Discussione generale
Data: 
Lunedì, 25 Novembre, 2024
Nome: 
Simona Bonafè

A.C. 2088-A

Pensavo dovesse intervenire il collega Urzi', ma va bene così, Presidente, va benissimo. Era solo per giustificare la mia sorpresa iniziale. Intanto, grazie e devo dire, Presidente, che io ho ascoltato con grande attenzione sia la Sottosegretaria che la relatrice di questo provvedimento e ho sentito dire più volte che, con questo provvedimento, ma più in generale che la strategia del Governo sta andando nella direzione di limitare i flussi dell'immigrazione irregolare e di favorire l'immigrazione invece regolare, con percorsi sicuri e con tutta una serie di interventi che vanno in quella direzione. Ecco, ad un certo punto ho avuto quasi il sospetto di aver lavorato su un decreto diverso, perché questi provvedimenti che limitano i flussi di migranti irregolari e, soprattutto, che favoriscono l'immigrazione regolare francamente in questo provvedimento non li ho visti. Posso anche dirle che non ho nemmeno visto questa visione strategica del Governo, non solo in questo provvedimento, ma nemmeno negli otto provvedimenti diversi che sono stati messi in campo da questo Governo da quando si è insediato. Quindi, forse una domanda dovremmo farcela. Che in due anni il Governo abbia messo in campo otto decreti specifici sull'immigrazione, più una serie infinita di norme che, in altri provvedimenti, vanno a normare temi legati all'immigrazione, forse è il primo segnale, che dovrebbe arrivare a tutti noi, che (con otto decreti), forse, le idee chiare questo Governo non è che le avesse tanto, se appunto sono serviti otto decreti. Ripeto, otto decreti che a noi hanno dato l'idea, già solo per il fatto numerico, di non avere, di fatto, alcun tipo di efficacia.

Però possiamo dire una cosa: possiamo dire che abbiamo capito perfettamente che l'immigrazione è uno dei pochi collanti che tiene unita la maggioranza. Ci sono riforme costituzionali che oggi sono all'ordine del giorno e ognuna porta la bandierina di un partito diverso della coalizione, mentre possiamo dire - con buona pace di Forza Italia - che l'immigrazione è l'ossessione di questa maggioranza.

Insomma, è l'unico tema che tiene insieme questa maggioranza e, dicevo, con buona pace della parte più moderata della coalizione che sventola le leggi sulla cittadinanza per i bambini stranieri nati in Italia da genitori stranieri e poi approva norme che vanno nella direzione di rallentare e - anzi, la dico così - di non favorire i ricongiungimenti familiari anche con famiglie e con bambini che vengono da situazioni ben complesse e da teatri di guerra.

Quindi, è chiaro che la narrazione che sta dietro anche a questo provvedimento è quella dell'invasione, peraltro, non supportata da alcun tipo di dati, quindi, c'è la paura dell'invasione e non ci si preoccupa, invece, dell'evasione di tante persone, tanti giovani qualificati che si formano nel nostro Paese e che poi, però, non trovano opportunità in Italia.

Per tornare al decreto. Efficacia: ho sentito più volte tirare in ballo questa parola. Quindi, questo sarebbe un provvedimento che va ad incidere, in maniera efficace, su un tema delicato, come quello dei flussi migratori del nostro tempo. Ecco, magari suggerirei al Governo - giusto perché le parole siano supportate anche da dati concreti, anche per dire all'opposizione: no guardate, effettivamente è efficace e state facendo un'operazione ideologica voi -, cogliendo l'occasione di avere davanti un interlocutore molto attento, come la Sottosegretaria Ferro, di portarci ogni tanto anche - la dico così - qualche relazione che ci metta in mano qualche numero. Per esempio, c'è una domanda che mi sono fatta più volte: quanti trafficanti di esseri umani siete riusciti a prendere in tutto il globo terracqueo da quando avete inserito questa normativa all'interno di un decreto? Quanti? Perché questo è un tema sul quale potremmo dire: ma bene, come sta lavorando bene il Governo! Invece, evidentemente, questi dati faticano ad arrivare perché, appunto, l'efficacia, quando si mettono in campo otto decreti, diciamo che non è propriamente il primo punto all'ordine del giorno.

