Grazie, Presidente. Ancora una volta vediamo un decreto inutile, di sola propaganda, che non fa nulla per risolvere i problemi di sicurezza dei nostri concittadini. Il “decreto insicurezza-bis” è un'altra delle bandiere sventolate da quello che posso tranquillamente definire il Ministro della paura, il Ministro Salvini. Un provvedimento che non interviene per niente sulle necessità di sicurezza del Paese come, appunto, la lotta alla mafia, la lotta al terrorismo, al lavoro nero, magari, al caporalato; paradossalmente non interviene, per mancanza di risorse sufficienti, nemmeno sul tema dei rimpatri, non aumenta i fondi per l'accoglienza e nemmeno per l'integrazione.
I successi, anche più recenti, sono ascrivibili alla bravura delle nostre forze di polizia, ma sicuramente non al Ministro Salvini, bravo solo a fare campagne elettorale, un Ministro che, invece, latita dal Parlamento, dove rifiuta di venire per riferire su “Moscopoli” e i presunti finanziamenti illeciti che il suo partito avrebbe ricevuto da una pseudo-democrazia come la Federazione Russa, un Ministro che sdegna le convocazioni in Commissione antimafia fino a dicembre scorso e che senza vergogna accoglie le parti sociali al Viminale accompagnato da un suo uomo indagato per corruzione, come Armando Siri.
In questo decreto, invece, non vengono corretti gli errori e le oscenità del decreto “Salvini uno”, come appunto un grande problema, quello delle targhe “estero”, che sta affliggendo molte delle nostre comunità italiane all'estero quando rientrano in Italia o i lavoratori transfrontalieri che abitano, appunto, al confine tra il Nord Italia e la Svizzera. Non si è posto rimedio neanche all'inasprimento e ai tempi raddoppiati per l'ottenimento della cittadinanza per matrimonio misto, per matrimonio, i cui requisiti sono stati resi molto più stringenti. Ma, soprattutto, questo decreto non corregge quelle misure oscene che hanno indebolito il nostro sistema di accoglienza, eliminando l'istituto della protezione umanitaria e smantellando un esempio virtuoso di accoglienza diffusa, come era, appunto, il sistema degli SPRAR; misure che fino a oggi hanno creato oltre 60 mila invisibili, persone, non criminali, persone, che, appunto, non sono in regola e, quindi, sono obbligate a stare in strada e che vanno ad aggiungersi agli oltre 10 mila abitanti delle baraccopoli in tutta Italia, buttando ulteriore benzina sul fuoco dell'emergenza abitativa.
Inoltre, Presidente, è difficile capire quali siano la necessità e l'urgenza tali da giustificare l'uso di un decreto-legge. Il Ministro dell'Interno continua a declamare, a gran voce, la diminuzione degli sbarchi, ma sappiamo molto bene, come appunto ricordava la collega Carnevali poc'anzi, che questo è imputabile, semmai, all'operato del Ministro Minniti, mentre invece sotto l'operato del Ministro Salvini abbiamo assistito al tragico aumento delle morti in mare, in proporzione agli attraversamenti. Cosa giustifica, allora, l'urgenza di questo decreto? Io me lo chiedo. Un provvedimento che non rappresenta nessuna riforma organica del nostro sistema di accoglienza; misure spot, cosmetiche, che al massimo prevedono un semplice inasprimento delle pene, altro carburante per la campagna elettorale del Vicepremier con i 5 Stelle che abbaiano alla luna, ma, de facto, sono meri esecutori. Un provvedimento più contro le ONG che contro gli scafisti, un decreto che non aumenta la sicurezza dello Stato, non corregge gli errori del passato, illegittimo, ma, soprattutto, sbagliato nella sostanza.
L'articolo 1 sancisce che il Ministro dell'Interno può vietare l'accesso alle acque territoriali di qualsiasi imbarcazione non governativa per motivi di ordine e sicurezza o in caso di violazione delle leggi dell'immigrazione. Ci mettiamo qui ad affidare l'accesso alle nostre coste al libero arbitrio del primo ministro che passa; con quale diritto, mi chiedo? Veramente vogliamo multare chi salva dei naufraghi? Ma si meritano dei premi, non delle multe, o almeno la cittadinanza onoraria, non l'espulsione. Invece, con gli emendamenti targati Lega si portano a 150 mila euro e fino a un milione di euro le multe per le navi che violano il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane e con gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle si prevede la confisca immediata delle imbarcazioni. Nella prima versione del decreto, addirittura, censurata poi dal Quirinale per fondatissimi dubbi di costituzionalità, al primo punto del decreto erano stabilite le sanzioni amministrative per chiunque prestasse operazioni di soccorso in acque internazionali, una pietra tombale sul salvataggio di vite umane, alla faccia di chi perde la vita per raggiungere le nostre coste, dei morti che continuano a moltiplicarsi nei nostri mari nel quasi silenzio dei media italiani.
