Data: 
Lunedì, 22 Luglio, 2019
Nome: 
Emanuele Fiano

A.C. 1913-A

La ringrazio, signora Presidente. Mi permetta di premettere all'intervento sul decreto, visti i fatti di quest'oggi che hanno visto l'incendio pare doloso di tre postazioni elettriche legate alla circolazione dei treni nel nostro Paese, di chiedere che appena dovessero essere note eventualmente le responsabilità dolose di questo, che in quel caso si configurerebbe come un attentato, che il Governo riferisca a quest'Aula su questi eventi, perché è evidente che in quel caso ci troveremmo di fronte ad un fatto gravissimo, e noi vogliamo in Parlamento sapere di quali notizie sia venuto a conoscenza il Ministro dell'Interno, che ha annunciato che si recherà sul luogo di questi eventi. Speriamo che non siano dolosi, ma purtroppo parrebbe che le notizie in arrivo potrebbero confermare questa ipotesi, che ovviamente spetta agli inquirenti verificare.

Vorrei così articolare il mio intervento su questo decreto: in primo luogo, vorrei dire entro quali registri si configura la presentazione di questo decreto. Vorrei anche dire ennesimo decreto, Presidente, e ogni qualvolta in Parlamento si presenta e si svolge l'iter di un decreto i diritti dei parlamentari vengono ridotti, in particolare quelli delle opposizioni. Fino a giugno, una recente indagine pubblicata dal Corriere della Sera aveva misurato, in questa legislatura, cinque leggi votate non secondo decreto. Il numero dei decreti e i numeri delle fiducie circa corrispondono. Non siamo ancora in grado di dire se su questo decreto verrà messa la fiducia, ma tutto ci fa pensare che così potrebbe essere. Per inquadrare il momento in cui cade questo decreto, vorrei citare per prima cosa - e mi lego ad una serie di argomenti che ha toccato anche il collega Verini - di cui si parla un po' poco. Recentemente, il Canada, la Germania, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, l'Austria e la Francia hanno alzato il livello di attenzione per l'estremismo armato terrorista di matrice neonazista. In particolare, il Canada ha incluso in questi giorni due gruppi neonazisti - editoriale del direttore de La Stampa di tre giorni fa, Maurizio Molinari - nella lista delle organizzazioni terroristiche. Uno di questi gruppi si chiama Blood & Honour (sangue e onore). Vorrei ricordare che questo gruppo esiste anche in Italia, che è stato di recente oggetto di inchieste, una, in particolare, per uno striscione esposto durante una partita a San Siro, che questo gruppo mi ha onorato di uno striscione diciamo così, offensivo, per usare un eufemismo - a me e al giornalista di la Repubblica, Paolo Berizzi -, e che su questa incredibile escalation, che peraltro negli ultimi giorni ha toccato anche il reperimento di armi presso persone che avevano fatto parte - perlomeno in passato - di gruppi dell'estremismo neofascista italiano come Forza Nuova, non ho sentito proferire parola dal titolare del Dicastero dell'Interno, mentre sei dei principali otto Paesi industrializzati del mondo hanno per la prima volta alzato il tiro, e addirittura, come dicevo, il Canada ha inserito questo gruppo ed un altro, Combat 18, nella lista delle organizzazioni terroristiche. Penso che dovremmo riflettere su questo. E fa impressione l'elenco degli attentati realizzati o tentati da questi gruppi in Europa negli ultimi mesi.

Dicevo prima, con riferimento al periodo in cui cade questo provvedimento, che, non solo ovviamente per motivi che riguardano il terrorismo, sia pure di matrice neonazista, ma per molte altre vicende – sono sedici i decreti convertiti in questa legislatura e tredici le fiducie fino ad oggi – su questo binomio, “decreto 1” e “decreto 2” sulla sicurezza, a noi non pare che in alcun modo si siano occupati, questi testi, di elementi della sicurezza, se non, secondo gli scriventi, ai fenomeni legati all'immigrazione. Noi sappiamo ovviamente che ci possono essere elementi che possono essere ricondotti alla tipologia dell'immigrazione per parlare anche di questioni inerenti alla sicurezza, ma vorrei citarvi molte altre cose che questi decreti non hanno toccato e che riguardano la sicurezza di tutti gli italiani.