Devo dire che, certo, tutte le volte che arriva un decreto nuovo, si mostrano sempre un po' di più i muscoli, a spregio anche del rispetto dell'umanità, che dovrebbe essere garantita da tutte le convenzioni internazionali; e su questo mi voglio riferire a una specifica norma che è stata inserita in questo decreto, che è la norma che stabilisce l'obbligo di cooperazione del migrante ai fini dell'accertamento dell'identità - e fino a qui non abbiamo nulla da dire - consentendo, però, laddove questo obbligo non venga ottemperato, anche di ispezionare tutto il materiale contenuto nei dispositivi elettronici e digitali in possesso del migrante, anche se minorenne, comprese le foto sul cellulare. E tutto questo non di fronte a un'autorità giudiziaria, come succede nel caso, per esempio, dei cittadini italiani, ma di fronte a una semplice richiesta del questore, quindi facendo venire meno le garanzie alla privacy stabilite da tutte le normative nazionali e internazionali, e in questo caso stabilite anche dalla Costituzione italiana; perché l'articolo 13 della Costituzione italiana stabilisce esattamente che tutti gli individui - non i cittadini - ma tutti gli individui (quindi si presuppone anche i migranti) abbiano, appunto, diritto alla privacy. Infatti, non a caso, si stabilisce che, quando questa viene violata, deve intervenire un'autorizzazione dell'autorità giudiziaria, che valuta anche la proporzionalità rispetto all'azione da intraprendere. Per cui, ecco perché dicevo prima che qui stiamo andando nella direzione, come tutte le volte, di mostrare sempre un po' di più i muscoli e del resto questo Governo è partito così; è partito con il decreto contro le ONG; anche in questo provvedimento ci sono norme che ostacolano il salvataggio in mare da parte delle organizzazioni non governative, come se facessero chissà quale operazione di truffa.

Ecco, mostrare sempre i muscoli, quindi da una parte contro le ONG e dall'altra con questa norma, che, francamente, per noi è una norma decisamente inaccoglibile. Devo dire che, se sulla gestione dei flussi bisogna, o meglio, questa maggioranza ha deciso che è necessario mostrare i muscoli, non possiamo però dire, al contrario delle parole che ho sentito dire qui, che, invece, la parte di questo provvedimento che riguarda le immigrazioni regolari sia una parte che va per il verso giusto, perché anche qui non ci sono, in questo provvedimento, norme che vanno, invece, nella direzione di favorire veramente il flusso di lavoratori stranieri nel nostro Paese.

Per carità, sì, ci sono alcune norme che vanno così a semplificare le procedure, inserendo alcuni processi di tipo telematico, su cui, per carità, anche noi non abbiamo niente da dire, ma non si è colta, invece, l'occasione, per esempio, per ampliare le quote di ingresso già previste di lavoratori o per regolarizzare chi oggi già lavora nel nostro Paese, a cui, magari, è scaduto il permesso e che in questo modo si trova o a lavorare in nero, con tutti i rischi che questo comporta, o addirittura a dover vagare da irregolare nel nostro Paese.

Qui non si coglie assolutamente l'opportunità di ampliare queste quote, e devo dire che è abbastanza singolare, perché, da questo punto di vista, sono arrivate tante sollecitazioni anche da parte delle categorie economiche, che, più volte, hanno detto e hanno lamentato che le quote attualmente previste sono nettamente al di sotto rispetto alle esigenze dei settori. Quindi questa poteva essere un'occasione per mettere mano, perché, lo abbiamo detto più volte, ci sono dei forti limiti sul click day, ma non solo, ci sono dei forti limiti anche sulla normativa attualmente esistente, i decreti Flussi hanno mostrato il loro tempo.

