Dichiarazione di voto finale
Data: 
Giovedì, 22 Giugno, 2023
Nome: 
Silvia Roggiani

A.C. 1151-A

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, oggi il Governo ci chiede di votare l'ennesimo decreto omnibus, nessuna urgenza, ma solo un'accozzaglia di misure tra loro non omogenee, peraltro, con emendamenti del Governo presentati ancora una volta all'ultimo momento. Insomma, i richiami del Presidente Mattarella sono rimasti finora inascoltati - speriamo sia solo un “finora” - e chi si ergeva a paladino contro l'uso smodato della decretazione, perché svuotava il Parlamento del suo ruolo, oggi la utilizza come mai nessuno prima. Così, anche oggi, il Governo ci chiede di votare l'ennesimo decreto che racconta in modo evidente la sua inadeguatezza istituzionale e la sua prepotenza, un decreto fatto di norme contra personam e di occupazione degli spazi, in nome solo ed esclusivamente del principio dello spoils system, che avete portato dove mai era arrivato. In Commissione, abbiamo avversato duramente la scelta di commissariare due delle più grandi istituzioni pubbliche che abbiamo, come INPS e INAIL, e la vostra riscrittura, per decreto, delle norme sulla loro governance è davvero indegna. Vi state assumendo una responsabilità pesantissima: non era mai accaduto, in passato, che un Esecutivo sostituisse i vertici in carica di INPS e INAIL. Non c'era urgenza né indifferibilità, per una scelta simile, che adesso rischia di creare un grave precedente, una decisione immotivata, che rischia di minare, oltre che l'autonomia e l'indipendenza degli istituti coinvolti, anche la qualità dei servizi erogati. Peraltro, siete riusciti a fare un pasticcio anche su tali nomine, per cui siete andati oltre la scadenza dei tempi che voi stessi vi eravate dati per decreto. Non si è trattato di un incidente di percorso, come vorreste far credere, la realtà è evidente: non riuscite più a nascondere le vostre divisioni, che stanno esplodendo su ogni tema all'ordine del giorno. Lo abbiamo visto ieri e oggi, con la vicenda del MES. Dopo anni di battaglie cieche e ideologiche, il Ministero dell'Economia vi ha messo di fronte ai numeri, grazie anche a un sussulto del Ministro Giorgetti e, oggi, di una parte della maggioranza, che finalmente hanno detto chiaramente quello che noi, opposizioni, diciamo da sempre: il MES è un'opportunità per il nostro Paese e rinunciarvi è una follia. Lo abbiamo visto anche sul decreto Lavoro, uno dei provvedimenti più importanti approvati dal vostro Governo - così avete detto – dove, a causa delle divisioni interne, siete “andati sotto” in Commissione. Qualcuno ha detto perché - cito - “era in corso un cocktail”.

Tornando al decreto in oggetto, vorrei sottolineare un altro aspetto: il decreto contiene un'altra vergogna ad personam, la norma che abbassa il limite di anzianità a 70 anni per i direttori stranieri degli enti lirico-sinfonici, un altro giochetto per liberare posti, che volete occupare a suon - e a colpi - di forzature politiche e normative, piegando o cercando di piegare le istituzioni a logiche di partito e di spartizione. Abbiamo provato a migliorare il provvedimento, ci abbiamo provato in Commissione, ci abbiamo provato con emendamenti puntuali, ma nella stragrande maggioranza dei casi non ci avete dato ascolto. Non avete ascoltato noi e non avete ascoltato gli enti locali, quei comuni ai quali chiedete di realizzare il PNRR, dopo che per mesi lo avete totalmente ignorato, annunciandone modifiche, quando, solo l'altro giorno, Fitto finalmente è venuto in Parlamento, peraltro con scarsi risultati e scarse risposte. Sono gli stessi comuni che poi voi lasciate soli, salvo addirittura, a volte, scaricare su di loro le responsabilità. Lo avevamo già constatato nella legge di bilancio, con l'emendamento in loro favore, prima da voi votato e poi da voi ritirato, una cosa mai vista. Quei soldi servivano per le vostre misure bandierina, misure del tutto inique. Voglio fare un esempio proprio sugli enti locali, che racconta quanto siete pregiudizialmente ciechi. Tra le altre cose, vi abbiamo chiesto la proroga dell'applicazione in bilancio dell'avanzo libero per i comuni. Cito qui - perché l'ho fatto in Commissione, ma lo voglio fare anche in Aula - quanto scritto nella legge di bilancio che lo consentiva nel 2023: “in via eccezionale e limitatamente all'anno 2023, in considerazione del protrarsi degli effetti economici negativi della crisi ucraina, gli enti locali possono approvare il bilancio di previsione con l'applicazione della quota libera dell'avanzo, accertato con l'approvazione del rendiconto 2022. A tal fine il termine per l'approvazione del bilancio di previsione per il 2023 è differito al 30 aprile 2023”. Quest'anno non l'avete voluto fare e io mi domando: sono forse finiti gli effetti negativi della crisi ucraina? O sono forse aumentati? E allora perché? È solo ideologia cieca, o, forse, nemmeno leggete gli emendamenti che ci bocciate e non vi interessa nulla degli enti locali. E potrei andare avanti citando le città metropolitane: vi avevamo chiesto più risorse, ad esempio per la manutenzione delle strade, ma a voi interessa occuparvi solo della legge elettorale di province e città metropolitane, non delle loro competenze e non delle loro risorse.

