A.C. 2088-A/R
Grazie, Presidente. Siamo all'ottavo decreto - è stato detto -, in materia di migranti, otto decreti in due anni, più una ventina di provvedimenti di altro segno. Significa almeno due cose: la prima è che vivete nell'ossessione di un fenomeno epocale che piegate ad un allarme repressivo, sperando di aumentare i voti nelle urne, e la seconda è che voi navigate a vista in seguendo l'umore del tempo e umiliando la Costituzione. Lo avete fatto col decreto punitivo sulle ONG, poi vi siete accaniti sui minori, sommando sofferenza, solitudine, disagio. Lo fate oggi con questo testo che, al netto di alcune minime aperture positive, aggiunge un di più di arbitrio giuridico e di disumanità. Voi da anni moltiplicate gli slogan senza indicare mai una soluzione, mentre corpi innocenti continuano a morire, come a Cutro, a pochi metri dalle nostre coste, con un'inchiesta aperta, che denuncia le vostre responsabilità. Quasi 100 morti solamente in quella tragedia, con le bare allineate nella palestra, alcune erano di colore bianco, perché misuravano meno di un metro di lunghezza. Neppure lì, davanti a quelle bare, siete andati a chinare la testa. Avete preferito una passerella nei TG con volo di andata e ritorno e rapida seduta del Governo sui banchi del consiglio comunale. Slogan, voi utilizzate solamente degli slogan, rivestiti puntualmente da decreti. Elias Canetti spiegava che, nelle lingue celtiche, slogan significava inno di battaglia dei morti, tradotto per noi: una politica di slogan è quella che incita allo scontro, aizza gli animi, ma senza una visione e senza una morale.
In questo provvedimento stabilite l'obbligo del migrante a collaborare nell'accertamento della sua identità. Giusto, giusto, è prima di tutto nel suo interesse, ma subito dopo decretate la licenza di ispezionare ogni dispositivo elettronico in suo possesso, anche se minorenne, e di farlo con la sola decisione del questore, senza autorizzazione giudiziaria, così violando l'articolo 13 della Costituzione; non prevedete alcun incremento delle quote per un flusso regolato di lavoratori stranieri. Solamente Confindustria registra un bisogno di 100.000 nuovi ingressi, e la vostra risposta sono 10.000 persone in via sperimentale per l'assistenza ai disabili e agli anziani; sui settori vitali dell'agricoltura e del turismo il nulla. In compenso, non volete regolarizzare quanti sono già qui e, senza un tempo adatto a cercare un nuovo impiego, vanno ad ingrossare l'esercito degli irregolari; escludete i patronati già abilitati a inviare le inchieste di ingresso, il che rallenterà i tempi, ostacolando il ricorso a flussi regolari (per capirsi, quelli da cui dipende la sopravvivenza del nostro welfare, dalla sanità alle pensioni).
Tutto questo lo avete gestito mescolando improvvisazione e superficialità fino a ieri pomeriggio, quando un monito dal colle più alto vi ha fatto capire che un vostro emendamento ad un altro emendamento che aveva emendato il testo iniziale era sbagliato. Ma voi avete i numeri, siete la maggioranza, cosa vi importa di regole e di procedure? Sull'elenco dei cosiddetti Paesi sicuri avete preso un decreto incardinato al Senato e, nottetempo, lo avete trasformato in un emendamento a questo decreto. Avete fatto come quei tizi alla fermata della metro coi barattoli che cambiano di posizione per truffare i poveretti che ci cascano: signori, qua c'è un decreto, qua un emendamento, decreto, emendamento. Dov'è il decreto? Dov'è l'emendamento? Ma noi non siamo alla fermata della metro, noi siamo il Parlamento della Repubblica italiana, tanto più che un elenco di Paesi sicuri era stato aggiornato a maggio non da noi, ma dal Ministro Tajani, ed era la stessa lista usata dal tribunale di Roma per non convalidare il fermo dei 12 migranti deportati in Albania, giudizio avallato dalla sentenza della Corte di giustizia europea del 4 ottobre, dove si è fissato il principio per cui un Paese è sicuro solo se lo è in ogni sua parte.