Invece non viene fatto assolutamente niente. Viene prevista una quota - e sottolineo, in via del tutto sperimentale, solo per il 2025 - di 10.000 unità per le persone che lavorano nei settori dell'assistenza familiare o sociosanitaria, a favore di persone con disabilità o a favore di grandi anziani. Niente, niente è previsto per il settore agricolo, niente è previsto per il settore del turismo, niente è previsto per altri settori in cui, ripeto, non il Partito Democratico, ma le associazioni datoriali hanno chiesto più volte di mettere mano.

Del resto, nello stesso Documento di economia e finanza dello scorso anno c'era scritto, nero su bianco, che c'era necessità di un 30 per cento in più di migranti regolari nel nostro Paese, perché, a fronte del calo demografico, da qui ai prossimi anni noi non avremo la possibilità di avere garantito un sistema di welfare, il sistema pensionistico, se andiamo avanti in questo modo. E ripeto, nello stesso Documento di economia e finanza, che, ricordo, è un provvedimento che fa il Governo, non lo fa l'opposizione, c'erano questi dati. Ma, evidentemente, c'era qualcosa che non tornava perché, infatti, nella nuova legge di bilancio e nel nuovo Documento niente è stato previsto, però l'anno scorso questo c'era.

Quindi questo è un po' il punto. Peraltro, Presidente, su questo volevo anche fare un inciso, perché l'articolo 2 - e questo lo sa bene la Sottosegretaria - ha introdotto alcune disposizioni per l'ingresso dei lavoratori, ma ha escluso - credo in maniera del tutto immotivata - gli istituti di patronato dal novero dei soggetti che sono abilitati all'invio delle richieste di ingresso dei lavoratori stranieri e di nulla osta al lavoro.

Questa è una decisione, peraltro, in contrasto con quanto fino ad ora già previsto dal Protocollo che era stato firmato nel 2007 tra il Ministero e tra gli istituti di patronato, che era un Protocollo che, peraltro, prevedeva che dovesse esserci un preavviso di disdetta (articolo 5 del Protocollo). Quindi, non solo non c'è stato l'avviso di disdetta, ma i patronati restano fuori dai soggetti abilitati alla presentazione delle domande, e lì rimangono solo le agenzie per il lavoro, i professionisti e le associazioni datoriali.

Viene meno l'attività, molto importante, di assistenza gratuita da parte di questi istituti, che hanno garantito per 16 anni: tutto questo inciderà, ancora una volta, sulla velocità delle domande - i tempi di presentazione, sappiamo, sono già molto compressi -, e quindi, alla fine, rischierà di ostacolare ulteriormente il ricorso ai flussi regolari.

Per questo, ripeto, con riferimento alle parole che ho sentito dire qui, cioè che questo decreto, com'è nella strategia della destra, va a diminuire i flussi irregolari e ad aumentare i flussi regolari, a noi pare che queste norme non vadano esattamente in quella direzione, ma, anzi, che siano stati inseriti pure dei meccanismi del tutto immotivati, dato che non abbiamo capito perché i patronati siano stati lasciati fuori, se non, immagino, per questioni politiche e ideologiche. Tutto questo sicuramente non andrà nella direzione di facilitare un meccanismo che abbiamo già avuto modo più volte di contestare, che è quello del click day previsto dal decreto Flussi, che, come dicevamo prima, parte da una legge, la Bossi-Fini, che andrebbe completamente cancellata e riscritta.