Con questo decreto ribadite la vostra linea: forti con i deboli, deboli con i forti. Dopo aver azzerato il Fondo sostegno affitti, cancellato il reddito di cittadinanza, cancellato “opzione donna”, aumentato la precarietà con il decreto lavoro, dove aumentate i contratti a termine e la possibilità di utilizzare i voucher, non ci avete ascoltato nemmeno sulle case popolari. Per loro, solo per loro, per gli inquilini delle case popolari e dell'edilizia residenziale pubblica, chiedevamo una proroga del 110 per cento o, almeno, dei tempi legati al 60 per cento dei lavori. Avete detto “no”, continuando a negare un aiuto alle fasce più deboli. Tra l'altro, io, da lombarda, non mi stupisco: sono anni che, nella gestione di ALER, lasciate soli interi quartieri abbandonati al degrado, per poi scaricare la colpa sui comuni: case vuote che non ristrutturate, case che cadono a pezzi e che lasciano intere famiglie nel degrado o in attesa di un alloggio. Avreste potuto, anche per gli inquilini delle case popolari che voi gestite, dare un'opportunità, ma, ancora una volta, avete fatto muro. Anche in questo provvedimento è prevalsa la vostra ideologia sulla vita concreta e sui bisogni delle persone.

Anche sulla sanità non ci avete ascoltato. Vi avevamo proposto emendamenti che stanziavano più risorse per tagliare le liste d'attesa, che si sono allungate a causa della pandemia: persone che si trovano, ogni giorno, a dover aspettare mesi e mesi, perché la sanità pubblica non garantisce loro quel diritto alla cura e all'assistenza che la nostra Costituzione prescrive. E anche questo, da lombarda, lo so bene. Vite in sospeso, vite di chi o paga, o aspetta, rischiando di arrivare troppo tardi alla diagnosi. Ma anche qui il risultato è stato sempre lo stesso. Avete confermato il vostro disegno: tagli, come quelli che avete scritto nel DEF, nero su bianco, sulla sanità; come nella legge di bilancio, dove, con la scusa di non aver tagliato un euro sulla sanità, avete fatto solo un gioco retorico sulla vita delle persone, perché sappiamo tutti quanto l'inflazione e il caro energia abbiano pesato anche sulla sanità e che non tagliare un euro, in realtà, ha voluto dire diminuire le risorse per la sanità pubblica.

Noi non ci stiamo al vostro disegno, quello di un Paese che vorreste piegato alla vostra ideologia, che lascia solo chi fa più fatica, che va avanti per decreti che contengono tutto e il contrario di tutto - umiliando il Parlamento -, che, in nome di una presunta autonomia, divide il Paese senza garantire i diritti e le prestazioni essenziali a tutte e a tutti, come chiede la nostra Costituzione. Noi continueremo non solo a denunciare, ma anche a farvi proposte, a portare le istanze di chi non ascoltate. Continueremo, anche se voi continuate a bocciare tutto, e oggi ce lo avete nuovamente dimostrato.

Oggi annuncio il voto contrario a questo ennesimo decreto, ingiusto e prepotente. Voteremo “no”, convintamente e compattamente.