A.C. 1322
Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor Ministro, il decreto-legge n. 69 del 2023, il decreto Salva infrazioni, sul quale è stata posta la questione di fiducia, l'ennesima questione di fiducia, facendo battere al Governo ogni record, è inadeguato a risolvere i problemi che l'Europa ci pone e dimostra, ancora una volta, la volontà di questo Governo di voler esautorare il Parlamento, usando questo decreto come una clava per ottenere, peraltro, pochi e confusi risultati.
Con questo decreto, il Governo ha proclamato la volontà di ridurre le infrazioni aperte a nostro carico da 80 a circa 60, imponendo immotivata urgenza su un tema che non risponde, a nostro avviso, a quanto indicato dall'articolo 37 della legge n. 234 del 2012, recante misure urgenti per l'adeguamento agli obblighi derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea ed espressamente richiamato nel preambolo del decreto. Esso, infatti, prevede che il Presidente del Consiglio dei ministri o il Ministro per gli Affari europei può proporre al Consiglio dei ministri l'adozione di provvedimenti, anche urgenti, diversi dalla legge di delegazione europea e dalla legge europea, provvedimenti necessari a fronte di atti normativi dell'Unione europea o di sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea ovvero dell'avvio di procedure di infrazione nei confronti dell'Italia che comportino obblighi statali di adeguamento, ma qualora il termine per provvedervi risulti anteriore alla data di presunta entrata in vigore della legge di delegazione europea o della legge europea relativa all'anno di riferimento. Immotivata urgenza con la quale, sia nella Commissione al Senato, come testimoniato in Aula dalle colleghe e dai colleghi, sia in quella alla Camera, ci è stato impedito di avere una discussione franca ed approfondita sugli articoli del testo e sugli emendamenti proposti, che, peraltro, come ormai è prassi consolidata, sono stati tutti respinti. Per non parlare del fatto che, salvo pochissime eccezioni, sono state rifiutate a prescindere tutte le proposte delle opposizioni, a scapito, per esempio, del personale dei Vigili del fuoco, solo per citarne uno.
Avremmo compreso l'urgenza, signor Presidente, se il Governo stesse affrontando esclusivamente procedure di infrazione prossime alla sanzione, invece il decreto punta all'adeguamento a 9 regolamenti e a una direttiva europei, per i quali non appaiono incompatibili la presentazione e l'esame del disegno di legge di delegazione europea, ad agevolare la chiusura di 8 procedure di pre-infrazione che non possono in alcun modo ritenersi urgenti e che, in passato, sono sempre state inserite nelle leggi europea e di delegazione europea, ad agevolare, infine, la chiusura di 8 procedure di infrazione. Eppure, curiosamente, soltanto 2 sono giunte allo stato di sentenza e nessuna di queste rientra tra le 8 procedure che si trovano nello stadio più avanzato del contenzioso ossia quelle al secondo ricorso alla Corte europea.
Troviamo in questo decreto norme o decisioni con finalità opache, che, invece, di prevenirle, come si prefiggerebbe di fare, porteranno ad incorrere in nuove procedure di infrazione da parte dell'Europa.
Sulla questione relativa alla chiusura del procedimento di infrazione sull'Ilva di Taranto, i miei colleghi hanno avuto modo di esporre le nostre perplessità al riguardo. Io voglio semplicemente ribadire che, checché ne dica il Governo, l'emendamento del Governo e, più complessivamente, questo decreto, non vanno verso un vero percorso di decarbonizzazione. L'emendamento del Ministro Fitto, signor Presidente, infatti - lo stesso che, l'altro ieri, ci ha comunicato la cancellazione di progetti legati al PNRR, per un valore di 16 miliardi, finalizzati anche alla transizione ecologica - non vuole la riconversione a Taranto, vuole, invece, modificare la politica industriale e ambientale del Paese (, in barba alle esplicite richieste degli abitanti del territorio, in barba alla tutela della loro salute, alle decisioni prese dopo anni di trattative, alle conquiste dei sindacati e alla sofferenza delle famiglie e dei lavoratori tarantini. Insomma, a nostro giudizio, è un danno incalcolabile.
Continuiamo, quindi, a non capire, non abbiamo ricevuto alcuna indicazione circostanziata da parte del Governo, per quale ragione tali misure di attuazione siano urgenti al punto tale da richiedere il ricorso al decreto-legge, anziché al disegno di legge di delegazione europea. L'unica spiegazione possibile, a questo punto, sembra sia la precisa volontà di scavalcare il lavoro delle Commissioni e del Parlamento, come più e più volte è stato fatto, in questi 10 mesi. Il Governo non può sempre sottrarsi al confronto, soprattutto su temi di così cruciale importanza come il nostro rapporto con l'Unione europea.
Annuncio, pertanto, il voto di astensione del gruppo parlamentare del Partito Democratico su questo decreto-legge. Ci asterremo non perché non riteniamo importanti le questioni poste o perché sottovalutiamo lo straordinario lavoro dei nostri funzionari e del corpo diplomatico che lavora tra Roma e Bruxelles; ci asterremo perché non possiamo e non vogliamo sottrarci alle responsabilità, che abbiamo come partito e come Paese, nei confronti dell'Europa e delle sue istituzioni. Sappiamo che l'Italia è tra i Paesi europei più in difficoltà sul fronte delle procedure di infrazione, ma non possiamo votare questo provvedimento, perché riteniamo che sia l'ennesimo provvedimento che, in modo raffazzonato e poco serio, tenta di affrontare criticità messe in luce dall'Unione europea, senza peraltro riuscirci. Ci asterremo perché da questo Governo, come su molti altri temi, non è arrivata una proposta coerente, seria e ambiziosa per continuare con il buon lavoro fatto dai Governi precedenti al fine di ridurre le procedure di infrazione aperte nei confronti del nostro Paese, l'aggravamento di quelle esistenti, l'apertura di nuove procedure ed evitare l'applicazione di sanzioni pecuniarie. Si tratta, come è noto, di risorse che vengono sottratte di anno in anno dal bilancio pubblico e che potrebbero essere utilizzate in altro modo, nell'interesse del Paese e della collettività.
Questo Governo - lo stiamo constatando anche sul PNRR - ha scelto una via sbagliata, quella di nascondere la polvere sotto il tappeto, sperando di risolvere eventuali problemi o difficoltà strada facendo, senza una strategia chiara e senza una visione a lungo termine. Si tratta di errori che pagheremo molto presto e che pagheranno i nostri concittadini più fragili.