Vi abbiamo chiesto di togliere dalla lista dei Paesi sicuri Nazioni che palesemente non lo sono; ve lo abbiamo chiesto lo stesso giorno in cui, a due chilometri da quest'Aula, in linea d'aria, nel tribunale di Roma un ex detenuto nelle carceri egiziane ha dichiarato questo. Vi prego colleghi, vi prego Governo, ascoltate almeno queste parole: «Giulio Regeni l'avevo visto mentre usciva dalla palazzina del carcere. Era ammanettato con le mani indietro, con gli occhi bendati. Non portava tracce di sangue, ma di seguito l'avevo rivisto uscendo dall'interrogatorio, sfinito dalla tortura tra due carcerieri, portato a spalla per essere accompagnata alle celle». Ve le abbiamo lette in Commissione queste frasi per dirvi la follia di giudicare l'Egitto un Paese sicuro. Collega Ziello, ma chi se ne importa di 24 milioni di turisti! C'è un ragazzo italiano di 27 anni che è stato sequestrato, torturato e ucciso in quel Paese che voi chiamate sicuro! Ma non vi bastava tutto questo. Avete stabilito che per il ricongiungimento familiare serve che un membro della famiglia abbia una permanenza continuativa nel nostro Paese di almeno due anni, non più uno solamente. Posticipare quel ricongiungimento può voler dire la condanna a morte degli ultimi tra gli ultimi, di chi cerca solo di salvarsi da una guerra, dalla fame, dagli stupri. Ma cosa conta questo per voi? Slogan, vivete di slogan, come sul centro in Albania, un miliardo buttato via; avete parlato di un modello studiato dall'Europa, studiato dall'Europa, ma la verità colleghi, è che l'Europa, purtroppo, ride di un'operazione tanto assurda con una nave che sbarca 12 migranti e se li riporta indietro, e ne sbarca altri 8 e si riporta pure quelli. Ieri dai banchi del Governo, Sottosegretaria Ferro, lei ci ha detto che il costo reale della nave Libra è stato un'inezia al confronto di operazioni assai celebrate, l'ha detto lei, come Mare Nostrum.
Ma signori del Governo, c'è una differenza, che quei costi servivano a salvare gente che annegava, non a mostrare i muscoli a pochi disperati. Infine, con l'ultimo colpo di mano, vi siete occupati dei giudici disobbedienti, perché obbedienti solo alle leggi, e al primato della giurisprudenza europea su quella domestica. Avete trasferito le competenze delle sezioni specializzate dei tribunali alle corti d'appello, salvo che quei giudici delle sezioni specializzate la materia la conoscono, l'hanno studiata per anni.
Collega Ziello, la giudice Silvia Albano è una donna impegnata nella vita civile di questo Paese, una giudice bravissimo che ha applicato la legge, non ha esercitato il senso dell'appartenenza ad una parte, ed è una giudice, collega Ziello, che oggi vive scortata per le minacce che ha subito, e forse in quest'Aula, che è il Parlamento della Repubblica, non va additata come un modello negativo, se avete il senso minimo dello Stato! Passare la pratica alle corti d'appello senza risorse e personale attrezzato significa intasare quegli uffici, con ripercussioni pesanti sullo snellimento delle procedure e i tempi dei processi.
Per mesi, colleghi, noi vi abbiamo chiesto la ratio di tutto questo, ma non c'è stata risposta, perché una risposta non c'è, o se c'è rimane molto ben nascosta dentro di voi. Vedete colleghi, noi pensiamo che questo decreto - nessuno si offenda, lo pensiamo davvero - sia parte della ferocia ideologica che anima da tempo il capo della Lega e Vice Presidente del Consiglio nel governo del nostro Paese, e in alcuni momenti ci è parso di cogliere l'imbarazzo nei lavori della Commissione del campo più moderato dentro il centrodestra, perché vedete, lo dico con grande rispetto in quanto non deve essere semplice - io credo - per donne e uomini che dicono di avere a cuore la dignità di ogni essere umano, il valore della famiglia e il primato della vita alzare la mano e licenziare norme che quell'insieme di principi e di valori letteralmente calpestano.
Io immagino che, per disciplina, lo farete anche tra pochi minuti, transitando sotto la presidenza - quel corridoio lì -, per pronunciare il vostro “sì” a questo ennesimo strappo delle tradizioni più alte e nobili del nostro Paese. Ma qui si entra in un campo privato, persino intimo, com'è la coscienza di ciascuna e ciascuno di noi, perché poi vedete, la lotta politica è fatta di molte cose: il consenso, il potere, i rapporti di forza. Ma la coscienza, quella è fatta di coerenza tra ciò che si è, ciò che si dice e quello che si fa. Vedete, se io penso - e chiudo Presidente - ad un Sottosegretario di questo Governo che dice di provare un'intima gioia quando lo Stato di diritto viene ferito dietro il vetro oscurato di una volante della polizia, non mi stupisce che queste norme trovino sostegno nei banchi di rimpetto ai nostri, tanto meno può stupire il sostegno di una forza, la Lega, che nel nome traviato della sicurezza, offende la dignità di donne e uomini, colpevoli solamente della loro povertà e della loro paura. Ma voi - i pochi che sono in quest'Aula, e quelli che ascolteranno, forse leggeranno queste parole - colleghi di Noi Moderati, di Forza Italia, voi che siete sinceri liberali, come fate a votare? Userò la vecchia metafora di un Ministro leghista: ma voi come fate a votare una porcata del genere? Spiegava l'anziano Vittorio Foa - e chiudo davvero, Presidente - ai ragazzi del liceo di Formia: i valori non si insegnano, i valori si vivono. Io penso avesse ragione, e allora nell'annunciare il voto contrario del nostro gruppo, torna alla mente la risposta di Benjamin Franklin a una signora che, 250 anni fa, gli chiese: ma quindi, professore, che forma di Governo avremo? E lui di rimando: una democrazia signora, sempre se saprete difenderla.