Forse vi ricorderete, qualche mese fa, intorno a maggio, una serie di eventi luttuosi, terribili, che hanno sconvolto le nostre città: a Napoli, a Piazza Nazionale, dove fu ferita gravemente la piccola Noemi, che per fortuna è tornata a camminare; a San Giovanni a Teduccio, dove un nonno è stato giustiziato mentre portava il nipotino a scuola; oppure a Manduria, dove una violenza di gruppo terrificante si è scatenata contro un anziano; oppure ai regolamenti di conti in pieno giorno, come nei film, nei peggiori film di violenza, in zone densamente abitate, come a Cinecittà, a Roma, o in via Cadore, a Milano, in centro a Milano; oppure ancora come nel caso del ferimento del giovane campione di nuoto Manuel Bortuzzo, ad Acilia. Non ho sentito su questo, in questi mesi che ci separano da questi avvenimenti, né ho potuto leggere - mi fa piacere che sia tornato a cui il sottosegretario Molteni, che sa di cosa parlo - in questi provvedimenti nessun atto specifico che riguardi questi episodi o la natura e i fenomeni che stanno dietro questi episodi di drammatica violenza.

E se non parliamo della questione sicurezza “fai da te” - questione che molto cara, giustamente, legittimamente, al sottosegretario Molteni, perché fu nella scorsa legislatura primo firmatario di una legge per la riforma appunto della sicurezza “fai da te” o della legittima difesa -, se escludiamo quello, non abbiamo visto nessun provvedimento specifico, il che fa salire l'impressione, signora Presidente, di una dicotomia devastante, per la formazione dell'opinione pubblica, tra ciò che riguarda l'immigrazione - non ho ancora espresso commenti di merito sulle questioni che riguardano l'immigrazione in questo decreto - e ciò che riguarderebbe la necessità di occuparsi anche di questioni riguardanti questo tipo di sicurezza urbana. Ci sono delle misure che riguardano questo tema. Per esempio, secondo me le assunzioni delle forze di Polizia sono un elemento positivo, io lo appoggio, penso che siano giuste, anche se penso che dovrebbe essere molto più rapido il tempo di raggiungimento dell'organico necessario alle forze dell'ordine secondo legge. Ma nella scorsa legislatura - parlo a lei, signor sottosegretario, per il tramite della Presidente - vi erano state questioni che ci convincevano molto, come le questioni riguardanti il decreto-legge n. 14 del 2017, il coordinamento tra le funzioni dello Stato, delle regioni, delle province autonome e degli enti locali per la promozione della sicurezza integrata, l'idea dei patti per la sicurezza nelle città e nei luoghi abitati, ma non ne abbiamo mai più sentito parlare. Eppure, molti di voi li conoscono, perché anche nelle città che frequentano i colleghi degli altri gruppi o partiti ne avete sentito parlare, anzi addirittura avete collaborato ad inserire nelle norme in quei dispositivi. Avevamo inserito il fatto che, proprio per rafforzare le attività connesse al controllo del territorio, i comuni che avevano rispettato gli obiettivi del pareggio di bilancio nell'anno precedente potessero assumere a tempo indeterminato personale della polizia locale, visto che anche voi, anche nel precedente decreto, avete citato l'utilizzo degli agenti della polizia locale, ma non so se questo provvedimento continuerà ad avere le gambe.

E continuando per una riflessione che secondo noi è di quadro - io penso che la sicurezza si attui se hai una visione generale del problema -, come sapete, noi avevamo istituito e finanziato con 2 miliardi e 100 milioni di euro centoventi progetti per la riqualificazione delle periferie, con un bando al quale era stata dato risposta da città governate da sindaci di ogni colore; 2 miliardi e 100 milioni che avrebbero potuto mobilitare 4 miliardi, complessivamente, compresi i privati, di finanziamento, ma come sapete anche il primo atto del vostro Governo è stato provare a tagliare i soldi del “bando periferie”.

In parte questo si è recuperato, ma come diceva qualcuno - lo diceva prima Matteo Orfini -, è evidente che se non si finanziano i progetti che tolgono la terra di sotto alla criminalità, gli elementi che producono il disagio, che non riqualificano le aree urbane della nostra città dove nasce la marginalizzazione, dove prospera lo spaccio della droga, la prostituzione, dove prosperano le bande della criminalità organizzata, che sfruttano nel territorio, se non si attua la sicurezza come prevenzione ma si arriva soltanto dopo, difficilmente provvedimenti che riguardano solo e unicamente i messaggi del dopo potranno avere ragione di un Paese che di problemi di sicurezza dovrebbe occuparsi, ma occupandosi prima di tutto della riqualificazione del nostro territorio.

