Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 29 Maggio, 2025
Nome: 
Paolo Ciani

A.C. 2355

Signora Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, discutiamo oggi l'ennesimo decreto di questo Governo, e non possiamo farlo come se fosse un episodio isolato, scollegato dal contesto politico e istituzionale che stiamo vivendo, perché questo decreto è parte di un disegno più ampio, coerente e reiterato, un disegno che sta lentamente ma costantemente restringendo lo spazio dei diritti concentrando il potere decisionale nell'Esecutivo e mortificando il ruolo di questo Parlamento.

In poco più di un anno e mezzo di legislatura questo Governo ha fatto ricorso in continuazione alla fiducia e varato tanti e troppi decreti-legge, un numero impressionante che rivela una strategia sistematica: evitare il confronto, limitare il dibattito, svuotare il Parlamento della sua funzione costituzionale di luogo della rappresentanza e del pluralismo democratico.

Lo abbiamo visto anche in questi giorni, Presidente, in cui con grande lealtà democratica siamo venuti qui per confrontarci su questo provvedimento e abbiamo trovato soltanto banchi vuoti o silenzio, talvolta anche derisione e battutine. Ma questo è il luogo della democrazia, è qui che dovremmo discutere le leggi dello Stato. Invece, la decretazione d'urgenza è diventata la regola, non l'eccezione. Si procede per decreti omnibus, si approvano testi in Consiglio dei ministri già blindati e si depotenzia il ruolo delle Commissioni.

Ecco, Presidente, in tutto ciò, questo specifico provvedimento ha un sapore tutto particolare di propaganda; di propaganda perché se chiedessimo a tanti nostri concittadini la loro idea di sicurezza avremmo delle risposte molto diverse da quelle contenute in questo provvedimento. E qualcosa ve la dico io, qualcosa ve la dico io: la violenza sulle donne, quotidiana, ripetuta; l'omicidio odioso di due giorni fa contro una ragazzina, una bimba, una ragazza di 14 anni. È una vergogna, una violenza reiterata che si rifà anche alla subcultura del discorso sulle donne che si fa in questo Paese e, talvolta, anche in quest'Aula.

Le morti sul lavoro: tre nostri concittadini muoiono ogni giorno di lavoro; di lavoro! Se non è questo un problema di sicurezza! E poi il tema più generale del lavoro: la gente non ha il lavoro. E la gente, quando ha il lavoro, talvolta ha un lavoro povero che non serve ad aiutare la propria famiglia. Questo crea insicurezza, la povertà crea insicurezza, il fatto che i beni di consumo e i beni alimentari sono aumentati di tre, di quattro volte e gli stipendi sono rimasti gli stessi, questo crea insicurezza.

Poi il grande assente dalle vostre discussioni sulla sicurezza: la criminalità organizzata, la mafia, la camorra, la 'ndrangheta, il pizzo che strangola tanti piccoli commercianti nel nostro Paese.

Ci viene in mente - mi viene in mente - quel bel film di Benigni. Anche voi sembrate dire al tassista di turno, al turista di turno che il problema dell'Italia è il “traffico”, non c'è altro problema di sicurezza. Sono le cose che avete scritto in questo decreto il problema di sicurezza.

Ecco, Presidente, non è così, perché dalla propaganda alla realtà c'è una grande differenza, e il fatto che questa notte avete bocciato tutti i nostri ordini del giorno che chiedevano di relazionare in Aula sull'operato di questo Governo, sulle scelte che avete fatto, è la prova che non vi interessa la realtà, non vi interessa vedere cosa provoca la vostra azione legislativa, ma vi interessa soltanto la propaganda. Vado rapido, Presidente, perché abbiamo detto tante cose, ma alcune cose le voglio ricordare. Questa norma prevede delle cose assurde, delle cose gravi, molto gravi.

Si colpiscono con un provvedimento etnico le donne e si rimettono i bambini in carcere, qualcosa che nemmeno le leggi del passato oscuro di questo Paese avevano fatto. Poi c'è un provvedimento che prevede che i Servizi segreti possano svolgere un ruolo attivo nella costituzione delle azioni di terrorismo direttamente sotto gli ordini della Presidente del Consiglio (o del Presidente del Consiglio, perché non è che sarà eterno l'attuale Presidente del Consiglio). Sono cose gravi, sono cose gravi come le norme sulle manifestazioni, contro le manifestazioni, o come il grande tema di equiparare la resistenza passiva non violenta alle azioni violente.

Perché la vostra risposta è sempre e solo una: più pene e più carcere, più pene e più carcere. E infatti questo provvedimento inserisce 14 nuove fattispecie di reato e 9 aggravanti. Allora sempre quel turista a cui dite che il problema è il traffico potrebbe dire: bene, evidentemente allora le carceri in Italia sono una risposta, sono una soluzione. Bene, mettiamo più pene, più carceri. No, le carceri in Italia sono un altro buco del diritto, un'altra tragedia per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

E se noi mettiamo le persone in questo buco del diritto, in questo luogo che il Sottosegretario conosce bene, con grandi problemi, con grande dolore, con grande sovraffollamento, senza misure alternative, con grande deficit di recupero, se noi facciamo tutto questo, però, se poi un detenuto che sta in questo carcere fa un'azione di resistenza passiva non violenta, noi lo equipariamo a chi fa violenza. Ma come ci viene in mente, ma come vi è venuto in mente?

Presidente, l'ho citato stanotte, ma è il caso che tutti riascoltino bene: l'ultimo suicidio in carcere nel nostro Paese è avvenuto 2 giorni fa nel carcere di Varese, un carcere che per le norme italiane è dismesso dal 2001, un carcere dove dovrebbero stare 53 reclusi e ce ne stanno 101. Lo sappiamo, Sottosegretario, lo sapete bene, un esponente della Lega un anno fa ha presentato un ordine del giorno, che la maggioranza ha approvato, per chiudere quel carcere, ma quel carcere è ancora aperto e in quel carcere si soffre e si muore. La soluzione per la sicurezza non sono più pene e più carcere, cominciamo a guardare la realtà.

Ecco, di fronte a tutto questo, voi avete pensato che la sicurezza è controllo, è carcere, è più pene. Si definisce ordine ciò che invece è disuguaglianza, si definisce governabilità quello che invece è concentrazione di potere. Noi siamo qui per dire che non ci siamo, che la sicurezza non si costruisce con più carcere, ma con più scuola, più casa, più lavoro, più cultura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista); che la legalità non è fatta solo di leggi, ma di giustizia e di dignità; che la politica deve essere guidata dai valori, non da interessi o paure.

Allora lo voglio dire con chiarezza, concludendo, Presidente: questo decreto è solo l'ultimo atto di un Governo che ha scelto di governare contro e non per, e lo dico anche con chiarezza, voi continuate a dire che siete dalla parte delle Forze dell'ordine, facendo capire come se noi fossimo dall'altra parte. Non è così che voi aiutate le Forze dell'ordine, noi siamo accanto alle Forze dell'ordine, perché, quando le persone protestano, non protestano contro le Forze dell'ordine, ma contro di voi e i vostri provvedimenti. E smettetela di dividere il nostro Paese tra i buoni e i cattivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Noi vogliamo un Paese dove la sicurezza nasca dalla fiducia e dalla partecipazione, e non dalla repressione, dalla Costituzione e non da un decreto propaganda. Un Paese dove la politica non alimenta il rancore, ma costruisce futuro. Per questo voteremo contro questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e continueremo, insieme a tanti, a difendere la democrazia, i suoi valori e la sua umanità, perché è da lì, e solo da lì, che può venire una sicurezza vera, condivisa e profonda.