Data: 
Lunedì, 22 Luglio, 2019
Nome: 
Walter Verini

A.C. 1913-A

Grazie, Presidente. Io voglio iniziare questo intervento, ricordando che il 22 luglio di otto anni fa Anders Nehring Breivik, oggi trentaquattrenne, uccise 77 ragazzi in due attentati di poco successivi, a Oslo e a Utøya, in Norvegia. In quell'isola, i giovani, ragazzini, del Partito Laburista stavano tenendo un campo estivo. Il 24 agosto 2012 i giudici norvegesi stabilirono che Breivik era sano di mente e che quindi avrebbe scontato la condanna a 21 anni di carcere, dove si trova. Durante il processo, questo neonazista tenne l'atteggiamento sprezzante di chi si considerava leader di una crociata contro l'islamizzazione della Norvegia, contro la società aperta, insomma, cavalcava anche lui le paure e le trasformava in odio, fino all'annientamento del presunto nemico, nel caso dei ragazzini, anche se questi, appunto, avevano solo la colpa di partecipare a un campeggio dei giovani laburisti. Io, oggi, voglio ringraziare Luca Mariani per il suo prezioso lavoro di documentazione su Utøya, il quale ha scritto anche un articolo importante oggi per il nostro giornale, Democratica, e perché tiene vivo il ricordo di quella strage dall'inequivocabile marchio neonazista e razzista.

Anche se Utøya è accaduta otto anni fa - non ottanta, quando c'erano i campi di sterminio - il neonazismo è un pericolo di oggi; tenere viva la memoria di quello che accadde ottanta anni fa con i campi di sterminio, oppure con le leggi razziali del 1938 nel nostro Paese non significa solo non dimenticare, significa anche tenere la guardia alta per oggi. Il dilagante clima di odio e intolleranza che ormai pervade il mondo intero, l'Europa, la rete - la rete, dove al centro c'è la logica di individuare un nemico da eliminare - è un virus di questo tempo che stiamo vivendo. Io non voglio fare accostamenti automatici: non è questo che voglio fare.

Però, da tempo, in questo nostro Paese, uno dei principali responsabili politici di un clima pericoloso si chiama Matteo Salvini; fa il Ministro dell'interno e, come è stato detto da alcuni interventi che mi hanno preceduto, sta cercando non di aiutare i cittadini a superare le insicurezze e le paure, ma sta cercando di strumentalizzare queste paure per prendere voti. Quando non sono reali o quando non sono percepite, le paure, Salvini, le incute, le crea, le sollecita. Guai, lo ripeto, guai - qualche volta l'abbiamo fatto anche noi -, guai a snobbare e a sottovalutare le insicurezze di questo tempo che viviamo e che attraversano la nostra società; guai a sottovalutare le paure dei cittadini, soprattutto delle fasce più deboli, più fragili, che vivono nelle periferie sociali e urbane. Tuttavia una politica seria cerca di vivere, di condividere e di capire le paure e le insicurezze dei cittadini, per aiutare a superarle, non per aumentarle, usarle e capitalizzarle a fini elettorali, magari per far dimenticare i fallimenti economici e sociali del Governo, magari come armi di distrazione per tenere sullo sfondo questioni che vedono protagonista lo stesso Salvini. Mi riferisco alla enorme vicenda dei rapporti con la Russia di Putin e al suo corollario, quello della trattativa all'Hotel Metropol di Mosca, dove uomini vicinissimi al capo della Lega hanno brigato per ottenere soldi e tangenti legati a partite di forniture di gas.

Vede, Presidente, anche in questo dibattito noi denunciamo la gravità della politica del Governo e, in particolare, di questo Ministro dell'Interno, che ha fatto del Viminale, quando gli capita di andarci, una succursale della Lega; un Ministro che sta minando e indebolendo la sovranità nazionale e che sta svendendo gli interessi nazionali, magari flirtando con un autocrate come Putin, un uomo che teorizza e pratica - teorizza e pratica - la fine della democrazia liberale.

