Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 17 Luglio, 2024
Nome: 
Marco Simiani

A.C. 1896-A

Grazie, Presidente. Care colleghe e cari colleghi, in Italia la cultura abitativa, differentemente dal resto d'Europa, è radicata nel principio della proprietà della casa, intesa come fonte di sicurezza economica e come pilastro di un sistema sociale, basato sulla centralità della famiglia. I dati Istat lo dimostrano: nel 2021, il 70,8 per cento delle famiglie risulta essere proprietaria dell'immobile abitato, mentre solamente il 20,5 per cento vive in affitto e l'8,7 per cento in usufrutto a titolo gratuito. Nonostante questi dati, le recenti evoluzioni del mercato immobiliari hanno riportato al centro del dibattito politico il tema dell'emergenza abitativa. Dopo anni caratterizzati da un trend di decremento del prezzo degli immobili in vendita, con i tassi di interessi sui mutui vicini allo zero, a partire dal biennio post pandemia si è verificata una repentina inversione di tendenza di entrambi gli indicatori.

La stretta sui tassi di interesse da parte dell'Europa, orientata a mitigare un'inflazione duratura che continua a erodere il potere d'acquisto dei redditi delle famiglie, ha reso i mutui e i finanziamenti più onerosi e meno accessibili. Ciò ha ridotto la domanda del mercato immobiliare, senza però sortire un auspicabile riduzione dei prezzi degli immobili. Secondo Nomisma, il calo delle compravendite di abitazioni registrato nel 2023 è pari al 9,7 per cento ed è da ricondurre esclusivamente alla diminuzione della domanda assistita da mutuo: una diminuzione del 26 per cento, in questo senso.

Diversamente, gli acquisti senza mutuo hanno dimostrato, invece, una crescita del 4,8 per cento.

Il tema dell'affitto, invece, coinvolge principalmente i segmenti di famiglie con minor reddito e riguarda immobili di recente costruzione. Il quadro, infatti, sembra ancor più complicato.

I dati raccolti sull'utilizzo della casa, anche attraverso siti internet come Immobiliare.it, mostrano come, soprattutto nell'ultimo decennio, i prezzi degli affitti abbiano subito un costante aumento. Ad aprile 2024, il prezzo ha raggiunto, in media, i 13,63 euro al metro quadro, registrando un incremento dell'11,72 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Questa tendenza ha avuto un importante risvolto sulla disponibilità economica degli affittuari: infatti, secondo ancora Nomisma, la percentuale di famiglie che ha dichiarato di avere problemi nel pagare il canone d'affitto è passata dal 31,4 per cento del 2022, al 34 per cento del 2023. L'impennata dei prezzi è dovuta principalmente all'aumento della componente di domanda abitativa temporanea da parte di studenti e lavoratori fuori sede, ma anche, più recentemente, alla crescita della componente di domanda legata alla richiesta di affitti brevi per il turismo.

Su questo progressivo cambiamento del mercato abitativo - e questo, secondo me, è un tema su cui la maggioranza dovrebbe riflettere - guidato dai processi di turistificazione e di gentrificazione, si innesta il cambiamento del tessuto sociale, che nel nostro Paese ha portato alla luce le necessità di nuove categorie di popolazione, che subiscono le conseguenze più importanti della mancanza di una solida politica abitativa. Difatti, noi ci troviamo in questo contesto. Noi crediamo, Presidente, che si doveva fare molto di più in questo in questo tempo presente nell'ambito delle politiche della casa. Parliamo del crescente numero di famiglie unipersonali, che spesso vivono in condizioni di disagio economico. Nel complesso, sempre Nomisma, stima in 300.000 il numero di famiglie che, nonostante fossero intenzionate ad acquistare una casa con un mutuo, non sono riuscite a concretizzare il proposito.

È fondamentale, invece, fare il quadro attuale della situazione abitativa del nostro Paese, per valutare in maniera oggettiva ed ottimale il provvedimento in esame. Va infatti detto che quando è stato annunciato il decreto, e poi pubblicato, le aspettative erano veramente tante.