Data la legislazione vigente contro i trafficanti di esseri umani è ovvio che questa norma avrà, come unica conseguenza, quella di criminalizzare le ONG e gli operatori umanitari e, appunto, alimentare la campagna d'odio del Ministro Salvini. Anch'io ero a Lampedusa, dove ho potuto vedere con i miei occhi i referti clinici stilati dagli ottimi medici e infermieri che operano nell'hotspot dell'isola sui migranti che transitano nel centro. Erano evidenti i segni di percosse fisiche e psicologiche su quei migranti che, appunto, venivano dai campi di detenzione in Libia. A detta stessa degli operatori, è una condizione che riguarda quasi la metà di tutti gli immigrati che appunto arrivano dalla rotta libica, percosse fisiche e psicologiche subite non da criminali, ma da persone alla ricerca di un futuro migliore, in fuga da guerre, carestie o catastrofi naturali.
Con questa norma, invece, un Ministro dell'Interno qualunque potrà decidere di lasciare in mezzo al mare imbarcazioni con a bordo rifugiati che potrebbero aver bisogno di aiuto. Con quale autorità può un Ministro, in autonomia, stabilire se si è in presenza di un reato o meno, come appunto ricordava il collega Fiano poco prima di me?
Nulla, invece, si vede per quanto riguarda la vera riforma necessaria, il superamento della legge Bossi-Fini o la riforma del Trattato di Dublino a livello europeo. L'immigrazione va gestita, governata, ma non con misure inutili o crudeli, quali la chiusura dei porti o il blocco navale, come paventato da Fratelli d'Italia. Bisogna identificare i migranti, dare asilo ai rifugiati e accogliere la forza lavoro che possiamo assorbire, ma per fare questo occorre farli attraccare, non lasciarli in mezzo al mare contro i più semplici principi di umanità. Affrontare il tema dell'immigrazione non è un videogame e verrà il momento dove gli italiani capiranno che tutto questo non porta a nulla. Al Ministro Salvini ovviamente non interessa risolvere i problemi, lo ricordavamo poco fa: diserta i Consigli europei, che sono i luoghi dove si prendono le decisioni che contano, così come quando, da parlamentare, marinava il Parlamento europeo.
Questo provvedimento è un insulto anche alla storia dell'emigrazione italiana nel mondo; oltre ad essere sbagliato, di fatto, attua, con una norma di rango primario, la politica dei porti chiusi che appunto non rende fede a quelle decine di milioni di italiani, di connazionali che hanno trovato accoglienza in tutto il mondo negli ultimi secoli, che con il loro sudore e la loro fatica si sono gradualmente integrate, anche nelle circostanze più difficili, negli altri Paesi, appunto, quando, allora, eravamo noi a chiedere politiche di accoglienza e di integrazione agli altri Paesi, anche a fronte di gravi pregiudizi e stereotipi nei nostri confronti.
The New York Times, nel 1909, scriveva: “Si suppone che l'italiano sia un grande criminale. L'Italia è prima in Europa con i suoi crimini violenti (…) è una persona tesa, eccitabile, è di temperamento agitato quando è sobrio, è ubriaco furioso dopo un paio di bicchieri. Quando è ubriaco arriva lo stiletto”. All'epoca, appunto subivamo questi pregiudizi e oggi li attuiamo invece contro le persone che cercano un rifugio sulle nostre coste e, oggi, appunto, le forze di questo Governo e Fratelli d'Italia disconoscono la nostra storia e quel patrimonio di esperienze fondato sui valori dell'accoglienza e dell'integrazione.
Questo provvedimento è anche frutto di una politica sanzionata dalle Nazioni Unite; la cosiddetta politica dei porti chiusi è stata oggetto di severe critiche da parte dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, che ha evidenziato la sua radicale incompatibilità con gli obblighi derivanti dalle convenzioni SAR, UNCLOS e anche, come ricordava Enrico Borghi, SOLAS. Vorrei un attimo ricordare, ripeto, le Nazioni Unite, non una ONG, ma ciò che rappresenta il pilastro della nostra politica estera, il multilateralismo. L'interdizione delle attività di soccorso prestate dalle ONG comporta gravi rischi per i diritti fondamentali dei migranti, destinati in misura sempre maggiore a perdere la vita in un naufragio oppure ad essere recuperati dalla guardia costiera libica e ricondotti in un Paese dove le detenzioni arbitrarie, la tortura e le violenze sessuali sono all'ordine del giorno, ma, soprattutto, questa, è una norma semplicemente immorale. L'articolo 1 di questo decreto, Presidente, caratterizza l'arretramento culturale che questo Governo vuol far fare al nostro Paese, che non rende fede alla nostra storia recente, ma nemmeno alla nostra cultura. Già nell'Eneide di Virgilio i profughi che in seguito diventarono i fondatori di Roma e, quindi dell'Italia, si esprimevano così contro chi li respingeva in mare: “Qui, in pochi, nuotammo alle vostre spiagge. Che razza di uomini è questa? O quale patria così barbara permette simile usanza? Ci negano il rifugio della sabbia; dichiarano guerra e ci vietano di fermarci sulla terra più vicina. Se disprezzate il genere umano e le armi degli uomini temete almeno gli Dei, memori del bene e del male”.
