Presidente, colleghi, signori del Governo, devo dire che le parole che mi hanno appena preceduto, del collega De Carlo, confermano la nostra opinione rispetto a chi sta facendo opposizione e a chi, invece, ritiene di dover garantire sempre un supporto nei momenti difficili, a coloro i quali, come accade al Governo gialloverde, hanno tanto bisogno di aiuto, tanto bisogno di sostegno, tanto bisogno, perché spesso sono carenti di materia su cui discutere e, quindi, qualche argomentazione, tra l'altro, neanche banale è stata suggerita proprio dai colleghi di Fratelli d'Italia.
Lo dico in premessa, perché ritengo che questo sia un provvedimento abbastanza caratterizzante l'avvio di questa legislatura; qualcuno lo aveva derubricato come un provvedimento che poteva destare, addirittura, qualche ilarità; onestamente io non penso che possa essere considerato in questi termini, anche perché, per certi versi, è un provvedimento manifesto. Lo dico con il massimo della sensibilità nei confronti delle competenze costituzionali che ci affida la nostra Costituzione, quindi, anche con il rispetto dovuto nei confronti dell'esercizio dell'attività di Governo.
Parto da alcune considerazioni politiche, signor sottosegretario; è stato già citato dal collega Di Maio, ma l'articolo 77 della Costituzione è chiaro, in relazione alla determinazione dei requisiti che portano alla stesura di un decreto, addirittura un decreto, in questo caso, che è stato sostenuto e sottoscritto dal Presidente del Consiglio, dal Ministro delle politiche agricole Centinaio, dal Ministro dei beni e delle attività culturali Bonisoli, dal Ministro dell'ambiente Costa, dal Ministro della famiglia e, ahimè, nella dizione della disabilità, Fontana, di concerto con il Ministro dell'economia e con il Ministro delle infrastrutture Toninelli e, addirittura, anche, con il Ministro per la pubblica amministrazione Bongiorno. Tanti ministeri insieme, si conclude anche con il concerto del Ministro Di Maio, un trust di intelligenze di questo tipo per partorire un provvedimento la cui caratteristica principale è quella di soddisfare alcuni requisiti che, però, non sono né quelli di necessità né quelli di urgenza.
Il primo requisito, non vado per ordine di articoli, ma, probabilmente, per ordine di cronologia mentale della vocazione a distruggere tutte le cose che sono state fatte dal precedente Governo, anche quelle che hanno funzionato meglio, è stato quello di mettere la parola fine a delle strutture che avevano operato, nel corso di questi anni, con efficienza, restituendo alla cittadinanza una parola che spesso veniva cancellata da inutili burocratismi che appartenevano a una storia passata e che aveva puntato direttamente a individuare alcune emergenze del Paese che, peraltro, avevano necessità di essere risolte in un Piano di intervento pluriennale. Mi riferisco alle unità di missione di Italia sicura e di Scuola sicura.
In primo luogo, io vorrei avere delle parole di ringraziamento nei confronti di quei tecnici che non hanno mai chiesto agli amministratori con i quali avevano interlocuzione, quale fosse la loro appartenenza politica. Capisco che per voi è difficile, dopo tanti anni di critica nei confronti del sistema spartitorio della partitocrazia, oggi, vi azzannate praticamente fra di voi, pur di consentirvi una prosecuzione dell'attività spartitoria che, peraltro, mi pare vi stia piacendo molto. Però queste figure, questi ingegneri, questi tecnici, questi geologici, questi architetti che facevano parte delle unità di missione avevano effettivamente una missione, quella, cioè, di intervenire su alcune criticità relative al dissesto idro-geologico e vorrei che per competenza si chiedesse a quegli amministratori - penso, per esempio, al presidente Toti che sul Bisagno ha utilizzato in maniera positiva, e anche velocizzando molte delle procedure che erano necessarie alla rimessa in pristino di quell'alveo, questa unità di missione -, a chi l'ha utilizzata se era stata utilizzata in maniera partigiana. E, soprattutto, nel momento in cui vi siete fatti carico di questa sorta di damnatio memoriae che deve cadere su qualsiasi provvedimento della precedente amministrazione di governo, se vi siete chiesti qual è l'intervento che lo può sostituire, forse il ritorno a delle pratiche che sono sicuramente meno efficienti.