Anche noi del Partito Democratico, quando abbiamo letto il testo, abbiamo cercato di capire se quel decreto “Salva casa” - così veniva chiamato - potesse avere comunque alcuni aspetti positivi. Infatti, la valutazione che noi abbiamo fatto, anche nei media e nelle interviste, mirava a capire effettivamente quale fosse il vero volto del decreto; se quello era il vero volto del decreto. E di fatti, quelle nostre riflessioni sono state assolutamente smentite. Infatti, va detto che quando è stato annunciato il decreto, questa roba è stata completamente modificata. E quando poi abbiamo letto, nella relazione del provvedimento, l'obiettivo, che era quello di dare risposte efficaci al problema della carenza degli alloggi in Italia, abbiamo addirittura sussultato e abbiamo detto: “Certo, questa può essere una strada giusta”.

Perché le parole, cari colleghi, sono le seguenti, dette nero su bianco, da parte anche di Salvini. Io mi ricordo Salvini, la stessa Premier Meloni e Tajani che, in campagna elettorale, dicevano: “Noi rivedremo in maniera totale e faremo una riforma totale nell'ambito del DPR n. 380. Dopo 23 anni metteremo una volta per tutte a posto questo tema, dando una risposta concreta, con una visione organica”. Di fatto, avete scelto una cosa completamente diversa: avete fatto modifiche puntuali al DPR 380, modificando e stravolgendo ogni forma di visione organica delle politiche dell'abitare e della qualità dell'abitare. Credo che il titolo stesso del decreto, che dava in questo caso elementi centrali della discussione, poteva veramente dare l'opportunità al Parlamento di aprire una vera discussione.

Infatti, ve lo ricordo, si tratta di disposizioni di carattere urgente, di natura puntuale, volte a fornire un riscontro immediato e concreto al crescente fabbisogno abitativo, cosa completamente non conseguita, poi, nell'ambito del dibattito in Commissione.

Infatti, credo che Salvini in questo caso, così come per altre cose, non abbia azzeccato nemmeno questo provvedimento. Lo dico chiaramente e senza voler dare giudizi personali, perché il mio giudizio è totalmente politico. Infatti, credo che il provvedimento, invece di aiutare le famiglie italiane a trovare un'abitazione a prezzi dignitosi e accessibili, abbia fatto completamente il contrario. Il Governo Meloni faceva promesse - in provocazione rispetto ai colleghi - soprattutto a tutte le persone che avevano emergenze abitative sui territori e faceva ritenere che il fabbisogno abitativo fosse una base reale della propria discussione politica, ma di fatto ha creato una semplice speculazione, dove il mercato sicuramente farà la sua parte, come diceva anche il Vice Ministro Rixi, e non si daranno risposte concrete ai cittadini nell'ambito di quel sistema che noi più volte abbiamo messo in campo, che è quello della qualità dell'abitare.

Infatti, se noi andiamo a guardare - e lo dico ai colleghi, anche della maggioranza - cosa voglia dire il concetto della qualità dell'abitare possiamo affermare che la qualità dell'abitare non si esaurisce nella qualità e nell'adeguatezza dell'alloggio, ma investe, in un sistema e nel rapporto con l'ambiente circostante, la gestione degli spazi comuni e di relazione, nonché la percezione della propria condizione nel proprio spazio. Si dice, dunque, nel proprio spazio; l'ambiente, l'alloggio, la qualità dell'alloggio e lo spazio. Voi avete tolto non solo lo spazio ma anche gli standard urbanistici, di cui, rispetto a quello spazio, dovrebbero sostanzialmente essere a corredo, con una qualità che oggi tante volte in molte periferie manca.

Credo che noi dobbiamo tornare anche su alcune vostre provocazioni, perché noi ci troviamo, in questo momento, a discutere della qualità dell'abitare e dell'emergenza abitativa in un ambito molto stretto. Voi in questi due anni avete tolto alcuni punti fondamentali che erano il contributo affitti e tutta la parte della morosità incolpevole, che erano strumenti che oggi sarebbero andati ad aiutare la povera gente. Invece, voi che avete fatto? Avete dato la possibilità di creare dei possibili loculi per persone che dovranno abitare in 20 metri quadri inclusi i servizi, perché all'ultimo momento in Commissione è arrivato, da parte dei relatori, un emendamento con cui si va a ridurre anche lo spazio essenziale per il servizio igienico, cioè quelli che erano i servizi sanitari per le abitazioni. L'unità abitativa che voi avete in mente è uno spazio di 20 metri quadri, cioè un 5 per 4, con un bagno alla turca nell'angolo e un lavandino sopra dove si può anche fare da mangiare.

