A.C. 1112
Grazie, signora Presidente. Lo dico con grande franchezza e anche con un pizzico di ironia al Sottosegretario Molteni, che è stato qui tutta la mattinata ad ascoltarci. Questo Governo si è distinto, sin dalla sua nascita, in una certa attitudine ad aumentare le pene. I giuristi lo definirebbero un orientamento panpenalistico. Perché panpenalistico? Perché il primo atto è stato un decreto sui rave party; il secondo è stato un atto per aumentare le pene per le ONG e poi veniamo a questo decreto. Pene, pene e pene! Eppure l'unica depenalizzazione che vi siete concessi, senza neanche dover fare una legge, è quella sulle parole rubate e ne avete rubate almeno due, sfregiandole. La prima riguarda Cutro, cioè quella immensa tragedia - e dopo ci verrò - e la seconda riguarda il decreto di ieri, 1° maggio.
Signora Presidente, non si è mai visto un 1° maggio dove l'atto principale del Governo è tagliare i diritti alle lavoratrici e ai lavoratori. Non si è mai visto un 1° maggio dove si aumenta la precarietà, si aumentano i voucher e si tagliano i redditi ai poveri. Eppure dentro quest' operazione di manipolazione, dentro questa tendenza a rubare le parole, c'è tutta una filosofia politica, c'è tutta una lettura della società, c'è tutta una gerarchia di priorità sulle quali voi vi siete contraddistinti. Però, queste priorità talvolta non fanno i conti con la vostra ipocrisia e la vostra ipocrisia sta esattamente sugli scafisti, su cui avete costruito una narrazione, su quei trafficanti di carne umana che affollano il Mediterraneo e che però voi, in maniera abbastanza abitudinaria, incontrate.
Io non vedo qui il Ministro Piantedosi. Gliel'avrei chiesto direttamente e gliel'abbiamo chiesto in un'interpellanza parlamentare, riprendendo alcuni articoli di Avvenire e de il Giornale, quindi non di un quotidiano che può essere accusato di essere particolarmente vicino all'opposizione. In questi articoli vengono descritti minuziosamente alcuni incontri che il Ministro dell'Interno, Piantedosi ha fatto con il suo omologo libico, il Ministro dell'Interno della Libia, Trabelsi. Vede, signora Presidente, le leggo solamente alcune definizioni del personaggio che sono state offerte. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America, nel suo rapporto annuale sulle violazioni dei diritti umani, conferma una ricostruzione di un gruppo di esperti dell'ONU sulla Libia. Tra i nomi c'era quello di un ambizioso Trabelsi, indicato come comandante della forza per le operazioni speciali di Zintan e nel frattempo nominato a capo della direzione generale della sicurezza. Gli esperti delle Nazioni Unite spiegavano che questo capo milizia aveva imposto un tariffario per i transiti sul suo territorio di 5.000 dinari libici, circa 3.600 dollari, per ogni autocisterna contenente prodotti petroliferi eccetera. Quando Trabelsi ebbe il suo primo incarico di Governo, passando da sceriffo di confine a Sottosegretario all'Interno, il Capo della Commissione nazionale per i diritti umani della Libia, Ahmed Hamza, protestò con il Premier di allora, Dbeibah, affermando che Trabelsi è uno dei peggiori violatori di diritti umani e del diritto umanitario internazionale in Libia.
Fonti investigative internazionali sostengono altresì che lo spostamento progressivo delle partenze dei barconi dalla Libia alla Tunisia sia il frutto di accordi tra gruppi criminali a cavallo tra i due Paesi. Peccato che la sicurezza francese, dopo averlo interrogato, ha lasciato andare Trabelsi, ma sembra che il Ministro dovrà giustificarsi davanti alla giustizia francese per essersi presentato in quel Paese con 1,5 milioni in contanti - era volato a Parigi - e per alcuni reati, tra cui quello di traffico di esseri umani.