Salvini, sì, Salvini, che vuole minare e frantumare l'unità dell'Europa a vantaggio delle mire espansionistiche della Russia e di quelle della politica dei dazi di Trump. La vittima designata di questa cinica e vergognosa linea politica del Ministro dell'Interno è l'Italia, altro che “prima gli italiani”. Certo, l'Europa deve cambiare, eccome, deve cambiare linee di politica economica e sociale, deve farsi carico del dramma epocale delle migrazioni, senza lasciare soli i Paesi come il nostro che affacciano sul Mediterraneo. Ma l'Europa è necessaria; un'Europa disgregata, indebolita, in balia delle potenze espansionistiche renderebbe più debole ed esposto un Paese come l'Italia, affacciato sul Mediterraneo e con il debito pubblico più alto dell'eurozona. E non sarebbero certo gli amici di Salvini, i sovranisti a salvarci, perché la traduzione concreta e reale dei principi sovranisti significa egoismi nazionali, confini, muri, dazi, intolleranze e, poi, odio e, quindi, insicurezza.

Anche questo provvedimento, sul quale noi ci opponiamo in maniera radicale, si conferma un provvedimento che è nemico degli interessi dell'Italia e della sua sicurezza. Questo è stato confermato anche nei giorni scorsi con il voto di Salvini e della Lega, naturalmente degli europarlamentari, contro la nuova Presidente della Commissione europea che ha pronunciato un discorso di rilievo programmatico notevole; così come di grandissimo rilievo, per il nostro Paese, sono stati l'elezione di Davide Sassoli a Presidente del Parlamento europeo (e i suoi primi impegni a difesa dell'Europa e dell'Italia, a partire dalla revisione del Trattato di Dublino, perché, credo che sia giusto ricordarlo, è vero, la Lega ha preso voti in Italia alle elezioni europee, ma ha perso in Europa, ha perso davanti al voto che ha visto le forze europeiste, i Socialisti, i Democratici, i Popolari, i Verdi e i Liberali raccogliere tre quarti dell'Aula di Strasburgo. Salvini è isolato in Europa, non è un dramma, anzi, il dramma è che rischia di isolare l'Italia.

Presidente, allora, dica al Ministro Salvini che così non si fanno gli interessi nazionali, non con le minacce ai magistrati, non lanciando pericolosi messaggi di difesa fai da te, con il rischio di diffusione delle armi nelle famiglie e nei condomini, non scappando dai processi, non facendosi salvare al Senato dai compagni di contratto dei 5 Stelle dal processo sulla Diciotti, non seminando intolleranze e paure, non diffondendo insicurezze, non smantellando i presidi di integrazione, come il sistema SPRAR, perché integrazione significa sicurezza. Salvini ha guadagnato sul campo il titolo di Ministro dell'insicurezza che mette a rischio la sicurezza di tutti i giorni, quella quotidiana, la coesione sociale, i livelli di civiltà del nostro Paese. Ed è in questo clima, lo ripeto, in questo clima, che c'è una conseguenza nella vita quotidiana, lo ricordava poco fa anche Matteo Orfini, cioè lo sdoganamento e l'auto-sdoganamento, di fatto quotidiano, di razzismi, di neofascismi, di neonazismi, tutte cose che contrastano con i livelli di civiltà della nostra democrazia repubblicana.

Oggi, ci troviamo a discutere un provvedimento denominato decreto “sicurezza-bis” che viene giustificato dal Governo con i requisiti di necessità e urgenza. Ma quali ragioni di necessità e urgenza ci sono se tutti i dati ci dicono che gli sbarchi sono diminuiti, perfino i dati diffusi dal Dipartimento sicurezza del Viminale? Allora, sulla base, dunque, di questa presunta emergenza, usata come arma di distrazione, si basa questa politica dei porti chiusi. In realtà, la progressiva inibizione delle attività di soccorso prestate dalle ONG e da altre navi nel Mediterraneo centrale comporta gravissimi rischi per i diritti fondamentali dei migranti, destinati in misura statisticamente sempre maggiore, in questo modo, a perdere la vita in un naufragio. Li chiamiamo migranti anche nei nostri dibattiti, ma dietro questa parola ci sono persone, sono donne, sono uomini, sono bambini. Voi, Governo, chi più chi meno, state dando vita a una vergognosa campagna sui bambini; usate la vicenda di Bibbiano per una vergognosa campagna!

