ai Ministri Urso e Pichetto Fratin, messi di lato e deposti su un tema di loro strettissima competenza. Non ci interessa minimamente il livello di meschinità e di concorrenza tra i Ministri dello stesso Governo.
Quello che ci sconcerta è che, per l'ennesima volta, si è deciso di intervenire su una questione così importante e, Presidente, me lo lasci dire, dolorosa, senza il minimo coinvolgimento del Parlamento e, figurarsi, dei territori e delle comunità che quelle decisioni le devono subire; un metodo a cui, purtroppo, il Governo ci ha abituato, ma contro cui non si ci si può stancare di opporsi, un metodo che dovrebbe svegliare le coscienze delle colleghe e dei colleghi di maggioranza, soprattutto di quelli del territorio. In precedenza, ho ascoltato l'intervento del collega Iaia e mi appare surreale che un tarantino si senta in dovere di scusarsi per come il tuo territorio viene rappresentato, senza invece scusarsi con le mamme e con le vittime di una produzione indiscriminata dell'Ilva a Taranto.
Partiamo da un concetto di fondo: avete avuto bisogno di una nota di Palazzo Chigi per spiegare le ragioni per cui quell'emendamento è finito nel DL Infrazioni. Ci avete spiegato, attenzione, che le nuove norme sull'Ilva seguono l'intento di chiudere due infrazioni; in particolare, quella sulle emissioni industriali e quella sulla qualità dell'aria; se non fosse un dramma, ci sarebbe quasi da ridere, Presidente. C'è, in quest'Aula, qualcuno in grado di spiegarci, senza prenderci in giro evidentemente, come esattamente le norme che troviamo scritte dovrebbero contribuire a sanare questa infrazione? Se il principio che troviamo scolpito nel marmo è produzione sempre e comunque, anche superando provvedimenti di sequestro, in assenza di una nuova valutazione di impatto ambientale e sanitario, in un regime di totale impunità per chi inquina, quale persona sana di mente potrebbe credere a questa sciocchezza? È vero il contrario, è vero che si creano i presupposti per altre nuove infrazioni comunitarie, è vero che da oggi si archivia ciò che di buono abbiamo tentato di fare negli ultimi anni e si prende una strada completamente diversa, diversa ma non nuova direi, perché è un destino che, purtroppo, a Taranto conosciamo bene, produrre ben oltre i limiti attuali, senza badare se questo ha delle conseguenze sulla vita delle persone e sull'ambiente, una strada lastricata di cassa integrazione, perché, Presidente, nulla è stato fatto, nessun passo avanti è stato fatto sul versante occupazionale, anzi, il Governo continua a stendere tappeti rossi e regalare miliardi a un socio privato, che non si è mai preoccupato né del presente, né del futuro degli stabilimenti. C'è una sorta di maledizione che ha colpito questo Governo, una fascinazione perversa nei confronti di un soggetto industriale e dei suoi vertici manageriali che ha spinto il Governo a fare mille passi indietro rispetto a quanto fino ad oggi era stato costruito.
Infatti, signor Presidente, anche ad altri Governi, in passato, è capitato di essere rapiti da questo fascino misterioso di ArcelorMittal, ma, attraverso un paziente e continuo lavoro, soprattutto sul territorio, che ha visto coinvolte le istituzioni locali, le parti sociali e le associazioni, si era delineata una strategia finalmente chiara rispetto al futuro produttivo della fabbrica; si erano create le condizioni industriali, come la costituzione di DRI, che, ricordo a tutti, è una società pubblica e finanziaria, attraverso il PNRR, per definire un percorso che avrebbe portato, nel rispetto della durata dei cicli industriali, la fabbrica a produrre acciaio green. Il piano era stato scritto ed era stato oggetto di discussione e condivisione e prevedeva una transizione a gas prima e una conversione a idrogeno poi e, nel frattempo, erano iniziati - e spesso conclusi - i tanti procedimenti autorizzativi necessari per produrre dal sole e dal vento l'energia utile per fare di Taranto una città siderurgica moderna, in grado di competere a livello mondiale con tutti quei soggetti industriali che, mentre noi perdiamo tempo, riproponendo di modelli di sviluppo ottocenteschi, stanno andando di corsa verso le fonti alternative, verso l'idrogeno, ArcelorMittal per prima; le acciaierie che producono, su scala industriale, e non come prototipi, a idrogeno ci sono già e sono tante nel Nord Europa, sono di proprietà di soggetti finanziari e industriali anche italiani tra i più importanti del mondo. E il Governo che fa? Stoppa questo