Esame e votazione di questioni pregiudiziali
Data: 
Martedì, 21 Giugno, 2016
Nome: 
Federico Ginato

A.C. 3892

Presidente, onorevoli colleghi, le pregiudiziali di costituzionalità oggi in discussione sollevano questioni di metodo e di merito. Per quanto concerne il metodo, criticano il frequente ricorso alla decretazione d'urgenza e la non omogeneità del provvedimento: si tratta ormai di un generico e ripetitivo atto di accusa nei confronti dell'Esecutivo, e quindi torniamo a ribadire che la Costituzione consente al Governo, qualora ricorrano casi straordinari di necessità ed urgenza, di adottare atti normativi con forza di legge. Il decreto-legge è dunque uno strumento normativo che ha un fondamento costituzionale, nell'ambito del quale è affidato alle Camere il potere di deciderne la conversione in legge e di modificarne il contenuto; nel caso di specie, i requisiti di straordinaria necessità e di urgenza del decreto-legge in esame riguardano l'introduzione di ulteriori e importanti misure volte a sostenere la nostra economia anche attraverso un rafforzamento del sistema bancario. È sicuramente urgente consentire alle banche di tornare ad erogare credito all'economia reale, anche attraverso lo smaltimento dell'ingente mole di crediti deteriorati e di sofferenze che pesano sui loro bilanci. 
È sicuramente urgente adottare nuove misure a sostegno degli obbligazionisti che hanno investito in banche poste poi in liquidazione; è altrettanto urgente approntare strumenti per rendere maggiormente flessibile la grave crisi occupazionale del settore del credito. 
Per quanto concerne il carattere eterogeneo del provvedimento, dobbiamo notare che il decreto-legge ha senza dubbio una struttura articolata, ma è altrettanto indubbio che le norme racchiuse al suo interno siano riconducibili al titolo, e come è noto la corrispondenza tra titolo e contenuto, oltre ad essere prescritta dalla legge, è uno degli indicatori utilizzati per rilevarne l'omogeneità. Peraltro, se ciò non bastasse, la Corte costituzionale ha affermato che il requisito dell'omogeneità dei decreti-legge può essere rinvenuto anche quando disposizioni eterogenee previste nell'atto normativo intendono raggiungere un comune obiettivo, ed è indubbio che l'obiettivo di tutte le misure adottate dal decreto sia quello di aiutare il sistema bancario, e quello economico più in generale, a superare una crisi di proporzioni eccezionali, che ha messo seriamente in difficoltà gli istituti finanziari di tutta Europa. Senza un sistema creditizio sano, che torni ad erogare credito, sarà impossibile per le nostre imprese cogliere pienamente le opportunità date dalla ripresa economica. 
Nella sostanza, per quel che concerne il merito del provvedimento, il decreto-legge prevede misure, tra le molte degne di nota, che sono volte ad accelerare il recupero dei crediti. Ricordo anche a chi finge di ignorarlo che i crediti deteriorati hanno raggiunto l'ammontare di 350 miliardi di euro, le sofferenze circa 200 miliardi, e che i tempi medi di recupero del credito superano in Italia i sette anni. Ridurre quindi questi tempi significa limitarne la perdita di valore e favorirne una cartolarizzazione che non sia vittima di fondi speculativi; e al contrario di quanto asseriscono le pregiudiziali in discussione, le norme in esame riescono a bilanciare gli interessi in gioco, salvaguardando i principi di buona fede e correttezza contrattuale delle parti coinvolte, garantendo oltretutto una maggiore trasparenza e correttezza delle procedure. Importanti sono anche le iniziative volte a facilitare il rimborso degli obbligazionisti di quattro banche poste in liquidazione. Sono state fatte delle scelte che hanno tenuto conto delle diverse situazioni economiche nelle quali versavano i singoli investitori: non mi pare un principio di incostituzionalità, bensì un principio di giustizia sociale. 
Infine appare surreale che alcuni rappresentanti dell'opposizione ci accusino di aiutare le banche, e poi contemporaneamente ci accusino anche di non aver aiutato sufficientemente gli azionisti e gli obbligazionisti: come fosse possibile separare sic et simpliciter l'investitore dall'investimento ! È bene sottolineare che aiutare il sistema bancario a riprendersi significa anche aiutare tanti piccoli azionisti ed investitori. Si doveva fare prima, certamente, lo si doveva fare all'inizio della crisi, quando il resto d'Europa aiutava il proprio sistema bancario; e lo si doveva fare senza prestare attenzione a chi, come i 5 Stelle, ieri demonizzava qualsiasi tipo di sostegno pubblico e adesso dice che dobbiamo nazionalizzare le banche in crisi. D'altronde la politica dell'irresponsabilità la conosciamo bene.
Sto concludendo. È quella che ha portato l'Italia ad avere un debito pubblico di 200 miliardi di euro. In questo provvedimento lavoriamo non per fare l'interesse dei banchieri, ma per tutelare, nel pieno rispetto dei principi costituzionali, gli interessi delle imprese, dei risparmiatori e dei dipendenti, che sono la linfa vitale della nostra economia. Per questo dichiaro, a nome del gruppo del PD, che respingeremo le pregiudiziali di costituzionalità.