A.C. 2355
Grazie, Presidente. Quanto sia prioritaria la sicurezza nel nostro Paese per questa maggioranza lo dimostrano i banchi vuoti in quest'Aula. E poi la sicurezza, la sicurezza. Quando si approva un decreto che erode le fondamenta dello Stato di diritto, che mina le garanzie costituzionali e allarga ancora di più le disuguaglianze e le estende persino al diritto penale nessuno, nessuno può sentirsi al sicuro.
Lo Stato di diritto poggia sui pilastri della divisione dei poteri. Il vero sgombero che avete in mente, signori del Governo, è quello di Montesquieu. La decisione di assumere un delicatissimo disegno di legge nel pieno del suo iter democratico, che aveva suscitato un dibattito parlamentare articolato anche tra di voi perché toccava diversi diritti e libertà fondamentali, in un decreto-legge è una prevaricazione senza precedenti e pone il Parlamento tutto di fronte a uno strappo costituzionale di una gravità inaudita. L'impegno delle opposizioni, per tutta la notte - per cui ringraziamo anche il personale della Camera dei deputati che è stato qui con noi - ha restituito a questo Parlamento la dignità che voi cercate di calpestare. Ma io credo che questo decreto rappresenti solo una tappa di avvicinamento verso il compimento del percorso che avete in mente e che si concluderà con l'attacco all'autonomia e all'indipendenza della magistratura.
Del resto l'attività di questo Governo è stata inaugurata dall'introduzione di un nuovo reato. Prima di questo decreto erano già stati introdotti una cinquantina di nuovi reati e aumenti di pena per un totale di 417 anni di carcere, con le carceri che scoppiano e che pensate di governare con una logica repressiva e punitiva, dopo un decreto, proprio sulle carceri, che non è servito e non poteva servire a nulla.
Il decreto Sicurezza oggi produce l'ennesima involuzione della nostra democrazia, configura una società in cui la legge non è più uguale per tutti, non protegge più tutti, ma punisce selettivamente qualcuno in nome di una sicurezza illusoria, contro ogni principio di ragionevolezza.
Il cuore di questa deriva è l'ideologia e la pratica del panpenalismo: lo abbiamo sentito molte volte questa notte questo richiamo, su cui il Governo Meloni si appresta a realizzare un primato mondiale.
Luigi Ferrajoli da tempo aveva descritto assai lucidamente questo meccanismo: “l'uso demagogico e congiunturale del diritto penale, diretto a riflettere e ad alimentare la paura quale fonte di consenso elettorale tramite politiche e misure illiberali tanto inefficaci alla prevenzione della criminalità quanto promotrici di un sistema penale disuguale e pesantemente lesivo dei diritti fondamentali”.
È la vostra cultura giuridica regressiva, che tradisce i principi del costituzionalismo moderno, con il diritto penale come extrema ratio, fondato sulla responsabilità personale, sulla proporzionalità della pena, sulla garanzia dei diritti dell'imputato.
Ecco, d'ora in poi almeno risparmiateci l'utilizzo di questa parola, garantismo, che sulla bocca di molti di voi suona come una bestemmia e su quella del Ministro Nordio come un esercizio di irrisione e di scherno, anzitutto nei confronti di se stesso.
Voi siete l'opposto del garantismo, perché è sempre Ferrajoli che lo dice: l'opposto del garantismo non è solo il possibile arbitrio giudiziario ma è anche il giustizialismo, la giustizia dell'odio, del capro espiatorio, della repressione cieca.
Quello che ci apprestiamo a votare in quest'Aula è una summa del diritto penale del nemico che colpisce non per ciò che si fa ma per ciò che si è. Se sei povero, straniero, rom, migrante, se sei un giovane che dissente, che protesta o se sei un giovane che vuole sottrarre la canapa al business delle mafie e portarla nella legalità, sei colpevole a prescindere; non serve un reato accertato, basta una condizione sociale basta essere persino figlio innocente di una madre detenuta.