Ebbene, voi avete poco a cuore gli interessi dei bambini perché strumentalizzate la vicenda di Bibbiano e non fate niente per tutelare i diritti dei bambini e dei minori non accompagnati che vengono in quelle navi. Vedete, anche noi vogliamo combattere chi specula sui traffici di esseri umani; anche noi siamo contro l'economia illegale e disumana e i crimini degli scafisti ma criminalizzare chi salva le vite in mare è una cosa vergognosa e cinica. È bene poi ricordare, al di là del clamore delle ultime settimane dovuto a varie operazioni di salvataggio, che la Libia non può essere più considerata, se mai lo fosse stata, un porto sicuro per lo sbarco dei migranti per i numerosi e circostanziati episodi di violazioni dei diritti umani verificatesi e per il fatto che in quel Paese è saltata ogni possibile politica di coesione, di unità e di stabilizzazione, quella che avevamo cercato di perseguire con i nostri Governi. Lo stiamo vedendo drammaticamente anche in queste ore.

Quanto poi al tema del porto di approdo, esso, come è noto, deriva dal regolamento di Dublino, regole che costituiscono il vero nodo politico della questione, che furono sottoscritte dall'allora Governo Berlusconi, dall'allora Ministro dell'Interno, il leghista Maroni. Eppure, quando il Parlamento europeo ha votato una risoluzione per la riforma del Trattato di Dublino, la Lega si è astenuta e i 5 Stelle hanno votato contro: bel modo di fare gli interessi nazionali! Inoltre - mi avvio a concludere – ricordo il comportamento del Ministro dell'Interno attuale, il capitano Salvini, assente alla maggior parte delle riunioni dei Ministri dell'Interno dell'Unione Europea per discutere, tra l'altro, di sicurezza e di migranti. Tale atteggiamento implica un isolamento crescente del nostro Paese a livello europeo su questi temi e su altri dossier di straordinario rilievo. Noi siamo con i Paesi del cosiddetto gruppo Visegrád che poi, a loro volta, votano a seconda dei propri interessi nazionali e non certamente degli interessi dell'Italia. Il risultato però di tale politica di propaganda dei porti chiusi, della tolleranza zero verso le ONG rischia di provocare non solo disastri umanitari e di non risolvere alcun problema legato ai flussi migratori, ma anche di esporre il nostro Paese a rischi molto seri, anche perché questo Governo sembra davvero aver rinunciato a ogni politica estera degna di questo nome.

Vede, Presidente, riflettevamo nei giorni scorsi su un fatto: la politica estera nel nostro Paese è sempre stato un elemento di coesione, naturalmente soprattutto dopo la guerra fredda. I Governi si facevano soprattutto sulla politica estera ma su quella politica estera, sul sistema di alleanze c'era anche un patto, un grande patto nazionale tra le forze che governavano e le forze di opposizione. Bene, oggi questa caratteristica è completamente saltata. Oggi questa parvenza, questo simulacro di Governo è diviso su tutto: è diviso dal Venezuela ai rapporti con l'Africa; è diviso sulla questione dell'Europa; qualcuno vota contro e un altro a favore della Presidente della Commissione europea. Perfino sui cardini che dovrebbero stare alla base di una maggioranza, di un Governo, di un programma, questo Paese sta facendo ridere tutta Europa. Dunque, è stato detto di chiudere i porti: è una cosa che rischia di confliggere con il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia, delle norme convenzionali sul soccorso, delle norme previste dalla Convenzione di Ginevra, da quella sulla salvaguardia dei diritti fondamentali dell'uomo che vietano le espulsioni e i respingimenti collettivi equiparando a questi anche il respingimento di stranieri che verrebbero rimandati verso Paesi in cui sarebbero esposti a subire trattamenti disumani e degradanti oppure verso Paesi da cui fuggono per sfuggire a massacri etnici, religiosi o per motivi anche - li chiamano migranti economici - per motivi di fame, per motivi di malattia, di aspettativa di vita fino a diciott'anni, per motivi di mancanza di acqua, di qualsiasi risorsa per poter vivere una vita degna di questo nome.

