Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 10 Luglio, 2024
Nome: 
Maria Stefania Marino

A.C. 1946

Grazie, Presidente. Buongiorno. Oggi desidero esprimere il mio netto dissenso nei confronti del provvedimento in esame, che pure potrebbe essere un buon inizio, se non si inserisse nel contesto di diverse crisi, che vanno avanti da anni senza che questo Governo abbia fatto nulla per arginarle. Ritengo, infatti, che non solo manchi nel risolvere le problematiche che dichiara di affrontare, ma introduce nuove complicazioni e danni per il nostro settore agricolo e zootecnico.

Presidente, mi rivolgo a lei, prima di entrare nel merito del provvedimento. Voglio sottolineare che questa volta la decretazione d'urgenza poteva anche starci, perché la Costituzione statuisce chiaramente che il mezzo del decreto-legge va utilizzato in casi straordinari di urgenza. E questo, Presidente, è un momento veramente urgente, drammatico e preoccupante, soprattutto per il Sud, fortunatamente per il Ministro Lollobrigida, ma non per noi. Mi perdoni l'inciso. Ovviamente, si sarebbe potuto affrontare prima, con più attenzione e, magari, coinvolgendo il Parlamento, ma credo che dobbiamo abituarci al vostro modus operandi ed al fatto che i vostri decreti siano sempre un pot-pourri.

È innegabile che il provvedimento contempli alcuni aspetti necessari, come i ristori per i vari settori. Tra questi accogliamo con estremo favore la sospensione del pagamento della quota capitale della rata dei mutui delle imprese che abbiano subito una riduzione del flusso degli affari superiore al 20 per cento, sebbene sia stata rigettata la nostra proposta di allargare la platea dei beneficiari anche a chi avesse subito perdite minori. Considerato che, in questi ultimi quasi 2 anni, avete operato scelte contro il comparto, che si sono concretizzate in circa 310.000 euro di nuovi costi per le imprese agricole, mi sarei aspettata un più concreto aiuto. Invece, di questa proposta si può salvare poco. Avete bocciato quasi tutti gli emendamenti proposti dalla minoranza, che avrebbero migliorato in maniera fattiva la proposta. E anche il salvabile è, comunque, frutto di interventi tardivi, resisi necessari a causa della gestione del tutto errata di crisi e problematiche già esistenti, e sulle quali più volte l'opposizione vi ha chiesto di intervenire.

Vi sono, comunque, una serie di questioni che mi stanno particolarmente a cuore e di cui vorrei discutere. Innanzitutto, mi riferisco all'annoso tema del caporalato. Ascoltando alcuni discorsi delle forze di maggioranza, ho sentito qualche collega parlare del fatto che questo decreto apporterebbe una svolta epocale nel contrasto al problema. Vorrei ricordare a tutti i presenti che il caporalato esiste dalla notte dei tempi, è una pratica vergognosa, una piaga sociale ingiustificabile, che miete vittime dirette e indirette, alle quali causa sofferenze indicibili, alle volte fino anche alla morte, ma della quale il Governo si rende conto soltanto con la morte di Satnam Singh e interviene solo all'indomani della ribalta alla cronaca della sua storia, quasi per dare un contentino all'opinione pubblica. Signor Presidente, il caporalato è una piaga orribile per chiunque la osservi, ma non per il Governo, che nulla fa per arginarla, se non creare una sorta di intesa tra varie pubbliche amministrazioni, i cui compiti non si comprendono bene e nel novero dei quali si riscontra una lacuna significativa. Perché non includere anche i dati relativi alle ispezioni delle ASL? Questi sono dati fondamentali per avere un quadro completo delle condizioni di sicurezza e salute sul lavoro nelle aziende agricole. Le ASL svolgono un ruolo cruciale nel monitoraggio delle condizioni igienico-sanitarie nei luoghi di lavoro e la loro esclusione dal sistema informativo potrebbe rappresentare una mancanza significativa nella nostra capacità di vigilanza. Ma soprattutto, perché affrontare il fenomeno in modo così sbrigativo all'interno di questo decreto, se non per il contentino, di cui parlavo, all'opinione pubblica?