Venendo allo specifico del decreto, avendovi detto cosa secondo me in linea generale non c'è in questo decreto, vorrei soffermarmi sul primo e secondo articolo del decreto, perché nel primo, in particolare, e nel secondo articolo vi è, secondo la mia modesta opinione, una sovversione dell'ordine costituzionale dei compiti e della separazione dei poteri nel nostro ordinamento. Leggo l'audizione della FSP, una federazione di sindacati di Polizia, già UGL. Sindacati di Polizia che, il sottosegretario Molteni sa bene, non sono certo schierati da questa parte e comunque sono autonomi e indipendenti. Quindi leggo il loro giudizio: il potere discrezionale attribuito al Ministro dell'Interno dall'articolo 1 del decreto-legge n. 53 del 2019 può essere esercitato sulla base di parametri molto diversi tra loro, ordine e sicurezza pubblica, oppure alle condizioni previste dall'articolo 19, comma 2, lettera g) della Convenzione di Montego Bay, di cui abbiamo molto parlato in una tumultuosa Commissione.

Queste ultime, come è noto, presuppongono una violazione di leggi o regolamenti il cui accertamento, particolarmente se si tratta di violazione di norme penali, spetterebbe alla magistratura ordinaria, con la conseguente possibilità di sconfinamenti e conflitti con il potere giudiziario. Mettiamo che voi abbiate ragione, io penso di no, ma mettiamo che voi abbiate ragione, e cioè che, come dice il professor Cataldi, la non inoffensività di una nave, cioè il possibile turbamento della pace, del buon ordine e della sicurezza dello Stato costiero possano essere, insieme all'articolo 19 di Montego Bay, dell'UNCLOS, cioè il carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero, la motivazione - ed è quella che voi adducete nell'articolo 1 del decreto - per bloccare o impedire il transito ad una nave.

Ora, se questo è quello che motiva il blocco di una nave, così come è stato nel primo caso di applicazione di questo decreto, cioè nel caso della Sea Watch 3, chi è che deve stabilire se c'è un'ipotesi di reato in corso? È un magistrato, come nella totalità degli altri casi previsti dal nostro ordinamento, o è un Ministro, come nella novella di legge che voi individuate? Voi avete stabilito, e non lo dice solo Emanuele Fiano o il PD, lo dice la federazione FSP-Polizia di Stato, un sindacato già UGL, che sostiene la strana incompatibilità tra provvedimenti che apparterrebbero alla magistratura ordinaria e provvedimenti che voi delegate ad un Ministro. Che cosa succederebbe in questo Paese se, di fronte alla possibilità della commissione di un reato, ‘possibilità' di commisisone di un reato - perché l'ordinamento penale, come sanno gli studenti del primo anno, prevede delle ipotesi di reato, che vanno poi accertate ed eventualmente condannate al terzo grado di giudizio, ove ci si arrivi -, che cosa succederebbe se, di fronte a una partita di calcio che potrebbe avere dei problemi, perché ci sono delle avvisaglie, di ordine e sicurezza pubblica, il Ministro alzasse il telefono e dicesse “quelle squadre non devono entrare”? Il Ministro, il decreto dice il Ministro, non cita il prefetto o il questore o un magistrato; e, d'altra parte, un magistrato ce lo ha anche detto in audizione. O che cosa succederebbe se, di fronte all'evento di una manifestazione politica - ne parlava prima la collega Cantone -, di fronte all'ipotesi che una manifestazione politica rechi con sé dei rischi per l'ordine pubblico, un Ministro, con proprio provvedimento, sentiti altri ministri, come in questo provvedimento, decidesse, l'autorità nazionale di pubblica sicurezza, cioè il Ministro, di limitare o vietare l'ingresso o il transito dentro questa manifestazione?