E, guardate, è una dinamica sempre più strutturale, alla quale dobbiamo prepararci, perché, poiché non siete in grado o non volete dare risposte economiche e sociali ai problemi degli italiani, poiché siete responsabili di un ulteriore allargamento delle disuguaglianze che già minano la coesione sociale e territoriale del nostro Paese, non vi resta che l'utilizzo degli strumenti della repressione del dissenso e l'utilizzo abnorme, simbolico, diseguale del diritto penale con la costruzione sociale dell'insicurezza, che ha bisogno dell'individuazione di capri espiatori, che ha bisogno di costruire il nemico.
E anche questo non è un caso, è una precisa scelta politica, una scelta che sposta l'attenzione dai grandi crimini - dalla corruzione, dall'evasione fiscale, dalla criminalità economica e organizzata - verso i reati minori, su cui costruire l'allarme sociale attraverso la fabbrica della paura. Per cui ogni devianza diventa un crimine, ogni diversità diventa una minaccia, ogni disagio diventa delinquenza.
Questa è la demolizione di ciò che decenni di politica del diritto costituzionalmente orientata avevano provato a realizzare, cioè l'idea che la vera sicurezza si costruisce con la giustizia sociale, con il lavoro, con il welfare, con la scuola, con l'integrazione, con la prevenzione, con la rigenerazione delle nostre città, delle nostre periferie, delle nostre aree interne.
Voi invece scegliete la via del controllo, della repressione, del carcere, scegliete di moltiplicare le pene, di restringere le libertà, di ignorare ogni principio di umanità nella gestione della migrazione e delle carceri, riportandoci indietro - nel caso della galera per le donne incinte o dei bambini piccoli - persino rispetto al codice Rocco, riportandoci indietro - con il rischio di riportarci indietro con l'articolo 31 - ai tempi più opachi della storia nazionale.
State cancellando e rimuovendo decenni di lotte sociali che hanno costruito la nostra democrazia. Voi manderete in galera persino Danilo Dolci, questo siete. La scienza giuridica che ha reso onore all'Italia, patria di Beccaria, nel mondo, e che voi, da patrioti da quattro soldi che siete, oggi calpestate, ci ha insegnato che l'aumento delle pene non riduce il crimine; e non è una teoria (Commenti del Sottosegretario Molteni), è la cronaca di questi anni di populismo penale a testimoniarlo, sono i luoghi illegali di detenzione che costruite per i migranti, sono le nostre carceri che lo raccontano.
Un diritto penale classista. Sì, sì, signori del Governo, classista, è questo quello che avete in mente, che rinchiude e reprime tutto ciò che non riesce a includere e integrare. È quello che è stato definito come una carcerazione di massa della povertà e che è già presente in altre società, quelle a cui voi vi ispirate. Guardate, lei che protesta, Sottosegretario Molteni, voglio dirle che nessuno può dirsi innocente in quest'Aula, nessuna parte politica può dirsi del tutto innocente all'utilizzo del populismo penale, alla responsabilità sulle carceri, ma quello a cui non si era mai arrivati e dove ci volete portare voi è mettere in discussione l'universalità dei diritti, la libertà uguale dei cittadini.
In tutto il mondo, in tutte le forme, volete offrire uno scambio inaccettabile tra libertà e sicurezza; siete come i vostri peggiori amici di oggi, ma siete anche come la solita vecchia destra di ieri, la solita vecchia destra di sempre. Oggi noi non votiamo solo contro un decreto, votiamo contro la vostra idea di Paese, che offende la libertà, quella di cui vi riempite la bocca, che offende l'uguaglianza. Se vogliamo una società sicura, dobbiamo costruire una società giusta. A questo serve il diritto, con le sue garanzie, con la sua razionalità, con la sua prudenza. Quello che avete in mente voi è un diritto che non è più scudo a difesa dei più deboli, è solo l'ennesimo bastone per colpirli.