Non è forse vero che il caporalato non è un fenomeno che si limita esclusivamente al lavoro agricolo? Le aziende del settore tessile, per citare un esempio, ma anche di tanti altri settori, sono afflitte da questo problema. Ed è per questo che il tema meritava un intervento autonomo, approfondito, ben pensato e che fosse cucito tenendo bene a mente l'intersettorialità del problema. D'altra parte, non potevamo sperare in un intervento veramente incisivo da parte di un Governo i cui Vice Presidenti del Consiglio non si alzano, se non su insistente invito della Presidente, in evidente imbarazzo, durante un inciso per ricordare la vittima per eccellenza che il caporalato ha mietuto quest'anno: un uomo lasciato morire di fronte alla propria famiglia, impotente e attonita.

Ancora del tutto insufficienti, anche se tardive, le misure sulla siccità. Accogliamo con favore le previsioni dei ristori alle aziende e la presenza di un commissario straordinario, ma non bastano. La Sicilia versa in una situazione tragica, che gli esigui fondi da voi destinati alla risoluzione della crisi non potranno risolvere. Le precipitazioni sono ormai assenti da mesi. Il lago di Pergusa, che è l'unico lago naturale della Sicilia, nonché riserva naturale speciale, è completamente prosciugato. L'acqua negli invasi sta per finire e la maggior parte di quella che c'è, viene dispersa durante il trasporto per infrastrutture obsolete e fatiscenti. Siamo a luglio, colleghi, e i primi interventi, peraltro inadeguati alla portata del problema, vengono emanati solo oggi. Nessuna strategia di insieme, nessun approccio coordinato e strutturale che prenda atto della circostanza ineluttabile secondo la quale quella che la Sicilia sta vivendo non è una crisi transitoria, ma un problema definitivo e irreversibile, che sta spingendo la mia amata terra verso un irreversibile processo di desertificazione. Addirittura, secondo i ricercatori dell'Università di Catania, continuando così, entro il 2030 la Sicilia potrebbe dover assistere alla desertificazione di un terzo del suo territorio, alla stregua di Libia e Tunisia. Tutto questo ha già creato alle imprese agricole e agroalimentari danni per ben 2,7 miliardi di euro, cifra nella quale non vengono peraltro calcolati gli inestimabili danni dal punto di vista ambientale. Tutte problematiche dovute alla tragica conseguenza della crisi climatica che stiamo vivendo e che da anni è preannunciata. Inoltre, nessuno tiene in considerazione il fatto che il problema è anche infrastrutturale. Le condutture arrivano a perdere per strada fino al 50 per cento dell'acqua che distribuiscono e se non si risolverà questo problema, nessun intervento avrà senso.

Altra questione cruciale del decreto riguarda, invece, il compito, affidato ad Ismea, di individuare i prezzi corretti per la vendita di prodotti agroalimentari, in modo da poter contrastare le politiche scorrette. Tuttavia, come contestualmente dichiarato dallo stesso Ministro Lollobrigida, nel caso in cui dovessero emergere pratiche sleali, scatteranno i controlli specifici da parte degli organi competenti. Non si capisce, tuttavia, quali sarebbero le conseguenze di tali controlli, considerata l'assenza di un provvedimento direttamente applicabile, che individui la soglia al di sotto della quale il prezzo potrà considerarsi lesivo dei princìpi della corretta competizione. La forbice di prezzo verrà stabilita da Ismea, che, però, non è fornita dei poteri necessari per far rispettare tali statuizioni. E anche le pubbliche amministrazioni e i tribunali, in forza di questo decreto, non avrebbero modo di erogare sanzioni di alcun genere nel caso in cui le prescrizioni di Ismea non venissero rispettate.

