Discussione generale
Data: 
Martedì, 2 Maggio, 2023
Nome: 
Mauro Berruto

A.C. 1112

Volete dimostrare di essere al lavoro sempre, da veri stacanovisti. Bene, la prossima volta però ricordatevi di far venire a lavorare in Aula quei vostri 25 parlamentari, un normalissimo giovedì 27 aprile, per votare lo scostamento di bilancio che serviva proprio al vostro decreto Lavoro. Allo stesso modo e con lo stesso stile, provocatoriamente siete andati a Cutro per presentare questo decreto, proprio lì dove il mare è diventato un cimitero, dove sono morte oltre cento persone. Siete andati proprio lì per produrre un testo normativo che restringe le garanzie dei richiedenti asilo e i diritti delle persone migranti.

Siete andati lì per presentare un testo dove non c'è assolutamente nulla che possa incidere sulle cause che hanno prodotto quella tragedia o per tentare di prevenirla. Proponete, per arginare i flussi migratori, di indebolire la protezione speciale, scaraventando così decine di migliaia di persone in stato di irregolarità, invisibili per la legge, ma in realtà materialmente presenti sul territorio. Queste persone sono così private della propria dignità, della possibilità di costruirsi una vita in Italia o in Europa. Certamente con questo decreto, dopo aver colpito le ONG, colpite violentemente e direttamente gli esseri umani, e colpite anche quelle realtà sociali che si troveranno maggiormente in difficoltà nel sostenere persone che lo Stato decide di collocare in posizione di irregolarità.

Abbassare l'asticella dei diritti ha sempre favorito l'ipersfruttamento e il caporalato. Più persone sono irregolari e maggiori sono gli affari della criminalità organizzata e dell'imprenditoria senza scrupoli. L'indebolimento della protezione speciale genera sacche di irregolari e lo stato di emergenza crea quelle condizioni autoritarie che questo Governo tanto desidera. Il vostro schema è molto chiaro: servono più CPR, consapevoli della irregolarità dilagante; servono più rimpatri, diminuendo le tutele del diritto di asilo, e, al contempo, serve un commissario per far sì che le persone irregolari vengano osservate a vista e dirottate nei centri di detenzione.

Siamo di fronte al più violento tentativo di sovvertimento di alcuni fondamentali istituti costituzionali, democratici e sociali della recente storia repubblicana. E non deve ingannare il fatto che questo decreto-legge riguardi solo migranti e solo norme che disciplinano l'immigrazione.

È evidente che attraverso questo decreto-legge diventa plasticamente visibile una certa, la vostra, idea di società, quella società che ha bisogno di un insieme di procedure per incasellare, sorvegliare, controllare, addestrare, punire e rendere docili gli individui. Michel Foucault la chiamava ortopedia sociale e serve a separare, segmentare e a dividere le comunità, annichilirne la tensione individuale e collettiva all'inclusione, alla coesione e allo stesso contatto interculturale. Serve a trovare sempre un colpevole, serve a trovare sempre un ultimo da dare in pasto a un penultimo. State lavorando alacremente alla realizzazione della vostra profezia che si auto-avvera, quel mantra che ripetete ossessivamente: non è possibile nessuna integrazione.

Questa cosa, però, non riguarda solo le persone migranti: riguarda tutti noi, perché voi volete frammentare, volete spaccare, volete nutrire la vostra stessa ossessione identitaria e il fatto che questo desiderio sia del tutto fuori dal tempo è un'evidenza della storia del pianeta. Non sarete voi, non saremo noi e non sarà nessuno mai a poter fermare i flussi migratori, che sono parte della storia e che ci hanno visti protagonisti sia nel ricevere sia nel partire, come quando, fra il 1861 e la Prima guerra mondiale, emigrarono 9 milioni di italiani.

Voi negate l'evidenza della storia e le ragioni stesse dell'emigrazione: la guerra, l'indigenza, quel rischio di perdere la propria vita o la vita dei propri figli che spinge a correre un rischio che sembra minore e a mettere se stessi e i propri figli su una barca che può diventare una trappola di morte. Vi state allenando a negare un'altra causa di movimento dei popoli che è, purtroppo, destinata a crescere in maniera proporzionale alla drammatica condizione del pianeta, cioè l'emigrazione climatica. Voi preferite creare caos, paure e incertezze, piuttosto che tentare un qualsiasi governo di un fenomeno che - lo ripeto - è una costante della storia e - inorridite pure - è proprio l'affondamento di quell'identità nazionale che tanto volete difendere. Nel mio DNA e nel vostro DNA ci sono tracce di arabi, normanni, africani, slavi e greci.