Ma voi conoscete un altro caso di ipotesi di reato che viene verificata in absurdum, che viene verificata in anticipo da un Ministro? E questa non è forse l'assegnazione di un potere esorbitante ad un membro dell'Esecutivo, non del potere giudicante, in questo Paese? In questo Paese, come in tutti gli ordinamenti liberali, il potere legislativo fa le leggi, il potere esecutivo le attua, il potere giudiziario verifica, poi, l'applicazione della legge. In questo decreto il potere legislativo fa la legge, converte un decreto, e il potere esecutivo decide se qualcuno ha violato quella legge. È la prima volta, e non è un caso che sia la prima volta. In oltre 70 anni ci avrebbe pensato qualcun altro, o forse ci avrebbero pensato anche i padri costituenti a dirci che ci sono dei casi di ipotesi di reato che decide un Ministro, a prescindere da come si chiami, a prescindere dal partito a cui appartiene. E se quel Ministro si è sbagliato? Sul bloccare una nave, come recita l'articolo 1, il Ministro dell'Interno può limitare o vietare l'ingresso, il transito e la sosta di navi nel mare territoriale: e se si è sbagliato quella volta? E se non si stava commettendo nessun reato alla legge sull'immigrazione?

E se tutte le persone che sono state salvate in mare quel giorno non erano legate ad un'immigrazione per fame, ma erano, invece, in quel caso, tutte persone che fuggivano da - lo dico per venire incontro alla differenza di definizioni dei migranti - una vera e propria persecuzione o da una guerra? Quello è un provvedimento del Ministro ricorribile, come si fa con i provvedimenti della magistratura, oppure è un provvedimento, diciamo così, d'imperio, governativo? A che diritto appartiene? Non è una sanzione amministrativa il blocco della nave deciso da un membro dell'Esecutivo. Anche poi all'articolo 2 si dice “salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale, il comandante della nave è tenuto ad osservare la normativa internazionale e i divieti e le limitazioni eventualmente disposti ai sensi dell'articolo 11, comma 1-ter”, che è quello che scrive nel testo dell'articolo 1.

C'è una congiunzione, cioè il comandante è tenuto ad osservare la normativa internazionale, compresa la Montego Bay, ma potrei partire dalla Dichiarazione dei diritti universali dell'uomo, come dal codice del mare, e - congiunzione, dunque insieme, con una sorta di ubiquità legislativa - i divieti e le limitazioni eventualmente disposti. Dunque, se eventualmente il Ministro dell'Interno dispone il fermo di una nave, ma questo comandante sta contemporaneamente, perché c'è la congiunzione, osservando la normativa internazionale, che lo obbliga a salvare delle vite umane in pericolo in mare, chi stabilisce qual è la gerarchia delle fonti tra la normativa internazionale e le limitazioni eventualmente disposte dal Ministro? Per noi la questione è chiara, ce lo dicono l'articolo 10 e l'articolo 117, primo comma, della Costituzione: noi siamo tenuti ad osservare le norme del diritto internazionale. Non possiamo avere leggi che non rispettino le norme del diritto internazionale. E allora questa frase dell'articolo 2 che cosa vuol dire? Che responsabilità stiamo mettendo noi in capo al comandante della nave, che qui è citato con rispetto, invece delle ignominiose e vergognose frase sessiste e insulti che la comandante della Sea-Watch ha ricevuto in queste settimane sotto alcuni post del Ministro dell'Interno? Quale disposizione deve seguire, se ne deve seguire due insieme, vista la congiunzione?

E aggiungo, che senso ha scrivere l'articolo 1, e cioè che è il Ministro che dispone il blocco della nave, se il comandante di quella nave deve contemporaneamente salvare le vite umane e recarsi al primo porto sicuro più vicino a quella nave? Che cosa prevale? Ha scritto il professor Cataldi proprio di questo, proprio della non comprensione della sovrapposizione di queste norme.

Il nuovo comma 1-ter, con il quale si attribuisce al Ministro dell'Interno, nella sua qualità di autorità nazionale di pubblica sicurezza nell'esercizio delle funzioni di coordinamento, eccetera, il potere di limitare o vietare l'ingresso, eccetera, quando ritenga necessario impedire il cosiddetto passaggio pregiudizievole o non inoffensivo di una specifica nave in relazione alla quale si possano concretizzare limitatamente alle violazioni della legge in materia di immigrazione… e poi descrive quello che leggevo prima, cioè gli articoli della Convenzione UNCLOS e, in particolare, quella norma citata nell'articolo 1 del decreto, cioè il carico e lo scarico del materiale, eccetera, eccetera e la violazione della legge sull'immigrazione vigenti. Il diritto al passaggio compete alla nave che penetri nelle acque territoriali di uno Stato straniero soltanto al fine di attraversarle, sia che successivamente entri nelle acque interne di quello Stato, sia che da quelle acque provenga e intenda raggiungere ulteriori destinazioni. Da questa necessariamente sintetica descrizione dell'istituto, così come dice il professor Cataldi, ordinario di diritto internazionale all'università degli studi di Napoli “L'Orientale”, da noi audito, emergono le perplessità che la formulazione dell'articolo 1 suscita. Tale articolo prevede, infatti, due distinte ipotesi in ordine al potere di limitare o vietare l'ingresso: o per motivi di ordine e sicurezza pubblica, e qui lo scrivente, cioè il Governo, assevera che l'eventuale violazione della legge sull'immigrazione sia di per sé una violazione del pericolo di ordine e sicurezza pubblica per lo Stato, ovvero quando il passaggio sia pregiudizievole e non estensivo ai sensi dell'articolo 19 già citato della UNCLOS. Di conseguenza, non si può in linea generale impedire il passaggio di navi che esercitano il diritto di passaggio inoffensivo mentre si possano adottare misure necessarie, secondo il testo, a prevenire il passaggio non inoffensivo.

