Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 6 Dicembre, 2022
Nome: 
Simona Bonafè

A.C. 547-A

Grazie, Presidente. Il decreto che votiamo oggi, di fatto, è il primo atto legislativo di questo nuovo Governo di destra e, come ogni primo atto, è importante, perché è un po' come il biglietto da visita con il quale si presenta questo Governo, e ci dice qual è l'impostazione di questo Governo, qual è - come ha detto la collega prima - la filosofia di questo Governo. E, guardate, occuparsi della riattribuzione dei Ministeri è anche un atto formale dovuto, cioè ogni Governo che si insedia mette mano al riordino dei Ministeri, però, qui, noi, se andiamo a fondo e leggiamo bene, in nuce e fra le righe, vediamo alcune cose. E non posso negare, cari colleghi, che, se questo è l'inizio, se questo è il primo atto, noi siamo molto preoccupati: siamo molto preoccupati, innanzitutto, del cambio di nome di alcuni Ministeri, perché, diciamolo, dietro la scelta di chiamare le cose in un modo piuttosto che in un altro, c'è sempre un significato preciso, come è stato peraltro detto. E, allora non vorremmo, e ci auguriamo di sbagliarci, che il cambio di nome, cioè levare un nome per metterne un altro, in verità nasconda la volontà del Governo di non occuparsi di alcuni temi, che per noi sono centrali o, meglio, noi riteniamo che siano centrali per l'interesse del Paese, e, invece, di occuparsi di altri temi.

Tutto legittimo, ci mancherebbe altro. Legittimo, cioè, che si decida di cancellare dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti proprio la mobilità sostenibile. Ma a noi, sommessamente, sorge il dubbio che a voi della mobilità sostenibile interessi poco; dubbio fondato visto l'azzeramento delle risorse per il fondo delle piste ciclabili e per la mobilità che voi avete fatto in legge di bilancio, proprio mentre i sindaci - e non solo quelli del PD -, quelli che sentono i bisogni, quelli che sono più vicini ai bisogni dei cittadini, stanno investendo, nelle nostre città, proprio sulle piste ciclabili, proprio sui bus elettrici, sulle tramvie, sulle città sostenibili.

Legittimo anche che si decida di cancellare “transizione ecologica” dalla denominazione del Ministero dell'Ambiente. Ma almeno si abbia il coraggio di dire chiaramente che si leva dal nome “transizione ecologica” perché non ci si vuole occupare di transizione ecologica. E ditelo, più che a noi qui dentro, ai tanti ragazzi e alle tante ragazze che in questi anni sono scesi in piazza perché loro sì che hanno scommesso su un futuro più sostenibile e voi state tradendo la loro speranza. Del resto, non avete mai negato di considerare le politiche ambientali come un inutile orpello. Per voi l'economia circolare è materia da integralismo ambientale - cito alla lettera -, non volano di sviluppo, come, invece, dovrebbe essere. Qualcuno di questa maggioranza è arrivato a dire che l'emergenza climatica semplicemente non esiste; e che volete, sono le ere geologiche, no?

Tutto questo, proprio mentre non una pericolosa socialista o un'ambientalista ante litteram, ma la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen impegna l'Europa sul più ambizioso piano di decarbonizzazione mai visto da qui al 2050 come mezzo per contrastare il cambiamento climatico, ma anche per rifondare la nostra economia su basi più sostenibili. E, allora, mentre l'Europa va in questa direzione, a noi sembra una scelta miope anche solo quella di cambiare il nome di “transizione ecologica”: una scelta che già, dal cambio del nome, ci fa tornare indietro sui temi sui quali, peraltro, si giocherà il futuro e, chiaramente, tutto questo per noi va contro l'interesse del nostro Paese.

