Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 29 Maggio, 2025
Nome: 
Chiara Braga

A.C. 2355

Grazie, Presidente. Oggi non votiamo un decreto Sicurezza, votiamo la resa del Parlamento alla propaganda autoritaria. Votiamo l'abdicazione dello Stato di diritto a favore della paura, umiliando ancora una volta la nostra Costituzione. A dispetto dello strumento legislativo, questo decreto, come sappiamo, non nasce da un'urgenza, nasce da un'esigenza tutta politica. I Sottosegretari che sono qui, in rappresentanza del Governo, credo che non avrebbero difficoltà a confermarlo. Offrire un trofeo alla Lega è lo strumento che avete scelto per accontentare chi perde consensi, ma serve a reggere una maggioranza.

Salvini chiedeva qualche misura repressiva e una campagna più severa contro gli immigrati; ecco un altro decreto pronto. Un provvedimento che replica, come abbiamo detto in gran parte, un disegno di legge che era già incardinato al Senato, lungamente discusso qui alla Camera, che avete bloccato, cancellato, riscritto sotto forma di decreto-legge, per costringere il Parlamento a obbedire. Un abuso evidente, un precedente pericoloso, una forzatura delle regole costituzionali, con una ragione, però, di fondo: l'incapacità della maggioranza di superare le divisioni interne su come rispondere ai problemi veri del Paese.

Avete scelto la via più facile di un espediente che, come hanno scritto illustri costituzionalisti, tradisce un'impostazione autoritaria, illiberale e antidemocratica, non episodica od occasionale, ma mirante a farsi sistema. Così, nel nome di una sicurezza di facciata, stravolgete il codice penale, introducete 14 nuovi reati, aumentate pene già previste, equiparate alla resistenza passiva la violenza, trasformate una sanzione amministrativa in reclusione fino a 6 anni. Per cosa? Per chi blocca una strada per protestare contro licenziamenti illegittimi. Voi volete punire il dissenso, non i reati.

Avete mortificato il Parlamento, negando una discussione vera, seria in Commissione. Molte delle norme che approvate peggiorano leggi già esistenti, colpendo soprattutto persone che si trovano in condizioni di fragilità o di vulnerabilità. Lo specchietto per le allodole è far credere di combattere reati gravi come scippi e rapine, ma, alla fine, quello che volete fare è colpire i più marginali con una vendetta mediatica, immediata. Una strategia che si alimenta e che alimenta a sua volta una comunicazione social carica di rabbia, paura, senza però affrontare minimamente le cause profonde dei fenomeni di emarginazione e di devianza che ci sono nella società.

Avete previsto aggravanti assurde, come quelle di chi commette reati nei pressi di una stazione, ma se succede davanti a una scuola o a un ospedale non vale? L'occupazione arbitraria di un immobile, già punita oggi dal nostro ordinamento, con questo decreto è punita con una pena pari all'omicidio colposo per la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Volete combattere la povertà con il codice penale, ma intanto tagliate i fondi per la morosità incolpevole, tagliate il Fondo affitti, tagliate le risorse ai comuni, non riqualificate le nostre città, non prevenite nulla.

A voi non interessa, perché il decreto Sicurezza è la somma di tutti i vostri errori: da Cutro a Caivano, dal divieto dei rave party al fallimento dei centri in Albania; è una risposta di pancia e non di testa, come ci si aspetterebbe dal legislatore e da chi governa, a una condizione di insicurezza percepita, alimentata, vissuta da persone impaurite, ma con un abuso di giustizialismo penale verso tutte le forme di dissenso e contro la parte più marginale delle nostre provate e rancorose società.

Poi l'orrore e io non posso non tornarci, perché questa è la cifra di questo provvedimento e del modo in cui volete segnare la vostra azione: i bambini in carcere. Altro che sicurezza, questa è barbarie. Dite che negli ICAM non ci sono sbarre. Non ci siete mai stati, è evidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Lì ci sono agenti in divisa, ci sono porte chiuse, ci sono bambini che cresceranno nella reclusione; 11 casi oggi, eppure costruite un sistema per rinchiuderli, come se la soluzione fosse portare bambini neonati nelle carceri e non costruire soluzioni diverse (accoglienza, famiglie protette). Mentre fate tutto questo - lo abbiamo denunciato ieri - e alzate il muro della punizione, cosa fate per le Forze di polizia, per chi dovrebbe occuparsene? Nessuna risorsa per gli stipendi, nessun investimento vero in organico, nessun mezzo impegno vero che siete in grado di prendervi di fronte a quelle persone, però, pretendete che siano loro a rimediare al vostro fallimento. La verità è che state usando la paura per governare. A voi non interessa risolvere i problemi, vi interessa strumentalizzarli, come la vicenda della canapa industriale. Con un tratto di penna cancellate, distruggendo imprese giovanili, settori produttivi, futuro per molti giovani di questo Paese.

Poi però, mi consenta Presidente, c'è la democrazia, quella che tutti noi, anche quelli che oggi non sono seduti su quei banchi vuoti, dovrebbero sentire il dovere di difendere. L'avete strozzata: 3 tagliole, una ghigliottina, una fiducia, voti notturni senza nessun dibattito, nessuna modifica accolta in questo decreto-legge. Non è mai accaduto prima, in prima lettura, mai. Calpestate ancora una volta l'equilibrio tra i poteri, umiliate le regole, trasformate l'Aula in una stanza di registrazione della propaganda governativa. Questo decreto è inutile per la sicurezza però, guardate, è utilissimo per ridurre gli spazi democratici. È un attacco frontale al dissenso, alla giustizia e alla libertà; è uno scivolamento verso quel modello di democrazia illiberale che tanto vi piace. Prevede che persino studenti, anche minorenni, operai, giovani, possano essere condannati per avere espresso il proprio dissenso pacificamente; proprio a loro, a chi manifesta, negate il diritto costituzionale più elementare. La protesta civile, se non violenta, se animata da ragioni coerenti con i valori costituzionali, non è un pericolo da reprimere, è una voce ed ascoltare. Voi dovreste sentire questa necessità prima di tutto.

La protesta non si arresta, non si ferma con questo voto. Noi continueremo a esercitare il nostro ruolo di opposizione in modo vigile, fermo, responsabile. Lo faremo dentro e fuori quest'Aula, con piena coscienza però della gravità di questo provvedimento, che segna un arretramento dello Stato di diritto. Perché se questo disegno dovesse consolidarsi, con questo Governo, nessuno di noi e nessuna delle persone che stanno fuori di qui saranno né più libere, né più sicure. È per questo che esprimiamo il nostro voto nettamente contrario e continueremo la nostra battaglia nelle Aule parlamentari e fuori da qui