Grazie, Presidente. Io mi limito a sottolineare due punti. Il primo è questo: ciascun Governo ha il diritto-dovere di modellare, nei termini ragionevoli evidentemente, senza fare e disfare tutto ogni volta, la propria struttura ministeriale sulla base del proprio indirizzo politico. Ad una strategia deve corrispondere una struttura. Cercando, evidentemente, di ridiscutere ogni volta i pilastri della legge n. 400, che resta la legge ordinamentale che ci guida in questo campo, però, c'è un'esigenza di flessibilità che ciascun Governo, con le sue proposte politiche, fa valere.
Secondo punto. Però, in questo caso specifico, c'è qualcosa in più e c'è qualcosa che attiene anche al dibattito che abbiamo fatto la scorsa settimana sull'approvazione della relazione sul PNRR, perché due delle scelte fondamentali di questa struttura ministeriale - in particolare, il Ministero della Transizione ecologica e il Ministro per la Transizione digitale - corrispondono a due delle chiavi di priorità individuate in quella relazione che ci ha visto concordi sotto la regia del relatore Melilli e il lavoro corale di tutte le Commissioni. Qui vorrei rispondere in particolar modo, visto che appunto il dibattito serve a questo, al collega Zucconi, che poneva due problemi.
I due problemi che ha posto il collega Zucconi sulla Transizione ecologica erano, in realtà, i problemi, se noi lo andiamo a rivedere, che vi furono nel dibattito del 1986 sulla costituzione del Ministero dell'Ambiente, perché, anche in quel dibattito, c'erano resistenze trasversali che paventavano un approccio ideologico, per cui l'ambiente avrebbe potuto fare da vincolo eccessivo allo sviluppo economico. Però, l'esperienza ha dimostrato che, in realtà, il Ministero dell'Ambiente ha ben operato e non ha funzionato come vincolo negativo, ma, anzi, come risorsa. Il secondo punto che toccava collega Zucconi era l'intreccio tra le competenze nazionali e quelle regionali, perché ci sia una coerenza e non ci siano contraddizioni.
Anche in questo caso, però, la prova provata del Ministero dell'Ambiente è illuminante, perché la presenza di un Ministro dell'Ambiente nei Consigli dei Ministri ha spesso portato, prima e anche dopo il Titolo V, a impugnative di leggi regionali, che, violando l'articolo 117, andavano proprio contro un'esigenza moderna di tutela dell'ambiente. E anzi, spesso, le regioni, memori di questo, sapendo che c'era questo deterrente in Consiglio dei Ministri, un Ministro dell'Ambiente esigente, hanno evitato, già a priori, di fare leggi discutibili in materia ambientale. Quindi, questo vale soprattutto il nuovo Ministero della Transizione ecologica, ma anche avere un Ministro che non ha un portafoglio, ma che ha un ruolo di coordinamento sulla transizione al digitale, è senz'altro una risorsa dentro il Consiglio dei Ministri. E sono, penso, delle acquisizioni che resteranno tali anche oltre questo Governo. Per questa ragione, noi siamo estremamente favorevoli a questo testo.