A.C. 3278-A/R
Grazie, Presidente. Consentitemi alcune parole sulla genesi di questo decreto-legge. Come, peraltro, ha già ricordato l'onorevole Baldelli, questo decreto-legge nasce da un'iniziativa parlamentare, un ordine del giorno, che portava la mia prima firma, ma che è stato sottoscritto da tutti i capigruppo della Commissione trasporti, approvato quasi all'unanimità in quest'Aula, anche con il voto dei colleghi dei gruppi di opposizione, che avevano sottoscritto l'ordine del giorno. Questo ordine del giorno nasceva dall'esame del “decreto Grandi navi” a Venezia, il primo decreto su Venezia. In quell'occasione, la Commissione si era interrogata sul fatto che molte delle norme su cui la Commissione aveva lavorato, molti dei problemi che ci erano stati portati a conoscenza nel corso dei primi due anni e mezzo di questo mandato parlamentare rimanevano inevasi, rimanevano senza risposta e c'era la difficoltà di interloquire con il Governo per tradurre in norme soluzioni ampiamente condivise da tutto l'arco parlamentare. Con questo ordine del giorno chiedevamo al Governo di intervenire, normando, trovando soluzioni su una serie puntuale di punti, su cui anche le opposizioni si trovavano. Questo ordine del giorno è stato approvato, alcune delle questioni che ponevamo - penso al collegamento ferroviario con la Svizzera sulla Locarno-Domodossola, penso al tema delle concessionarie autostradali del Veneto, tante altre questioni - sono state normate e risolte in altri provvedimenti legislativi, in altre decretazioni di urgenza. Con questo decreto-legge diamo risposta, il Governo dà risposta alla restante serie di questioni.
Ha ragione il collega Baldelli: è una sorta di decreto-legge che è stato delegato dal Parlamento al Governo. Noi siamo in una situazione di patologia nei rapporti tra Parlamento e Governo di questo Paese, una situazione di patologia che fa sì che, con il passare delle legislature, con il passare dei Governi, con il mutare delle maggioranze non cambia il fatto che, sempre di più, la normazione primaria è affidata al decreto-legge e il ruolo del Parlamento è un ruolo che avviene solo in sede di conversione, sempre più stretto, peraltro, dai controlli, giustamente, sempre più rigorosi sugli emendamenti alla decretazione d'urgenza. In questa patologia noi abbiamo cercato di trovare una soluzione che consentisse al Parlamento di vedere tradotte in norme questioni che ritenevamo opportune e urgenti.
Ebbene, in questo contesto, voglio ringraziare il lavoro di tutti i gruppi parlamentari, ringraziare le presidenti Rotta e Paita delle due Commissioni coinvolte, che sono state anche relatrici del provvedimento, ringraziare tutti i gruppi, anche i gruppi dell'opposizione, il cui lavoro è sempre stato costruttivo e ci ha consentito di trovare sintesi anche su temi molto complessi. Due le linee guida di questo provvedimento: la sicurezza e la semplificazione, come è stato detto da più parti. Vari temi, un enorme numero di temi affrontati in questo decreto; la mia collega Pezzopane, che interverrà nel corso della seduta, avrà modo di interloquire su molte di queste tematiche. Ne cito io qualcun'altra, iniziando dall'intervento dell'articolo 1 sulla sicurezza dei veicoli, un intervento che porta a normare e a cambiare molte parti del Codice della strada. Attribuiamo ai nostri sindaci maggiori poteri per decidere quali posti riservare a categorie di utenti e introduciamo, fra queste categorie, le donne in gravidanza e le donne con bambini fino a due anni, il cosiddetto permesso rosa. Estendiamo la possibilità di riservare stalli al carico e scarico merci, alla ricarica dei veicoli elettrici, agli scuolabus e ad altre categorie particolari. Introduciamo norme per tutelare i pedoni nell'attraversamento pedonale, mutuando quello che avviene in altri ordinamenti, penso, in particolare, a quello transalpino. A seguito di un emendamento del Partito Democratico, consentiamo di mettere in esercizio autosnodati e filosnodati per il trasporto rapido di massa fino a 24 metri, cosa diffusa in tutta Europa, ma non applicata finora in Italia, perché è vietato dalla legge. Diamo la possibilità di affidare in concessione alle imprese di autoriparazioni la revisione dei veicoli per il trasporto merci, compresi di rimorchi e semirimorchi. Introduciamo, grazie a un emendamento della collega Prestipino, norme per favorire le competizioni motoristiche fuori strada, dando risposta a un problema di una federazione sportiva che, da tempo, era in attesa di essere risolto. Interveniamo sulla materia dei monopattini, un intervento che, forse, non soddisfa pienamente i desiderata di tutti i gruppi in quest'Aula, ma che pone limiti e pone ordine, pur in una logica ancora di sperimentazione, come avevamo deciso, abbassando i limiti di velocità nei centri storici e sulle strade, introducendo gradualmente l'obbligo di avere segnalatori di posizione, le cosiddette frecce, e segnalatori di frenata, introducendo l'obbligo del casco per i minorenni, consentendo che venga guidato solo dalle persone oltre i 14 anni, mettendo chiare indicazioni su quello che possono fare e quello che non possono fare, inasprendo le sanzioni per coloro che usano monopattini non a norma. Abbiamo introdotto una norma che incrementa le sanzioni a tutela delle persone con disabilità, in particolare salvaguardando gli stalli destinati alle persone disabili. Siamo intervenuti con due norme fortemente volute dalle amministrazioni comunali italiane per consentire di spendere le decine di milioni di euro, stanziate con il decreto-legge n. 34 per il “buono viaggio”, cioè un buono che consente agli anziani, alle persone malate, di viaggiare con i taxi e gli NCC per non utilizzare mezzi di trasporto pubblico.
