Dichirazione di voto di fiducia
Data: 
Lunedì, 29 Luglio, 2024
Nome: 
Anthony Emanuele Barbagallo

A.C. 1937-A

Grazie Presidente. Quando, lo scorso 29 giugno, le agenzie hanno battuto la notizia dell'imminente approvazione di un decreto-legge sulle infrastrutture, abbiamo pensato che il Governo intervenisse con misure urgenti, soprattutto su due materie, afferenti ai dipartimenti del Ministero delle Infrastrutture, che già da settimane tenevano col fiato sospeso gli italiani: i trasporti e la siccità in Sicilia. All'evidenza erano questi due dossier che già mostravano evidentissime criticità e che certamente meritavano misure indifferibili ed urgenti, tant'è che il question time in Aula nell'ultimo mese si è incentrato - non solo su richiesta delle forze di opposizione ma anche di quelle di maggioranza - soprattutto su questi due temi.

Criticità sotto gli occhi di tutti per i trasporti a partire da quello aereo, dove le misure messe in campo lo scorso anno dal Governo con il decreto-legge Asset non hanno sortito nessuno, dico nessuno, degli effetti sperati: non hanno mitigato il caro-voli, né hanno garantito una stretta sulle compagnie aeree a partire da ITA che, ricordiamo a quest'Aula, è senza amministratore delegato da oltre un anno ed è protagonista, con la complicità delle società di gestione di diversi aeroporti del Mezzogiorno, dei continui ritardi di ore e ore che si accumulano su alcune tratte. Per intenderci, Presidente, solo la scorsa settimana sul Palermo-Roma e sul Catania-Roma ritardi di oltre 4 ore, mentre sulle tratte da Brindisi il ritardo scende ma non è mai inferiore ad un'ora. Questa è la fotografia della compagnia che una volta faceva della puntualità il suo vantaggio competitivo ed oggi è alle prese con cancellazioni e parametri della soddisfazione dei clienti sprofondati a livelli bassissimi. Dicevamo delle gravi responsabilità, anche delle società di gestione degli aeroporti: è un'estate caratterizzata da lunghe file agli imbarchi ed evidenti incapacità anche a garantire un paio di pullman in più, per agevolare gli sbarchi degli aerei in tempi decorosi. Per non parlare della mancanza di trasparenza: resta ancora oscuro l'importo che ogni singola società di gestione aeroportuale versa alle singole compagnie aeree. In Paesi normali, quando il ritardo supera le due ore, ci si aspetta che venga garantita almeno qualche bottiglietta d'acqua ed invece va in scena la nota speculazione, con le vendite delle bottigliette d'acqua a 3 euro e i panini a 10 euro. Insomma, i concessionari di un pubblico servizio, sono pronti a lucrare sui disservizi ai danni dei cittadini, una vergogna!

Per non parlare dei ritardi dei treni, dovuti ad attività di manutenzione che certamente si potevano programmare meglio o differire. Anche in questi minuti ci sono ulteriori ritardi che ci vengono segnalati in Toscana o in Calabria, nel silenzio del Governo e nell'inadeguatezza del coordinamento del Ministero. Per non parlare della calca in fila per aliscafi e traghetti verso le località turistiche, dove continua a mancare un adeguato numero di mezzi e una opportuna articolazione delle corse. In quest'estate, nerissima per i trasporti, non abbiamo trovato un solo rigo nel provvedimento che evochi interventi attinenti alla diretta responsabilità del Dicastero che regola e gestisce i trasporti in Italia. Dicevamo: né una stretta su compagnie aeree e società di gestione degli aeroporti; né una misura, attesissima per la verità, su taxi ed NCC, con la gente che aspetta invano a 40 gradi all'ombra; né un intervento perentorio sulle società partecipate dal Governo che si occupano di trasporti, come Ferrovie dello Stato, RFI e, appunto, ITA. Gli unici interventi concreti sono stati quelli che hanno permesso al Ministro Salvini, lo scorso 19 luglio, di partire puntuale in pieno bug informatico o quello, celeberrimo, che ha consentito la fermata al volo, per il Ministro Lollobrigida, di un treno che andava verso il Mezzogiorno. Ma ancora peggio sulla siccità in Sicilia: la crisi di quest'estate era facilmente prevedibile, i picchi di riscaldamento globale hanno raggiunto limiti mai visti negli ultimi 5 anni; le immagini del lago di Pergusa a secco hanno fatto il giro del mondo, disagi che stanno mettendo in ginocchio allevatori e agricoltori su tutto il territorio siciliano. In questo momento poco più di un milione di siciliani ha l'acqua razionata e l'unica cosa che è stato in grado di fare il Governo è quella di dichiarare, per bocca del Ministro dell'Agricoltura: “Per fortuna quest'anno la siccità ha colpito il Sud e la Sicilia”.

