A.C. 1112
Grazie, Presidente. Care colleghe, cari colleghi, membri del Governo, stiamo discutendo oggi del decreto Immigrazione in un anno in cui gli sbarchi sono praticamente quadruplicati - siamo arrivati alla cifra di 40.000 - ma soprattutto nell'anno più nero, dal 2017, per numero di morti nel Mediterraneo, ovvero 824 persone. Questo dibattito, che svolgiamo oggi in un'Aula purtroppo davvero troppo vuota per l'argomento di cui stiamo discutendo, riguarda la vita di persone che hanno perso quella stessa vita cercando un futuro migliore, persone che cercavano di scappare dalla violenza, dalla fame, dalla guerra, persone che cercavano per se stesse o per i loro figli un futuro diverso, che speravano di trovare qui in Europa. Stiamo facendo un dibattito non solo freddo, ma dettato da ideologia molto cieca. Questo è molto triste, a fronte di quei numeri, che, purtroppo, non sono numeri freddi. Soprattutto io mi domando: qual è la vostra strategia? O meglio, forse, abbiamo capito la vostra strategia fin troppo bene, anche perché, dopo la tragedia di Cutro, anziché mostrare sdegno e commozione - non siete neanche andati a onorare quelle bare -, anziché offrire delle risposte o pretendere risposte vere in Europa, magari cambiando un po' la vostra strategia, avete approntato questo decreto fatto di disumanità, che sostanzialmente non produce nessuno cambio di passo, un decreto che vuole lucrare sulle paure e sulle fragilità, credo, per il vostro consenso, perché, come abbiamo visto anche la scorsa settimana con l'indecoroso spettacolo che avete offerto all'Italia sul DEF, forse, di economia non vi conviene parlare.
Andiamo a fondo del provvedimento. Avete introdotto un reato, quello che riguarda gli scafisti, di cui non c'era alcun bisogno. Dal 2013 sono stati incardinati in Italia oltre 2.500 procedimenti penali nei confronti di persone accusate di aver condotto imbarcazioni con a bordo migranti. Quindi, forse, questo reato già era previsto. Modificandola in senso restrittivo, avete voluto una stretta sulla protezione speciale, un permesso che prevedeva che si tenesse conto della natura e dell'effettività dei vincoli familiari dell'interessato, del suo effettivo inserimento sociale in Italia, della durata del soggiorno nel territorio nazionale, nonché dell'esistenza di legami familiari, culturali o sociali con il suo Paese, una forma di protezione che, secondo Giorgia Meloni, si è allargata a dismisura e, per questo, l'obiettivo era abolirla. Le conseguenze sono solo quelle di spingere sempre più persone nell'irregolarità. Ci avete detto, tra l'altro, mentendo spudoratamente, come detto anche dai colleghi prima di me, che la protezione speciale è un'anomalia italiana, ma nulla di tutto questo è vero, per cui o mentite o siete impreparati: la protezione speciale esiste in 18 Paesi su 27 della nostra Europa. Siete stati sprezzanti nei confronti delle norme internazionali, che non volevate più nemmeno citare e inserire a proposto di protezione internazionale e di protezione speciale. Siete stati costretti a reinserirla, perché altrimenti quel decreto non sarebbe passato. Se consideriamo i numeri, anche qui, anche sulla protezione speciale, non stiamo parlando di invasioni, ma di 10.000 persone - sono i numeri dello scorso anno - e, quindi, non c'è alcuna invasione rispetto alla protezione speciale. State voltando la faccia non solo a chi cerca un futuro migliore, non solo a chi scappa dalla violenza, dalla fame e dalle guerre, ma anche a chi sul territorio accoglie, ovvero associazioni, sindaci e comunità territoriali. Il provvedimento, infatti, così come concepito, porterà a uno smantellamento del sistema pubblico di accoglienza gestito dagli enti locali. Togliete la possibilità per i richiedenti asilo di essere inseriti nel sistema SAI e prevedete il contestuale potenziamento degli hotspot e dei centri di accoglienza provvisori, con un dispendio inutile di risorse pubbliche. Attualmente, le stime ci dicono che sono circa 1.926 le persone che dovranno essere inserite nei centri di accoglienza governativi per stranieri irregolari e negli hotspot, con un conseguente aumento delle spese di 16,7 milioni di euro per il solo 2023. Ve l'hanno detto anche i sindaci, le nostre sindache e i nostri sindaci sul territorio, che sono di tutti i colori politici. State agitando il tema della sicurezza e, poi, vi scagliate contro un sistema di accoglienza diffusa ed integrazione, che era l'unico che funzionava e che diminuiva l'insicurezza. Ve l'hanno detto gli amministratori locali, che ogni giorno si trovano a fronteggiare i problemi della loro comunità. Non ha senso ragionare in ottica emergenziale perché non stiamo parlando di emergenza: l'immigrazione è un fenomeno strutturale. Escludendo i richiedenti asilo dal SAI, precludete loro qualunque percorso di integrazione e una reale possibilità di inclusione ed emancipazione nelle nostre comunità.