La previsione speciale che si vorrebbe inserire nell'articolo 11 del decreto non può certo attribuire poteri nuovi e ulteriori limitazioni del diritto di passaggio inoffensivo rispetto a quelli già deducibili in applicazione degli articoli 19 e 25 della UNCLOS. Giova ricordare, infatti, che l'esistenza di una cornice giuridica di rango primario non cambia il sistema delle fonti sovranazionali all'interno delle quali tali provvedimenti si inseriscono e che sono chiamate a rispettare ai sensi degli articoli 10, 11 e 117 (rispetto degli obblighi internazionali).

Quindi, qual è - e chiedo a lei, per il tramite della Presidente, sottosegretario - la ratio della norma di cui all'articolo 1, visto che non è possibile introdurre nuovi limiti al diritto di passaggio inoffensivo né è pensabile che lo scopo sia solo meramente ricognitivo di tali principi? Si può ipotizzare che si tratti di un provvedimento semplicemente funzionale al riparto di competenza in materia in ambito governativo, con uno spostamento di attribuzioni a vantaggio del Ministro dell'Interno; quindi il professor Cataldi dice quello che io penso dall'inizio: il testo di questo decreto serve unicamente ad assegnare più potere a una persona sola, il Ministro dell'Interno, che diventa dominus per motivi di ordine e sicurezza pubblica in funzione delle sue attività di coordinamento anche sul mare, perché il giudizio discrezionale su queste norme già esistenti viene assegnato a lui e soltanto a lui.

Si potrebbe obiettare, però, che c'è scritto “di concerto con altri due Ministri”. Abbiamo visto il concerto. La prima volta che l'avete utilizzato la Ministra della Difesa ha preteso la convocazione di una riunione perché non era d'accordo su come si stava esplicando quel diritto del Ministro dell'Interno e per di più - e l'ho solo accennato di passaggio ma mi pare che l'abbiano già citato altri - si dà per scontato che eventuali violazioni della legge sull'immigrazione - e ci saranno anche delle violazioni della legge sull'immigrazione e io non lo nego - siano di per sé materie che portano problemi di ordine e sicurezza pubblica. D'altra parte, questo è il fondamento con il quale voi volete dimostrare che quello è un attacco ai confini nazionali. Dunque, è questa la ratio politica del provvedimento, cioè dire che l'immigrazione è un problema di sicurezza dei confini.

Ma se così fosse, che necessità c'era di citare di nuovo, visto che è già vigente, la Convenzione fatta a Montego Bay? E come si faceva prima della scrittura di questo decreto? Chi verificava l'attuazione della Convenzione di Montego Bay? Non il Ministro dell'Interno. Voi avete cambiato la gerarchia dei ruoli e, d'altra parte, questo non lo dico io ma l'ha detto la Ministra Trenta quando ha chiesto la convocazione di un vertice proprio in ragione di questo provvedimento e anche dell'ipotesi di mettere le navi della Marina militare nei nostri porti.