Vede, il 21 febbraio 2023 Trabelsi era ospite al Viminale per la prima riunione operativa dopo il rilancio della collaborazione con la Libia, in seguito alla visita del Presidente Meloni a Tripoli. A Roma, con il Ministro dell'Interno Piantedosi, si affrontava il tema del contrasto al traffico dei migranti e un focus è stato dedicato alla cooperazione tra le polizie italiane e libiche nella lotta alla criminalità organizzata. Insomma, signor Presidente, è come se il Ministro dell'Interno si fosse seduto con il capo della mafia a parlare di contrasto alla mafia.
Allora, di fronte a questo risparmiateci l'ipocrisia sui reati che annunciate, risparmiateci l'ipocrisia del contrasto all'immigrazione clandestina, come la definite voi. Voi state costruendo, con i protagonisti del traffico di carne umana, esattamente quei compromessi che vorreste cancellare con questa legge, senza tenere conto, però, della realtà, di quello che è il mondo, di quello che è questo mondo. Lo dicevano molto meglio di me i colleghi che mi hanno preceduto, perché quando parliamo di Africa e di migrazioni non possiamo non fare i conti che ci troviamo di fronte a processi strutturali e che la parola emergenza è una parola inutile, svuotata e manomessa. Sono fenomeni strutturali e un Governo, un qualsiasi Governo che abbia al centro il buonsenso e non la propaganda, a fenomeni strutturali risponde con atti di lungo periodo.
Tuttavia, nel primo atto che questo Governo ha varato dopo quello sui rave party, cioè la legge di bilancio, la prima cosa che ha fatto è stato tagliare 30 milioni di euro alla cooperazione internazionale. Che cosa significa questo?
Ciò significa che il nostro Paese continua ad allontanarsi sempre di più dai cosiddetti obiettivi del millennio, che dicono che lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo dovrebbe essere indirizzato verso la cooperazione allo sviluppo. Significa implementare le infrastrutture, l'impresa, lo sviluppo e il lavoro nei Paesi da cui partono le persone, donne e uomini che scappano. Significa contrastare l'insicurezza alimentare, idrica e ambientale e la crescita abnorme della catastrofe climatica che determina, come spiega benissimo nella sua prima enciclica Papa Francesco, i cosiddetti europrofughi. Significa scegliere se si vogliono mettere le risorse e la cooperazione allo sviluppo o se si vuole continuare a finanziare l'economia della guerra. Basta considerare i dati impressionanti del SIPRI di Stoccolma del 2022, secondo cui il mondo che esce dalla pandemia spende più 3,7 per cento del PIL in armi, in nuove armi, in nuovi strumenti di morte che, come lei sa benissimo, molto spesso vanno a finanziare le guerre in Africa, compresa l'ultima, di cui ci siamo accorti solamente grazie ad uno straordinario lavoro - di cui vogliamo rendere atto - della diplomazia italiana in Somalia e alla straordinaria dedizione, sempre in Somalia, delle ONG, che fanno quel lavoro che voi vorreste cancellare perché non ve ne frega niente della cooperazione allo sviluppo.
Quando parlate di Cutro, dovreste parlare anche delle vittime e considerarne le origini. Andatele a vedere: sono Paesi molto noti, di cui ci ricordiamo solamente quando esplodono le situazioni drammatiche di cui stiamo parlando. I 100 morti di quella immensa tragedia, con riferimento alla quale siete riusciti persino nella deprecabile operazione di trasformare le vittime in colpevoli - le vittime in colpevoli! -, venivano dall'Afghanistan, con vent'anni di guerra e un Occidente che ad un certo punto è scappato; dal Pakistan, dove c'è ancora oggi un'insorgenza terroristica, in tantissime realtà di quel Paese enorme; dalla Siria, dove ci sono morti su morti, una guerra lunghissima e, ancora, intere aree sotto il controllo del Daesh e una dittatura, quella di Assad, che continua a dominare e a rendere quel Paese isolato; dalla Somalia, dove il terrorismo di Al-Shabaab sta bombardando quotidianamente i palazzi del Governo e le piazze fondamentali di Mogadiscio; e dalla Palestina, dopo tantissimi anni di occupazione di un territorio che dovrebbe avere uno Stato e centinaia e centinaia di migliaia di donne e di uomini imprigionati dentro una lingua di terra.