Escludere non significa più sicurezza. Al contrario, è la marginalità a causare più insicurezza, come credo sappiate bene anche voi. Avete voltato le spalle ai sindaci, impegnati ogni giorno, spesso con sforzi oltre i limiti e oltre le funzioni e competenze, che cercano di porre rimedio con risorse proprie alla mancanza di un sistema nazionale che risponda davvero a questo fenomeno. Quali sono le vostre intenzioni? State smantellando l'unico sistema di accoglienza pubblico - l'ho detto anche prima, ma lo voglio ripetere - trasparente e professionale, il SAI, che garantisce percorsi dignitosi e tutelanti anche per le persone che richiedono una protezione internazionale. E lo smantellante prevedendo nuovi centri di accoglienza e detenzione nei territori. Sì, perché è questo il vostro disegno, come hanno messo nero su bianco oltre 60 sindaci della provincia di Milano nelle scorse settimane. Hanno scritto al Ministro Piantedosi, ovviamente senza ricevere risposta, perché la prefettura di Milano ha chiesto a tutti i sindaci della città metropolitana di Milano di mettere a disposizione aree di 1.000 metri quadri, dotate di allacci fognari ed elettrici dove posizionare e allacciare strutture prefabbricate, per poter ospitare i migranti. Quindi, mi sembra che il vostro disegno sia chiaro. Non è possibile che il governo di questo fenomeno avvenga con l'utilizzo di tendoni e grandi ammassamenti di persone in condizione di continua precarietà ed emergenza. Le condizioni che si verrebbero a originare sono ovviamente prevedibili e intollerabili. Ma anche questo lo sapete anche voi e, forse, anche qua c'è un disegno. Bisogna puntare con forza sui sistemi di accoglienza diffusa, in forte raccordo istituzionale con il Ministero e le prefetture competenti, come già sperimentato negli scorsi anni, evitando di scaricare in maniera disordinata e pressante sui territori la crescita - che purtroppo non si può arrestare - dei flussi migratori. La storia degli ultimi vent'anni di accoglienza in Italia dimostra chiaramente che i modelli emergenziali con standard minimi hanno prodotto solo ferite enormi nelle nostre comunità e non hanno garantito nessun diritto ai rifugiati o a chi ne aveva diritto; soprattutto, hanno fallito i processi di inclusione efficaci e duraturi. La risposta, quindi, non è in questo decreto. Tra l'altro a tutto ciò si sommano annunci sostanzialmente vuoti. Il decreto Cutro è anacronistico e ingiusto, nel tentativo di porre un freno al fenomeno dell'immigrazione in maniera del tutto irrazionale, costringendo persone che sfuggono da situazioni disperate ad entrare dentro l'anonimato dell'irregolarità, senza prospettiva di integrazione e di riscatto. L'immigrazione non è un'emergenza: è un fenomeno che va gestito e che non si può cancellare.