Ma anche dell'intervento sul granchio blu ha senso parlare, perché anche l'istituzione di un commissario per affrontare il problema è tardiva, seppur necessaria a questo punto. Vorrei anche sottolineare un dato drammatico che si è verificato nel delta del Po e Porto Tolle: praticamente, il dato è che, rispetto al 2023, in cui c'era una produzione di vongole grosse di 2.715.740, oggi siamo ridotti a 80.853. È veramente un dato drammatico. Vorrei, tuttavia, far presente al Ministro che una situazione simile sta per riproporsi sulle nostre coste ed è legata alla presenza di una specie super invasiva che ha creato problemi enormi nelle coste americane. Mi riferisco alla presenza, documentata e denunciata dalle associazioni di categoria e dagli studiosi italiani, di una specie aliena chiamata pesce leone, che, peraltro, non ha predatori naturali ed è estremamente velenosa, quindi pericolosa anche per l'incolumità pubblica.

Chiedo al Ministro di monitorare questa situazione e, anzi, sarebbe forse stato il caso che il commissario si occupasse di tutte le specie invasive o potenzialmente tali dei nostri mari, compreso il pesce leone, in modo da poter prevenire o affrontare per tempo ulteriori crisi di questo genere. Non possiamo continuare a rincorrere le emergenze: sono necessarie indagini approfondite, linee di ricerca specifica e un monitoraggio costante per sviluppare linee guida efficaci per tutto il settore e per tutte le emergenze, che, purtroppo, al momento sono complesse, che affliggono la filiera, riguardino esse la lotta alle specie aliene, alle malattie o ai parassiti di cui sono affette le nostre coltivazioni o, ancora, situazioni potenzialmente, se non attualmente, estremamente pericolose per il nostro ecosistema e per la nostra biodiversità, i cui segnali sono evidenti da anni.

Un altro articolo critico del decreto in oggetto è quello dei ristori per gli agricoltori colpiti da fitopatie, come la peronospora o la moria dei kiwi. I fondi stanziati sono finora insufficienti e gli agricoltori hanno già dovuto, in buona parte, affrontare da soli le conseguenze devastanti di queste malattie. Lo stesso dicasi per la disposizione riguardanti i danni causati da cinghiali e peste suina. L'intervento militare non è una soluzione utile a lungo termine: una volta abbattuti i capi di bestiame affetti o i cinghiali in eccesso, il problema si ripresenterà esattamente come prima, se non peggio di prima, se non si sceglie di adottare un approccio strategico che risolva il problema alla base, con il supporto di ricerche, studi e una politica oculata.

Concludendo, Presidente, chiediamo un approccio più omogeneo ed incisivo, chiediamo più fondi, che pure ci sarebbero se il Governo si fosse preso la briga di agire per tempo creando progetti strategici che potessero essere finanziati dal PNRR, soprattutto se consideriamo che moltissimi fondi del Piano non vengono utilizzati adeguatamente o, addirittura, vengono restituiti per mancanza di progetti da finanziare, tanto che, l'anno scorso, l'Italia ha speso 45,6 miliardi di euro, a fronte di 102 miliardi ottenuti. E vorrei ricordare che l'ex presidente della regione Sicilia, ora Ministro, si fece bocciare 32 progetti presenti nel settore degli interventi per il miglioramento della gestione delle risorse idriche destinate all'agricoltura. Gravissimo, Presidente, non aver compreso che questi progetti avrebbero potuto dare un grande aiuto al problema, perché, già allora, la Sicilia era in emergenza.

Il report sul primo trimestre del 2024 non è ancora pubblico, ma alcuni osservatori fanno sapere che non sarà molto diverso da quello del 2023. Questo a dimostrazione del fatto, Presidente, che, come ripetiamo da anni ormai, sul PNRR non si può improvvisare e voi non avete la lungimiranza né le capacità strategiche necessarie per gestire una così importante massa di finanziamenti vitale per il nostro Paese. Presidente, vorrei dare un ultimo suggerimento. Il cambiamento climatico esige anche uno studio approfondito e una ricerca scientifica costante per comprendere quali colture praticare, se possano essere produttive per i nostri territori, se possano affrontare le sfide che il cambiamento climatico impone e vadano in direzione del Green Deal. E voi, anche lì, non avete messo risorse. Ovviamente, noi non voteremo il provvedimento.