In realtà, io considero questa una grave disattenzione nei confronti dei bisogni del nostro Paese, perché una cultura istituzionale matura cambia le persone, e voi lo potevate fare - potevate cambiare coloro i quali dovevano gestire queste unità di missione; potevate intervenire anche dando nuovi indirizzi, magari dicendo che bisognava privilegiare un settore piuttosto che un altro -, ma una cultura istituzionale matura - e credo che su questo dovete fare ancora una lunga strada, mi rivolgo soprattutto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - ritiene di dover acquisire al patrimonio della sua attività ciò che è stato fatto in precedenza in continuità, soprattutto non in continuità politica, ma in continuità amministrativa e gestionale, per ottenere un risultato positivo per la cittadinanza.
Così come un progetto che, vorrei ricordarlo, fu sostenuto da tutto il Parlamento e da tutte le forze politiche, anche in ragione del prestigio e dell'autorevolezza di un senatore a vita, che però è anche uno dei massimi esponenti dell'architettura mondiale, come il Progetto Casa Italia, che voi cancellate con un tratto di penna. In questo momento voi state cancellando un progetto ambizioso, che era stato in grado di mettere insieme le migliori energie dal punto di vista tecnico, dal punto di vista ambientale e dal punto di vista anche culturale di che cosa significava la parola “casa” all'interno di un progetto come quello di un intervento governativo, quell'idea che dovevamo restituire sicurezza a territori che spesso venivano minacciati da eventi sismici e dissesti idrogeologici. Voi l'avete semplicemente cancellato. Nella vostra usuale pratica del rimandare ad altra sede e in altri tempi, mentre intanto magari state facendo propaganda su cose che non sono state neanche mai approvate, voi dite: faremmo qualcosa in questa direzione. Io non capisco come si possa abolire un'unità di missione, cancellare un progetto come Casa Italia, senza fornire tempestivamente e contestualmente un intervento che prevedesse - noi lo avremmo sostenuto, applaudito - magari un aumento delle dotazioni finanziarie in questa direzione. Invece no, continuate a fare come state facendo dall'inizio di questo mandato di Governo, ormai due mesi di vuote dichiarazioni e soprattutto di nessun esercizio dell'attività di Governo. Voi state dicendo che le risorse che sono state destinate a questi interventi, sia per quanto riguarda il dissesto idro-geologico, sia per quanto riguarda il ripristino delle scuole, sia per quanto riguarda il Progetto Casa Italia, sono quelle del Governo precedente, e voi ritenete che sia corretto sostenere che sono interventi dell'attuale Governo.
Almeno metteteci qualcosa in più, almeno cercate di dare un'indicazione certa. Non fate come avete fatto per le accise, dove a fronte di una promessa di eliminare le accise al primo Consiglio dei ministri noi stiamo registrando che dal 1° agosto c'è stato un aumento di oltre il 10 per cento per quanto riguarda i carburanti. Non imbrogliate, cercate di essere magari distanti da noi - e noi cercheremo, come abbiamo fatto anche sul “decreto disoccupazione Di Maio”, di migliorare qualcosa -, ma almeno non siate bugiardi, perché essere bugiardi non è consentito dalla Costituzione, perché quando si deve rispondere con disciplina e onore al proprio mandato istituzionale non si possono dire menzogne. Allora, le risorse sono quelle che abbiamo appostato noi, i progetti sono quelli che avete cancellato voi.
È questo il senso di un tale accanimento nei confronti di qualcosa che stava procedendo e che comunque aveva realizzato dei cantieri, alcuni dei quali addirittura già chiusi, che oggi voi volete cancellare. Per me, non solo è inspiegabile, ma è un punto d'osservazione rispetto al quale credo si debba leggere complessivamente l'attività del Governo.
Passo ad una questione che io chiamerei con una sola parola: il capriccio di Centinaio! Un capriccio! Signor Presidente, io ho partecipato ad una trasmissione televisiva con l'allora non ancora Ministro, Centinaio, circa una settimana prima dell'insediamento del nuovo Governo, quindi non si sapeva ancora se alla fine ci sarebbe stato o no questo Governo, ma sembrava abbastanza avviato e in dirittura - credo si stesse scrivendo ancora questo sedicente contratto di Governo -, ebbene, in quella sede - ci sono le registrazioni - il Ministro Centinaio disse una cosa molto semplice: a me hanno proposto di fare il Ministro. Questo perché il conduttore gli aveva detto che gli risultava che avrebbe fatto il Ministro dell'Agricoltura, e lui ha detto: no, io non so nulla, a me risulta che ci stanno pensando a farmi fare il Ministro, ma l'unica cosa di cui sono certo è che farò il Ministro del turismo, anche perché di agricoltura non capisco nulla e di turismo invece sì, perché lavoro - come è stato qui ricordato anche dal mio collega - all'interno dell'ambito turistico. Il collega Scalfarotto ha ricordato - e noi andremo a verificare - l'impegno diretto in un'azienda di turismo. Ciascuno ha il suo mestiere.