In questo provvedimento avete annunciato un nuovo decreto Flussi, senza delinearne i contorni. Gli 82.000 ingressi di lavoratori extracomunitari, previsti dall'ultimo decreto Flussi, basteranno a coprire meno della metà dei posti effettivamente disponibili nei prossimi mesi nelle aziende italiane, come sostengono le aziende ricettive e le associazioni delle imprese agricole, delle costruzioni e degli esercizi pubblici, nelle quali è ampia la presenza di lavoratori immigrati e ampia è la richiesta dei lavoratori che mancano all'appello (120.000 addetti al meno). Il click day, come sappiamo tutti, è risultato largamente insufficiente. Peraltro, come dichiara la Banca mondiale, l'immigrazione diventerà una necessità economica per i Paesi più ricchi che devono far fronte a una popolazione che invecchia, se vorranno mantenere la crescita e gli standard sociali, ad esempio pensionistici, perché avranno bisogno di lavoratori stranieri. Di fronte al cambiamento demografico - dichiara sempre la Banca mondiale - nel prossimo decennio tutti i Paesi troveranno l'immigrazione sempre più necessaria e l'Italia è citata come esempio dei trend mondiali. La migrazione - sempre per Banca mondiale - può essere una potente forza di prosperità e sviluppo. Quando è ben gestita, può offrire benefici per tutti.
Certamente, tutto ciò non va messo in concorrenza con le politiche, peraltro vuote e insufficienti, che state dedicando alla natalità e che, comunque, non ci sono, perché ancora non abbiamo visto le coperture dei 7 miliardi annunciati da Giorgetti. Tra l'altro, lo avete detto anche voi stessi nel DEF, nel documento che non eravate riusciti ad approvare, che poi abbiamo approvato in extremis, in cui avete evidenziato che. a causa della riduzione demografica che l'Italia sta vivendo, un aumento di circa il 30 per cento di ingressi di migranti porterebbe a una consistente riduzione del debito pubblico nei prossimi decenni. Lo avete scritto voi! È importante, pertanto, che le scelte sulle politiche migratorie siano inquadrate anche nella prospettiva della crescita economica del Paese. Anche questo avete detto tra le righe, ma forse è meglio esplicitarlo.
Quello dei lavoratori stranieri è un segmento del mercato del lavoro che svolge già da tempo qui, in Italia, un ruolo fondamentale in tanti ambiti produttivi con un peso che è destinato ad aumentare.
Da parte vostra ci sono stati invece solo annunci vuoti: avete annunciato un Piano Mattei, che non esiste, perché avete solo confermato degli accordi già scritti ma, nello stesso tempo, avete tagliato i fondi di cooperazione allo sviluppo. Sempre nello stesso DEF, già più volte citato, avete scritto nero su bianco la riduzione di 109 milioni in tre anni per l'immigrazione e la garanzia dei diritti. Quindi, ci domandiamo, questi fondi di questo famigerato Piano Mattei dove li prenderete. A questo punto, che fare? Passiamo alla parte positiva, noi avremmo voluto che voi rinforzaste l'unitarietà del sistema di accoglienza italiano valorizzando l'esperienza virtuosa dei SAI, supportando attivamente la rete dei comuni in prima linea per garantire percorsi di effettiva inclusione e tutela compatibili con le nostre comunità territoriali. Avreste dovuto trasformare i CAS in hub di prima accoglienza, dedicati alle procedure di identificazione e di screening sanitario, per poi procedere a trasferimenti rapidi nel sistema di seconda accoglienza e inclusione, sempre il SAI. Avreste dovuto ripristinare i decreti di riparto che il piano nazionale di accoglienza aveva indicato e adottare una strategia per i minori non accompagnati. Avreste dovuto fare un piano strutturato per attivare dei veri corridoi umanitari e promuovere con l'Europa delle vie legali, quella stessa Europa che aveva offerto una sponda per il superamento del Regolamento di Dublino, poi bocciato quando ancora Salvini era al Governo con un'alleanza con gli altri Paesi sovranisti che della redistribuzione obbligatoria dei migranti non vogliono sentire parlare. Serve garantire i diritti e combattere l'illegalità con la legalità, voi invece create solo più illegalità. Citate tante volte a sproposito la Chiesa, i principi cristiani che animano il vostro operato, ascoltateli; non volete ascoltare noi, l'opposizione, ascoltate le associazioni cattoliche, anche quelle non cattoliche, ascoltate gli amministratori locali, guardate i numeri, fermate la propaganda e occupatevi davvero di questo Paese.