Questo è ciò che voi avete immaginato, ma questa non è la nostra idea dell'abitare. Noi pensiamo che oggi si doveva e si poteva fare di più, tenendo conto che l'uomo o la donna - in questo caso la famiglia - sono al centro del luogo in cui si abita e in cui quella qualità può essere il frutto di una crescita sociale ed economica, possibilmente anche dal punto di vista delle famiglie. Io non credo che molte famiglie potranno pensare di fare bambini in luoghi del genere o, comunque, ci andranno forse quelle persone che oggi sono la parte più debole della società, cioè gli studenti, gli anziani e, soprattutto, anche tutta la parte che comunque riguarda l'immigrazione, persone che vivranno nei sottotetti e nei sottoscala e questo perché si pensa che tutto ciò possa essere un fatto che non ci riguarda.

Vede, la politica urbanistica in Italia negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta ha portato alla nascita in tante città della “167”, con quartieri in cui c'era la parte più debole della società ma avevano avuto, in quel momento, l'opportunità di rinascita.

Dunque, una famiglia si poteva riconoscere in quell'abitazione pensando che, grazie a quell'abitazione che lo Stato le aveva dato, poteva creare le condizioni per poter vivere un futuro migliore, con un'abitazione, appunto, corredata da giardini e da strade ampie. Voi oggi fate un'involuzione, perché questa è una vera involuzione. Voi oggi ritornate indietro e fate in modo che le famiglie, anzi i figli di quelle famiglie che avevano visto una rinascita, ritornino in abitazioni che saranno veramente degli spazi molto ridotti.

Io ho scritto diverse cose ma preferisco non leggere e raccontarvele, perché credo che in questo momento l'aspettativa veramente sia amplissima e comunque vera, perché noi avremmo dovuto veramente rivedere il DPR n. 380 in maniera organica, tenendo conto che la società è mutata, che il concetto di proprietà è sicuramente mutato e che sicuramente oggi ci sono molte città che hanno molte case sfitte. Io vi potrei fare l'elenco e in Commissione ne abbiamo discusso ieri. Ci sono città che oggi hanno il 20-30 per cento di case sfitte. Questo cosa vuol dire? Che ci sono le abitazioni. Ci sono abitazioni che possono veramente contenere anche questa difficoltà e il problema è poter rigenerare la città, ma non creando luoghi piccoli e senza senso. Addirittura con i cambi di destinazione d'uso metterete in discussione il concetto stesso di città, il concetto stesso dei centri storici, che hanno di per sé una natura in cui ci sono i negozi di vicinato, dove c'è il negozio dell'artigiano e dove si crea anche il contesto di aggregazione, ma che, di fatto, saranno o luoghi dormitorio o luoghi turistici totalmente legati agli affitti brevi.

Credo che questa sia la parte forse più complicata che noi dovremo sicuramente combattere in questa partita legata al vostro decreto, che non è un salva casa ma è un salva abusi e basta. È un salva abusi! Dovete dirlo chiaramente, perché il salva abusi, che è stato oggi portata in quest'Aula e che questa settimana voteremo, sarà l'esempio e la dimostrazione plastica che questo Governo non ha un'idea della qualità dell'abitare, non ha un'idea della capacità di creare ricchezza nell'ambito anche delle leve economiche che potrebbero attivare lo stesso problema legato all'efficientamento energetico, che non state assolutamente toccando e che forse doveva essere il centro, la destinazione stessa delle sanzioni che voi rivolgete in mille rivoli senza destinarle a cose veramente oggettive e sicuramente utili anche per raggiungere quei traguardi che l'Europa ci chiede.

Per questo gli esempi, che venivano fatti anche prima, su quanto è alto l'appartamento in Germania o in Inghilterra, sono esempi, secondo me, che possono essere oggettivi nell'ambito della discussione - è vero - ma non riguardano la qualità e la storia del nostro Paese. Infatti, nel momento in cui voi mettete mano al sistema non solo delle sanatorie, che riguardano i luoghi legati ai vincoli paesaggistici, ma anche alle valenze essenziali, quelle che forse sono le più importanti, quelle che riguardano la sicurezza dei cittadini, allora questa è una vostra responsabilità oggettiva. Ricordatelo bene: è oggettiva, perché in questo caso voi sanate tutti quegli immobili che oggi sono dei luoghi in cui c'è un rischio idrogeologico, c'è un dissesto e dove c'è oggi tutta la parte della normativa antisismica.