Queste sono le persone che volevano arrivare in Italia, queste sono le persone cui, invece, avete scelto di dare il marchio del decreto Cutro il quale, anziché occuparsi di loro e della loro tragedia, della tragedia dei familiari e di quanti, per fortuna, sono sopravvissuti a quella nottata drammatica, restringe la protezione speciale, aumenta i centri di permanenza e dà il messaggio per cui, se entrate qui, non troverete speranza, non troverete lavoro, non troverete permesso di soggiorno, non troverete possibilità di occuparvi, non troverete un luogo di accoglienza; anzi, troverete ulteriori luoghi in cui far crescere la vostra rabbia e la vostra marginalità.
L'Italia - e vado a concludere - è un grande Paese, come ha dimostrato in tanti passaggi. L'Italia è stato un grande Paese quando, all'indomani della strage drammatica di Lampedusa del 2013, si alzò in Europa e disse: se non la fate voi, la facciamo noi Mare Nostrum e salviamo le vite che stanno nel Mediterraneo e che affogano, grazie al vostro cinismo e alla vostra ignoranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). L'Italia è stato un grande Paese, quando ha scelto, di fronte a queste tragedie, di non voltarsi dall'altra parte, ma di raccontare, anche attraverso il cinema, la letteratura, la cultura e lo straordinario lavoro della nostra cooperazione internazionale e dei nostri medici di Emergency, che c'è un mondo sofferente, di cui occorrerebbe occuparsi. Voi, invece, giocate al grande gioco, non sapendo nemmeno che siete una pedina di quel grande gioco, perché non avete un'idea di Paese nell'ambito di un nuovo disordine mondiale che avrebbe bisogno di una strategia multipolare e di una coesistenza pacifica, di cui avete scelto di non occuparvi, perché pensate a strade semplificate e a scorciatoie. Uno dei film più belli - e concludo - usciti qualche anno fa è un distopico. Si chiama Don't look up. È un film che ha per protagonista un grande attore, Leonardo DiCaprio, che fa la parte di uno scienziato un po' pazzo, un po' eccentrico, che, ad un certo punto, casualmente, scopre che una cometa, entro 6 mesi, si abbatterà sul pianeta Terra. Non si sa come, in maniera un po' rocambolesca, riesce ad arrivare alla Casa Bianca e a spiegare ad un Presidente degli Stati Uniti, impegnato, da un lato, alla sua rielezione e, dall'altro, a tamponare alcuni scandali, che occorre intanto parlare chiaro all'opinione pubblica e spiegare che c'è un pericolo e, poi, provare ad occuparsi di quel pericolo, senza nascondere la verità e senza individuare capri espiatori comodi. Invece, cosa succede? Che colui che profetizza la catastrofe improvvisamente viene raccontato, descritto e trattato come un pazzo, come un portatore di sventura, come qualcuno che, in qualche modo, magari, per pizzicare un po' di potere al potere, per succhiare un po' di notorietà al circo massmediatico, cerca la visibilità. Qual è il messaggio di questo film? Cosa dice ad un certo punto questa Presidente degli Stati Uniti d'America? “Don't look up”, ovvero “non guardate sopra”, non guardate i grandi problemi del mondo: guardate i piccoli problemi. I piccoli problemi sono quelli che voi volete far guardare al popolo italiano, perché l'essenza del populismo è questa: costringere le persone a guardare sotto, non accorgersi che è sopra che si determinano i destini, si costruiscono e si accumulano le grandi fortune economiche, si costruiscono e si accumulano le grandi ingiustizie. Ma è sotto, nella guerra dei penultimi contro gli ultimi, che si costruiscono le vostre fortune elettorali. Voi dite “non guardate sopra”, noi diciamo ai cittadini italiani “guardate sopra”, perché sotto, sul decreto Cutro, si sta consumando l'ennesimo inganno della propaganda di una destra terribile, qual è la vostra.