Esame di una questione pregiudiziale
Data: 
Martedì, 9 Luglio, 2024
Nome: 
Sara Ferrari

A.C. 1937

Egregio Presidente, colleghe e colleghi. Il Partito Democratico ha presentato una questione pregiudiziale di costituzionalità, perché riteniamo che il provvedimento in esame non abbia i requisiti essenziali di necessità ed urgenza che giustifichino il ricorso allo strumento normativo del decreto-legge. Riteniamo che non sia sufficiente scrivere “disposizioni urgenti” nel titolo del provvedimento perché queste lo siano davvero: quelle ivi contenute sono, in realtà, misure che possono stare benissimo all'interno di un provvedimento legislativo ordinario o una pluralità di provvedimenti legislativi ordinari, giacché non rispettano la caratteristica della straordinarietà dell'intervento governativo ai sensi della Costituzione.

La giurisprudenza costituzionale ha stabilito che l'esistenza dei presupposti di costituzionalità, di cui all'articolo 76 della Carta, non può certo basarsi su una valutazione di urgenza in relazione all'attuazione del programma di Governo, ma deve fondarsi su riscontri oggettivi. Qui, neppure nella relazione illustrativa, ritroviamo il chiarimento sul dichiarato carattere di straordinaria necessità e urgenza: la miscellanea di materie del tutto eterogenea, di cui tratta questo provvedimento, lo fa essere davvero inadeguato allo status del decreto-legge, mancando il nesso oggettivo o funzionale, richiesto dalla Corte costituzionale, dentro questa pluralità di ambiti.

Il provvedimento al nostro esame - composto da 13 articoli, per un totale di 51 commi - appare riconducibile, anche sulla base del preambolo, a ben 6 distinte finalità che, invero, avrebbero appunto potuto formare oggetto di provvedimenti diversi e che, peraltro, coinvolgono la competenza di 3 diversi ministri: il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, quello della Giustizia e il Ministro per lo Sport e i giovani. Si interviene infatti, con questo provvedimento, sulle concessioni autostradali, sulle infrastrutture strategiche - in particolare sulla società Stretto di Messina - e sul ponte, sulla riorganizzazione della disciplina normativa sui compiti e le funzioni dei commissari straordinari delle opere pubbliche, sul personale dell'autorità della laguna di Venezia, sul finanziamento della Fondazione lirico sinfonica “Petruzzelli”. Ci sono poi misure in materia di trasporto pubblico locale; la bonifica del sito di interesse nazionale “Cogoleto Stoppani”; la cattura e lo stoccaggio geologico dell'anidride carbonica; il polo universitario di ingegneria presso il Parco scientifico tecnologico di “Genova Erzelli”; e, ancora, misure a favore dell'internazionalizzazione delle imprese italiane, per sostenerne la presenza nel continente africano; ma anche modifiche al codice di procedura penale, in materia di giudizio in Cassazione, finalizzate a una revisione dei tempi e delle modalità previste per le richieste di trattazione orale del ricorso; infine, per non farsi mancare niente, anche le misure in materia di sport per differire, dal 1° luglio 2024 al 1° luglio 2025, il termine di decorrenza dell'abolizione del vincolo sportivo degli atleti, costituito dalle limitazioni alla libertà contrattuale per i tesseramenti già in atto al 30 giugno 2023 e operanti, dopo quest'ultima data, senza soluzione di continuità anche mediante rinnovo.

Sono, con evidenza, tutte materie che non hanno attinenza e coerenza interna tra loro e, quindi, mancano del requisito costituzionale. Infatti, questo non risulta un atto normativo unitario, che potrebbe pure essere, ipoteticamente, anche se articolato e differenziato al suo interno, ma si tratta - davvero - di una serie di previsioni assemblate sulla base di una mera casualità temporale.