“Ambiente e sicurezza energetica” è il nuovo nome; poi, magari, un giorno, ci spiegate anche come volete garantire la sicurezza energetica, perché, per il momento, noi non ce ne siamo accorti, a meno che per voi la sicurezza energetica non si garantisca con il piano di trivellazioni anche in zone che il PiTESAI definisce non idonee. Un Piano che avete presentato, sì, questo in tempi record, ma che, se va tutto bene, porterà a un aumento di 10 miliardi di metri cubi di energia da fonti fossili non domani, in 15 anni; per inciso, il fabbisogno annuo è di circa 70 miliardi di metri cubi. Questi sono solo dati che voglio ricordare alla maggioranza. Però una cosa è certa: nel frattempo, oggi, i vostri sindaci bloccano con i ricorsi al TAR le autorizzazioni per i rigassificatori, di cui il vostro nuovo consulente sulla sicurezza energetica Cingolani ha più volte ricordato l'importanza per non rimanere al buio e al freddo già dal prossimo inverno. Non avete detto niente - non dico fatto, dico almeno avere le idee chiare - su efficienza energetica né su come potenziare le fonti di energia rinnovabili, niente sulle comunità energetiche, di cui pure mancano solo i decreti attuativi, sarebbe una cosa anche abbastanza facile da fare.

Ma quello che più ci preoccupa di questo cambio di nome è che, in realtà, può essere la porta dalla quale entrare per smontare il PNRR, che non avete mai fatto mistero di voler, prima, rinegoziare, ora rivedere. Ogni giorno che passa, c'è sempre qualcosa di questo Piano che non vi convince, che non va bene. Ve lo diciamo ora e ve lo continueremo a ripetere: non vi permetteremo di sabotare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, un Piano di investimenti straordinario. Il PNRR non va rinegoziato, va attuato, a partire da quel 40 per cento di risorse da destinare obbligatoriamente - e sottolineo, obbligatoriamente -, guarda caso, per i progetti sulla transizione ecologica nelle sue varie declinazioni.

E il dubbio che voi vogliate far fare passi indietro al PNRR diventa realtà quando vediamo che la nostra semplice richiesta al Governo di presentare al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione del PNRR dopo il nuovo assetto dei Ministeri e delle loro strutture interne, che, inevitabilmente, per forza di cose, avrà anche dei riflessi, questa viene bocciata senza appello, eppure crediamo dovrebbe essere un impegno di tutti vigilare perché non ci siano ritardi. E non è chiaro, Presidente, anche quale sarà la catena di comando del PNRR, quale sarà la governance, da chi dipenderà: tutto questo non l'avete chiarito, eppure sono questioni essenziali per il futuro del nostro Paese. Sul PNRR ci giochiamo un pezzo del nostro rilancio economico, ma anche la credibilità di essere un partner affidabile per gli altri Paesi europei, un Paese che rispetta gli impegni nei tempi previsti, visto che, ricordo, siamo il Paese europeo che ha avuto la maggior dote di questo Piano di investimenti finanziato con eurobond e con debito pubblico europeo.

E andiamo avanti. Avete voluto chiamare il Ministero dello Sviluppo economico “Ministero delle Imprese e del made in Italy”. Potremmo obiettare che lo sviluppo economico è un concetto più ampio, che ha a che fare con la produzione delle nostre imprese, con gli investimenti, con i consumi, ma anche con il tasso di istruzione di un Paese, con la distribuzione del reddito, con la qualità del suo ambiente circostante. Ma, se avete deciso che per voi sviluppo economico si fa solo promuovendo le nostre imprese - cosa buona e giusta, non siamo contrari -, almeno siate coerenti. In legge di bilancio avete messo solo qualche spicciolo su “Industria 4.0” per l'innovazione tecnologica e non avete rifinanziato la legge Sabatini, strumenti - quelli sì - che permettono al nostro sistema produttivo di essere competitivo nel mondo e di promuovere meglio il nostro made in Italy. Del resto, non avete nemmeno previsto un Ministero per la transizione al digitale, pur essendo l'Italia il Paese che investe maggiormente su questo all'interno del Next Generation EU..