Nel mio intervento ho cercato brevemente, soprattutto all'inizio, di citare, signor sottosegretario, delle condizioni al contorno che descrivono la situazione della sicurezza nel nostro Paese, elementi di fatto e non di mio giudizio che descrivono quello che è successo e quello che sta succedendo nel mondo, per arrivare a chiedermi se, anche se ci sono norme che riguardano il miglioramento della qualità materiale della vita degli appartenenti alle forze dell'ordine quali quelle relative alle questioni delle mense e al finanziamento per le divise, di cui mi rallegro, sostanzialmente sia stato un caso, signor sottosegretario, che gli emendamenti della maggioranza riguardanti la qualità della vita delle forze dell'ordine siano stati valutati positivamente e, invece, quelli presentati dalle opposizioni, che riguardano, per esempio, il rimborso delle spese sanitarie per le forze dell'ordine, non siano stati valutati (così come anche quelli relativi alle spese legali). Ma mi auguro che ci sarà un'altra occasione così come ovviamente ci sono altre norme che sono inserite nel decreto o sono state inserite tramite emendamento per la verità, come l'aumento delle ore straordinarie per l'esercizio delle funzioni dei vigili del fuoco e altre questioni, anche se i soldi per il pagamento degli straordinari sopra il monte ore non sono stati messi (altro emendamento presentato dalle opposizioni).

In realtà, però, sulla vera sostanza della sicurezza e dell'ordine pubblico, a parte le norme che riguardano le manifestazioni e l'ampliamento del DASPO, mi ha colpito - e ho controllato - che nel testo del decreto le parole “ordine e sicurezza pubblica” vengono citate solo qui, per le navi delle ONG e comunque per le navi che riguardano il trasporto di naufraghi. Non la trova una cosa singolare, lei sottosegretario? Cioè, in questo Paese dove voi dite che la criminalità non ci dà pace - e purtroppo alcuni episodi li ho citati anch'io anche se il numero dei reati è in discesa - voi citate in un intero decreto bis sulla sicurezza l'ordine e la sicurezza pubblica, che la è delega principe nell'ordinamento dello Stato per il Ministro dell'Interno, con riguardo alle navi che raccolgono dei naufraghi in mezzo al mare.

Qui citate l'ordine e la sicurezza pubblica, perché con questo testo voi estendete non tanto le misure per la sicurezza ma il potere di un Ministro, il potere del Ministro dell'Interno, e addirittura lo volete estendere - e faccio mia l'interpretazione del professor Cataldi e anche l'interpretazione di quel sindacato di polizia che vi ho citato - in questo caso oltre i poteri della magistratura, come dice quella federazione sindacale di polizia. Forse mi ricorda qualcosa di una frase che ha detto un Ministro di questo Governo quando ha detto: “I magistrati si facciano eleggere”. No, mi pare che fosse legata a un'altra vicenda di una nave, se non sbaglio la nave Diciotti, quando disse: “Si facciano eleggere i magistrati se vogliono dettare legge sulle questioni dell'immigrazione” ma non hanno più bisogno di farsi eleggere perché le decisioni della magistratura adesso le prende il Ministro dell'Interno per quello che riguarda i reati sull'immigrazione. Dunque, i provvedimenti in ordine ai reati sull'immigrazione in mare li prende il Ministro dell'Interno.

D'altra parte, io penso - e su questo voglio concludere e lo dico a nome del Partito Democratico - che sarebbe stolto negare che il fenomeno dell'immigrazione non produca dei problemi per un Paese e anche per il nostro Paese. Ma quello che manca nei provvedimenti che voi avete preso con questi due decreti è una visione d'insieme. Io non vi ho mai sentito parlare o non vi ho mai sentito firmare dei provvedimenti che riguardino - e ho finito, Presidente; è proprio la fine - la situazione dei Paesi di origine di coloro che fuggono verso il nostro Paese, né con riguardo a nuove firme stipulate con Paesi di origine di questa migrazione, che sono zero dopo oltre un anno di Governo, né provvedimenti che abbiano riguardato il rafforzamento e il lavoro per rendere plausibile un germoglio di democrazia o, comunque, di Stato in Libia, né provvedimenti che riguardano la possibilità di aumentare il più possibile l'interessamento delle agenzie internazionali dell'ONU per i campi di raccolta dei profughi nei quali ci sono condizioni terribili in Libia, né vi ho sentito parlare di politiche d'integrazione per coloro che in questo Paese vi sono legalmente, né vi ho sentito parlare di un avanzamento nelle trattative con l'Europa.

Le uniche questioni dell'immigrazione di cui vi siete occupati in un anno di Governo sono state quelle di dare più potere possibile al Ministro Salvini, con buona pace del MoVimento 5 Stelle. A noi interessa la sorte di chi fugge per salvare la propria vita, a voi interessa salvare la vita del Ministro Salvini.