C'è un'evidente responsabilità del centrodestra, fotografata dalla sonora bocciatura del 2021, dell'allora presidente della regione Musumeci, dei 31 progetti del PNRR per 400 milioni di euro. Se quei progetti fossero stati finanziati, oggi avremmo raccontato un'altra storia. Di recente, il commissario straordinario per la siccità ha individuato 27 interventi in Sicilia, per investimenti pari a 830 milioni di euro, però ancora non ne risulta finanziato alcuno. La situazione è aggravata dal groviglio di gestori privati di cui abbiamo perso il conto. Un report dell'Autorità di bacino della regione siciliana fissa a ben 322 i gestori in atto in questo momento nella regione, per non parlare degli interventi infrastrutturali sugli invasi e sulle reti idriche, delle dighe incomplete e di strutture così fatiscenti e indecorose per cui l'espressione più calzante è quella di reti colabrodo.

Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti è responsabile, com'è noto, del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico e ha competenze specifiche nel finanziamento delle infrastrutture idriche primarie e degli interventi volti alla riduzione delle perdite. Non solo, perché è competente pure per l'approvazione del piano idrico della regione siciliana. Per queste ragioni nel decreto-legge relativo alla rubrica del Ministero delle Infrastrutture ci saremmo aspettati robuste misure per mitigare la siccità in Sicilia, robuste misure relative a interventi concreti, anche in considerazione del fatto che l'Italia, nell'indifferenza del Governo Meloni, sta pagando 125.000 euro al giorno di sanzioni per le prime due condanne della Corte di giustizia europea per mancanza di depuratori allacciati alle reti fognarie comunali. Insomma, servono lavori che iniziano e si completano poi a regola d'arte e finanziamenti che non si perdono tra una rimodulazione e un'altra.

Per quanto detto, il testo all'esame dell'Aula non contiene gli interventi attesi ma, in compenso, prevede un vero e proprio “marchettificio” - così l'abbiamo definito fin dall'inizio - che non risolve alcuna delle priorità del Paese. È un “marchettificio” che, in realtà, si è via via tramutato in un vero e proprio assalto alla diligenza per ottenere risorse per alcuni territori vicini alla destra. Da questo punto di vista, abbiamo potuto misurare bene il nervosismo di una parte della maggioranza, dove la Lega l'ha fatta da padrona, mettendo all'angolo sia Fratelli d'Italia che Forza Italia e razziando il massimo delle risorse possibili per i propri interessi di bottega.

Immancabile, poi, all'interno del testo, è l'ennesimo intervento sul ponte sullo Stretto, l'ennesima forzatura procedurale, in questo caso sugli espropri, con una previsione che calpesta diritti costituzionalmente sanciti come proprietà, diritti soggettivi dei privati proprietari che si sciolgono come neve al sole, ahimè, di fronte a un progetto - lo ricordiamo anche al rappresentante del Governo in Aula oggi - che non è un progetto esecutivo, non soltanto per il tenore degli elaborati, in quanto pendono ancora vulnus importanti dal punto di vista idrogeologico, e perché la procedura di impatto ambientale non è definita ed è ancora in alto mare. È un progetto in netto contrasto con i piani di gestione di Rete Natura 2000, che sono stati da poco approvati e che, appunto, sono in netto contrasto con il progetto del ponte.

Concludo, signor Presidente. Quella che l'Aula si appresta a votare tra pochi minuti è la sessantesima fiducia, in poco più di un anno e mezzo dall'insediamento del Governo. Tre fiducie al mese: questo è il ritmo del Governo Meloni, per non parlare anche di una crisi di metodo, in particolare, in questo testo. È uno strumento normativo disertato dallo stesso Governo, che, infatti, ha delegato la presenza ai lavori della Commissione parlamentare a Sottosegretari spesso all'oscuro dei fatti di cui si discute.

Per queste ragioni il Partito Democratico voterà contro la questione di fiducia all'esame dell'Aula.