Esiste la legge superiore della moralità, che nessun decreto può negare o emendare; come un'ambulanza ha il diritto di passare con il rosso, così è inviolabile l'imperativo categorico di soccorrere i naufraghi in mare e di portarli in un porto sicuro. Interrogata dal re Creonte sul perché avesse violato la legge, Antigone di Sofocle, oltre ventiquattro secoli fa, diceva: “I tuoi bandi, o Creonte, io non credei che tanta forza avessero da far sì che le leggi dei Celesti non scritte, ed incrollabili, potesse soverchiare un mortal: ché non adesso furono sancite, o ieri; eterne vivono esse; e niuno conosce il dì che nacquero”.
Presidente, vediamo violati i più semplici principi morali e i veri problemi non vengono affrontati: dal Governo non c'è neanche una parola menzionata dal vero dossier di pubblica sicurezza che ha coinvolto il nostro Paese, il dossier libico. Dal Ministro Salvini nemmeno una parola: quello sì che è un problema primario, ma questo è un Governo troppo miope che non guarda alle cause dei problemi e, invece di pensare alla stabilizzazione della Libia, chiude i porti, come se si potesse fermare il vento con le mani. Il Ministro degli Affari esteri del Governo, Moavero Milanesi, è stato in Libia solo una volta ad agosto 2018 e nulla si è tentato dopo il grande fallimento della Conferenza di Palermo, quando invece ci vuole un piano per far cessare la guerra civile, ci vuole un piano per chiudere immediatamente tutti i centri di detenzione migranti e ci vuole un piano con politiche che prevedono i rimpatri volontari e corridoi umanitari. È ormai chiaro a tutti che in Libia non ci sono porti sicuri, come appunto hanno evidenziato nei loro interventi le onorevoli Quartapelle e Bruno Bossio.
Le altre misure previste nel decreto, invece, riguardano l'inasprimento delle sanzioni relative alle manifestazioni pubbliche con l'intensificazione del Daspo e un giro di vite sui rapporti tra società sportive e tifoseria violenta. Non so se con questo il Ministro Salvini abbia voluto mettere una toppa alle sue frequentazioni nella curva sud del Milan. Io rammento all'Aula che domenica 16 dicembre 2018, il Ministro dell'Interno Matteo Salvini partecipò alla festa per i cinquant'anni dell'associazione Curva Sud. Ad alcuni giornalisti che erano presenti all'evento, che gli chiedevano conto dell'opportunità di incontrare un gruppo che è stato autore di diverse violenze in passato, Salvini disse che alla festa c'erano tante persone perbene, pacifiche, tranquille e che, in fondo, lui è un indagato in mezzo agli indagati. Ma si fa il caso che tra le persone che il Ministro Salvini stava incontrando c'era anche un certo Luca Lucci, capo dell'associazione, che era molto più che un semplice indagato: nel 2009 fu condannato a quattro anni di carcere per aver fatto perdere un occhio a un tifoso interista durante una rissa e solo tre mesi fa ha patteggiato un anno e mezzo in carcere per spaccio di droga. Secondo la ricostruzione degli investigatori, era al centro di un giro di spaccio organizzato messo in piedi da criminalità organizzata calabrese e albanese. I fotografi lo hanno ripreso mentre Luca Lucci chiacchiera con il Ministro Salvini tra ampi sorrisi e calorose strette di mano, come scrisse all'epoca il Corriere della Sera. Insomma, il messaggio è molto, molto chiaro: nei fatti chi spaccia e mena si merita strette di mano e sorrisi; chi scappa dalla guerra o dalla fame si merita di aspettare settimane in mezzo al mare o sotto al sole, messaggio molto chiaro. Questo decreto è figlio di un contesto culturale molto chiaro. Presidente, è un provvedimento sbagliato, inutile, pericoloso e indegno, che culturalmente deriva da un'idea di un'emergenza securitaria che non esiste perché il numero di reati continua a diminuire anno dopo anno; dal discorso dell'invasione inventata per scopi elettorali; dal lessico della sostituzione demografica, della politica identitaria che sta ridando nuovo ossigeno a movimenti di estrema destra in tutto il mondo che comincia qui in Italia con la chiusura dei porti e passa dai muri di Trump, di Orbán o anche di Fedriga nel Friuli Venezia Giulia ma che poi, portata all'estremo, arriva a propri atti di terrorismo come quelli perpetrati negli ultimi anni dall'estrema destra suprematista, al pari dell'estremismo islamico, che porta all'assassino dei parlamentari come Jo Cox nel Regno Unito, Walter Lübcke in Germania o l'eccidio di Utøya dove esattamente otto anni fa, oggi il 22 luglio 2011, settantasette persone persero la vita per mano dell'estremista di destra Anders Breivik. La maggior parte di loro erano giovani attivisti de l'AUF, l'ala giovanile del Partito laburista norvegese, che noi ricordiamo oggi perché chi ha compagni non muore mai.
Per tutte queste ragioni, Presidente, voterò convintamente «no» la provvedimento che, ancora una volta, se la prende con gli ultimi, a conferma del fatto che il Governo è forte con i deboli e debole con i forti, intransigente e giustizialista con rifugiati e ONG, garantista e morbido con amici di partito indagati per corruzione o democrature putiniane.