Quindi non ci sono misure di programmazione, gestione e buon governo del fenomeno migratorio. Avremmo potuto fermarci qui nel giudizio a questo decreto, se non fossero arrivati, in corso d'esame, altri emendamenti del Governo e della relatrice che hanno reso questo provvedimento ancora peggiore di quanto già non fosse: mi riferisco all'emendamento del Governo sui Paesi sicuri e all'emendamento della relatrice sullo spostamento delle competenze sulla convalida dei trattenimenti amministrativi dei migranti dalle sezioni dei tribunali speciali sull'immigrazione alle corti di appello.

Ma andiamo per gradi, Presidente. Intanto l'emendamento del Governo sui Paesi sicuri: qui la prima critica che voglio fare è quella proprio sul metodo, perché anche questo è, tante volte, sostanza. Il Governo ha, legittimamente dal suo punto di vista - poi spiegherò perché, secondo noi, non cambierà assolutamente niente -, votato in Consiglio dei ministri un decreto, cosiddetto sui Paesi sicuri, che a un certo punto doveva arrivare alla Camera e poi è stato incardinato al Senato, e, qualche giorno dopo l'incardinamento al Senato, invece è arrivato un bell'emendamento del Governo che ha portato, di fatto, questo decreto all'interno del decreto Flussi.

Qui, le dicevo, la prima critica non può che essere di metodo, intanto perché è singolare che un provvedimento incardinato al Senato passi come emendamento del Governo nell'altra Camera e all'interno di un provvedimento in corso d'esame. Dico che è singolare perché lede fortemente le prerogative di noi parlamentari. Già vediamo tutti che il nostro lavoro si riduce a colpi di fiducia e approvazioni di decreti-legge, ma in questo caso non abbiamo nemmeno avuto i 60 giorni di tempo per esaminare un nuovo decreto, perché, essendo finito all'interno di un provvedimento già in corso d'esame, i tempi si sono fortemente ridotti.

Questa credo che sia una lesione delle prerogative dei parlamentari, ma non solo di minoranza, Presidente, di tutti i parlamentari. Noi dovremmo avere a cuore che in quest'Aula si possa quantomeno avere il tempo stabilito dai Regolamenti per poter esaminare i provvedimenti che ci arrivano, anche perché - la dico così - noi su quel provvedimento avremmo fatto molto volentieri una pregiudiziale di costituzionalità, perché riteniamo, per esempio, che sia una forzatura che questo Governo ha fatto, anche contro la Costituzione, e che non cambi di una virgola la situazione attuale.

Potremmo definirlo un emendamento beffa, perché l'elenco dei Paesi sicuri c'era già, era stato aggiornato nel luglio scorso con un decreto interministeriale del Ministro Tajani. La lista era già stata predisposta e partendo da quella lista il tribunale di Roma non ha convalidato il fermo dei 12 migranti detenuti nei centri in Albania.