Norme che c'erano, soldi già stanziati dai comuni, che non potevano essere spesi per la particolare caratteristica con cui era stata scritta la norma originaria. L'abbiamo semplificata, come chiedevano i comuni, con degli emendamenti del Partito Democratico, così come abbiamo semplificato la possibilità per i comuni di utilizzare i fondi già loro assegnati per le ciclovie urbane. Sul trasporto marittimo vi sono altri interventi importanti, in particolare ascrivibili al gruppo del Partito Democratico. Segnalo la norma sulle navi abbandonate, che consentirà di rimuovere dai nostri porti dei relitti di navi, che giacciono in quei porti impegnando le banchine da 20-30 anni. Cito la norma, introdotta con l'emendamento della collega De Micheli, sulla decontribuzione per le imprese che fanno cabotaggio marittimo. Cito la norma introdotta con emendamento a mia prima firma, che proroga la possibilità per i presidenti delle autorità portuali di ridurre i canoni concessori alle imprese colpite da COVID. Cito la norma a prima firma della nostra presidente Debora Serracchiani - è l'emendamento da lei presentato -, che consente ai presidenti di autorità di sistema portuale di attingere ai fondi per le vittime dell'amianto, per andare a pagare i risarcimenti per cause in cui si sono trovati soccombenti, cause che sono peraltro risalenti nel tempo. Mancano ancora alcune norme sui prepensionamenti e sulla continuazione degli aiuti per le imprese fornitrici di lavoro interinale per l'anno che verrà. Resta un problema e lo voglio dire, perché noi come Partito Democratico siamo assolutamente leali a questo Governo e impegnati nel sostenerlo. Ma la nostra onestà intellettuale ci impone anche di dire le cose che non ci vedono particolarmente soddisfatti. Ci riferiamo, in particolare all'articolo 7, comma 2, alla norma sul trasporto aereo, che tocca la situazione di Alitalia e ITA, che prevede che il programma della procedura di amministrazione straordinaria sia immediatamente adeguato alla decisione della Commissione europea da parte dei commissari straordinari, che possono quindi procedere ad adottare, per ciascun compendio di beni – quindi, non per ramo d'azienda, ma per compendio di beni -, anche distinti programmi di cessione. Si crea un problema: la norma è stata scritta per fuoriuscire dall'ambito dell'articolo 2112 del codice civile. Illustri colleghi ieri spiegavano come questa norma è già stata derogata due volte, in occasioni peraltro sempre della stessa azienda, Alitalia, e per due volte non ha portato bene, perché poi la magistratura è intervenuta e ha costretto le autorità italiane a fare marcia indietro. Questo è il terzo tentativo e siamo molto preoccupati. Presidente, mi consenta, su questo c'è un vulnus. Qui il Parlamento è chiamato a votare a convertire in legge una disposizione del comma 2, che cita una decisione dell'Unione europea. Questa decisione, Presidente, non è nota a questa Commissione! Avevamo tutti chiesto, tutti i gruppi parlamentari hanno chiesto e scritto alla Presidenza di questa Assemblea, di volere produrre questa norma: oggi noi non abbiamo la norma e siamo costretti a votare un testo che richiama una norma che noi non conosciamo! Ecco, quando si parla del potere legislativo, che perde il suo prestigio e perde la sua funzione, in casi come questi a chi ci si deve rivolgere? Obiettivamente noi chiediamo che di fronte a questo vulnus la Presidenza di questo ramo del Parlamento si attivi, come è stato peraltro invitata più volte anche con atti formali dalle Commissioni, per rispondere. In ragione di tutto questo e considerata l'ampia platea di norme, che sono state volute dal Parlamento e che sono contenute in questo decreto, annuncio che il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della fiducia.