Centinaio, per capriccio e per assunzione di una pretesa di voler distorcere addirittura l'ordinamento e l'organizzazione dei Ministeri per un suo interesse, si fa prima nominare Ministro, e poi impone a maggioranza e Governo questa ridicola scelta - perché per me tale è - di spostare il turismo presso il Ministero dell'agricoltura, tra l'altro con una patetica denominazione di valorizzazione del made in Italy. Ma voi lo sapete che cos'è il made in Italy? Il collega Scalfarotto lo ha ricordato nei numeri, io vorrei semplicemente farvi un esempio, che è il seguente: quante sagre della salsiccia piuttosto che sagre del fungo marzuolino ci vogliono per fare solamente il numero di turisti che vanno a visitare Pompei, che sono cresciuti, tra l'altro, del 50 per cento, quest'anno, dopo una serie di politiche che hanno favorito innanzitutto l'immagine dell'Italia? Ciò perché, in Cina, la prima cosa che si guarda dell'Italia - c'è addirittura un canale che dedica costantemente delle trasmissioni all'Italia - sono i suoi beni culturali. E se voi andate a vedere all'interno delle statistiche della crescita del turismo, il turismo è cresciuto soprattutto per le città d'arte. Poi, ovviamente, quando uno si trova a Roma, a Venezia, a Napoli, a Firenze, a Milano, a Torino o anche nei piccoli centri, a Segesta, a Selinunte, a Paestum, va anche a mangiare delle cose che riguardano pienamente la nostra cultura, perché la nostra è una cultura gastronomica raffinata, ma una cosa è sostenere che ci debbano essere delle politiche sinergiche tra il Ministero dei beni culturali e quello del turismo, e una cosa è un capriccio di un singolo Ministro, che, ripeto, in diretta televisiva, aveva già anticipato il contenuto di questo provvedimento.
Quindi, non c'è né necessità né urgenza! L'urgenza è solo quella di mettere apposto i conti all'interno di una maggioranza che ha bisogno ogni tanto anche dell'aiutino di Fratelli d'Italia. E allora, vede e concludo con un'ultima considerazione: a mio avviso, la cosa ancora più grave perché, ripeto, il primo atto è una damnatio memoriae, la cancellazione delle unità di missione; la seconda, è assecondare un capriccio, una vocazione di un Ministro che non si sentiva soddisfatto della sua incompetenza sull'agricoltura, da lui dichiarata; il terzo atto però è un fatto culturale molto più grave: prima di tutto per la scelta che è stata fatta dal Ministro Fontana che si sta distinguendo per zero atti e moltissimi danni attraverso le sue dichiarazioni. Si è distinto per la sua azione contro le famiglie omogenitoriali, in particolare in relazione ad un contenuto specifico che dovrebbe avere la sua competenza. Anche io sono convinto che non si possa parlare di famiglia ma si debba parlare di famiglie perché così ogni famiglia verrà tutelata e non solamente quella ideologicamente pura secondo il dettato del Ministro Fontana. Ma poi rivela anche un vero e proprio piano ideologico alla base del quale ci sono dichiarazioni che riguardano specificamente alcune persone con disabilità, non disabili - l'ha spiegato bene la collega Lisa Noja - persone con disabilità. Allora noi abbiamo di fronte un Governo - il leader del partito di Fontana lo ha ribadito - che ha persino detto che vuole cambiare la legge 13 maggio 1978, n. 180, la legge Basaglia, la legge probabilmente che ha insegnato al mondo quale fosse la possibilità di riscatto per persone con disagio mentale e allora che cosa fa? Dice che ha bisogno di costruire un ghetto ministeriale, addirittura accompagnato dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Conte che, sfoggiando il suo inglese certamente di grande qualità ma non so di che utilità, a un certo punto, dice che c'è bisogno di uno statuto speciale per i disabili. Vi vorrei raccontare una storia rapidamente ma magari sfugge a molti di noi perché una volta me l'ha insegnata proprio una persona con disabilità che mi ha detto: ma, secondo te, se c'è un piccolo difetto che però è molto diffuso, l'impossibilità di riconoscere i colori che si chiama daltonismo, perché ai daltonici si può dare la patente, se la prima cosa che dovrebbero sapere è la distinzione tra rosso, giallo e verde ai semafori? Perché quando fu introdotto e fu inventato il semaforo, che inizialmente era a rotazione, si comprese che c'era un certo numero di persone - circa uno su quindici, uno su dodici, secondo le statistiche - che non avrebbero riconosciuto i colori. Allora, si è deciso di stabilire che il semaforo fosse verticale e che il rosso fosse sopra e il verde fosse sotto, in modo tale che anche le persone con questa disabilità potessero avere gli stessi diritti di acquisire una patente, di essere capaci di poter attraversare una strada e così via. Questa piccola storia che mi insegnò una persona che stava sulla sedia a rotelle voleva dirmi una cosa molto semplice cioè che è la società che ha gli handicap, non le persone e siamo noi che dobbiamo attrezzare la società italiana e la società in generale ad abbattere le barriere che impediscono ad una persona disabile di essere pienamente integrata e autonoma nel suo progetto di vita. Questa è la differenza. Noi non abbiamo alcun diritto di pensare che ci possano essere diritti speciali per le persone disabili. Sono io che mi devo adeguare: è lo Stato che si deve adeguare in tutte le sue articolazioni alle esigenze delle persone con disabilità, che non sono malati.