Certamente, tra le materie che potevano essere gestite in maniera diversa, c'è la questione del ponte sullo Stretto di Messina. Il carattere di urgenza delle modifiche non si ravvisa, ma, soprattutto, il fatto che ne venga prevista una progettazione per fasi costruttive e non per lotti funzionali, censurata anche da ANAC nelle audizioni in Commissione, porta con sé anche il rischio di una costruzione priva di connessioni, che crea situazioni diversificate e compromette l'unicità del progetto, rischiando di produrre eco-mostri, iniziati e non finiti, e costi pubblici non prevedibili.

Così come l'istituzione di un'ulteriore cabina di regia per le opere pubbliche prioritarie porta con sé ulteriori costi per nuovi commissari e potrebbe mettere in discussione anche percorsi positivi in essere, molti dei quali hanno già prodotto passi avanti nella progettazione e realizzazione delle opere, che ora però rischiano di vedersi frenate per eventuali avvicendamenti, magari per motivi politici, dei responsabili per spoils system.

E che dire del Piano Mattei, che è talmente urgente da non essersi ancora visto. Non abbiamo, infatti, in mano alcuna relazione. Abbiamo qui, però, dentro questo provvedimento, un sostegno generico al business imprenditoriale italiano in Africa, attraverso il gioco delle tre carte, con i soldi di Cassa depositi e prestiti, che non sono nuovi ma sono quelli dormienti. Sottolineo poi come qui non vi sia traccia del supporto allo sviluppo delle comunità locali africane secondo le linee guida della cooperazione internazionale, perché non vediamo attenzione alle ricadute sociali, lavorative, ambientali delle popolazioni africane, come dato prioritario o obiettivo, se non altro equiparabile, in uno schema win-win, che qui ancora non si vede, soprattutto rispetto alla produzione di energia green.

Anche la disposizione che riguarda il Corridoio intermodale Roma-Latina e la bretella autostradale di collegamento tra Cisterna e Valmontone, prevedendo uno spostamento di risorse dall'opera principale a quella di collegamento, manca di coerenza infrastrutturale e logistica e lascia forti dubbi sulla copertura dei maggiori oneri previsti dagli aumenti di prezzi dei materiali da costruzione.

All'articolo 6, sul trasporto pubblico locale, si prevede il potenziamento delle infrastrutture, ma - anche in questo caso - perdete l'occasione di qualcosa che, sì davvero, poteva essere urgente, cioè rimpinguare il Fondo del trasporto pubblico locale e rinnovare i contratti degli autoferrotranvieri.

Anche sullo stoccaggio della CO2 prevedete un osservatorio, che viene imposto dall'Europa, ma ignorate la presenza - invece secondo noi necessaria - dell'Istituto superiore di sanità.

Ebbene, dopo questa rapida sintesi a volo d'uccello sulla straordinaria quantità di interventi disomogenei previsti in questo decreto-legge, ricordo che la giurisprudenza della Corte costituzionale, in materia di decreti-legge, ha legittimato nel tempo solo due categorie di essi a contenuto plurimo: quelli riguardanti la materia finanziaria e quelli relativi alla proroga, al rinvio dei termini legislativi. È evidente che quello in esame non rientri in nessuna delle categorie riconosciute come legittime dalla Corte. Continua, pertanto, da parte del Governo, un abnorme e inappropriato uso della decretazione d'urgenza. Qui ci troviamo, signore e signori, di fronte al decreto-legge numero 66 in meno di due anni ed altri sono in arrivo nei prossimi giorni in Parlamento, spesso in carenza di presupposti che li legittimino.

Si assiste, quindi, alla radicale e inaccettabile alterazione del rapporto con il Parlamento, quello eletto direttamente dal popolo, che determina - a nostro avviso - un'evidente lesione delle prerogative parlamentari nell'esercizio della funzione legislativa, con il reiterato ricorso a decreti omnibus.

Per questo, chiediamo di non procedere all'esame del disegno di legge “Disposizioni urgenti per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico, per il processo penale e in materia di sport”.