E potrei continuare con “Agricoltura e sovranità alimentare”. Vi abbiamo chiesto di inserire l'equa remunerazione della filiera agroalimentare e la valorizzazione della catena del valore: sono battaglie che dovrebbero vederci tutti dalla stessa parte e, invece, anche su questo, niente, non è passato niente.

E arriviamo al Ministero dell'Istruzione e del merito. Guardate, colleghi, lo dico davvero con sincerità: il Partito Democratico non è, come avete voluto far credere in quest'Aula, contrario al merito, ma parlare del merito nella scuola dell'obbligo non può essere disgiunto da riaffermare le pari opportunità, le uguaglianze di opportunità. Il merito si calcola dopo che si è adempiuto alla responsabilità della Repubblica di rimuovere gli ostacoli, dopo che avrete dimostrato che nella legge di bilancio non ci sono solo i soldi per le scuole paritarie, per le scuole che dispensano facili diplomi, ma dopo che ci avrete messo i soldi per aumentare le borse di studio, per sostenere i costi universitari per i meritevoli, per garantire i libri gratuiti per tutto il corso dell'obbligo, per gli alloggi degli studenti, per compensare il gap informatico delle famiglie più povere.Tutto questo nella legge di bilancio non c'è, ma, al contrario, in questo decreto prevedete l'aumento delle strutture di diretta collaborazione del Ministro - certo, il suo meritevole staff -, andando, però, a reperire risorse proprio dal fondo della “Buona scuola” per l'offerta formativa, per la didattica. E ricordo che l'aumento in busta paga, nel mese di dicembre, a un milione e 200 mila lavoratori tra docenti e personale ATA non è merito del Governo Meloni, come avete voluto far credere ieri, ma è merito del Governo precedente. E, poi diciamolo, Presidente - mi avvio a concludere -, con questo decreto non avete perso l'occasione di sistemarvi anche qualche piccolo problemuccio della vostra maggioranza che è rimasto aperto. Per carità, anche questo è legittimo. Avete avuto almeno il pudore di ritirare l'emendamento presentato in Commissione che prevedeva di aumentare il numero dei sottosegretari, supponiamo per accontentare qualche forza della maggioranza, probabilmente, rimasta esclusa dagli incarichi di Governo. Ma non vi siete fatti mancare la possibilità di risistemare le deleghe di qualche Ministero rimasto sguarnito dopo la spartizione interna.

Peccato che l'avete fatto a danno di un'eccellenza del nostro Paese, la Protezione civile, impegnata, in questi anni, nelle sfide difficili e complicate delle calamità naturali, dell'emergenza COVID, dell'accoglienza ai profughi. Per dare il contentino a un Ministero creato ad hoc, ma rimasto senza niente, di cui, sia chiaro, non mettiamo in dubbio le capacità del Ministro, la Protezione civile passa, per questo motivo, dalla mano della Presidenza del Consiglio, dove è sempre stato, al Ministero del mare.

Vedete, colleghi - e davvero chiudo -, dobbiamo dire le cose come stanno: la verità è che a questa maggioranza interessa di più marcare un'identità che risolvere i problemi. L'abbiamo già visto, l'abbiamo visto con il reato di rave qual è il vostro metodo di governo, vi siete inventati una nuova fattispecie di reato sproporzionato nelle pene, dimenticandovi che già la legislazione vigente vi ha dato la possibilità di intervenire e, infatti, siete dovuti tornare indietro.

Ecco, colleghi non vi stupirete se il nostro voto, il voto del Partito Democratico, sarà un voto contrario. Abbiamo fatto il nostro lavoro di opposizione, preparando emendamenti per migliorare questo vostro atto: tutti bocciati, senza appello. Non ci stupisce. Avete vinto le elezioni, avete una maggioranza per governare, sappiate però che continueremo a essere vigili, perché nessuna maggioranza può far tornare indietro il nostro Paese.