Una sentenza della Corte europea dell'ottobre del 2024 ha ribadito che, per la convalida con cui si nega la concessione della protezione internazionale, la designazione di un Paese terzo come Paese sicuro debba estendersi a tutto il territorio e non solo a parti del territorio e, soprattutto, per tutte le categorie di persone interessate. Sappiamo perfettamente come è andata e si è evoluta, poi, la situazione: di fronte al tribunale di Roma che, per l'appunto, ha considerato non sicuro un Paese per cui si era chiesta la convalida di un migrante, il Governo ha pensato bene di correre ai ripari per salvare la faccia dal clamoroso flop del progetto dell'Albania. Da qui l'esigenza di mettere in campo un nuovo decreto con una nuova lista, questa volta non stilata con un decreto interministeriale, ma con una norma che avesse forza di legge primaria. Tuttavia, il tema vero non cambia assolutamente, poiché la verità è che anche con un decreto - quindi anche con una legge di fonte primaria - non cambierà la sostanza e ciò perché comunque la nostra normativa dovrà sempre rispettare il regolamento europeo, così come interpretato dalla sentenza a cui facevo riferimento prima. Ecco - dicevo - qui c'è stata l'esigenza, da parte del Governo, di metterci una pezza e, soprattutto, di salvarsi la faccia rispetto al progetto dell'Albania, che è del tutto inutile. Guardate che l'inutilità di questo progetto è dimostrata dai numeri stessi che interessano lo stesso. Anche prescindendo dalla decisione del tribunale e dalle critiche che può fare l'opposizione, parliamoci chiaro, vi do dei numeri: gli sbarchi nell'ultimo fine settimana - non questo, quello precedente - sono stati circa di 2.000 arrivi sulle nostre coste. A norma del Protocollo, firmato dall'Italia con l'Albania, in Albania - ripeto, anche a prescindere poi dal giudizio dei vari tribunali che si sono espressi - sarebbero dovuti andare 18 migranti, cioè la proporzione è di 2.000 migranti in arrivo presso le nostre coste e 18 migranti in Albania. Che sia un fallimento lo dimostrano, prima di tutto, i numeri. Dopodiché io penso che si possa anche definire irrilevante un miliardo di euro, così come ho sentito dire questa mattina, ma credo che, in una fase in cui il Governo sta lavorando su una legge di bilancio che taglia pesantemente su sanità e scuola, un miliardo di soldi del contribuente per finanziare un progetto inutile e strutture che non serviranno assolutamente a niente non sia - e faccio un po' fatica a definirlo - irrilevante. Peraltro, che il progetto sia inutile lo sta dimostrando il Governo stesso: infatti, ha richiamato in Italia le persone che, fino a qualche giorno fa, erano in Albania, a partire dagli operatori e dalle Forze dell'ordine che sono stati lì 2, 3 o 4 mesi - ho anche perso il conto - a presidiare una struttura di fatto vuota; quindi lo stesso Governo si è reso conto del pasticcio, tant'è che sono stati richiamati e che sono rientrati recentemente in Italia. Noi siamo di fronte a un progetto che non andrà da nessuna parte, perché è in contrasto con la normativa europea. Bisogna prendere atto di questo, a meno che non si voglia decidere di uscire dall'Unione europea e questa, per carità, è decisione che forse qualcuno dei partiti di Governo vedrebbe anche di buon occhio. Mi riferisco a chi ha presentato indagini conoscitive sulla preminenza del diritto italiano rispetto al diritto dell'Unione europea, quindi immagino che ci sia anche qualcuno all'interno della maggioranza che la veda di buon occhio, però, quantomeno, ci vorrebbe un po' di chiarezza, anche perché, ad oggi, io non ho sentito nessuno, dall'Unione europea, dire che questo progetto vada bene. Anzi, mi sembra che tutti i progetti che, più o meno, andassero in questa direzione, a partire da quello della Gran Bretagna che aveva in mente di deportare - perché questa è la parola giusta - i migranti in Ruanda, abbiano registrato un grandissimo flop, un grandissimo fallimento. Sarebbe bastato guardare quello che succede in casi simili per non tentare nemmeno di aprire la strada e, invece, ripeto, si è andati avanti. D'altra parte, l'idea è un po' questa, di provare a nascondere la polvere sotto al tappeto. Io penso che sarebbe stato più importante non aspettarsi parole di plauso dall'Unione europea, ma, magari, andare presso l'Unione europea e, come prima cosa, provare a cambiare quel regolamento di Dublino su cui, da tanto tempo, tutti i vari Governi che si sono succeduti hanno provato a lavorare. È il famoso regolamento che fu siglato quando ancora c'era il Governo Berlusconi - e, se non ricordo male, Ministro della Gioventù l'attuale Presidente del Consiglio -, che è il vero problema anche per un Paese come il nostro, che è un Paese di primo approdo, visto che la regola è ancora quella ed è rimasta invariata.