percorso, costato tanto alla comunità tarantina e si avvia su una strada che purtroppo non ha più come meta la decarbonizzazione, perché, all'opposto di quanto il Governo dice, è evidente che la transizione non è più un obiettivo, motivo per cui quel assurdo riferimento al termine certo entro cui realizzare i progetti per l'acciaio verde suona come una presa in giro e non come una rassicurazione. Ciò perché un termine certo, Presidente, c'era già, il termine del 30 giugno 2026, termine entro cui il PNRR e, con esso, i progetti di utilizzo dell'idrogeno sull'Ilva avrebbero dovuto completarsi e, invece, scompaiono anche quelli: un miliardo di euro spazzato via, e non si sa bene perché e con quale destinazione. Solo poche settimane fa, il Ministro Urso dava ancora garanzie sull'accordo di programma con le comunità locali, con tutti quegli attori che, in un modo o nell'altro, avrebbero dovuto avere un ruolo nel processo di trasformazione che avevamo pensato per Taranto; dalla sera alla mattina, viene smentito dal suo stesso Governo, che non solo non fa minimamente cenno a uno spazio di condivisione con il territorio, ma permette che ArcelorMittal metta bocca sulla decarbonizzazione, proprio ArcelorMittal che non ha fatto altro, in questi mesi, che mettere i bastoni fra le ruote a chi si è speso per l'acciaio green. Presidente, vogliamo capire, una volta per tutte, che ArcelorMittal non ha mai avuto interesse a tenere aperta la fabbrica? È chiaro o no che l'avventura di ArcelorMittal a Taranto aveva come obiettivo - che mi viene di dire, grazie al Governo Meloni, ormai ha raggiunto - di chiudere il principale concorrente delle sue acciaierie in Europa? Signor Presidente, il futuro di una comunità di più di 200.000 persone è nelle mani di chi non ha la più pallida idea di dove andare, perché questo è il dato di fatto se, in meno di 6 mesi, si cambia rotta due volte. Questo Governo non ha alcuna visione della politica industriale che vuole intraprendere e, ciò che è peggio, non vede nella tutela delle persone e dell'ambiente un interesse da proteggere; la relazione del Ministro Fitto di questa mattina, purtroppo, lo conferma pienamente; a ogni dichiarazione segue una smentita, ad ogni annuncio c'è un rinvio, e così siamo arrivati al mese di agosto a scoprire che la terza rata arriva con sette mesi di ritardo, con un bel taglio di mezzo miliardo, che la quarta rata la vedremo forse nel 2024, anch'essa decurtata. E sa qual è il paradosso di questo pressappochismo, Presidente? Che per affrettare i lavori, colpevolmente in ritardo a causa della tarantella del Governo Meloni, proprio con il decreto che state approvando si allarga a dismisura la possibilità di ricorrere alla cosiddetta procedura negoziata, senza gara e a detrimento della tutela della concorrenza e, per giunta, in barba alla Commissione europea. Meno di un anno fa, la Commissione ci ha, infatti, esortato a limitare l'uso dello strumento della procedura negoziata a pena - indovinate un po'? - di una nuova procedura di infrazione. Devo dire che non si può che fare chapeau a questo Governo.
Potrei parlare di tanto altro, signor Presidente, l'Italia brucia, è letteralmente subissata da piogge e alluvioni, è attraversata da eventi sempre più anomali e distruttivi e il Governo crede di poter fare a meno delle risorse del PNRR sul dissesto idrogeologico, sulla prevenzione delle alluvioni e sulla transizione ecologica.
Il decreto che esaminiamo, insieme a quello che ha detto stamattina il Ministro Fitto, sono il manifesto dell'incapacità e della superficialità del Governo nella gestione di questioni fondamentali per il Paese.
Insomma, signor Presidente questo decreto è una sconfitta a tutto campo, un'altra sconfitta del governo Meloni, che viene aggiunta alla collezione di sconfitte. Ancora una volta, le promesse fatte in campagna elettorale diventano carta straccia quando la destra arriva al Governo e voglio ricordare le promesse che tutti i parlamentari candidati con il centrodestra a Taranto hanno fatto ai tarantini; è inutile sottolineare, quindi, che il tradimento riservato a Taranto è quello che fa più male, perché, dopo anni di sofferenze e venditori di fumo, finalmente si era accesa una speranza concreta per restituire alla città una prospettiva diversa, e profondamente diversa. Avere spento quella speranza è certamente la più indegna delle decisioni prese da questo Governo. Vi - e ci - avete regalato l'ennesimo fronte di conflitto sociale, a cui state condannando il Paese.