Voi dite di amare l'Italia ma in realtà odiate la sua posizione geografica, il suo essere un approdo naturale, un molo nel mezzo di un mare che ha accolto esseri umani, potenti, disperati vincitori e vinti. Le nostre leggi, la nostra arte, la nostra letteratura, la nostra musica, la nostra scienza sono il frutto di un passato multietnico e multiculturale e la ricchezza del nostro futuro è in quella stessa dimensione, che è - lo ripeto - multietnica e multiculturale. Non è semplicemente un'opinione: lo dice anche la demografia, che è una scienza.

Certo, servono politiche efficaci, ma a voi non interessa trovarle. A voi serve il nemico e tu straniero sei il nemico, tu straniero, per queste madri cristiane, per questi sventolatori di rosari, sei destinato alla marginalità e allo sfruttamento, senza nessuna garanzia e senza nessun futuro. Non siete riusciti e non riuscirete a mettere in atto quei blocchi navali che avete promesso ai vostri elettori e allora promettete ai migranti sofferenza, paura, disperazione, e lo fate con orgoglio macabro proprio lì a Cutro. A voi serve il nemico, perché senza un nemico l'ossessione identitaria si sfalda. E allora ci pensano, oltre ai decreti, i vostri Ministri della propaganda: il Ministro Valditara, che nel 2016 pubblicò un libro dal titolo L'Impero romano distrutto dagli immigrati, e che ci ha ricordato, appena insediato, che l'umiliazione è uno strumento educativo; oppure il Ministro Piantedosi, con quelle agghiaccianti parole a commento della tragedia di Cutro, in cui sosteneva che la responsabilità della morte fosse di quegli stessi migranti colpevoli di essere partiti; o, ancora, il Ministro Lollobrigida e la sua sostituzione etnica.

Guardate, mi sentite spesso parlare di sport, ma l'uomo che mi ha cambiato la vita non è stato uno sportivo ma un mio docente universitario, il professor Francesco Remotti, un antropologo, un maestro. Nel 1996 il professor Remotti pubblicò un saggio che si intitola Contro l'identità. Sono passati 27 anni. Il prezzo di quel libro, che vi consiglio fortemente, era ancora in lire, ma voglio leggere queste parole visionarie con cui quel saggio si conclude: “In un mondo sempre più fitto di nessi comunicativi e di processi di globalizzazione non vi sono molte proposte alternative: o si continua a credere pervicacemente nelle proprie forme identitarie, costi quel che costi, o si procede ad alleggerirle, così da renderle più disponibili alla comunicazione e agli scambi, alle intese e ai suggerimenti, alle ibridazioni e ai mescolamenti. Non è detto che tale maggiore disponibilità sia la via che ci salva, ma è abbastanza certo che l'atteggiamento opposto, l'ossessione della purezza e dell'identità, è quello che ha prodotto, qui come altrove, le maggiori rovine”.

La vostra insaziabile ossessione della purezza e dell'identità ha bisogno di nemici e di luoghi simbolici, come quei CPR che in questo decreto volete finanziare, aumentare e potenziare. CPR significa centro di permanenza per il rimpatri, cioè luoghi dove i cittadini stranieri vengono collocati in attesa dell'esecuzione dei provvedimenti di espulsione. Uno di questi CPR lo conosco bene: è a Torino, nel quartiere dove sono nato, dove ho abitato per tanti anni. Lo ha ricordato l'onorevole Grimaldi poco fa, che ringrazio per la sua testimonianza. Io non ci sono mai potuto entrare in quel CPR, perché fino a ottobre non avevo nessun diritto per farlo: ero un semplice cittadino che, di fronte a quel buco nero di civiltà e di democrazia, passava quasi ogni giorno. Un monumento alla crudeltà messo lì nel pieno del tessuto urbano: mura altissime di cemento armato, come a testimoniare e a ricordare a decine di migliaia di cittadini, che passano di lì ogni giorno, per andare a scuola, al lavoro o al parco, di quanto uno Stato può essere disumano. Complessivamente nei CPR transita solo il 2 per cento del totale degli irregolari, circa 10.000 su 500.000, e i CPR costituiscono soltanto il 50 per cento - circa 3.000 - dei complessivi 6.000 rimpatri che avvengono in media ogni anno.