E allora, se si vogliono chiudere i porti, lo dica al Ministro Salvini, se proprio davvero si vogliono chiudere i porti, li si chiuda ma non li si chiuda a disperati che muoiono: lo si faccia per chiuderli alle mafie che, anche via mare, conducono i loro sporchi traffici, le tratte, i narcotraffici. Questo deve fare un Ministro dell'Interno degno di questo nome che dal Viminale non dovrebbe mettere le felpe ma rappresentare tutti gli italiani per la difesa della sicurezza. Infine noi abbiamo cercato di ridurre il danno presentando emendamenti con i nostri deputati, noi delle Commissioni giustizia e affari costituzionali: c'è stato un muro. Sottolineo: un muro. Ci sono stati parlamentari che votavano - si vedeva - vendendo per l'ennesima volta l'anima, votavano turandosi il naso. I nostri erano anche emendamenti di buon senso e io soprattutto guardo a quelli. Ricordo quelli che riguardavano le tutele dei minori, dei bambini: sono stati respinti senza un minimo di dignità politica. È per questo che noi ci opponiamo.

Infine mi sia permesso di chiudere con una modesta, perché non è compito mio, una modesta riflessione. Il tema dei migranti è un tema epocale non lo scopro io. Demografi e previsioni ci dicono che, nel 2050, saranno 2 miliardi e mezzo gli abitanti del continente africano e questi 2 miliardi e mezzo di persone, un miliardo e due più dell'attuale, demograficamente sono domattina perché parliamo di qui a vent'anni. Che fa una politica seria? Che fanno formazioni politiche che guardano al futuro e che non lucrano solo e guardano soltanto i sondaggi e i benefici dei sondaggi di qui alle prossime ore? Cerca di mettere in piedi una politica seria, una strategia degna di tale nome; cerca di chiamare a raccolta tutta l'Europa e, con l'Europa, le grandi organizzazioni internazionali, l'ONU, le grandi potenze: sì in questo caso la Russia, la Cina, il continente asiatico e l'America per cercare di fare davvero un grande piano di sviluppo del continente africano, per cercare di creare le condizioni per frenare il bisogno di scappare da quella situazione, per costruire un grande Governo mondiale di tale situazione. Qualcuno ne parlava profeticamente nel 1975 quando individuava strategicamente nel conflitto tra Paesi poveri e Paesi ricchi una delle questioni che avrebbero rappresentato una bomba atomica: la persona che parlava nel 1975 di necessità del Governo mondiale dell'economia, quando non si parlava di globalizzazione - lo dico per la cronaca - si chiamava Enrico Berlinguer, a proposito di pensieri lunghi. Significa inoltre investire in quel continente ma significa poi far sì che l'Europa, unita nel lavorare per rafforzare la cooperazione internazionale, lavori insieme anche per i corridoi umanitari, anche per regolare i flussi, sapendo che anche noi abbiamo bisogno di interscambio anche economico con i migranti, perché l'Europa è un continente che invecchia, è un continente dove c'è la denatalità e dove già oggi molte risorse umane rappresentano, come si dice - lo dico per quelli che guardano ai numeri - punti di PIL significativo per i nostri Paesi. Dunque una classe politica degna di questo nome guarda con questo spirito, cerca di governare il tema e non di subirlo o, peggio ancora, di utilizzarlo per cinici calcoli elettorali, come fanno i sovranisti di tutte le latitudini e come fa lo stesso Salvini. Noi del Partito Democratico cerchiamo di farlo e abbiamo cercato di farlo con i nostri Governi e cercheremo di farlo: opporci al decreto-legge in esame così grave, così inutile e, mi sia permesso, anche così pericoloso non è solo dire di no ma è perché abbiamo un'altra idea, un'altra idea di società, un'altra idea di civiltà, un'altra idea di rapporti internazionali.