Infatti una persona con disabilità ha lo stesso diritto, mio e vostro, di avere il pieno riconoscimento della sua autonomia: quindi, se non può salire su una scala, è la scala che è sbagliata, non è la persona che è sbagliata. Ed è questo il motivo per il quale intuire questa grande novità di un Ministero della disabilità significa fare un passo indietro enorme dal punto di vista culturale. Però io me l'aspetto dal Ministro Fontana, me lo aspetto da chi ancora oggi ha ribadito le sue posizioni dicendo che vuole abolire la legge Mancino. È una posizione molto pericolosa perché ritiene che esista un principio che sopravanza tutti gli altri: il fatto che la maggioranza ha sempre ragione. La democrazia liberale è nata per un'altra cosa: per dire che ogni persona è portatrice di diritti, è un soggetto portatore di diritti e di autonomia e che le differenze sono una ricchezza ed è un valore precipuo della democrazia tutelarle. Noi abbiamo tante differenze, nessuno di noi ha la stessa storia, per certi versi anche per fortuna. Nessuno di noi può essere trattato in maniera omogenea: la famiglia tradizionale o i disabili. Lisa Noja vi ha spiegato bene che ciascuno ha una sua storia, un suo percorso ed esigenze differenziate. Quando si dice che si vuole abolire la legge Mancino, quando cioè si vuole abolire la legge che nel corso di questi anni, seguendo un'indicazione che viene anche dalle Nazioni Unite ma in realtà l'avremmo dovuto fare anche motu proprio, affronta il tema della penalizzazione dei comportamenti che sono discriminatori, che non solo consente di applicare meglio l'articolo 3 della Costituzione ma stiamo anche ragionando su una società che è molto più articolata e complessa di quella presente nella mente semplificata di chi ritiene che si possano abolire reati gravi come l'istigazione razziale e l'aggravante di una serie di atti che devono essere puniti. Ripeto: puniti. Salvini ha detto che ha ragione Fontana: per fortuna l'altro Vicepremier Di Maio ha detto che non è d'accordo ad abolire la legge Mancino. Spero che rimanga su questa posizione, anche se noi avremmo preferito che venisse a dirlo qui il Presidente del Consiglio Conte in una sede istituzionale e non in questo brainstorming di tweet che a un certo punto si ritrovano a una certa ora della giornata e cercano di comunicarci anche attività istituzionali. Dinanzi a un Ministro come Fontana, che peraltro abbiamo scoperto essere il tesoriere di un'associazione di organizzazioni di estrema destra di tutta Europa, abbiamo capito benissimo quale sia il suo piano che non è a favore dell'Italia, non è a favore della cultura e della promozione dei valori che nel nostro Paese hanno dato vita e hanno costruito la base della nostra Costituzione. Vorrei che i colleghi e chi forse avrà la pazienza di leggere anche queste mie parole nei resoconti possa rendersene realmente conto. Noi non potremo mai accettare che una pratica burocratica, come state cercando di realizzarla voi, di una riorganizzazione dei Ministeri diventi la pianificazione di uno strumento per la riorganizzazione ideologica dello Stato: non lo accetteremo e certamente ci troverete qui a ribadirlo.