Voi oggi liberate completamente, attraverso questa azione, un sistema che andava verso una qualità non solo dell'abitare, ma anche verso una certezza della sicurezza dell'abitare, che noi dovevamo e dobbiamo avere come priorità nel nostro Paese.

Ecco perché credo che l'opportunità che noi avevamo di raggiungere l'obiettivo di discutere, di entrare nel merito del provvedimento e nel merito del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, è stata completamente buttata al vento. Questa scelta da parte vostra serviva sicuramente per quanto riguarda la campagna elettorale; vi è servita? Non credo che vi sia servita dal punto di vista, almeno per la Lega, del risultato elettorale, tuttavia, la parte che io ritengo che, invece, dovesse essere discussa, era proprio quella relativa alla capacità di rimettere anche in discussione gli strumenti urbanistici che oggi ci sono nel nostro Paese. Troppo tempo ci vuole perché un piano regolatore arrivi a casa, termini. Sappiamo benissimo che i comuni, oggi, fanno fatica a rendere veloci le domande che comunque arrivano alla città e noi dovevamo, invece, in questo quadro, anche come Commissione ambiente, aprire il raggio della discussione, allargare il raggio della discussione su un tema che, secondo me, era basilare, cioè riuscire a far sì che il consumo di suolo diminuisse. Questo si poteva fare solamente attraverso una messa in discussione delle città, risolvendo tutti quei buchi neri che oggi ci sono nelle città. Il consumo di suolo non si va a sanare, come avete scritto in un emendamento. Questo emendamento sostanzialmente servirà affinché ci sia meno consumo di suolo? No, in virtù di quell'emendamento, oggi, non è che si diminuisce il consumo di suolo, in virtù di quell'emendamento oggi si sana - punto - un abuso e non c'entra niente la riduzione del consumo di suolo. Il consumo di suolo si controlla attraverso strumenti urbanistici chiari, in cui si dice basta a questo allargamento delle città che oggi, sicuramente, esiste in molte regioni di tutt'Italia, governate da destra e da sinistra, sicuramente, ma è una responsabilità oggettiva che quest'Aula deve avere anche nel futuro, lo ripeto, anche nel futuro, perché, vista la scarsa natalità presente nel nostro territorio, vista la vostra incapacità di includere e accogliere un'immigrazione sana, a cui dare in questo caso lavoro e sicuramente anche opportunità di vita, credo che noi su questo avremmo dovuto intavolare un vero dibattito.

In ultimo, ricordo la questione del commercio e dei negozi di vicinato. Il fatto che, oggi, noi abbiamo una situazione in cui il commercio stia veramente toccando il fondo dal punto di vista economico e lavorativo è un dato oggettivo. L'e-commerce è stato un strumento che ha portato, sicuramente, dei benefici, ma, sicuramente, anche degli squilibri da un punto di vista delle opportunità; sicuramente gli strumenti urbanistici e, soprattutto, le grandi catene di distribuzione hanno portato opportunità nuove nelle periferie delle città, spostando anche la capacità di spesa da parte dei cittadini verso quelle attività, tuttavia, noi dobbiamo, invece, pensare che le città hanno bisogno di rigenerarsi e di far sì che quei luoghi siano luoghi in cui le attività commerciali possano rinascere. Il rischio è che, con questo strumento che voi avete messo in campo, molti luoghi di quelle città diventino non luoghi e i non luoghi portano delinquenza, insicurezza e, soprattutto, scarsa capacità di creare ricchezza. In questo elemento - e lo vedremo anche nella prossima finanziaria - si ravvisa una delle tante debolezze che in questo momento il Governo ha nell'ambito della possibile rinascita, nell'ambito di creare quelle economie che possono aiutare la parte più debole della società.

Mi avvio a concludere. Il nostro obiettivo, l'obiettivo del Partito Democratico, non era solamente indicare quello che, di fatto, fosse sbagliato in quel decreto, l'obiettivo del Partito Democratico era quello di indicare una visione complessiva che riguardasse le città, tutta la parte legata a rivedere il sistema urbanistico, ma soprattutto uno strumento, un testo unico degli enti locali, che fosse veramente all'altezza della situazione e che potesse veramente garantire crescita, sviluppo, ma, soprattutto, una capacità di far vivere ai cittadini una qualità dell'abitare che, oggi, veramente, voi avete messo nel cassetto.

Io vi ringrazio; noi in questo decreto non vediamo niente di buono e, da parte nostra, il voto sarà sicuramente contrario.