Quindi non sarà, come dicevo prima, questo emendamento del Governo inserito all'interno del decreto Flussi a modificare l'applicazione del diritto dell'Unione europea, così come interpretato dalla Corte di giustizia. Questa è solo un'altra trovata del Governo che, però, non andrà nel senso di sbloccare le interpretazioni in senso favorevole al Governo. Prima citavo i due emendamenti che hanno un po' cambiato, hanno peggiorato il corso di questo decreto in esame: uno è quello sui Paesi sicuri e l'altro è il famoso “emendamento Musk”, lo dico in modo chiaro, così almeno ci capiamo subito. È singolare che Musk - che sappiamo tutti oggi non essere un cittadino qualunque degli Stati Uniti, ma un uomo molto vicino al nuovo Presidente Trump e una persona che, probabilmente, tra qualche settimana, avrà anche funzioni di Governo - interferisca nelle vicende istituzionali del nostro Paese, che arrivi a dire che i giudici che sono intervenuti per non convalidare il fermo amministrativo dei migranti debbano andare via. Ed è singolare non solo che il Governo di sovranisti non abbia sentito la necessità di intervenire per dire a Musk che delle cose di casa nostra ci occupiamo noi e che, quindi, non abbiamo sentito una parola da parte del Governo, ma che, di lì a poco, abbiamo visto arrivare un nuovo emendamento, appunto l'“emendamento Musk”, che, di fatto, sposta le competenze per la convalida dei trattenimenti dei migranti dalle sezioni speciali sull'immigrazione alle corti di appello.

Anche qui, voglio fare alcune considerazioni. Le sezioni che si occupavano di immigrazione erano state create ad hoc, anche con magistrati formati ad hoc, perché si tratta, come abbiamo visto prima, di interpretare normative molto delicate che hanno a che fare con lo spazio di libertà garantito alle persone nei loro Paesi di origine e, quindi, un conto è la competenza che un magistrato può mettere in campo, un giudice può mettere in campo, un conto è la compiacenza che, invece, chiede il Governo rispetto alle decisioni che queste persone devono prendere. Dunque, si sono formate persone che adesso faranno altre cose, evidentemente. Poi, si va ad intasare - così come hanno già avuto modo di dire i presidenti delle corti d'appello - il lavoro delle corti d'appello, senza prevedere per esse le necessarie risorse. Anche qui, siccome sento sempre parlare di efficacia, ricordo che c'è il Piano nazionale di ripresa e di resilienza che, fra le altre cose, prevede anche che ci sia una semplificazione dei processi e, soprattutto, che vengano snelliti i tempi dei processi.

Anche qui, mi permetto di chiedere di fare, ogni tanto, una bella relazione che ci facesse vedere, dopo questo provvedimento - che è tanto efficace nelle parole che ho sentito dire qui dagli esponenti di maggioranza -, l'efficacia sui giudizi che prenderanno le corti di appello e, soprattutto, l'efficacia su queste tematiche di cui stiamo stiamo parlando, visto che uno dei cardini del PNRR in materia di giustizia è proprio il giusto processo.

In Commissione, noi abbiamo chiesto più volte quale fosse la ratio di questa norma, perché non potevamo credere che Musk ordina e il Governo dispone, abbiamo chiesto più volte di spiegarci il motivo per il quale si fosse deciso di spostare queste competenze. Devo dire che non abbiamo avuto risposta e, quindi, l'unica ratio che rimane in piedi è quella della logica punitiva nei confronti di magistrati che, evidentemente, fanno quello che devono fare, ma non fanno quello che vuole il Governo.

Questi, Presidente, sono alcuni dei punti, per noi, più critici di questo ennesimo provvedimento sull'immigrazione. Certo, ce ne sono altri, ma, alla fine, il nostro punto di vista, Presidente, non cambia: qui si continua a gestire un fenomeno epocale, un fenomeno delicato, un fenomeno strutturale con una furia ideologica che non ci porterà, di certo, lontano e io, perlomeno, mi auguro che non ci porti a scontrarci con le istituzioni europee, cosa che sta iniziando ad accadere.