Proprio due anni fa, il 9 maggio 2021, Moussa Balde, un ragazzo di 23 anni nato in Guinea, fu vittima di una brutale aggressione razzista a Ventimiglia. Moussa Balde, come tanti altri migranti irregolari, cercava solo di raggiungere il confine con la Francia. Voleva andarsene dall'Italia. Venne preso a sprangate da tre italiani mentre chiedeva l'elemosina davanti a un supermercato e, senza che nessuno gli chiedesse nemmeno la sua versione dei fatti, fu trasferito direttamente proprio in quel CPR, in corso Brunelleschi a Torino. Venne collocato nell'ospedaletto interno in condizioni di isolamento sanitario, che il Garante nazionale dei diritti per le persone private della libertà ha considerato inadeguato e privo dei requisiti essenziali per le esigenze sanitarie, dove - cito - “fu sottoposto a un trattamento inumano e degradante”. Moussa Balde, un ragazzo che era arrivato in Italia con un barcone e dall'Italia voleva andare via, si impiccò nella notte fra il 22 e il 23 maggio, 14 giorni dopo quelle sprangate ricevute da tre italiani a Ventimiglia. Voleva andarsene dall'Italia Moussa Balde e invece ci è morto suicida. Voleva andarsene dall'Italia, come fanno almeno 40.000 o 50.000 persone migranti all'anno a Ventimiglia, a Trieste, al confine fra Como e Chiasso o a Bardonecchia, in Val di Susa, nel collegio che in questo Parlamento rappresento.

Perché, Sottosegretario Molteni, siete così ossessionati dai numeri degli arrivi e non spendete un minuto per occuparvi di quelle decine di migliaia di persone che dall'Italia se ne vogliono spontaneamente andare? Dalla sola Bardonecchia sono uscite, nel 2022, 16.000 persone. È molto pericoloso passare di lì in quota, specialmente d'inverno, e vicino a Bardonecchia, a Oulx, c'è un rifugio che offre accoglienza, ristoro, abiti caldi e un letto per la notte. Sapete grazie a chi? Grazie all'opera di don Luigi Chiampo e dei suoi volontari (Commenti del Sottosegretario Molteni), Sottosegretario Molteni, un prete che è stato capace di interagire con le istituzioni comunali locali ed è lì a ospitare, a salvare vite e a offrire una soluzione a un problema potenzialmente di ordine pubblico.

Perché non ci dite che cosa volete fare con quei volontari che, come don Luigi, aiutano le persone migranti in uscita e lo fanno sotto un ponte, come a Ventimiglia, o sulle panchine di una piazza, come a Trieste? Perché parlate ossessivamente dei numeri in entrata e non parlate mai di quelli in uscita? Perché non definite una strategia delle risorse economiche per dare una mano a quei volontari che stanno gestendo e risolvendo, sostituendosi allo Stato, un problema? Lo ripeto: 16.000 persone nel 2022 hanno passato almeno una notte a Oulx, in attesa di andarsene passando per il confine di Bardonecchia. Sapete quante persone erano ospiti al CPR di Torino, centro di costo di milioni di euro, al momento - qualche mese fa - della sua temporanea, purtroppo, chiusura? Sei!

Allora, la domanda che bisogna porre a questo Governo e a questa maggioranza è soltanto una: come misurate voi il grado di civiltà di un Paese? Con questo decreto? Con le parole dell'onorevole Molinari, dell'altro giorno? Leggo lo stenografico: “(…) vorremmo sceglierci, come ogni Paese normale, col decreto Flussi, gli immigrati che ci servono”. Onorevole Molinari, ci dica: quale etnia preferisce? Quale sfumatura di colore della pelle? A quanto li mette al chilo? Il grado di civiltà di un Paese, per noi, si manifesta nelle parole di Vincenzo Luciano, un pescatore di Cutro, che dopo quella tragedia, ogni giorno, per tanti giorni consecutivi, tornava sul luogo del naufragio per cercare un cadavere: “Continuo a cercare per una mamma, a cui hanno già restituito un figlio morto.” - diceva - “Mi ha pregato di trovare l'altro suo bambino disperso e io voglio darle almeno un corpo su cui piangere, perché anche io, mentre me lo chiedeva, piangevo con lei”. Vincenzo non ha trovato quel corpo, ma lui, pescatore calabrese, nelle cui vene scorre sangue frutto di chissà quali e quante contaminazioni, lui sì, è un patriota-